lunedì 26 febbraio 2018

Piccole recensioni tra amici! "Una sorella" di Bastien Vivès e "Le ricette della signora Tokue" di Durian Sukegawa, una graphic e un romanzo tra dolcetti, turbamenti estivi, ragazze ideali e discriminazioni secolari.

 C'era oggi materiale per far ben due post, ma visto che ho ricominciato gli alacri studi per l'alacre nuovo mysterioso libro che dovreste vedere in autunno, mi sono detta:
"Meglio che sforno entrambe le recensioni se no qua andiamo direttamente al mese prossimo".
 Finalmente sono di nuovo in un periodo di buona in cui la ventura vuole che trovi libri che mi piacciono, eccovi perciò due consigli per rendere più sopportabile questo colpo di coda invernale che rende tutto ancora così gelido e la primavera ancora così lontana.


 Let's go!


UNA SORELLA di Bastien Vivès ed. Bao Publishing:

 Bastien Vivès è uno di quei tipici fumettisti (ma io direi proprio autori in generale) che sin da giovanissimo è stato idolatrato come un "enfant prodige"

 Nel 2007 pubblicò infatti una graphic che è rimasta il suo lavoro più noto, "Il gusto del cloro", uno di quei libri che se fosse un film sarebbe un film francese con la luce azzurrina, due giovani attori emergenti dal bel faccino e un dialogo ogni mezz'ora.

 Parlava infatti di un ragazzo e una ragazza che si incontrano solo in piscina e senza premeditazione, condividendo infinite silenziose vasche e, ogni tanto, qualche confidenza.

 Lo stile di Vivès, fatto di linee semplici e veloci, per i suoi attuali standard era quasi debordante visto che, col tempo, è precipitato verso un'essenzialità sempre maggiore.

 Questa scelta che, personalmente, ho trovato in particolare poco felice nei suoi volumetti a vignette pubblicati da Bao ("Tu lo leggi il mio blog?" "L'importanza di chiamarlo fumetto" ecc) probabilmente è uno dei motivi per cui Vivès non mi ha mai particolarmente colpito. 

 Non mi piacciono quelle cose così d'autore da sforare nell'evanescente sia nel tratto che nel contenuto (e rimango dell'opinione che le vignette non siano roba per lui), per questo non avevo grandi aspettative per "Una sorella". E invece.

 "Una sorella" è un libro bellissimo.

 Ha in sé tutti i grandi tòpos dell'adolescenza che vanno molto di moda ora (sono sempre andati di moda, ma adesso sembra che nessuno sia più stato adolescente in un periodo che non vada da giugno a settembre): estate, primi amori, primi turbamenti sessuali e sensuali, primi schiaffi in faccia dal resto del mondo.

 Il libro parte in un modo un po' duro, tra l'altro, curiosamente, dallo stesso incipit delle cugine Tamaki de "E la chiamano estate": un aborto spontaneo.

 Due fratellini, Antoine di 13 e Titi più o meno della metà degli anni, stanno andando in vacanza coi loro genitori nel solito posto di mare dove staranno due mesi.

 In macchina i genitori advanced gli spiegano che verranno a stare con loro, per una settimana, un'amica di famiglia che ha appena avuto un aborto spontaneo ed Helene, la sua figlia sedicenne di primo letto (sì lo so è un'espressione che fa tanto '600).

 L'inizio vede i due fratellini alle prese con cose infantili: pokemon, disegni di pokemon, sfide tra pokemon, noia varia ed eventuale. Poi una mattina Antoine apre gli occhi e nel letto davanti a lei dorme una bellissima ragazza bionda: Helene.

 Basterà una settimana per scaraventare Antoine da un'infanzia tranquilla e ormai noiosa a un'adolescenza in tumulto. 

C'è da dire che Helene che diventa per una settimana, sorella maggiore, oggetto del desiderio, imprevedibile sconosciuta, inconsapevole salvatrice e probabilmente (e disgraziatamente) modello femminile di vita a cui Antoine tenderà per i decenni successivi, è fin troppo archetipale.

 Più che una ragazza in carne e ossa, sembra un ideale in cui tutti i tredicenni etero del mondo vorrebbero incappare nella propria esistenza: la misteriosa ragazza poco più grande che apre la porta sul mondo splendido e doloroso degli adulti.

 E' triste, è selvaggia, è matura, non sembra avere difetti se non quello di essere una ragazza tendenzialmente troppo sola. 

 E' bellissima, sensuale e fa esattamente quello che un tredicenne vorrebbe facesse (e gli facesse) la ragazza più grande che gli piace.

 Se c'è un neo nella storia, direi, è questo qui

 Per il resto è una storia ben dosata, dolce, con quel senso di meraviglia e di ansia per la vita adulta che ti prende quando inizi a uscire dal torpore prolungato dell'infanzia: quando sarò finalmente grande? Quando arriveranno i diciotto anni? Quando potrò fare ciò che desidero? Quando ciò che desidero sarà alla mia portata?
 E c'è spazio anche per lo schiaffo finale, per quel contatto agognato col mondo degli adulti che si rivelerà umiliante e doloroso e, per poco, fatale.

 Ma Antoine dimostrerà di avere quel che serve per sopravvivere davvero nei mari giganteschi nella vita: amici e buonsenso.

 Straconsigliato.


LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE di Durian Sukegawa ed. Einaudi:

 Dalla copertina e dalla quarta di copertina, questo libro sembrava un po' una cosa in stile "Ramen girl".

 Nel film, la sfortunatissima Brittany Murphy (attrice morta giovane a causa di intossicazione da una muffa infestante!) si trovava in Giappone al seguito del fidanzato prima di essere mollata dall'oggi al domani. 

 Alla ricerca di uno scopo nella vita, finiva per diventare apprendista cuoca di ramen presso uno scorbutico giapponese che le insegnava la vera severità nipponica ridando un senso alla sua vita incasinata.

 Invece NO.

 "Le ricette della signora Tokue" non parla di nessuno che si salva tramite il cibo, ma di una cosa completamente diversa: la discriminazione in Giappone.

 I giapponesi sono un popolo di certo meraviglioso, con una cultura millenaria meravigliosa (e che spero di vedere in viaggio di nozze civili), ma che abbiano un problema con l'accettazione del diverso lo sapevo ben prima di questo libro.

 Sapevo ad esempio della discriminazione nei confronti della minoranza Ainu, il vero gruppo etnico originario del Giappone (il ceppo etnico dominante in Giappone adesso si ritiene provenga dalla Cina) e sono stanziati principalmente a nord del paese, nelle isole dall'Hokkaido in su verso la Siberia e la famosa Kamchatka.

  Sapevo della discriminazione di vera e propria casta verso il gruppo dei Burakumin ossia i discendenti dalle famiglie che nei secoli passati si dedicavano a mestieri considerati impuri, ossia tutti quelli in cui c'era da brigare con animali o uomini morti, dai macellai ai preparatori di cadaveri (addirittura esisteva un elenco scritto di famiglie discendenti da Burakumin a cui i datori di lavori si rifacevano per rifiutarne l'assunzione).
Vi assicuro è un film assolutamente da vedere
per nulla triste e molto commovente

 Ci si può fare una vaga idea della cosa vedendo quel bellissimo film, vincitore anche dell'oscar come miglior film straniero, che è "The Departures" in cui un violoncellista licenziato diventa un tanatoesteta nell'ambito della complicatissima cerimonia funebre giapponese.

 Per quanto tenti di tenerlo nascosto, quando la moglie lo scopre lo abbandona e lo rifiuta in quanto impuro, come anche gli amici.
  Il suo principale, uomo raffinato e colto, è completamente solo e la donna che lavora con loro lo fa principalmente perché è un'emarginata dall'oscuro passato.

 Il film, nonostante ciò, è comunque delicatissimo e ironico e, se non lo avete visto, vi assicuro che ne vale la pena.

 Ebbene, per riallacciarsi alla signora Tokue, tramite questo romanzo ho scoperto un'altra agghiacciante forma di discriminazione in Giappone che non solo è ai confini della realtà, ma anche della violazione dei diritti umani. 

 Non ve la spoilero perché "il segreto della signora Tokue" è il vero perno della storia e non arriva nel finale, ma circa ad un terzo.

 L'inizio sembra dei più innocui, un uomo, uscito di prigione dopo una condanna per spaccio di marijuana, porta avanti un negozio di particolari dolci giapponesi, i dorayaki (una sorta di pancake ripieno di marmellata di fagioli rossi), ma lo fa senza passione, principalmente per un debito di denaro e riconoscenza verso la padrona del posto.
I fagioli rossi giapponesi sono dolci e si chiamano Azuki,
forse non tutti sanno che il cognome di Mila Azuki si riferisce
proprio ai capelli rossi della ragazza 

 Un giorno si palesa una vecchina con un problema alle mani e un barattolo di marmellata deliziosa che lo implora di farla lavorare lì.

 Chi è la dolce signora Tokue? E perché sembra così ansiosa di lavorare in un negozietto anonimo a settant'anni suonati?

 Non posso dirvelo, ma posso assicurarvi che scoprirlo non solo vi spezzerà il cuore, ma vi farà anche vergognare, perché sappiamo benissimo che tutti voltiamo le spalle a qualcuno che vorrebbe solo vivere la sua vita senza essere visto sotto l'occhio unico del pregiudizio.

 Questo dice la storia della signora Tokue, così assurda, così incredibile, così insopportabile eppure terribilmente vera.

Ps. So che ne è stato tratto un film omonimo che ora vorrei vedere e ora vado (davvero) a cucinare degli pseudodorayaki che mi è venuta fame solo a scriverne.

 E voi avete già letto i libri? Conoscete una ricetta perfetta per i Dorayaki? Avete visto il film della signora Tokue? Testimoniate!

9 commenti:

  1. In libreria dovresti avere sottomano l'ultimo libro di ricette di Antonella Clerici. Lì dovrebbe esserci una ricetta per i dorayaki, snack dolce che spesso ha fatto eseguire in trasmissione dal cuoco giapponese Hiro Shoda e che, pare, è fra i preferiti di sua figlia.

    Ma l'autore del libro sulla signora Tokue fa davvero Durian di nome e/o se l'è scelto per nome d'arte? Il durian è il frutto più puzzolente al mondo e in alcuni luoghi è proprio vietato averlo con sé... ^^;

    La morte di Brittany Murphy è poi stata attribuita alla muffa tossica in via definitiva o è solo un'ipotesi fra le altre? Sapevo che c'era ancora (ci sarà per sempre?) incertezza sulla cosa...

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    1. Sapevo che essendo morto il marito in modo identico pochi mesi dopo, avevano concluso che il problema fosse di questa muffa.
      Oggi ho cercato poi di fare i pancake, purtroppo ho scoperto di avere in casa solo la farina integrale e sono venuti fuori un po' meh

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  2. Mi dispiace smentirti, ma Mila Azuki in realtà si chiama Yu Hazuki, quindi il suo cognome non ha nulla a che vedere con i fagioli.
    Oltretutto non ha i capelli rossi, come puoi notare dalle copertine del manga: https://www.starcomics.com/images/news/AttackerYou_big.jpg
    (e va sempre tenuto conto che, per dei canoni noti ai lettori di manga che non sto a spiegare o facciamo conferenza, quando un personaggio è biondo in copertina o disegnato con i capelli "bianchi" nelle tavole per i giapponesi non vuol dire che sia davvero biondo, ma solo castano scuro invece che nero corvino).

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    1. Mi dispiace :(
      Ma chi te l'aveva detta 'sta cosa dei fagioli?

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    2. Non lo so, è una leggenda metropolitana diffusa però! Come ricordavo ad esempio che la madre di Mila fosse di origine russa (mentre ho ricontrollato e non è assolutamente così), vai a capire..

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  3. Non ho letto il libro, ho visto il filmn (Sky cinema lo trasmette qualche volta). Mi è piaciuto molto tant'è che me lo sono salvato nel decoder. È delicato nel raccontare la solitudine del venditore di dorayaki, emarginato per un piccolo reato, e della signora Toku, che vuole realizzare il suo sogno di vivere una vita "normale". Il finale è consolatorio: per merito suo, Sentaro si riprenderà la sua vita.

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    1. Non voglio spoilerare il finale del libro, ma io l'ho trovato molto triste :'( Però aggiungo il film alla mia wishlist, dove giace tempo anche quello tratto dal manga "Our little sister"

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  4. Dopo aver letto questo post, ho visto the Departures e le Ricette della signora Toku. Il primo film non mi è piaciuto moltissimo. Il secondo molto, abbiamo pure pianto, il mio ragazzo ed io. Quando hai parlato di un tipo di discriminazione inimmaginabile, pensavo ti riferissi alla discriminazione subita da coloro che hanno subito le conseguenze delle bombe nucleari e dei loro parenti. Anche quella non scherza...

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