tag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post1185761366016179783..comments2024-03-02T18:04:03.889+01:00Comments on I dolori della giovane libraia: Siamo mai stati davvero liberi? Il moralismo nell'adolescenza, la provincia addormentata, il sessismo nel fumetto, il giudizio degli altri e la recensione di "Incendi estivi" di Giulia Sagramola.Nathan Rangahttp://www.blogger.com/profile/04873959690557878460noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-91370787975344070362016-04-06T11:43:03.769+02:002016-04-06T11:43:03.769+02:00Lo ammetto, mi piace molto scrivere i vari post ch... Lo ammetto, mi piace molto scrivere i vari post che parlano di come sia difficile sopravvivere alla propria adolescenza (anche "Skim" delle cugine Tamaki pur toccando altri punti parla di questo). Il fatto che magari piacciano meno di altri secondo me può dipendere dal fatto che non tutti ci si riconoscono, chi ha avuto un'adolescenza magari un po' travagliata, per vari motivi, personali ed esterni, sì. Io la penso come te, l'adolescenza non è un periodo che francamente rivivrei, però è anche quel momento in cui, se sei abbastanza forte e lucido, riesci a capire quelle cose fondamentali che non ti doneranno ricordi megagalattici, ma un certo senso critico nei confronti della vita sì. Il succo è sempre lo stesso: è stato bello vivere certe situazioni? Sentirsi sempre in un certo modo? No. Ne è valsa la pena a lungo termine? In un certo senso sì. Se passi un'adolescenza adeguatamente complessa, non è che avrai vita facile, ma, a mio parere, avrai di certo più forza per affrontarla. Questo non vuol dire che migliorerà, ma io non ho mai desiderato una vita perfetta, senza intoppi, ho sempre pensato non facesse vedere molti lati della realtà e ammazzasse l'empatia verso il prossimo. A lungo andare credo che uno dei problemi della società sia quello: se non sei mai stato quello che perde o che è rimasto indietro, se non hai mai visto cosa c'è dalla parte di chi non è conforme (che magari vorrebbe anche adeguarsi, ma per sua natura non può), allora conosci solo un pezzo di tutta la storia e io non vorrei mai essere dalla parte di chi sa solo ciò che gli si mostra. Non so se sono riuscita a spiegarmi.Nathan Rangahttps://www.blogger.com/profile/04873959690557878460noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-20865962137327514662016-04-06T11:23:00.830+02:002016-04-06T11:23:00.830+02:00Ora, io posso portare la mia esperienza - per cert...Ora, io posso portare la mia esperienza - per certi versi abbastanza insolita - di individuo che per una serie di tiri della sorte, caratteristiche personali e famigliari, contesto chiuso in cui si è trovata a muoversi, e anche una serie di problemi fisici abbastanza colossali, non ha vissuto l'adolescenza in modo conservatore. <br />Per me il periodo che è andato dai 15 ai 22 anni è stato il più creativo della vita, e anche quello in cui (nonostante le varie ed eventuali burrascosità sociali nelle quali chiunque venga a trovarsi in una classe di liceo volente o nolente viene coinvolto) ero più libera di autodeterminarmi nelle amicizie, nelle frequentazioni e nel carattere: ero il classico individuo che è in grado di urlare "<i>Ehi!, cos'è 'sto mortorio!</i>" nel pieno di un funerale, e di non trovarci niente di strano.<br />Le condizioni per questa fuga dal conservatorismo si sono prodotte (per analogia, o in taluni casi per una sorta di contrappasso) erano dovute principalmente ai seguenti fattori:<br />1) Avevo un corsetto ortopedico che mi chiudeva per diciannove ore al giorno in una gabbia dal collo al pube, cosa che creava in me un mood fatalista tipo: "Peggio di così non può andare, facciamoci un bicchierino";<br />2) Frequentavo una scuola quasi solo femminile (due soli maschi in tutto il liceo) gestita da monache che, sita in un edificio del '600 in mezzo alla città con tanto di sbarre alle finestre (lo giuro), creava una sensazione distopica tipo "mondo disco", dove niente era come sembrava ed eri costretto a indossare una specie di muta da sub per le gare di nuoto a rana dei giochi della gioventù (giuro anche questo) allo scopo di meglio nascondere le - scandalo!, orrore! - forme muliebri;<br />3) Non me ne fregava molto di chi frequentavo o delle sue caratteristiche, purché mi ispirasse simpatia e interesse, per cui avevo amicizie negli ambienti più svariati (cosa che mi ha predisposto ad avere, per un caso particolare, un mucchio di amici appartenenti alle più svariate minoranze: un paraplegico, una persona che viveva in una comunità di recupero, omosessuali-<i>work-in-progress</i> che in un paio di occasioni mi hanno usato come primo teste per i loro coming out, individui appartenenti ad altre religioni e ad altri colori), oltre alla solida base di cugini che mi sono portata dall'infanzia ad oggi;<br />4) Interessi abbastanza diversi dai coetanei - studio semiprofessionistico del canto lirico, poesie, scrittura, divulgazione scientifica e debunking. <br />Per tutti questi motivi - che, riconoscerai, hanno creato un sostrato abbastanza eccentrico - avrei potuto trovare ragionevolmente ancor più comodo conformarmi più possentemente di altri allo scopo di crearmi una sorta di "coperta di Linus". Per qualche ragione, non me ne fregava niente, e ho avuto una di quelle adolescenze libere che molti adulti rimpiangono. <br />Però non ero comunque felice: perché il prezzo per tutta questa creatività/libertà era di essere sempre più o meno da sola, e di scontrarsi <i>continuamente</i> con le aspettative di chi ti avrebbe preferito un po' meno dura e più comprensibile.<br />Credo, in definitiva, che qualsiasi adolescenza tu viva, conformista o meno, in compagnia o da soli, lo scotto da pagare di essere un individuo in formazione col cervello immerso in una bagnacauda di ormoni sia questo: una permanente sensazione di infelicità, per cause che tu stesso non riesci a capire, interrotta da sprazzi di gioia che svaniscono dopo pochissimo lasciandoti stranito/a. <br />Perché si debba rimpiangere, col senno di poi, un periodo del genere, mi è incomprensibile. L'unico momento della vita che valga la pena di rimpiangere, è quello dell'infanzia, secondo me. E anche in questo caso, è pieno di eccezioni. Ilaria Villahttps://www.blogger.com/profile/00814465784151677666noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-12238939645181295082016-04-06T11:16:19.136+02:002016-04-06T11:16:19.136+02:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Ilaria Villahttps://www.blogger.com/profile/00814465784151677666noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7105743046698891403.post-27833057991691500442016-04-06T11:15:58.845+02:002016-04-06T11:15:58.845+02:00Questo post mi ha fatto sorridere, avere il deside...Questo post mi ha fatto sorridere, avere il desiderio di leggere la graphic novel (e contemporaneamente il bisogno di evitarla come le tasse), e poi pensare tantissimo. Non so se nei miei molti e deliranti commenti l'ho già detto, ma il motivo del perché leggere questo blog è per me ormai uno dei pochi <i>hobbies</i> sopravvissuti all'angoscioso momento presente, è proprio che mi fa riflettere e pensare quasi me nolente. Vedendo che questo bellissimo - e, a mio avviso, uno dei post migliori che abbia letto finora - è passato pressocché ignorato, sento il bisogno di dedicare qualche minuto a scriverti la mia (poi, ovviamente, trascurabilissima) opinione.<br />Hai ragione. L'adolescenza è il periodo più conservatore della vita, anche secondo la mia esperienza: senti il bisogno di omologarti, e persino i gruppi sociali che dovrebbero fare dell'anti-omologazione la loro bandiera, finiscono per creare "requisiti di accesso" che ne marcano l'appartenenza come "tribù", finendo per essere omologati essi stessi. Ti mancano i requisiti che rendono la vita adulta (ovviamente vita adulta <i>autentica</i>, quella di individui dotati di raziocinio e un briciolo di buonsenso), bene o male, in grado di autodeterminarsi: maturità e denaro. <br />Sei abbandonato per la stragrande parte della tua giornata in mezzo a un "gruppo di pari" che NON hai scelto, e molto spesso NON VORRESTI essere costretto a frequentare, senza nulla in cambio (ovvero: non è come in ufficio, dove magari sei costretto a sopportare capi nazisti e colleghi fiancheggiatori in cambio comunque della tua libertà economica). In più, come se tutto questo non fosse di per sé sufficiente a scardinare anche le personalità più granitiche, ti stai <i>formando</i>: non più come persona che cresce fisicamente, o meglio, non solo, ma come <i>individuo</i>. Ce n'è da uscire pazzi, e credo sia per questo che sei contemporaneamente <i>libero dalle preoccupazioni del quotidiano</i> e <i>prigioniero di una società dalle spinte e microspinte dalla complessità bizantina</i>. Credo sia anche per questo che, come in uno dei tuoi post precedenti, è in questo periodo che l'insolito, l'assurdo, lo straordinario entrano nella vita con prepotenza tragicomica per poi scomparire in seguito (quando le preoccupazioni della vita quotidiana semplificano la complessità bizantina della società: se questo sia poi un bene o un male non ne ho idea).Ilaria Villahttps://www.blogger.com/profile/00814465784151677666noreply@blogger.com