tag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post2131383123284870482..comments2024-03-02T18:04:03.889+01:00Comments on I dolori della giovane libraia: Il senso della discriminazione per Chimananda Ngozi Adichie in "Americanah". Perché le minoranze non si sentono tutte sulla stessa barca? Una riflessione sul razzismo, l'orgoglio, un malinteso senso di superiorità e il nostro unico comune tiranno.Nathan Rangahttp://www.blogger.com/profile/04873959690557878460noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-86353459502055707282016-05-24T11:30:41.218+02:002016-05-24T11:30:41.218+02:00Non avrebbe dovuto scriverne, ma se tu incentri un...Non avrebbe dovuto scriverne, ma se tu incentri un libro sulla discriminazione razzista in America, ma non fai una riflessione sul fatto che la discriminazione razzista in America dipende dal fatto che le persone di colore sono una minoranza (e secondo me perché, da quanto si evince dal libro, non piace percepirsi come minoranza), allora secondo me al cuore del problema non ci andrai mai.<br /> Nathan Rangahttps://www.blogger.com/profile/04873959690557878460noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-20020217590180287232016-05-20T14:04:52.663+02:002016-05-20T14:04:52.663+02:00La cena dall'amico di Obinze è una delle parti...La cena dall'amico di Obinze è una delle parti più belle del libro! In realtà ti do ragione su tutto, però non capisco secondo te cosa avrebbe dovuto fare l'autrice: inserire nel libro un personaggio gay?<br />A me una cosa che è piaciuta in Americanah è la precisione con cui sono descritte certe dinamiche, evidentemente perché la nostra Chimamanda le conosce molto bene. Di sicuro non è altrettanto ferrata su altre questioni legate ad altre minoranze (gay o altro), perché avrebbe dovuto scriverne?Marinahttps://www.blogger.com/profile/12759670178369831218noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-48886753010659617912016-05-18T16:42:56.785+02:002016-05-18T16:42:56.785+02:00Mmm, in realtà io penso che in generale chiunque a...Mmm, in realtà io penso che in generale chiunque abbia subito una discriminazione, di qualsiasi genere essa sia (anche se ovviamente ogni discriminazione è diversa, i disabili non subiscono le stesse cose dei gay, per dire, e hanno problematiche completamente diverse) proprio perché sa cosa vuol dire essere la parte più debole di un sistema, sia più in condizioni degli altri di sviluppare una mente aperta. Non capisco cosa ci sia di razzista, questo ragionamento vale per tutti coloro che hanno subito discriminazione. Il perché questo non accada ha tante motivazioni. Il motivo A è quello che vediamo spesso: per evitare di essere confusi con il discriminato, proprio una volta che ci siamo emancipati dalla discriminazione nella quale bollivamo prima anche noi, ci accaniamo sullo sventurato di turno il doppio. Dobbiamo dimostrare di non essere più la parte debole della storia. Il motivo B ed è quello che imputo alla Adichie dopo aver letto con molta attenzione il suo libro (e sono sfumature che secondo me si colgono solo quando sei dalla parte debole della catena) è: ogni persona, per quanto discriminata, alla fine ha, a sua volta un oggetto ideale di discriminazione. Questo perché inizio a temere sia connaturato all'essere umano il bisogno di sentirsi superiore a qualcun'altro.<br /> Non so se rimembri la cena a cui partecipa Obinze a Londra. Quella in cui un tipo che lui considerava un mentecatto in Nigeria e che invece ha fatto carriera in Inghilterra, lo invita. E' presente anche un uomo gay e lui ricorda quando gridava Frocio frocio a un povero cristo durante la scuola (che tra l'altro non era neanche gay era solo il loro modo per vessarlo). Il turbamento di Obinze è quello di ritrovarsi in una situazione così surreale da vedere i suoi parametri capovolti: il mentecatto, il gay, la donna inglese dalla parte del "potere" e lui dall'altra. Io penso che quando sei vittima di discriminazione dovresti essere più portato per ovvie ragioni a vedere il ribaltamento in cui Obinze si trova in quel momento. La riflessione, inoltre, sul comune tiranno che cito, si capisce benissimo leggendo un favoloso libro di Tim Robbins "Cowgirl" in cui le cose che cerco di spiegare sono conclamate: la citazione è lunga e dice che il nemico dell'omosessuale non è l'eterosessuale, il nemico del nero non è il bianco, il nemico della donna non è l'uomo, il nostro unico nemico è la tirannia della mente ottusa. Ed esistono menti così ottuse che pur avendo vissuto una discriminazione non riescono a capire cosa abbiano in comune con le altre. Questa necessità di empatia comune che io auspicherei non serve tanto al mal comune mezzo gaudio, ma a fare fronte comune. Perché se le minoranze si unissero beh, forse alla fine non sarebbero così tanto minoranze. (E ripeto non capisco cosa ci sia di razzista nel mio ragionamento O.o).Nathan Rangahttps://www.blogger.com/profile/04873959690557878460noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-52613020647037302652016-05-18T15:20:48.903+02:002016-05-18T15:20:48.903+02:00Anche a me il libro è piaciuto molto. Non condivid...Anche a me il libro è piaciuto molto. Non condivido molto le tue riflessioni sul "comune tiranno" perché Americanah non parla di razzismo in senso lato, ma della questione afroamericana (ed è proprio questo che rende le sue osservazioni così ficcanti e acute). Ed è vero che tutte le minoranze hanno qualcosa in comune, ma Chimananda parla dei neri in America, non dei gay, non dei musulmani, né dei nativi americani né dei disabili né di qualunque altra categoria non corrispondente ai canoni wasp.<br />Quanto al fatto che non capisci come un afroamericano possa essere contrario alle nozze gay, mi sembra un ragionamento quasi razzista. Potrebbe essere un afroamericano ultracattolico convinto che essere gay sia contronatura, potrebbe ritenere che il matrimonio sia per definizione tra un uomo e una donna, potrebbe essere un afroamericano omosessuale a cui fa schifo il matrimonio, potrebbe essere semplicemente una testa di cazzo. Non credo che la razza debba essere un limite in tal senso, è come dire che le donne sono più sensibili perché hanno patito tanto nel corso della loro storia.Marinahttps://www.blogger.com/profile/12759670178369831218noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-79573319059932770162016-05-18T13:23:37.582+02:002016-05-18T13:23:37.582+02:00A questo punto mi sono incuriosita e leggerò il li...A questo punto mi sono incuriosita e leggerò il libro per farmi un’idea su questa mancanza di riflessione di cui parli. Posso già dire però che non mi stupirebbe più di tanto. Appartenere a una minoranza discriminata non ci rende sempre automaticamente attenti ai problemi degli altri gruppi che condividono la barca con noi, senza contare che negli Stati Uniti le élite hanno spesso saputo giocare al divide et impera con i vari gruppi minoritari – *il* testo di riferimento IMHO rimane “A people’s history of the Unites States” di Howard Zinn, che spiega molto bene queste dinamiche. Aggiungerò “Americanah” alla mia già pericolante pila di arretrati...Anonymousnoreply@blogger.com