PREMESSA
Questo post è molto particolare. In questi mesi mio padre ha voluto leggere la tetralogia di "L'amica geniale" di Elena Ferrante. Aveva visto le prime due serie ed essendo lui napoletano si era incuriosito e mi aveva chiesto i libri. Quando li ha terminati, come molt3, ha elaborato una sua teoria sul rapporto tra Lila e Lenù e più in generale sul significato del libro.
Con un inaspettato colpo di scena, ha deciso di scrivere un post sulla sua teoria che ci teneva a condividere. E' un post molto più stringato di quel che mi aspettavo, visto che a voce ha una soluzione a qualsiasi obiezione al riguardo. In caso di dubbi, però, risponderà nei commenti su fb (attraverso me).
Ho trovato interessante questo desiderio paterno e mi sono chiesta quanta parte di quella generazione rimane fuori dal dibattito letterario, quanta necessità ci sarebbe di più luoghi di condivisione che non siano solo virtuali e di come si dia per scontato che la letteratura sia un gioco di tutti i lettori e le lettrici, ma di come in realtà non lo sia più.
Cosa rimane oltre al virtuale per condividere un'idea e cominciare una discussione? E' un dubbio che mi pongo io a latere di questo post, che vi lascio leggere senza più rubare spazio.
"L'AMICA GENIALE" una recensione di P. Mango
Per comprendere le impressioni che ho avuto leggendo “L’amica geniale” e di conseguenza le riflessioni che farò, non si può prescindere dalla realtà italiana degli anni ’50 e ’60.
Chi vorrà, potrà approfondire, l’analfabetismo era altissimo, spesso si veniva fermati alle elementari, pochi continuavano per la licenza media, pochissimi per il diploma e la laurea era appannaggio dei ceti abbienti.
Veniamo al dunque. Leggendo “L’amica geniale” ho avuto come l’impressione che l’autrice abbia un po’ giocato sulla dualità di questa amicizia, lasciandoci credere che esistono due bambine, amiche, che crescono, che evolvono ognuna a modo suo, ma che continuamente hanno bisogno l’una dell’altra, ed è questo il punto.
Io penso che Lila in realtà non esista e che serva all’altra come fonte d’ispirazione per proseguire nella sua vita.
Lenù immagina, attraverso Lila, come sarebbe stata la sua vita se non avesse studiato, e da qui porta avanti due storie di vita parallele.
Ne ha bisogno perché le radici non si possono dimenticare, ne ha bisogno perché per anni si sente inadeguata al nuovo ruolo che le compete per gli studi che ha portato avanti e perché al tempo non era facile un inserimento in ambienti culturali a loro modo chiusi.
Pertanto fino a quando la protagonista (perché la protagonista è solo una) non farà quel salto culturale,(e ci vorranno anni, addirittura la maturità), ha bisogno di tornare a casa, al rione, al quartiere, alla famiglia d’origine.
Questo perché non è ancora pronta al salto definitivo di classe sociale, e quando alla fine lo farà, quella parte di sé stessa che nel libro è Lila, sparirà.
In poche parole, Lila sparisce quando Lenù ha risolto la sua dualità, affrancandosi dall’ambito familiare e culturale in cui è cresciuta.