Ottobre, tempo di Lucca Comis, ormai uno dei festival di fumetti e games più famoso d'Europa.
L'anno scorso mi ero adoperata per un ciclo di interviste da pubblicare nel corso del mese a fumettisti emergenti (e già seguitissimi, come Sio, Felinia, Lorenza Di Sepio e Bigio), quest'anno ecco ripetere l'impresa anche se in tempi più compressi.
Apre le danze Gud aka Daniele Bonomo (il suo pseudonimo è una rivisitazione abbreviata del suo cognome inglesizzato, se non avete capito, basta andare nella sezione bio del suo precisissimo sito personale, www.gud.it), autore di vignette e strips, di cui ricordo con particolare amore il manuale per aspiranti fumettisti "Tutti possono fare fumetti" ed. Tunuè.
In esso spiegava le basi dell'impostazione di una tavola o una vignetta, col tratto semplice e pulito che lo contraddistingue. Guidato dal suo alter ego fumettistico, ti veniva quasi da pensare che davvero anche tu potevi partorire una bozza di fumetto quasi decente.
A Lucca Comics questo insegnante della scuola internazionale di Comics, fiero fumettista, persino laureato (così le madri mamma di Guccini style possono stare tranquille: la laurea non è garanzia che i vostri figli e figlie non commetteranno l'atto inconsulto di voler vivere del proprio lavoro di fumettista), presenterà la sua nuova opera: "Timothy Top".
La storia, prima di una trilogia, racconta le avventure di un bambino che scopre di avere dei super poteri che gli permetteranno di fare cose ormai considerate straordinarie, incredibile e per soli eroi: lottare per difendere le nostre idee e ciò a cui cui siamo affezionati.
Un ometto freddo e grigio vuole asfaltare un bosco cittadino ormai considerato sporco, e nessuno, nonostante l'orrore che questo intervento provoca, sembra davvero interessato a lottare: tutti, compresi i genitori di Timothy, si dichiarano troppo impegnati e considerano qualsiasi cosa non rientri nella sopravvivenza quotidiana, un plus che non ci può permettere.
Siamo già tanto impegnati a lottare per la nostra vita, come possiamo trovare il tempo per occuparci dell'ambiente, delle ingiustizie, di un mondo che sembra sempre più cattivo?
E' una fiaba scritta e disegnata per un pubblico di ragazzi, ma che nasconde un potentissimo messaggio per gli adulti: cosa stiamo facendo per migliorare il mondo? E arrendersi allo status quo non è in fondo rendersi più complici che vittime di un sistema mondo per cui stiamo pagando un prezzo esorbitante?
A voi che di sicuro leggerete (e leggerete ai vostri bimb* questo bellissimo fumetto) l'ardua sentenza. Intanto godetevi l'intervista che Gud mi ha gentilmente concesso!
Buona lettura!
Cosa leggevi da bambino?
Da bambino leggevo poco, ma guardavo tanto le figure. Mi ricordo
un paio di libri in particolare sui quali passavo molto tempo: Gnomi
di Huygen e Poortvliet, e Le avventure di Pinocchio illustrato da
Attilio Mussino.
Quando hai deciso che saresti diventato un fumettista?
A
sedici anni, la prima volta che sono andato al Festival di Lucca.
Rimasi folgorato dalla quantità di persone che lavoravano con il
fumetto. Quelle poche ore passate tra gli stand non mi hanno lasciato
scampo.
Grazie al web stanno emergendo svariati giovani fumettisti, ce
n'è qualcuno che trovi particolarmente talentuoso?
Più che un
autore in particolare seguo molto da vicino l'ottimo lavoro di alcuni
portali che dedicano molto spazio agli autori emergenti. Su tutti
Verticalismi.it.
“Timothy Top” è una sorta di fiaba moderna, con doppia
chiave di lettura che svela la colpevolezza di molti adulti, quelli
che commettono azioni gravi e quelli che pensano di non avere tempo
per opporsi. Chi delle due categorie ritieni sia davvero più
colpevole delle brutture del mondo?
Bella domanda. Nel libro ho
cercato di presentare i due comportamenti senza darne un giudizio
perché, a parer mio, a rispondere a questo dovrebbe essere il
lettore, dovremmo essere tutti.
Nella mia idea c'è un concorso di colpa che, purtroppo, sta pesando sempre di più dalla parte di chi, nel suo piccolo, non fa nulla per cambiare le cose.
Nella mia idea c'è un concorso di colpa che, purtroppo, sta pesando sempre di più dalla parte di chi, nel suo piccolo, non fa nulla per cambiare le cose.
Com'è nata l'idea di questa storia molto ecologista e
sottilmente politica?
Mi fa piacere che dalla lettura esca fuori
forte quest'idea della lotta per l'ambiente.
Ma la storia nasce come una storia di supereroi, Timothy Top è un bambino che scopre di avere un potere. Un potere semplice che ha a che fare con il verde, con le piante, con il pianeta.
Nel secondo e nel terzo libro Timothy verrà affiancato da altri tre bambini con altrettanti poteri e continueranno la lotta contro qualcuno/qualcosa.
Ma la storia nasce come una storia di supereroi, Timothy Top è un bambino che scopre di avere un potere. Un potere semplice che ha a che fare con il verde, con le piante, con il pianeta.
Nel secondo e nel terzo libro Timothy verrà affiancato da altri tre bambini con altrettanti poteri e continueranno la lotta contro qualcuno/qualcosa.
Insegni da molti anni presso la Scuola Internazionale di Comics,
quali pensi siano i maggiori difetti e pregi degli aspiranti
fumettisti? E quali consigli daresti ad un aspirante fumettista?
Di difetti ce ne sono molti, così come di pregi, su tutti direi la
scarsa conoscenza del fumetto e della sua storia e dall'altra parte
tanta voglia di stupire.
Per un aspirante fumettista la cosa che
premia di più è la curiosità. Quando c'è quella anche la “bella
mano” passa in secondo piano.
Ci sono degli accesi dibattiti tra coloro che pensano sia il caso
di pubblicare fumetti online gratuitamente e chi invece pensa che in
tal modo se ne sminuisca il valore. Tu fai entrambe le cose, cosa ne
pensi?
Che se si hanno cose da raccontare a fumetti ogni mezzo è
lecito per farlo. Il problema è solo capire come pagarci le
bollette.
Tempo fa lessi un tuo intervento su una mamma che ti aveva chiesto
un gigantesco disegno per il figlio e si era grandemente stupita
quando le avevi svelato che avrebbe dovuto pagarlo. Perché, secondo
te, in Italia i lavori creativi non sono percepiti come “lavoro
vero”?
Perché alle elementari tutti disegnavamo Topolino e lo
facevamo uguale uguale.
Per questo, nel vivere comune, il disegnatore è un bambino delle elementari che disegna Topolino e lo fa uguale uguale.
Per questo, nel vivere comune, il disegnatore è un bambino delle elementari che disegna Topolino e lo fa uguale uguale.
Dietro quel disegno non ci sono anni di studio,
non c'è sudore, non ci sono fatica o nottate a fare e rifare la
stessa tavola, solo un dono da condividere a gratis con l'umanità.
Un altro forte dibattito che c'è nel mondo del fumetto è il
sessismo lamentato da molte fumettiste nell'ambiente. Cosa ne pensi?
Trovo forzato questo dibattito. Il disegno non ha sesso.
Chi sono le tue principali fonti d'ispirazione?
Bill
Watterson, Manu Larcenet e Daniel Pennac.
Cosa stai leggendo in questo momento?
Piccola osteria senza parole di Massimo Cuomo.
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