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domenica 23 giugno 2013

"I Segreti di Murakami", il primo libro sul giapponese più amato in Italia.

Prima di lavorare in libreria, memore delle ore passate a studiare l'infinita sequela di tomi del Guglielmino-Grosser al liceo (ndcs per chi avesse la fortuna di averlo evitato erano i 12 libri che componevano il programma di italiano al triennio), non avevo nessun interesse per il settore di critica letteraria
Errore madornale. Tra vite assurde di scrittori e studi su qualsiasi cosa (dai luoghi di Montalbano, alla filosofia di Harry Potter ai 101 errori di traduzione che hanno cambiato la storia), è una miniera di meraviglie.
 In questi giorni è uscito un libro su Haruki Murakami, scrittore che io scoprii ormai una quindicina di anni fa grazie ad una paghetta di mio nonno con cui comprai a caso un'edizione Feltrinelli di "Norwegian wood" che all'epoca aveva ancora il tristo titolo voluto dall'editore italiano "Tokyo blues".
 Lo amai subito moltissimo e francamente non avrei mai creduto avrebbe conquistato frotte di italiani come è accaduto ad oggi con "1Q84" (un libro che francamente mi pare ben lungi da essere il suo capolavoro, "L'uccello che girava le viti del mondo" per dire è sicuramente molto superiore), ma insomma vabbeh buon per lui. 
 Mi chiedo sempre, visto il tenore della gente che compra i suoi libri (anche le sciure alla Baricco che non mancano mai una moda), cosa capiranno mai di questo scrittore, ma non sono mai stata il tipo di libraia convinta di avere il compito pedagogico di rieducare le masse, quindi anche cavoli loro.
 Comunque, il libro, il cui titolo è "I segreti di Murakami" ed. Vallardi, autore Tsuge Teruhiko, non è questo granchè.
 Oddio, il prezzo è quasi, dico quasi onesto (12,90), visto che non sono poi molte pagine e in neanche due orette si finisce comodamente. Tuttavia il sottotitolo: Vita e opere di uno degli scrittori ecc ecc. è fuorviante.
 Non è affatto una biografia, ci sono degli spunti biografici personali gustosi e molte notizie indubbiamente interessanti visto che di Murakami si sa praticamente solo che prima di scrivere dirigeva un locale in cui facevano musica Jazz. Tuttavia sono proprio briciole, per non parlare della parte critica in cui analizza due o tre topos e via così.
 E' un libro che consiglierei solo ai veri appassionati dell'autore in attesa di opere un po' più articolate e corpose sulla sua figura che deve essere sicuramente molto interessante e peculiare. 
 Per quel che mi riguarda io sto qui che attendo come l'uomo di schiena in copertina!

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