Le vacanze autunnali sono finite ed è ora di tornare al sudato blog!
Ricomincio perciò al ciclo di interviste a ggggiovani fumettisti da me contattati in occasione del prossimo ormai venturissimo Lucca Comics (a cui ovviamente forze funeste stanno tramando per non farmi andare mettendomi impegni assurdi proprio in mezzo a quella settimana, ma mi sto opponendo!).
Non parlo molto spesso di libri per ragazzi, ma ho impostato il ciclo di interviste in modo da coprire una varietà di mondi e di temi così, dopo Lorenza De Sepio è la volta di Simona Binni.
Quest'autrice, classe 1975, dopo aver lavorato come disegnatrice per due case editrici indipendenti americane, la GrayHaven Comics e la Bliss on Tap, pubblicherà la sua opera prima, una graphic novel per ragazzi, in uscita il 16 Ottobre con la Tunué, "Amina e il vulcano".
La storia di Amina è strutturata come una fiaba, di cui segue gli archetipi in modo praticamente pedissequo fino al colpone di scena finale.
Amina è una ragazzina un po' triste che fa strani sogni e parla con le piante e gli animali, ha un padre che le vuole bene, ma non c'è mai, una madre morta nel darla alla luce e una matrigna che se potesse si libererebbe di lei in tre nanosecondi. Essendo la storia ambientata ai giorni nostri, è impossibile per l'infida donna rifilarla ad un cacciatore per farla fuori in un bosco, così insiste col marito che la figlioletta è pazza e necessita delle cure.
Il padre si convince a mandare la figlia da uno psicologo, al quale la bambina confida di parlare in sogno con la madre morta. Prima di spedirla in un istituto per delle cure, il padre decide di farle passare l'estate a Stromboli, dai nonni materni, così la bambina parte. Qui inizia la seconda parte della storia, in cui la natura dell'isola, un segreto molto lontano, la storia d'amore vissuta da ragazzi dai suoi genitori e un piccolo asinello parlante, faranno scoprire ad Amina la sua vera natura (nel vero verissimo senso della parola, ma non mi fate spoilerare).
La storia è una fiaba moderna dai toni leggermente gotici. Una mano maggiormente ambigua avrebbe calcato sul lato d'ombra dell'intera vicenda che, a mio parere, se ne sarebbe davvero giovata, prendendo una maggiore profondità. Tuttavia è un'ottima storia per ragazzi, con disegni personali ed alcune parti che ho trovato personalmente toccanti. Chi abita lontano dal proprio luogo di origine non può ravvisarvi un tono nostalgico molto forte.
Di sotto l'intervista all'autrice! Buona lettura!
Cosa leggevi da
bambina?
Quando ero bambina,
principalmente letteratura per ragazzi.
E’ stato mio padre a
trasmettermi l’amore per i libri. A casa avevamo una libreria molto
grande e lui lasciava sempre, negli scaffali più bassi, dei volumi
accessibili a me e mia sorella. Dalle storie illustrate dei fratelli
Grimm, alla mitologia raccontata ai bambini, ai racconti di Calvino,
Pollyanna, Piccole Donne, Tom Sawyer e molto altro. Ricordo ancora la
bellissima enciclopedia di Conoscere o il volume della Storia
d’Italia raccontata a fumetti. Poi, ogni sabato, immancabilmente,
mio padre comprava a me il Corrierino dei Piccoli e a mia sorella
Topolino. Diciamo che la scelta è stata sempre molto ampia,
permettendo ai miei gusti e alla mia fantasia, di spaziare liberi.
La storia di Amina si
rifà molto alle fiabe tradizionali, com'è nata l'idea della storia?
Come mai questa scelta?
Ho sempre adorato le
favole e la loro struttura. Mi piaceva molto l’idea di usare i
classici topoi, come la matrigna cattiva, o la bambina orfana di
madre, per poi inserire elementi più moderni, come la figura dello
psicanalista. Ho voluto misurarmi con l’innocenza di una bambina di
dieci anni, creando appunto il personaggio di Amina e provando a
filtrare il mondo con il suo sguardo. Mi sono chiesta come vivono i
bambini l’incontro con la diversità, prima che gli stereotipi del
giudizio adulto plasmino per sempre la loro visione delle cose e
dell’altro.
Qualche anno fa, ho letto Donne che ballano coi
lupi, di Clarissa Pinkola Estés. L’autrice suggerisce,
attraverso l’analisi di alcune fiabe e vecchi racconti, l’idea di
come, in ogni donna, si celi un essere naturale e selvaggio, spinto
da forti istinti e un sapere ancestrale. La “donna selvaggia”,
così la definisce, è spesso ingabbiata e spesso annullata da
secoli di cultura e civiltà. Sicuramente questo concetto è stato
fonte di grande ispirazione, specie nella creazione del personaggio
di Scilla, la madre di Amina.
In “Amina e il
Vulcano” il messaggio ambientalista è molto forte. Come hai avuto l'idea della storia?
Mi piaceva l’idea di
raccontare una storia, che avesse diversi livelli di lettura e che
fosse accessibile a un bambino, quanto a un adulto. Ad ogni età la
sua chiave di lettura. La possibilità, da parte del racconto, di
essere fruito a più riprese nel corso degli anni, attraverso
l’immedesimazione nei diversi personaggi, in relazione alle
esigenze del lettore. E’ come quando vediamo un bel film di
animazione: i bambini rimangono affascinati da ciò che è per loro
intellegibile, mentre noi adulti possiamo leggere tra le righe di
contenuti più complessi.
Come mai hai scelto di
ambientare la storia nell'isola di Stromboli?
Perché credo sia
impossibile, dopo aver visitato l’isola, non desiderare di
ambientarvi un racconto, un film o dedicarle un quadro. Stromboli,
come dirà Amina stessa, con il suo vulcano ed il suo mare, smuovono
nelle persone forze potenti. E’ un luogo che, con la sua natura
così prepotente, è in grado di annullarti e redimerti allo tempo
stesso. Mi ricordo che rimasi molto colpita dal fatto che i suoi
abitanti, pur vivendo all’ombra di un vulcano attivo, non avessero
paura, o meglio, non abbastanza da allontanarsi. Certo il mio
soggiorno risale ormai ad alcuni anni fa, so che nel frattempo molte
cose sono cambiate, come l’approdo all’isola, che oggi non si
avvale più del “rollo” ( barca di pescatori), come descritto nel
mio libro, ma di un accesso diretto. Trovai una forte anima
ambientalista, da parte dei suoi abitanti, che si traduceva in un
grande rispetto dell’ambiente, nonostante ciò fosse fonte di
numerose scomodità.
C'è un personaggio in
cui ti riconosci particolarmente?
No. Ovviamente avendo
creato io la storia, in ognuno dei personaggi c’è un pezzetto di
me.
Quando hai deciso che
avresti fatto la fumettista? E qual è stato il tuo percorso?
Non è che ho deciso di
fare la fumettista, è che ho sempre disegnato le mie storie da che
mi ricordo di aver preso una matita in mano. Lo faccio da sempre e
forse ora la differenza è che le mie storie vengono lette anche da
altre persone, che non siano la mia famiglia o gli amici. Certamente
disegnare in modo più professionale è differente da quando era solo
una passione. Frequentare per tre anni la Scuola Romana del fumetto,
mi ha aiutato moltissimo ad apprendere le regole di un buon
storytelling, e, più in generale, a migliorare le tecniche del
disegno. Veder lavorare tanti bravi professionisti e rubare con gli
occhi ogni metodo di lavoro, è stata una fonte inestimabile di
conoscenza.
Hai degli autori di
riferimento?
Cerco di guardare
tutti gli autori che posso, anche quelli più lontani da me.
L’ispirazione può arrivare da qualunque cosa: un’inquadratura
particolare, un certo tipo di narrazione o un bel tratteggio e,
perché no, da anatomie accattivanti, nella loro irregolarità.
E- reader o carta stampata?
Ti risponderei volentieri carta stampata, tutta la vita! Però non vivo fuori dal mondo e mi rendo conto che, aprirsi alle nuove tecnologie, è assolutamente necessario. Non riesco ad immaginare un futuro nel quale non sfoglierò più un libro e non annuserò l’odore della carta o ammirèrò un’edizione particolarmente curata. La realtà però è che, strumenti come i tablet, sono molto maneggevoli e l’acquisto online dei libri dovrebbe facilitarne la diffusione. Detto ciò, è chiaro che, come per tutte le novità, bisogna dare il tempo alle persone di abituarsi a ciò che ancora non conoscono.
Cosa stai leggendo in
questo momento?
Essendo onnivora nella
scelte delle mie letture, mi piace avere sempre due libri sul
comodino: un classico e un contemporaneo.
Adesso è la volta di Jules
Verne, con una raccolta dei suoi romanzi e Antigua vita mia di
Marcela Serrano.
Ci sarai a Lucca
Comics? Porterai qualcosa di particolare?
Si, sarò ospite allo
stand della mia casa editrice, la Tunuè, con Amina e il vulcano,
che uscirà nelle librerie il 16 Ottobre.
Progetti prossimi
venturi?
Tanti, alle volte penso
troppi, per una mano sola, ogni tanto provo ad esercitarmi anche con
la sinistra, ma i risultati sono ancora deludenti... scherzi a
parte, sto ultimando la stesura per un nuovo soggetto. Nel frattempo
lavoro come character designer per una software house e spero presto,
prestissimo, di cominciare ad insegnare fumetto!
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