Visto che finisco quasi sempre per scrivere o consigliare saggistica, oggi mi sono messa d'impegno a cercare qualche nuovo libro per la rubrica dei piccoli tragitti (i miei al momento sono diciamo non raggiungibili e se non ho la libreria casalinga davanti agli occhi la mia memoria praticamente non funziona). Senza grande entusiasmo mi sono dedicata a "Aneddoti infantili" di Elsa Morante, uno di quei libretti che l'Einaudi di tanto in tanto ama venderti a peso d'oro ( 80 pag. 9,50 euro). A me lei piace, "La storia" è un capolavoro ampiamente sottovalutato. Se lo stesso libro l'avesse scritto un uomo sarebbe celebrato come un genio imperituro e perpetuo, della Morante mi tocca solo leggere in biografie e citazioni varie ed eventuali che era una donna dal carattere se non altro peculiare, molto irritabile, strana e che Moravia dopotutto non la amava davvero, anzi, lei lo tiranneggiava ampiamente. Il libretto riporta, come da titolo, una serie di piccoli aneddoti sulla sua infanzia, in cui in effetti si rivela una bambina pestiferissima, con una certa nota di cattiveria degna di Giamburrasca. Ma anche lì, probabilmente l'effetto straniante della bimba che prende in giro il prete che la confessa imitandolo nelle prediche o che architetta coi fratelli l'abbandono della Befana in favore di papà Natale (essendo la prima avara di veri regali), è dovuto in gran parte al suo sesso. L'Italia non è la Svezia e Pippi Calzelunghe da noi non è mai esistita.
Il libretto si legge in una rapida mezz'ora, quaranta minuti al massimo, tuttavia, poiché mi è parsa un po' una furbata editoriale (senza un preciso capo e una precisa coda), ho poggiato il tutto, mesta, in cerca di qualcosa di migliore che è di nuovo giunto dalla sezione delle graphic novel e di nuovo da un autore francese.
Era già da tempo che avevo intravisto questo volumetto su una popolazione di granchi ribelli , poichè ad una veloce occhiata mi era sembrata la versione marina di "Z la formica" avevo cassato tutto, quando invece ho dovuto pienamente ricredermi. La trilogia de "La marcia del granchio" di Arthur de Pins ed. Bao Publishing è la storia completamente folle della popolazione dei granchi della Gironda in grado di muoversi solo lateralmente. La cosa, che pare stupida, rende la loro piccola vita un inferno: non possono incontrarsi se non casualmente, sono vittime costanti dei granchi più grossi ed evoluti e dei temibili astici, mentre i satanici bambini umani non fanno altro che pescarli per torturarli nei loro secchielli staccandogli le zampine e vengono pescati neanche per essere mangiati, ma solo a scopo decorativo. Un giorno però, un granchietto più intelligente degli altri, Sole, scopre di potersi muovere in altre direzioni: può andare avanti e indietro, può persino ruotare! In qualche modo sta evolvendo. La sua è una scoperta talmente stratosferica da ingenerare il caos per acqua e per terra.
Ammetto con estrema vergogna di aver sovente pescato granchi durante le mie vacanze estive -.-" |
La storia infatti si evolve su due fronti, quello umano, la parte più satirica, e quello granchiesco, la parte più politica.
La zona in cui i granchietti vivono infatti è un litorale francese molto rinomato, dove vanno in vacanza ricconi e intellettuali e una troupe sta cercando di girare un video sulle specie marine da salvaguardare. C'è tutto un pezzo dedicato ai fricchettoni di grinpiss da far scompisciare tra tradimenti, infinito, gggiovani di belle speranze e marinai furiosi per moglieschi tradimenti.
La parte politico-granchiesca invece è estremamente interessante perché parte da uno spunto molto originale: l'evoluzione è davvero un bene per una specie? Il progresso serve sul serio se ad esso non segue una capacità di vedere in modo più ampio? Se tutto quello che sappiamo fare è solo ingrassare e rimpinzarci, senza capire davvero cosa ci circonda, saremo in grado di sopravvivere? I piccoli granchi della Gironda sono vittime della maledizione del loro avo, il re Granchio, che stabilì l'ordine naturale delle cose escludendoli dalla catena alimentari. Essi non predavano né venivano predati, ma così facendo non avevano mai sentito la necessità di evolversi, rimanendo piccoli, imbelli e camminanti solo per lato. Quando Sole, il granchio che ruotò per primo, lancia la rivoluzione iniziando ad istruire gli altri (anche qui, c'è un meraviglioso pezzo sui martiri della rivoluzione,
cosmica presa per i fondelli delle agiografie e mitologie rivoluzionarie umane) molti dei suoi, spaventati dal progresso si oppongono strenuamente dando vita ad una sorta di granchiesca guerra civile.
I granchietti sono fantastici, Sole il perfetto Che Guevara, Chitarra una specie di Yanez e c'è anche l'amore interspecista tra la turista e il granchietto, in più mostri degli abissi, sogliole che non apprezzano il disordine naturale delle cose, capi di Grinpiss radical-chic e anziani umani che rischiano la vita incrociando temibili razze.
Ma il senso sta tutto nella metafora col mondo umano, che nel fumetto si avvicenda macchiettisticamente attorno, preso da mille idiozie, senza cogliere niente della grandezza degli eventi marini.
Siamo davvero in grado di gestire la nostra evoluzione, la velocità con cui il mondo precipita verso eventi nuovi? O forse stiamo solo inseguendo la stessa luce che attira in modo sconvolgente gli amici granchietti nel terzo libro, così affascinante, splendente, posta sul più grande accumulo di ottimo cibo mai visto. Così fatale.
Basta, ho decretato che i francesi stanno vincendo. Vi lascio col cortometraggio da cui è stata tratta la trilogia. Ho letto che De Pins ne sta facendo anche un film, spero disegnato meglio del corto (ma son gusti miei eh!).
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