Pagine

mercoledì 28 novembre 2018

Cose realmente avvenute! Lo giuro! "La guera è guera".

 Ed ecco a voi una nuova vignetta fresca fresca che fa parte del grande filone "Vengo in libreria perché tu faccia la ricerca al posto mio".
 Certo può capitare che il libraio sia ferratissimo al limite del dottorato sull'argomento che stai proprio cercando, ma visto lo scibile umano è più probabile che non possa essere il tuo tutor universitario del momento.
 Cose realmente avvenute! Lo giuro! "La guera è guera"!



lunedì 26 novembre 2018

Passa un giorno passa un altro sempre lavora il prode magazziniere (e anche il prode libraio/a)! La quiete prima della tempesta in libreria in una poesia ad alto tasso di magazzino.

 In questi giorni in libreria siamo nel classico momento di quiete prima della tempesta.

 Come un equipaggio in mare aperto, scorgiamo all'orizzonte la buriana giungere ci siamo preparati, speriamo al meglio (salvo poi scoprire, da qualche parte, una qualche falla), ammassando enormi quantità di libri in qualsiasi punto stipabile.

 La fine di novembre è un momento un po' strano, soprattutto in magazzino, dove le quantità decuplicate mettono alla prova lo spirito e le forze dei magazzinieri (e anche i librai, che iniziano ad ansiarsi perché ammassano e non vendono nell'immediato).

 Per rendere giustizia ai poveri magazzinieri provati dalle consegne, ecco una  vignetta con poesia. Trattasi della riscrittura de "Il prode Anselmo" di Giovanni Visconti Venosta.

  "IL PRODE MAGAZZINIERE" todo per voi!


 IL PRODE MAGAZZINIERE


Passa un corriere, passa l’altro
Mai finisce il prode Magazziniero
Poiché egli era molto svelto
Andò in mgazzinin e prese il pacco
Prese il pacco col carrello
Per non farsi troppo mal
E partì il bicipite in resta
A cavallo d’un bancal
Il libraio che abbracciollo
Gli dié una voce e disse: Va'!
Ho finito Sio e Volo
E parecchie novità
Poi fattogli un elenco
Con preghiere di sbrigar
Attendeva il bel fardello
Del rifornimento in piè

Fu alle nove di mattina
Che il magazzinier uscìa bel, bel,
Per andare in magazzino
Ad aprire il carichel
Con le vie ferrate andava
Come in oggi col macchinon,
Ma se lo sciopero impazzava
corre a piè il lavorator
L'avanbraccio in fer battuto
E in ottone avea il pett
Ei arrivava è ver, pasciuto
Ma la sera era a pezz

Da novembre non fe’ che scaricare,
Scaricar sempre, scaricare scaricar…
Quando alla vigilia di Natale
Vide la fine, ed era ver!
Sospettollo impensierito
Saviamente un po' penso
Poi chinossi, e con un dito
Il calendario un po' sfogliò
Come fu sul capodanno
Ben gli venne il mal di mar

Ma il magazzinier in un momento
Mise fuori il desinar.
Il suo stomaco tapino
nello scorgerlo tremò
brandir volle il bicchierino
ma il lavoro lo vietò.
Il libraio in tal frangente
il nuovo carico andò a reclmar
Ma il magazziniere previdente
Fin al soffitto avea impilar
penne, agende, vocabolari,
Graphic novel, raccontini,
Romanzetti, saggi lieti,
Già predati avea il libraio,
Quando presso la sera alfini,
Sete brutta gli salì,

Il magazzinier col gozzo buono
Prese lo zaino, e a bere andò.
Ma nello zaino, il crederete?
C’era in fondo un forellin
E gli spicci li ha perduti
Senza accorgersi il tapin.

Passa un carico, passa l’altro,
Mai non finisce il magazzinier
Perch’egli era molto forte
Andò a lavoro in magazzin
Con un bel pensiero in testa,
Lassù in alto non guardò
Ed un pacco cadde in testa
Ed infin poi si quietò.



giovedì 22 novembre 2018

Il populismo in libreria. Effetto Martina Dell'Ombra o perdita di ogni scrupolo? Una riflessione tra Diego Fusaro, certezze cadute, falsi sillogismi e molte domande.

 Qualche anno fa, quando il web era meno nevrotico (non moltissimi anni fa in realtà eh, la nevrosi totale del web credo sia esplosa dal famoso referendum di dicembre), scrissi un post sui libri che parlavano del Pd in libreria.

 Era un periodo, pre-Renzi, in cui erano usciti una serie di libi in cui, tanto per cambiare, si dava il Pd per morto e spacciato, un tiro a segno ormai perduto.

  Avevo trovato molto interessante la corrispondenza tra quello che effettivamente stava accadendo sulla scena politica italiana e ciò che si percepiva in libreria: la seconda era davvero lo specchio della prima.

 Da lì avevo eleborato una mia personale teoria per la quale ciò che esce in libreria è una cartina tornasole veritiera di quanto avviene sul grande palcoscenico della vita, anche politica.

 Questa teoria che avevo lasciato dormiente per vari anni, avendo onestamente il terrore di parlare di cose parapolitiche sul blog (sempre per la suddetta nevrosi), mi è tornata come uno schiaffo in faccia qualche giorno fa, quando ho visto una fascetta estremamente irritante, ma al contempo parlante, di colui che, a mio parere, indica lo stato di totale delirio a cui l'intellighenzia italiana si è ormai abbandonata: Diego Fusaro.

 Ho sempre scelto scientemente di non parlare di questo soggetto perché, oltre ad irritarmi profondamente, è un Ufo nel verso senso della parola: un oggetto volante non identificato. 

 Costui è ciò che mi fa più dubitare a turno della mia sanità mentale e di quella dei miei concittadini. 

 Mi sento, quando lo vedo in trasmissioni varie (raramente visto che guardo pochissimo la tv), ma soprattutto in libreria, completamente sconfortata.

 Come può un tizio che parla EVIDENTEMENTE in modo artefatto, infilando una serie di costrutti verbali imbarazzanti e di teorie filosofiche smontabili da qualsiasi ragazzino abbia studiato bene Marx alle superiori (tentando di far passare Marx per una sorta di protofascista), essere preso per un intellettuale?

 Ma soprattutto, come possono illustri case editrici, con un passato onorevole, sin dai loro fondatori, lasciare spazio a una persona del genere?
Sembra Marx ma non è, serve a darti il populismo!
Se lo leggi e sei d'accordo, ti dà subito il populismo!

 E lì subentra il momento in cui non capisco se sono io che sono pazza o sono gli altri che ormai vanno per gli sterminati campi della mente.

 Mi domando: come può un'evidenza del genere essere evidente solo a me e pochi altri?

  Non credo di essere più intelligente della media, certo sono portata per educazione a dubitare di tutto e tutti e vi assicuro che una laurea in scienze della documentazione è al momento un anticorpo non indifferente contro qualsiasi seduzione delle fake news (se conosci il sistema, il sistema posso assicurarvi non vi frega), ma costui non ha bisogno di tali finezze.

 Per spiegarmi meglio: non usa nessuna particolare finezza lessicale o elaborata fantasia filosofica per tentare di fregarvi e convincervi dell'assurdo sillogismo per cui Marx=anticapitalista anticapitalista=fascista 2.0 ergo fascista 2.0=Marxista.

 E', a mio parere quasi un epigono di Martina Dell'Ombra, tanto che io mi aspetto sempre che a un certo punto ci dica: ragazzi era un mockumentary, volevo capire fino a che punto la credulità popolare potesse darmi corda.

 Mi sento a questo punto in dovere di spiegare chi sia Martina Dell'Ombra, ma, soprattutto, in quali circostanze sono venuta a conoscenza della sua esistenza.

 Martina Dall'Ombra è un'attrice di nome Federica Cacciola che impersona, senza dichiararlo apertamente, il personaggio della ragazzetta da social, che si veste sexy, fa le boccucce, mostra la curva dei seni e fa considerazioni sociali e politiche tra l'imbarazzante e il populista. 

 La prima volta che la vidi fu alla fesra della rete di tre anni fa, a Rimini. 
 Non sapevo chi essa fosse e incappai incidentalmente in un panel dove era stata invitata.

 Non mi ci volle né una scienza e neanche più d 30 secondi per capire che stava recitando EPPURE.

 Eppure dal pubblico, composto in larghissima parte da persone giovani e di certo appassionate di questioni della rete, (quindi non dei cretini analfabeti digitali), piovevano domande e commenti salaci che indicavano come quella che per me era un'evidenza, per loro non lo era.

 La maggior parte di quelle persone, giovani uomini, erano DAVVERO convinti che lei fosse reale, che fosse una ragazzetta svampita che diceva di voler mettere i controlli da Roma nord a Roma sud perché non sopportava i poveracci.

 Il motivo per cui della gente certo intelligente pensava di assistere al monologo di una perfetta cretina era uno: lei corrispondeva a un'idea per loro talmente radicata da poter essere solo e sempre reale.

 Sostanzialmente quegli uomini trovavano assai più probabile trovarsi davanti a una cretina miracolata del web che ad un'attrice che li stava palesemente e spaventosamente trollando.

 Ecco, io quando vedo Diego Fusaro ho la stessa sensazione: che mi stia palesemente e spaventosamente trollando. 

 Purtroppo credo che, nel suo caso, non sia così.

 Ma torniamo al punto iniziale: la libreria come specchio dei tempi politici.

 Dopo un periodo di totale disorientamento durato all'incirca due anni, le case editrici tutte hanno capito che il populismo era un argomento di moda e hanno deciso di affrontarlo con lo stesso incontrollato delirio con cui un po' tutti ci stiamo misurando con la questione.

 Tuttavia l'altro giorno una fascetta del libro di Fusaro mi ha illuminato.

 Recitava: "Testo adatto solo a lettori non convenzionali", insinuando quindi nel lettore il dubbio che, nel caso lo trovassero un fastidioso essere o un imbarazzante fake, essi fossero convenzionali.

 Ecco, il populismo in libreria, come nella vita, sto giocando su questo: i libri populisti ti sfidano, i libri contro il populismo ti terrorizzano.

 I libri contro il populismo sono molto istituzionali.

 Tentano di spiegarti con raziocinio che si tratta di un male che gioca sulle tue paure, sui ragionamenti di pancia, che esistono statistiche, evidenze ecc.

  Insomma dopo tre minuti, diciamoci la verità, hai solo voglia di chiudere tutto e andare su instagram (o perlomeno è quello che accade in un lettore medio che non ha abitudine a leggere e vuole farsi un'idea).

 Persino i titoli sono noiosi: ma si può intitolare un libro "La sfida imPopulista"?? Giochi di parole che ti fanno venire in mente il signor Burns che tenta di fare il ggggiovane.

 I titoli populisti sono ben più vivaci: ti promettono la verità! Lo smascheramento dei poteri forti! La lotta al pensiero unico dei radical chic! Diventa un lettore anticonvenzionale! Unisciti a noi! 

 Hanno titoli improbabili, ma d'effetto! Copertina kitschissime, ma nell'epoca dei buongiornissimi perfettamente coerenti.

 I conservatori sono riusciti, grazie a un uso della comunicazione estremamente spregiudicato, ma anche estremamente moderno, a fare un giro di valzer non indifferenti: ora non sono più ultraconservatori! Ora sono loro i rivoluzionari!

 Poi certo, se gratti la patina trovi il peggio del peggio dell'ultraconservatorismo (odio per le minoranze, suprematismo bianco, sessismo a livelli allucinanti, odio per lo straniero), ma ad un primo acchito ora sono la rivoluzione dello status quo, quello che ti parla per statistiche e libri che ti terrorizzano e ti dicono che sì, stai bene, pure se te ne accorgi sempre un po' di meno.

 Inoltre, ho un'idea del perché la sinistra, al netto del ritardo allucinante sul piano della comunicazione non riesca a farsi valere: i populisti non vogliono il nuovo, vogliono un rivoluzionario ritorno al vecchio. 

 Quindi, sostanzialmente non inventano niente di nuovo, fanno leva sulla nostalgia, sulla mitica età dell'oro, sui vecchi tempi che non erano poi così belli, ma a distanza di anni e dopo una crisi economica devastante sembrano stupendi.

 La sinistra non ha gioco così facile. 
 Se vuole tornare a fare la sinistra deve inventare un mondo nuovo, deve chiedere un cambiamento radicale a un mondo che non ha nessunissima voglia, anzi, sbatta, di esserlo.

 Si deve cambiare la società alla radice per avere un mondo più giusto, libero e lieto e se un tempo eravamo disposti a sacrifici in questo senso, adesso la parola sacrificio fa spavento e orrore.

 Un po' perché a nessuno va di farli, un po' perché in verità ne abbiamo fatti per star solo indicativamente peggio (ma lì si apre anche l'enorme tema della globalizzazione, del fatto che o si crea un movimento d'opinione globale o ognuno si attacca al tram,  e del conflitto generazionale per cui le generazioni precedenti forse hanno magnato un po' troppo pensando che sarebbe tutto andato sempre per il meglio e mò pagamo noi). 

 Non è comunque il tema di questo post.

 Quello che, devo dire, mi stupisce di tutto ciò, non è tanto che si rifletta in libreria quello che vedo nella vita pubblica, ma che, alcune storiche case editrici si prestino a questo gioco.

 Anzi, non è che mi stupisce, mi PREOCCUPA proprio.

 E' vero, certo, che pecunia non olet e che l'editoria è commercio, ma editoria ha voluto per molto tempo dire anche militanza o, almeno, tentativo di dare una certa lettura del mondo.

 Esiste per questo il concetto di linea editoriale, ma anche il concetto per il quale se un libro è pubblicato da una casa editrice x puoi star certo che è più autorevole di quello pubblicato dalla casa editrice y. Ci sono piani editoriali diversi, target diversi, storie pregresse diverse.

 O almeno c'erano.

 Perché Fusaro mi sta scombinando le certezze e mi sta mostrando una grande confusione anche sotto il cielo editoriale che mi porta ad altre domande: anche le redazioni delle case editrici sono vittime dell'effetto "Martina Dell'Ombra" e non si accorgono di cosa stanno combinando oppure lo sanno o non gliene importa?

 Sono finiti i tempi in cui c'era una sorta di coscienza editoriale, in cui dare spazio a questo o quello poteva segnare una differenza? 

 Oppure anche questo è lo spettro di un altro cambiamento dei nostri tempi, ossia l'idea di non avere mai davvero una compiuta responsabilità in quel che accade? Non è colpa mia, sono gli altri che me lo hanno fatto fare!

 Non lo so eh, basta saperlo. Una cosa è certa, ovunque guardi, in tv, nella realtà, sui social e anche in libreria c'è grande confusione sotto il cielo.

martedì 20 novembre 2018

Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Evil grandma".

Era un po' che non postavo vignette! Gasp!
 Il lato positivo è che ne ho molte in coda e quindi le vedrete florideggiare su questi schermi.
 Intanto ecco a voi una tenera nonna e un tenero nipote in libreria. Per la serie, non esistono solo le nonne che ti ingozzano adoranti (ma chi può saperlo, magari a casa la nonna lo ingozzerà come un tacchino comunque).
 Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Evil grandma"!



lunedì 19 novembre 2018

Le recensioni parallele! "Romanzo esplicito" di Fumettibrutti e "Infinite wait" di Julia Wertz, ricordi di due giovinezze.

 Ora che finalmente sto riprendendo un ritmo normale dei post in qualche modo credo che riuscirò a smaltire la quantità di recensioni in coda (ormai lo ripeto da così tanto tempo che mi hanno citato questa frase pure nell'intervista fatta a Lucca da Mercury Comics).

 Per portarmi un po' avanti ecco a voi due recensioni parallele: due libri accomunati dal fatto di essere scritti entrambi da ggggiovani donne non convenzionali (ma non l'ho letto per quello, basti pensare che ho scoperto il sesso di Fumettibrutti dopo aver letto il fumetto, sì lo so non sono sempre un fulmine di guerra).

 Bando alle ciance che tanto queste intro scocciano e basta!

 Let's go!


"ROMANZO ESPLICITO" di Fumettibrutti (aka Josephine Jole Signorelli) ed. Feltrinelli:

 Probabilmente ero l'unica persona d'Italia a ignorare i fumetti sul web di Fumettibrutti (alla fine passo molto tempo su internet, ma sempre a rimestare su cose per il blog o libri) e sono perciò arrivata al suo libro d'esordio completamente scevra di qualsiasi precedente esperienza su di lei.

 Mi aveva incuriosito questo esordio, caso praticamente più unico che raro nella linea editoriale Feltrinelli che non lascia quasi mai spazio alle opere prime, nella nuova collana comics e, non so perché, presentivo un qualcosa in stile "Porci con le ali", indimenticato (ma forse troppo dimenticato) capolavoro dell'adolescenza come avventura e non come lotta.

 Ecco. Sì, più o meno.

 Che sia un esordio abbastanza forte, come asserisce la fascetta è un dato di cui bisogna dare atto: è un buon esordio e ha una sua buona dose di forza. Si vede che il libro non ha qualcosa di costruito, ma c'è una genuina sofferenza di fondo.

 Jospehine Jole Signorelli in arte Fumettibrutti non ha solo inventato, ha anche vissuto, ed è riuscita nell'impresa di trasmettere in qualche modo questa vita attraverso un tratto anch'esso brutale, feroce, essenziale e quasi cattivo, come se avesse poco tempo, ma tantissima voglia di riversare tutto su carta.

 Il punto è proprio il poco tempo.

La storia sembra correre correre correre correre verso una direzione, ma come diceva Guccini, qual sia e che senso abbia chi lo sa. Sembra, dopo un incredibile climax ascendente che pam, il libro finisca di botto, come a metà.

 Non che ci dovesse essere una morale o una parabola di un personaggio che magari parabola giustamente non ne ha e non ne vuole avere, però c'è un senso d'incompiuto che stona con la forza, molto grande e molto decisa, che la storia possiede.

 E' un po' la stessa cosa che anni fa pensai di "Accabadora" della Murgia. Grande intuizione, bei personaggi, finisce quando sembra appena cominciata: perché?

 Fumettibrutti ha avuto poco tempo per dedicarcisi? Aveva intuito la forza della storia e ha temuto le scoppiasse tra le mani quindi per tenerla a freno l'ha terminata brutalmente? Non sapeva esattamente cosa farne? La seconda parte sarebbe parsa banale? Boh.

 La trama non è complessa. E' la storia di una ragazza (non so quanta autobiografia ci sia, mi pare di capire tanta, ma boh, non importa) che, trasferitasi a Bologna dalla Sicilia per fare l'università, si ritrova in poco tempo in un giro di droga e non si capisce esattamente quale forma di prostituzione, tutto a causa di un non specificato debito.

 Mentre corre attraverso crisi e umiliazioni assortite, pensa intensamente al suo primo amore di cui era follemente innamorata e che l'ha lasciata frantumandole il cuore. In parte, lei crede, la sua fragilità generale deriva da quel trauma primigenio.

 I ricordi si incollano tra loro, il sentimento resta quasi come un parassita sul cuore succhiando linfa vitale e futuro.
 Dove sei? Si chiede continuamente lei di mezzo pubblico in scopata occasionale. Perché non vieni a prendermi?

 E sembra non rendersi mai conto che la vita va avanti, è solo il tempo dentro di lei che è assolutamente, irrimediabilmente fermo.

 E anche il libro che parte per percuoterti come una mazza fiondata dall'alto sembra di colpo fermarsi a metà lasciando il lettore perplesso.

 C'era forse un nodo da sciogliere, anche in modo violento, in questa trama che però rimane sospesa, come se davvero il tempo potesse fermarsi a 18 anni e non si dovesse mai più, per nessun motivo, fare davvero i conti col resto.


 THE INFINITE WAIT di Julia Wertz ed. Eris:

 Avevo scoperto Julia Wertz l'anno scorso con "Drinking at the movies", la sua graphic autobiografica in cui descriveva il suo primo difficile anno a New York, una città in cui acclimatarsi è straordinario, ma difficile. Il classico posto che "Ehi baby stai attento a non farti mangiare!".

 Lei baby ce l'aveva fatta dopo aver cambiato una quantità spaventosa di lavori, svariati appartamenti e aver ingurgitato litri e litri di alcol che l'avrebbero poi spedita direttamente in rehab.

 Rimaneva però un grande non detto che, di tanto in tanto, emergeva in alcuni dei suoi taglienti episodi: la sua vita prima di New York e ancor prima, la sua vita prima di San Francisco, la città amata e lasciata per andare alla volta della grande mela.

 Julia Wertz, che se googlerete è una ragazza all'apparenza tenera, con grandi occhi verdi, piccola e coccolosa, in realtà leggendo i suoi fumetti scoprirete che si esprime come uno scaricatore di porto, viene da una famiglia che, dopo l'abbandono del padre, ha vissuto grazie al sussidio, ha il lupus (qualcuno effettivamente ne è afflitto anche fuori dottor House), nessuna fiducia negli altri, un carattere a dir poco irritabile e una famiglia scombinata.

 In questo libro, idealmente precedente a "Drinking at the movies", Julia ci racconta della sua adolescenza, passata a studiare per ottenere borse di studio e a lavorare come cameriera e baby sitter per aiutare a casa.

 Gli episodi, che portano poi al momento in cui scoprirà di avere il lupus, sono divertenti e pungenti, ma continuano a ostentare un po' punto problematico per un racconto autobiogragico: la Wertz si ostina a non voler raccontare COSA ha causato tutta la situazione.

 Sappiamo che i suoi genitori hanno divorziato, che suo padre era un pastore diventato poi uno di quei repubblicani spaventosi che girano con 23243 armi, si esprimono con un concentrato di parolacce machiste e girano vestiti come cowboy texani (per me il simbolo dell'assoluta decadenza del sogno americano).

 Tuttavia la Wertz ci racconta le conseguenze del gesto e mai il gesto. Intendiamoci, non è che una voglia farsi per forza i fatti suoi, ma la storia ne soffre, come se avesse delle lacune.

 Tutto, nonostante gli spunti in giro, manca di una sorta di contorno che spieghi e giustifichi il tutto.

 Commovente che, come Matisse, lei abbia scoperto i fumetti in un lungo e tedioso periodo di convalescenza, emozionante il racconto del suo viaggio verso il suo primo ragazzo, ma questo non è, come lei premette, "Un racconto sul lupus".

  E' un racconto sulla sua vita che, al contrario del libro precedente non ha un filo abbastanza robusto a sostenerlo.
 A me è piaciuto perché amo proprio il suo tipo d'umorismo e come muove il racconto (ho già detto l'altra volta che se mai dovessi cimentarmi in una graphic vorrei farne una esattamente così), ma si può fare di più.
 A questo punto aspetto la traduzione del suo pluricitato "Fart party".

sabato 17 novembre 2018

Tutto iniziò con un MacGuffin. "Disobbedienza" di Naomi Alderman e quel grande conflitto tra ciò che desideriamo e ciò che vogliamo davvero.

 Alfred Hitchcock inventò un meraviglioso stratagemma narrativo (o forse più che inventarlo gli diede un nome e quindi una sostanza) dal nome MacGuffin.

 E' abbastanza celeberrimo da non aver bisogno di spiegazioni, ma, in brevissimo, si tratta di un espediente narrativo che serve per dare il via a una trama, ma che poi, nel corso della stessa, diventa assolutamente secondario, per poi, in alcuni casi, svanire del tutto. 

 Un esempio formidabile è quello di "Quarto potere", una trama in cui sembra importantissimo scoprire cosa voglia dire l'ultima parola pronunciata in punto di morte dal protagonista, il magnate Charles Foster Kane, per poi scoprire, sul finale, che, ai fini del racconto era sostanzialmente inutile.

 Un altro celebre esempio è l'utilizzo che ne fa Hitchcock in persona in "Psycho": una giovane donna che noi siamo portati a credere la protagonista della storia, ruba 40.000 dollari e scappa in macchina per poi fermarsi a dormire in un motel sperduto.

  Fino al celebre omicidio nella doccia siamo estremamente convinti che la trama ruoti intorno a questo furto, Hitchcock ci porta a crederlo dando particolare enfasi a tutta la fuga e ai soldi, per poi spiazzarci ammazzando quella che è la protagonista fino a quel momento e cambiando completamente registro.

 Perché vi racconto queste cose che peraltro saprete già?

 Perché "Disobbedienza" è un libro col MacGuffin.

 Inizi pensando che tutto ruoti attorno a una determinata questione, ma arrivi alla fine rendendoti conto che si trattava solo del fattore scatenante.

 La storia prende le mosse dalla morte di un veneratissimo rabbino ultraortodosso del quartiere di Hendon a Londra.

 La sua unica figlia, Ronit, da tempo trasferitasi negli Stati Uniti dove lavora come analista finanziaria, accoglie la notizia con un certo sgomento e non solo perché il defunto in questione è suo padre.

  Il problema di Ronit è che non torna da anni a Hendon e aveva rapporti quasi nulli col suo genitore a causa di un problema non risolvibile: è lesbica (in realtà, sembra, bisex) ed essere la figlia lesbica di un venerato rabbino ultraortodosso è un problema di un certo livello.

 Decide comunque di tornare a Londra per i funerali così chiede le ferie a lavoro (e gliele accordano perché è l'ex amante del suo capo) e svanisce per un mese non sapendo bene cosa le accadrà quando la sua ex comunità la vedrà arrivare.

 Non è però l'unica ad avere problemi. 

 Alla morte del rabbino, suo nipote Dovid è il prescelto per la successione, ma Dovid è un personaggio molto particolare: assalito da continue emicranie fortissime che forse, non si capisce bene, gli consentono di vedere l'aura delle persone, viene considerato un debole e un remissivo, inoltre è dotato di una moglie un po' strana e poco amata, Esti.

 Ora, il grande MacGuffin della trama è pensare che tutto si concentri sul fatto che Ronit ed Esti da ragazze hanno avuto una relazione che poi è terminata quando Ronit è andata a studiare altrove.

 In realtà la trama prende questo evento e lo fa diventare altro.

Hanno anche tratto un film dal libro. Onestamente non so immaginare come
possa non essere una palla devastante visto che il libro è assai poco visivo e
molto molto cerebrale. Succede così poco all'esterno e così tanto all'interno
dei personaggi che boh. Non credo andrò a vederlo.
 Ad un certo punto non c'interessa davvero sapere se Ronit ed Esti in qualche confuso modo torneranno insieme (e in verità, devo dire, la Alderman non gioca neanche molto su questa possibilità visto che solo una delle due è rimasta idealmente fedele a quell'antico amore), ma come Ronit, Dovid ed Esti interagiranno tra loro e quali decisioni prenderanno sulla loro vita.

 Il punto centrale di "Disobbedienza" infatti è un altro: la grande scissione che si può arrivare a provare quando ciò che si desidera non è anche ciò che si vuole.

 Attenzione, non è un gioco di parole raffinato, ma proprio una cosa diversa.

 Quando si desidera qualcosa non sappiamo se siamo davvero  disposti anche ad attuare qualche piano per volerla e ottenerla.

  Il desiderio non è per forza un atto dinamico, può rimanere qualcosa di imploso e conservare la sua potenza solamente se non si esaudirà mai.

 Il vecchio detto che recita "Bisogna stare attenti a ciò che si desidera perché si potrebbe ottenerlo" dice la verità: desiderare qualcosa non vuol dire volerla ottenere.

 Il più grosso problema arriva quando la vita che si desidera e la vita che poi realmente si vuole entrano in conflitto.

 Può succedere ed è quello che succede non a Ronit, ma a Dovid ed Esti.

 Nel momento in cui, da ragazza, Ronit, molto volitiva e ribelle da sempre, capisce che una comunità religiosa ultraortodossa tarpa le sue ali e le impedisce di vivere il proprio orientamento sessuale, non ci pensa due volte, dice ciao a tutti e se ne va senza eccessivi rimpianti.

 Le manca pochissimo di quel mondo, tanto che, l'unica cosa che cerca in casa di suo padre alla sua morte, sono dei vecchi candelabri che le ricordano sua madre, morta quando era molto piccola.

 Per Dovid ed Esti, invece, la situazione è molto più difficile perché entrambi, per motivi differenti, (il primo per via del carattere, la seconda perché lesbica), desidererebbero un destino diverso, ma mantenendo la vita che hanno.

 Dovid ed Esti non soffrono il mondo dell'ebraismo ultraortodosso.
 Per entrambi è rassicurante e piacevole un mondo ordinato che si regge su precetti e disposizioni precisissime, un mondo in cui mischiare carne e formaggio nella stessa pentola è proibito, in cui donne e uomini non possono toccarsi, in cui esiste una comunità che si muove come una sola persona, molto pressante, ma al contempo incredibilmente rassicurante.

 Quel "non sarai mai solo" che fa paura, ma anche dà anche un piacere e un sollievo immenso.

 Tentando di fare un paragone disneyano, non se la sentono di diventare Ariel che abbandona il regno in fondo al mar decidendo di rompere ogni rapporto con famiglia, amici e l'intero mondo sommerso che, fino a quel momento è stata la loro amatissima casa e il luogo in cui sanno vivere, di cui conoscono ogni regola, in cui mai sono estranei.
 Né Dovid né Esti sanno rinunciarci e neanche vogliono, vorrebbero solo fosse consentito loro vivere quella vita lì senza andare in contraddizione con ciò che davvero desiderano: essere lasciato tranquillo e privo di responsabilità il primo, essere felicemente lesbica la seconda.

 L'intuizione più riuscita della trama è non caricare il loro rapporto coniugale di drammaticità.

 Sono un marito e una moglie che in qualche oscuro modo si comprendono perché hanno quel che manca a molte coppie: ossia vivono lo stesso identico problema.

 Quando Ronit, col suo carico di dramma, arriva dall'esterno, i due riescono a compiere una parabola definitiva perché decidono finalmente di fare i conti con loro stessi e a trovare il coraggio per la grande domanda: vorremmo davvero fare come Ronit e abbandonare tutto per vivere come desideriamo? Siamo pronti a tramutare i nostri desideri in volontà?

 Entrambi sanno darsi finalmente una risposta sincera mentre Ronit finirà il suo, parallelo, percorso personale.

 E allora diventa evidente come la storia ormai svanita tra Ronit ed Esti non sia stato che un gigantesco MacGuffin, ma anche i MacGuffin giusti bisogna saperli inventare e la Alderman c'è riuscita.

 Bellissimo, migliore a mio parere di "Ragazze elettriche" che soffriva un po' del fatto di essere, fondamentalmente, un romanzo volto a dimostrare una tesi in un modo un po' troppo sfacciato (la fantascienza sociale bisogna saperla maneggiare).

martedì 13 novembre 2018

Guida alla saga di Darkover parte II! Quali libri leggere per primi? Quali scartare? Un excursus trama per trama dell'intera saga di Marion Zimmer Bradley, per decidere da cosa iniziare

 Ordunque: cosa leggere della sterminata saga di Darkover?
Ill by Rick Ayers

 E' una domanda legittima considerando che si parla di decine di libri, antologie incluse.

 Ebbene, in questo titanico post cerco di farvi un breve riassunto di tutti i libri della saga sottolineando quelli, a mio parere, tralasciabili e quelli che invece vale la pena leggere e con quale precedenza.

 Per quel che riguarda le antologie, ce ne sono varie, di ancor più difficile reperibilità, credo, dei libri,

Si tratta di raccolte di fanfiction ambientate nel mondo di Darkover e selezionate personalmente da MZB e, in alcuni casi, ci sono anche dei racconti originali della stessa MZB, tutti molto belli e che, talvolta, riempiono delle importanti lacune (penso a quelli su Rohana Ardais e Regis Hastur).

 Le mie favorite in ogni caso sono "Darkover e l'impero" e "Le libere amazzoni di Darkover", il primo per i racconti, il secondo per l'argomento (non ricordo racconti notevoli onestamente).

 Dunque, come leggere questa mia guida?

 Con una sola indicazione: i libri sono raggruppati per ere darkovane.

 L'arco temporale della saga infatti si estende per più di due millenni e MZB, anche se la maggior parte delle storie sono concentrate nell'era dei Comyn (un vero peccato perché anche altri periodi avrebbero meritato).
 Detto ciò, buona lettura e buona avventura sul pianeta dal sole rosso!


L'insediamento

 Navicella terrestre carica di gente desiderosa di fondare una colonia stile Scozia medievale naufraga per disgrazia su un pianeta strano e inospitale. I coloni la prendono bene, l'equipaggio no.



NAUFRAGIO SULLA TERRA DI DARKOVER:

 Primo libro in ordine temporale, è uno di quelli che chiamo libri di servizio.

 Ci spiega per filo e per segno, in modo quasi schematico, com'è nata Darkover: mondo fantasy con una genesi fantascientifica.
 Navicella terrestre che trasporta coloni desiderosi di vivere Scozia medievale style, naufraga senza rimedio su questo pianeta gelido e ostile.

 I coloni sono contenti, l'equipaggio della navicella è disperato. Sopravviveranno? E a che prezzo?
 Interessante dilemma morale su quando, in condizioni estreme, debba prevalere la volontà del singolo e quando il bene collettivo.


Le età del caos

 Le origini terrestri sono state dimenticate, il mondo Darkovano ha assunto una struttura sociale di tipo feudale e si è creata una sorta di casta nobiliare, i Comyn, dotata di forti poteri Psi (a furia di incrociarsi geneticamente hanno anche sviluppato alcune caratteristiche estetiche particolari: molti hanno i capelli rossi e sei dita). 
 Il mondo è preda di una serie di guerre continue peggiorate dalle armi magiche create grazie al laran (i poteri Psi) e le matrici.

LA SIGNORA DELLE TEMPESTE:

 Forse uno dei libri scritti meglio della serie, assieme al successivo è quello più prettamente fantasy della saga.

 La storia si svolge ad Aldaran, quello che poi divenne "il regno canaglia" e racconta le vicissitudini che si svolgono attorno alla giovane Dorilys Rockraven, preadolescente dotata del potere di comandare i fulmini e gli ementi atmosferici.

  In verità comandare gli elementi atmosferici in misura più o meno elevata è prerogativa del casato di sua madre, i Rockraven appunto, ma durante le epoche del caos, i nobili, aiutati dai sapienti, avevano messo su una sorta di programma eugenetico che portava ad unioni atte a generare bambini sempre più psichicamente potenti.

 Dorilys e le disgrazie che segneranno la sua famiglia, preda di un padre in delirio di onnipotenza, sono la dimostrazione di come l'ambizione possa letteralmente radere al suolo intere famiglie.

 La trama è un po' contorta e si basa tutto sulle relazioni amorose tra i vari personaggi che si muovono attorno a Dorilys fino all'epilogo, abbastanza tragico.
 Se siete più appassionati di fantasy che di fantascienza, è il libro per voi.



LA DONNA DEL FALCO:

Primo libro che ho letto in assoluto della saga, narra le vicende di Romilda McAran,  il cui dono è la comunicazione con gli animali (ovviamente non immaginate esseri umani che parlano con animali tipo Disney, si tratta di un'interazione più profonda a metà tra l'empatia e la telepatia).

 Romilda, che ha ereditato il potere in misura molto maggiore del fratello erede designato, ma in quanto femmina la cosa viene ignorata, viene promessa in sposa dal padre, un uomo alquanto despotico, a un vecchio che ha già seppellito un paio di mogli e così decide di fuggire vestita da uomo.

 Si ritroverà ad avere un ruolo involontariamente centrale nella guerra dinastica in corso e, dopo svariate avventure, vivrà la vita che vorrà e non quella che volevano imporle.
 Uno dei romanzi più belli della saga. Fantasy purissimo con una protagonista con cui è facile empatizzare (non come Dorilys Rockraven o Margaret Alton), tosta e volitiva.

 DA LEGGERE.


I CENTO REGNI


 Darkover ormai è frammentata in tanti piccoli regni, ma viene finalmente approvato il patto di Varzil il saggio che vieta l'uso di qualsiasi arma abbia una gittata di oltre un braccio e finalmente le cose sembrano quietarsi.


IL SAPIENTE DI DARKOVER:

 Assieme a "L'esiliato di Darkover" è uno di quei libri che invece di concentrarsi sull'evento principale, ce lo racconta, incomprensibilmente, da un punto di vista che molto meno ci interessa.

 Il sapiente di Darkover è infatti Varzil il Buono, l'uomo che riuscì a porre fine alle ere del caos grazie all'approvazione del Patto che proibiva di usare armi magiche o comunque qualsiasi arma impedisse di ammazzare qualcuno dalla gittata più lunga di un braccio.

Il concetto era: se vuoi uccidere qualcuno devi metterti in condizioni di rischiare tu stesso la vita.

 Tenete presente che nei libri precedenti, grazie ai poteri Psi, erano andate in giro armi devastanti, dalla pece stregata, alle armi chimiche con conseguenze paragonabili alla bomba atomica.
 Il libro però sceglie di raccontarci le avventure, principalmente amorose di Bard di Asturien, il potente generale che accettò il patto di Varzil ponendo fine al delirio.

 In tutto ciò Bard viene anche fornito di gemello spaziale catapultato su Darkover. Davvero non uno dei migliori.


GLI EREDI DI HAMMERFELL:

 Storia quasi vittoriana, con due gemelli di piccola nobiltà separati alla nascita per volontà del destino.

 Gli Storn attaccano il castello degli Hammerfell e finisce male: Alester viene essere portato in salvo e finisce a fare il dandy nella capitale alla corte degli Hastur (mi è rimasto impresso il personaggio stereotipato e abbastanza curioso di un cantante d'opera, cosa che non viene mai più menzionata in nessun altro romanzo), il fratello Conn invece viene creduto morto e cresciuto dalla povera gente degli Hellers.
 Ovviamente il primo sarà un viziato deboluccio e il secondo un popolano di saldi principi e a un certo punto si rincontreranno.

 Non fondamentale onestamente.


L'ERA DEI COMYN


 I 100 staterelli vengono raggruppati in 7 grandi regni con a capo 7 grandi famiglie Comyn. Nascono le libere amazzoni, congregazione di sole donne con specifiche e stringenti regole che si autosostenta e diventa un rifugio per donne che, per vari motivi, trovano il coraggio di fuggire in una società fortemente maschilista.
  In tutto ciò i terrestri riscoprono casualmente la colonia perduta di Darkover.



LA RISCOPERTA DI DARKOVER:

 Libro di servizio per dare il via alla parte più nutrita della saga, quella che sembra effettivamente interessare maggiormente MZB.

 Ad un certo punto, dopo che Darkover ha vissuto due millenni di beata solitudine in una parte sperduta dell'universo, una navicella terrestre decide di inviarvi una spedizione.

 Non hanno idea dell'esistenza della civiltà nata dalla navicella perduta tanto tempo prima e lo shock del nuovo incontro sarà enorme e non si placherà in nessuno dei libri successivi.
 Appare la centrale Leonie Hastur, potentissima Comyn presente in numerosi libri successivi.
 Evitabile.


LA CATENA SPEZZATA:

 Primo libro della minitrilogia delle libere amazzoni, ha un'interessante introduzione su come causò grande scompiglio tra alcuni gruppi femministi alla sua pubblicazione.

 In effetti è in parte comprensibile perché la storia viene apparecchiata in perfetto stile "Sovvertiamo il patriarcato" per poi filare verso un finale pesantemente conservatore (che poi verrà ribaltato nel libro successivo).

 La storia inizia nelle Terre Aride (sì, Martin ha copiato anche questa idea), regno che si trova a sud dei sette regni dove prospera una nazione terrificante in cui le donne vengono incatenate da quando sono adolescenti e per tutta la vita, letteralmente proprietà prima del padre e poi del marito.

 Non sono provvisti di poteri Psi e i sette regni cercano di avere a che farci il meno possibile.

 Fatto sta che una dozzina di anni prima, un signorotto locale aveva fatto rapire una nobildonna Comyn per avere il sospirato erede maschio per poi avere, al solito, un'unica femmina: la bellissima Jaelle.
 La storia comincia con un gruppo di libere Amazzoni, assoldate da una vecchia amica della rapita, che 12 anni dopo cerca di liberare la nobildonna, incintissima stavolta di un maschio e sua figlia.
 Ci riescono, ma la nobildonna muore di parto e Jaelle decide di unirsi alle libere amazzoni. Normalmente a una nobile non sarebbe concesso, ma nessuno vuole la figlia di un signore delle terre aride per casa, quindi va bene così.

 Una decina di anni dopo Jaelle incontra Margali, terrestre nata e cresciuta a Darkover, partita per salvare un suo compagno di lavoro (appartengono a una sorta di servizio segreto terrestre in forza sul pianeta) nonché suo ex marito.
 Dall'incontro si promettono le doverose scintille per un'epica coppia lesbica, ma non andrà così.
 O almeno non ancora.

 Interessante il tentativo di spiegare l'eterno conflitto tra le catene che pensiamo ci frenino e crediamo di dover spezzare e quelle che invece realmente ci immobilizzano eppur non vediamo.


I REGNI DI DARKOVER:

 Libro dal titolo italiano assolutamente incomprensibile perché non vuol dire niente, (l'originale è il ben più sensato "La casa di Thendara"), inizia immediatamente dopo "La catena spezzata" e racconta le vicende parallele di Jaelle, darkovana ora sposata a un terrestre che lavora nella base terrestre, e Margali, terrestre che decide di passare un anno di addestramento tra le libere amazzoni di Darkover.

 Entrambe subiranno una serie di shock culturali molto interessanti da seguire e scopriranno diverse cose su loro stesse che condurranno a un finale che finalmente rende giustizia al primo libro (non ve lo dico, ma c'è da gridare "Evvivaaaaaaaaa").

 I miei capitoli preferiti sono quelli dedicati a Margali, sia perché è davvero interessante scoprire com'è strutturata una congrega di libere amazzoni, (in realtà sembra molto simile a una sorta di immaginifica comune lesbofemminista), sia perché Jaelle dà sui nervi.

 Non puoi fare a meno di pensare che bisogna essere delle vere sciagurate per passare dal comandare un gruppo di donne armate fino ai denti fiere della loro libertà a mogli di un omuncolo terrestre con manie di grandezza inappagate.

 E' uno dei miei libri favoriti in assoluto della casa, probabilmente anche perché, a lungo, ho sognato di vivere in un posto del genere!



LA CITTA' DELLA MAGIA:

 Ahimè indegno finale della trilogia.

 Jaelle e Margali sono ormai una coppia e partono per una missione verso la barriera dove vivono le sorelle nere (sì, molti decenni prima di Martin).

  La storia è un po' inconcludente e sembra sia stata scritta solo per farci sapere che fine avrebbero fatto le nostre eroine (una brutta fine in qualsiasi caso).
 Da leggere se volete scoprire quando Martin abbia spudoratamente saccheggiato MZB.


LA SPADA INCANTATA:

 Libro di servizio per presentare alcuni personaggi importanti in altri libri e preparare una storia che verrà sviluppata in modo più complesso ne "La torre proibita".
 Io l'ho letto dopo e non ho avuto nessun problema.
 Non indispensabile, racconta di come Andrew Carr, pilota terrestre, riesce a salvare Callista Alton, quasi custode della torre di Arillin, dal rapimento degli uomini felini.


LA TORRE PROIBITA:

 E' uno dei MUST HAVE della saga di Darkover. Uno dei capitoli più belli, importanti e commoventi in assoluto.

 Nel libro, Callista Alton sposa Andrew Carr e la sua gemella Ellemir sposa Damon Ridenow, un nobile allontanato dalla torre di Arillin.

 Anche in questo libro appare la figura di Leonie Hastur e qua, per poter andare avanti, è necessario spiegare cosa sia una custode.

 Tutte le torri, le cui più importanti sono Arillin e Neskaya, per funzionare hanno bisogno di una sorta di capo, un Custode, o meglio, unA custode, perché se un tempo era un ruolo che poteva andare a uomini e donne, ad un certo punto si è deciso dovesse toccare solo alle donne.

 E' un ruolo importantissimo, di comando, uno dei pochi concessi alle donne su Darkover MA ovviamente c'è la fregatura.

 Se sei una custode devi anche rimanere vergine e intatta per tutta la vita, questo perché i canali che "trasportano" le energie psi e quelli che trasportano le energie sessuali rischiano di sovrapporsi e di far cortocircuitare la custode incenerendola letteralmente.

 Su questo problema si fonda l'ìntera storia de "La torre proibita".

 Callista, condizionata sin da bambina a diventare una custode, non riesce quasi a farsi toccare da Andrew e deperisce a vista d'occhio.

 Il problema sembra insolubile finché Demon non inizia a fare alcune ricerche sul passato: se un tempo anche i custodi erano uomini e questo divieto della verginità non esisteva. Questo vuol dire che avevano un sistema per sbloccare la situazione, ma quale?

 La storia è bellissima: i personaggi che si avvicendano intorno a una trama priva di molta azione, ma basata quasi solo sui rapporti interpersonali, disegnati in modo magistrale.

 E' uno splendido racconto non solo sul potere, ma anche sul potere esercitato sul corpo delle donne e sulla resistenza che altre donne e altri uomini pongono  per non mettere in discussione lo status quo, che pure è conservatore, superato e marcio.

 DA LEGGERE.


RITORNO A DARKOVER e IL SIGNORE DI STORN:

 Sarò sincera, ricordo poco e niente di questi due romanzi.

 Nel primo si racconta un'avventura di Larry Montray (figlio di un odioso personaggio ricorrente nella trilogia delle amazzoni) e dell'erede di Alton, Kennard Alton.

 Nel secondo c'è una storia stile cappa e spada con un terrestre che si ritrova a combattere per liberare alcuni nobili darkovani presi d'assedio.
 Non so dirvi se ve li consiglio o sconsiglio perché ho proprio il vuoto.


I Comyn e l'impero terrestre


 Dopo un tot di anni di convivenza tutto sommato pacifica, i rapporti tra darkovani e terrestri iniziano a mostrare la corda.
  I terrestri contavano che ad un certo punto i darkovani avrebbero apprezzato tecnologia terrestre e benefici della federazione e si sarebbero uniti a loro rigettando la loro ostinata indipendenza. 
 I darkovani, dal canto loro, sono ben lungi da avere queste idee anche se il popolo inizia a mostrare i primi segni d'insofferenza verso i Comyn, la cui natura presuntamente divina è stata smascherata.

L'ESILIATO DI DARKOVER:

 Questo è il classico libro della saga che merita un gigantesco PERCHE'?

 Il protagonista infatti è il figlio di Cleindori Aillard, personaggio importantissimo nell'economia della storia darkovana e pluricitata a cui però non è mai stato dedicato un libro.

 Si tratta di un romanzo di servizio che ci spiega cosa è successo ai ribelli che misero in piedi La torre proibita e anche come la trilogia delle libere amazzoni avesse un senso nella consecutio temporum.

 Cleindori è infatti la figlia di Andrew Carr e Jaelle Aillard.

 Bisogna infatti sapere che i darkovani non hanno una sessualità che piacerebbe molto al ministro Fontana e forse neanche ad alcune femministe estreme: poiché la cosa più importante è arrivare ad avere un figlio (ovviamente la mortalità infantile tra malattie e altro è molto alta su Darkover), qualsiasi mezzo è lecito.
  Capita così che se una coppia è poco fertile, se ci sono donne single libere (tipo le libere amazzoni), se un uomo o una donna di una coppia non riescono a procreare, si faccia ricorso a una sessualità più libera.

 Insomma, si pratica l'eterologa con metodo naturale e nessuno si scandalizza.

 Cleindori, figlia di Jaelle, decide di combattere il sistema dall'interno e di diventare una custode per cambiare le regole antidiluviane che le vogliono sacre e intoccabili.
 Purtroppo i fanatici estremisti esistono pure su Darkover e finirà male per tutti.

 Il problema è che noi questa storia la conosciamo per interposta persona in questo libro dedicato all'inutile figlio di Cleindori che man mano ricorda. Perché? Boh.


L'EREDE DI HASTUR:

 E' con alta probabilità il libro più bello e magnificente della saga, superiore a tutti gli altri per la complessità della trame e, soprattutto, la profondità di tutti i personaggi.

 Riesce ad affrontare temi molto complicati con estrema delicatezza: repressione sessuale da parte della religione, omosessualità, abusi, scontro di civiltà, sovversione e inadeguatezza giovanile.

 E', il libro che mi ha fatto capire di essere lesbica.

 La storia viaggia su due binari paralleli che si incontrano solo alla fine: le vicende del giovane Regis Hastur e quelle di Lew Alton, ragazzo poco più grande di lui, suo grande amico.

 Regis è un quindicenne, unico erede della casata più importante dei sette regni, e, sembra dotato di un risibile potere Psi, un vero e proprio handicap che cruccia il suo anzianissimo nonno, preoccupato per il futuro (il padre di Regis è morto, ma questa è un'altra storia).

 Come previsto per tutti i nobili maschi, viene spedito nel corpo dei Cadetti, una sorta di collegio militare dove viene istruito nell'arte della guerra e conosce conosce altri ragazzi provando un'immediata simpatia per Danilo Syrtis, suo coetaneo appartenente a una famiglia nobile caduta in disgrazia, il cui potere è "catalizzare i poteri Psi".

 Tutto è molto importante in questo libro perché niente viene lasciato al caso, neanche i poteri Psi dei singoli.

 Mentre Regis vorrebbe un rapporto d'amicizia più profondo con Danilo, l'altro ragazzo sembra in preda a una non specificata agitazione che gli causa un loro insegnante, Dyan Ardais, e ne viene continuamente respinto.

 Nel frattempo Lew Alton si trova ad Aldaran, il regno "canaglia" quello che non solo si è slegato dal potere degli Hastur, ma ospita anche la base terrestre.

 Lew che è terrestre per parte di madre e malvisto dagli altri Comyn, si ritrova a far visita a suo zio e ad essere coinvolto in una sorta di piano sovversivo lastricato di buone intenzioni: fondare una nuova torre assieme ad alcuni terrestri dotati di poteri (poiché è Darkover a risvegliare i poteri Psi in chi li ha naturalmente sopiti, anche alcuni terrestri possono esserne dotati), maneggiare una matrice di livello altissimo e dimostrare che i Darkovani possono reagire e non solo subire il potere terrestre.

 La storia di Lew è affascinante, ma è quella di Regis e Danilo la vera gemma: riesce a parlare di risveglio della sessualità, scoperta di sé stessi, repressione interiore dovuta ai condizionamenti subiti nell'infanzia dall'esterno, in un modo che non ho mai più trovato in nessun altro testo.

 Regis e Danilo si amano da subito, ma prima di poterlo capire, poterlo accettare e persino poterlo vivere (cosa che accade in realtà in un racconto contenuto in un'antologia) devono superare tali scogli interiori da rendere necessarie (e dico NECESSARIE) centinaia di pagine.

 E' un libro meraviglioso che racconta l'adolescenza come non ho mai visto
altrove perché, grazie alla scusa del fantasy, riesce a farlo con una libertà illimitata.

 Una MZB in stato di grazia che riesce a rendere profondo persino un personaggio orribile come Dyan Ardais (di cui vengono parzialmente spiegate le origini in un altro racconto esterno).
 DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE.


LE FORESTE DI DARKOVER:

 Risale al 1958 questo romanzo che narra un'avventura di Regis Hastur con alcuni terrestri e vi appare con una non più ripetuta centralità, un popolo autoctono di Darkover: gli uomini delle foreste.
 Non uno dei migliori perché MZB stava ancora prendendo le misure, ma piacevole.
 E' l'unico che all'epoca non trovai in libreria e mi procurai con uno scambio di libri su un sito Lgbt.


L'ESILIO DI SHARRA:

 Uno dei grandi romanzi di Darkover, riscrittura estesa di un libro precedente, "La spada di Aldones" (che vi consiglio di recuperare solo se siete grandi appassionati di MZB perché dimostra l'incredibile crescita stilistica dell'autrice, ma per il resto è una prova debole) anche qui torna il doppio racconto: quello che accade a Regis Hastur e quel che accade a Lew Alton.

 Dopo "L'erede di Hastur", Regis ha finalmente capito di amare Danilo, di non doversi sentire in colpa per questo e, di conseguenza, ha liberato il suo enorme potenziale Psi.
  Danilo ha fatto un po' pace con la sua sofferta adolescenza ed è diventato il compagno di Regis (anche se nonno Hastur spinge per matrimonio etero e sfornare un erede ufficiale) che si appresta a regnare  saggio sui sette regni.

 Nel mentre, Lew Alton, che ha pagato il suo tentativo di sovversione molto caro (non vi dico come altrimenti vi svelo il finale del libro precedente), viaggia con suo padre per l'universo come delegato darkovano nella federazione terrestre tenendosi lontano dai Comyn che ancora non gli perdonano di aver riportato in giro Sharra, una matrice potentissima risalente alle ere del caos che a momenti distruggeva il regno di Aldaran.

 La faccenda però non è ancora chiusa e Sharra, oltre ad essere mira di alcuni avventurieri senza scrupoli, sembra proprio avere una sua volontà ovviamente distruttiva.
 Consigliatissimo MA non come primo libro della saga.
 E' uno di quelli da leggere dopo che si è entrati nel mondo darkovano e in sintonia coi personaggi. Da leggere per forza solo dopo "L'erede di Hastur" altrimenti capirci qualcosa è arduo.


IL RIBELLE DI THENDARA:

 Scritto nel 1975 con l'idea che dovesse essere il capitolo conclusivo della saga, è una prova non tra le migliori di MZB. 

 Si tenta una conciliazione finale tra la cultura umana, quella darkovana e i Chieri, che, alla luce della complessità degli altri libri, appare un po' troppo semplice (famo un'orgia e risolviamo tutto, concetto affascinante, ma non molto applicabile dopo Woodstock).

 Ci tengo a sottolineare la nota assurda della Tea che diceva come questo libro aveva procurato "una fama ASSOLUTAMENTE involontaria alla Bradley come simpatizzante della causa omosessuale" questo perchè "per esigenze di trama si trovò ad affrontare un tema considerato tabù: l'omosessualità femminile".

 1) Di tutti i libri di MZB infarciti di gay e lesbiche, questo non è certo quello in cui si tratta il concetto in modo più manifesto, anzi. Non mi ricordo neanche il personaggio lesbico in questione (ne "I regni di Darkover" per dire c'erano continui riferimenti a coppie lesbiche).

  Qui anzi l'argomento spinoso riguarda il protagonista che, ad un certo punto, si ritrova a fare sesso con un Chieri, essere ermafrodito, e non si sa bene come finirà il tutto.
 Il turbamento sulla questione è stato affrontato assai meglio e in modo infinitamente più struggente da Ursula K. Leguin in "La mano sinistra delle tenebre" CAPOLAVORO ASSOLUTO che dovete recuperare.

2) MZB in gioventù aveva scritto dei lesbian pulp e, ripeto, tutti i libri hanno una forte componente lgbt, quindi mi domando perché il curatore si sia premurato di scrivere una cosa del genere.

 In ogni caso non una delle sue prove migliori, inoltre, essendo stato scritto prima de "L'erede di Hastur" e de "L'esilio di Sharra" dona a Regis Hastur una moglie che proprio stona col personaggio.
 Vabbeh.


LA SFIDA DEGLI ALTON - LA MATRICE OMBRA -ATTACCO A DARKOVER:

 Anche altri romanzi di MZB sono stati scritti in collaborazione con altre autrici, ma in questi ultimi tre, quando al centro della storia viene messa la famiglia Alton, nella figura di Margaret Alton,
secondo me è particolarmente evidente.
 Devo dire, i componenti della famiglia Alton non sono mai stati i miei preferiti.

 Avendo come dono quello di poter entrare con la forza nelle menti degli altri, hanno sempre avuto quella patina di arroganza che proprio non ti fa sentire il palpito dell'empatia.

 Inoltre, Margaret-Marguerida Alton è proprio il prototipo della gattamorta letteraria: l'eroina suo malgrado, con un enorme potere suo malgrado, che passa tutto il tempo a dirti che avrebbe preferito non portare quel fardello.
 S'innamora di lei un principe principesco principoso e insomma tutto sembra accaderle per caso, ma ci viene costantemente ripetuto quanto sia meravigliosa.

 Inoltre il periodo storico darkovano in cui viene ambientato, ossia il momento in cui i Comyn capiscono che non possono più far finta che il resto dell'universo non esista e mandano un delegato nella Federazione terrestre, in questo caso il Lew Alton, non mi piace particolarmente.

 In "Attacco a Darkover", libro che MZB lasciò incompiuto a causa della morte improvvisa, Darkover deve difendersi dalle improvvise mire della federazione terrestre che ha sostanzialmente deciso di eleggere un governo di fasci sovranisti con mire espansionistiche.
 Onestamente non i miei volumi preferiti della saga.


 Questa è la mia personale selezione, siete concordi? Ne preferite altri? Quali sono i vostri personaggi favoriti? Fangirlate con me!


lunedì 12 novembre 2018

Guida alla saga di Darkover parte I! Come ho scoperto il pianeta rosso di MZB e i suoi abitanti e una piccola intro per capire di cosa stiamo parlando!

Avevo quattordici anni quando mi regalarono il primo libro in assoluto di Marion Zimmer Bradley.

 
I miei favoriti, manca solo "L'esilio Sharra"
Si trattava de "La signora del falco
" ed era, anche se ancora non potevo saperlo, uno dei migliori della serie di Darkover.

 La storia raccontava le vicende di una ragazzina, Romilda, figlia di un piccolo nobile specializzato nell'arte della falconeria, il cui pensiero principale è tarparle le ali in quanto figlia femmina per farla sposare a un nobilastro locale che ha già seppellito qualche moglie.

 Romilda, che ha molto talento e poca voglia di diventare l'ennesima moglie morta di parto di un tizio molto più vecchio di lei, si traveste da uomo e scappa, finendo, per caso o per destino, in mezzo a una guerra dinastica di cui diventerà una pedina fondamentale.

 Mi piacque, ma non bastò ad accendere in me la fiamma di MZB.

 Io sono stata sempre una tipa poco da fantasy. Mi piace, ho giocato a d&d tanti anni divertendomi come una pazza, ma non sono mai diventata una fanatica.
 In generale, in verità, credo di avere proprio un carattere poco dedito al fanatismo appassionato verso qual che sia cosa, e il fantasy è un genere letterario in cui passione e devozione sono spesso una conditio sine qua non.

  Comunque ci fu un buco di vari anni, lessi qualcos'altro di MZB, tra cui "La signora delle tempeste" (molto bello, ma onestamente non tra i miei preferiti) e "Le nebbie di Avalon" che ammetto di aver apprezzato molto di più anni dopo, un po' più adulta.

Tuttavia quella luce continuava a non accendersi.
 Fu alla fine del primo anno di università che scoppiò l'amore vero.
 Mzb ritornò nella mia vita in un momento molto particolare.

 Al termine di quel primo anno avevo dato tutti gli esami, ma ero molto indecisa sul da farsi: avevo scelto la facoltà giusta?

 Non sarebbe stato meglio mollare la strana biblioteconomia in favore della più normale lettere?

 Ci rimuginai e infine tentai un trasferimento in un'altra università nella facoltà di lettere (prego che non dobbiate farlo mai, è la roba più burocraticamente contorta della terra) e quando lo ottenni ci passai un mese sonnolento, comprendendo di aver sbagliato tutto.

 Mi resi conto, durante una lezione di dialettologia, quando il professore disse che in Sicilia esistono 34 modi diversi di dire lucertola, che volevo tornarmene alle mie elucubrazioni sulla produzione della pergamena e la concia del pellame per le copertine dei manoscritti, alla codicologia e alla storia delle biblioteche.
 Andai in segreteria il giorno stesso e bastò una firma per rispedirmi dritta a biblioteconomia e alla mia vecchia università. Tanto era stato complicato trasferirmi, tanto era stato semplice tornare indietro.
 Pagai comunque cara la mia indecisione: persi la borsa di studio e un mese e mezzo di tempo da dedicare agli esami, così passai un tardo autunno molto deprimente chiusa in casa a studiare follemente.

 Fu lì che dal niente apparve dalle tenebre del cosmo la nostra Marion.

 Una sera, dopo aver studiato tutto il giorno, uscii da casa un po' confusa  e andai nell'allora splendida libreria indipendente che c'era nel mio paese (e che purtroppo chiuse qualche anno dopo per lasciare il posto ad un hi-fi, impresa che sembra altrettanto fallimentare, ma in alcuni paesi tipo il mio prospera).

 Non avevo un'idea precisa di cosa volessi, ma non una cosa complicata, desideravo solo un libro che mi aiutasse a scaricare, tipo messa a terra.

 Fui attratta da un angolo molto colorato in cui troneggiava tutta la collana tea dedicata a Marion Zimmer Bradley e presi un libro a caso (talmente a caso che non ricordo neanche quale fu) e fu così che scoprii la saga di Darkover.
 Da quel momento fino all'inverno successivo centellinai i libri costringendomi a non divorarli in due pomeriggi.

 Avevo proprio una tecnica bastone-carota consolidata: sulla mensola davanti alla scrivania se ne stavano impilati tutti i volumi nuovi e io li fissavo. 

Avrei potuto raggiungerli solo dopo aver studiato tot pagine e, autocontrollo sommo, per non finirli subito, avrei potuto leggerne solo tot pagine ogni sera (mi chiedo ora come abbia fatto).

 Il tutto ascoltando un terrificante cd di canzoni celtiche cantate incomprensibilmente da un nativo americano che le mie sorelle detestavano.

 All'epoca non sapevo quanto fossi stata fortunata a poter investire buona parte dei soldi che guadagnavo con le ripetizioni in quei libri. Non conoscevo ancora l'osceno gorgo del fuori commercio che condanna all'oblio e ai capricci incomprensibili degli editori.

 Li compravo, li leggevo centellinandoli e qualcosa, oscuramente macinava nel mio cervello.

 Per folle che possa sembrare, quei libri che parlavano di fantamondi lontani mi misero un tarlo nell'orecchio che rosicchiò con grandissima fatica per circa un anno, quando, infine, arrivò al cuore della faccenda.
 Se c'è un libro che posso dire mi abbia cambiato la vita nel vero senso della parola quello è "L'erede di Hastur".

 E' stato grazie a questo romanzo, costruito in realtà in modo da essere una criptata scoperta della propria sessualità, che ho capito di essere lesbica.

 Un'evidenza a cui non ero ancora giunta a un'età, ve lo assicuro, fin troppo veneranda e il fatto che ci sia arrivata attraverso un libro mi è parsa una cosa accettabile solo dopo aver letto che ad Alison Bechdel è successa la stessa cosa.

 Diciamo pure che MZB è riuscita con me in un intento letterale: i suoi libri, alcuni almeno, parlavano di me così bene che mi ci sono riconosciuta prima ancora di riconoscermi da sola.
Perdonate la contorsione.
 In realtà, io credo, è proprio questo il motivo per cui la saga di Darkover è l'unica saga fantasy ad avermi realmente e totalmente appassionato nella mia vita: MZB usava fantasy e fantascienza per raccontare altro, costrizioni sociali, sessismo, omofobia, scontro di culture, condizionamenti da parte del potere, qualsiasi tipo di potere.


COSE CHE DEVI SAPERE SE VUOI INIZIARE A LEGGERE LA LUNGHISSIMA SAGA DI DARKOVER 


 La saga di Darkover è stata costruita dalla stessa MZB come un insieme di libri singoli (anche se alcuni hanno una forte consequenzialità) da poter leggere separatamente, tanto che, per sua stessa ammissione, vi sono delle incongruenze che ha preferito sacrificare alla bontà delle singole trame.
 Se una trama avesse richiesto una forzatura rispetto alla linea temporale, lei l'avrebbe fatta e l'ha fatta.

 La storia si svolge nell'arco di svariati secoli su un pianeta da grande sole rosso: Darkover.

 E' un pianeta piccolo, dal clima molto freddo e abbastanza inospitale, dove, per puro caso, millenni prima, una navicella spaziale, carica di una colonia terrestre diretta altrove (per loro fortuna a fondare un mondo tecnofobo basato sulla Scozia medievale altrimenti sarebbero morti tutti in due giorni), aveva subito un'avaria ed era rimasta bloccata.

 I terrestri, tra mille difficoltà, erano riusciti a prosperare su questo piccolo globo già abitato da alcune specie autoctone, la cui sola pienamente senziente è quella dei Chieri, sorta di elfi ermafroditi che vivono celandosi all'occhio umano, ma che, di tanto in tanto, si uniscono a loro per generare qualche figlio.

 E' proprio grazie ai Chieri e a un insieme di circostanze "biologiche" date dalla conformazione del pianeta che i coloni bloccati iniziano a sviluppare, in alcuni casi, potenti poteri Psi che consentono la loro sopravvivenza in un mondo assai ostile.
 Passano i secoli, la lontana provenienza terrestre viene completamente dimenticata e si sviluppano, accanto a una forma primitiva di cristianesimo, alcuni culti.

 Si crea inoltre, dopo un periodo di violentissime guerre in cui viene fatto uso di armi devastanti di matrice persino nucleare, un sistema sociale di tipo feudale caratterizzato da regni, prima piccoli e frammentati, infine solo sette, dominati da altrettante famiglie nobili, i Comyn, tutti dotati di uno specifico potere Psi.

 Accanto ai Comyn, il potere è condiviso dalle Torri, delle vere e proprie torri dove operano dei tecnici Psi, persone (prima anche comuni, poi, a causa di un periodo di selezione genetica e anche di un'involuzione classista della società, solo nobili) che dedicano la propria vita allo studio e all'esercizio dei poteri Psi, in grado di lavorare in circoli che controllano delle matrici, misterosi minerali in grado di catalizzare le energie mentali per diventare immense forme di energie che, incotrollate, potrebbero portare alla distruzione del pianeta.

 Il mondo feudale che si sviluppa, molto simile al medioevo terrestre, è, ovviamente, un mondo fortemente sessista: le donne sono soggette al potere maschile e dei sette regni solo uno segue una linea ereditaria femminile.

 I numerosissimi libri che compongono la saga di Darkover sono stati scritti,nell'arco di 40 anni di MZB in modo completamente caotico rispetto a un'ideale linea temporale e diventa molto evidente, nel corso della lettura, come alcuni periodi siano stati esplorati pochissimo rispetto al loro potenziale, a favore di altri.

 Questo e anche la volontà di MZB di continuare la saga, interrotta fatalmente nel 1999 a causa della sua morte improvvisa, hanno fatto sì che continuassero a uscire, postumi, svariati libri che però, ve lo dico molto sinceramente, non valgono assolutamente la pena.

 Diventa evidente come i libri scritti dalla Bradley avessero un sottotesto gigantesco che usava come scusa trame fantasy, mentre i libri spuri, affidati anche a scrittori di livello, sono semplici fantasy senza nessuna seconda pretesa.

 Tanto per farvi capire, la Bradley aveva previsto con decenni di anticipo alcune istituzioni giuridiche e sviscerato problematiche morali che il progresso medico avrebbe portato nell'ambito della riproduzione.

 Basti pensare che su Darkover esistono due tipi di istituti giuridici per il matrimonio:

1) Il matrimonio di catenas, quello che nessuno può sciogliere per nessun motivo, neanche volontariamente e che può essere contratto solo da un uomo e una donna.

2) I liberi compagni. Una sorta di matrimonio più soft, che si può sciogliere, comprensivo di stepchild adoption e che può invece essere contratto anche da persone dello stesso sesso.

 Questo perché, escludendo i darkovani cristiani (comunque non moltissimi), tendenzialmente i darkovani hanno una sessualità molto fluida ed è incoraggiato avere un fratello o una sorella elettiva durante l'adolescenza (dopo diventa riprovevole, ma se prendi moglie e fai figli te lo passano comunque) che di solito è anche compagno di letto.

 Nel periodo del caos, particolarmente (anche troppo) sperimentatore, in cui l'uso dei poteri psi era al culmine e privo di alcun limite morale (e che unisce splendidamente mondo fantamedievale e terrori fantascientifici), MZB inserisce anche alcuni interessanti incubi riproduttivi come i ragazzi e le ragazze fiore.
  Splendidi giovani, sterili e molto androgini, vengono "fabbricati" col solo scopo di essere sex toy per i potenti. Come? Usando embrioni umani cresciuti negli uteri dei Cralmac, specie umanoide creata artificialmente durante le sperimentazioni delle epoche del Caos.

 I darkovani sono retrivi nei rapporti tra i sessi, ma molto meno per quel che riguarda la riproduzione: avere un figlio è la cosa più importante e puoi averne anche da donne o uomini diversi se il partner è d'accordo, come puoi scambiare bambini con parenti (se tu vuoi un maschio e l'altro una femmina per dire).
 Sono persino previste le persone transgender (sia mtf che ftm, resi tali in modo non specificato da persone dotate di grandi poteri Psi).

  Uno dei personaggi più belli della saga, Camilla, è un'emmasca che, in verità, precisamente non sarebbe neanche un ftm essendo una donna che ha deciso, per una serie di motivi abbastanza tragici in realtà, di "rinunciare alla propria femminilità" mantenendo però un nome e un'identità femminile (ed inoltre è lesbica).
 Non credo esista una serie di fantasy che dedica così tanta attenzione ai rapporti interpersonali in modo così specificatamente queer.

 I personaggi lgbt sono così tanti e diffusi che, ad un certo punto, si capisce come sia proprio la società darkovana ad avere una dicotomia curiosa per noi terrestri: estremamente binaria dal punto di vista della gestione del potere, anche familiare, incredibilmente diversificata e libera sul fronte della sessualità.

 Come decidere quali libri leggere della prolificissima saga, peraltro arricchita da numerose antologia con scritti originali di MZB e altre protofanfiction di fan che le inviavano racconti ambientati su Darkover?

 Io tenterò nel post di domani (questo è già lunghissimo e lo sarà anche quello di domani) di dirvi quali, a mio parere valgono più la pena di altri.

Tenete presente che sono opinioni personali e che, se vi appassionerete, tutta la saga varrà la pena, anche a costo di dover scartabellare negozi e siti che vendono usati.
 Siete pronti per partire a razzo verso il pianeta dal sole rosso?

Ps. Non potete capire la gioia dello scrivere questo post sapendo, finalmente, dopo anni, che potrò condividere il mio delirio di fan con qualcuno!!