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venerdì 12 luglio 2013

Di Baricco, Mazzantini e sciure insopportabili. La Dama di Carità 2.0.

Come disegnò una volta Zerocalcare, anche io posseggo Anobii per giustificare Facebook presso la mia coscienza. Di tanto in tanto cado nel trappolone di partecipare a discussioni che so già a monte mi causeranno un travaso di bile, eppure perversamente persevero.
 Una di quelle storiche fu sugli autori che non sopportiamo. Il lungo elenco dei partecipanti, portava Joyce, Hemingway, Fitzgerald, Kafka, quindi non gli ultimi degli sconosciuti, ma insomma de gustibus non disputandum est.

 Quando però intervenni azzardandomi a nominare il sacro nome di Margaret Mazzantini, (un'autrice che non sopporto, trovandola sopravvalutata, noiosa e molto boriosa) si scatenò l'inferno. Non avessi mai osato toccarla. Non dimenticherò mai l'utente che si accanì contro di me gridando alla lesa maestà. Costui o costei mi accusò di: essere invidiosa della sua villa a Sabaudia (ignoravo ne avesse una e non ho mai visto Sabaudia), di suo marito, dei suoi figli e della sua bellezza. Altri le diedero manforte.
 Tentai di resistere chiedendo per quale motivo si potesse criticare Kafka, ma non Margaret Mazzantini, ma fu solo peggio.
 Il fatto è che la Mazzantini, come Baricco (che non sopporto come persona, ma almeno ha scritto qualche bel libro, sottolineo il qualche), è un mostro sacro della sciura media.
 In questo caso nell'archetipo della sciura infileremo qualsiasi italiano creda di avere un alto livello culturale perché segue Fazio la sera e di tanto in tanto va a qualche presentazione in libreria. In genere è femmina, ma ne fanno parte anche un nutrito gruppo di maschi, i quali credono che si possa sopperire ad una coscienza critica e ad un gusto personale coltivato in anni di letture, buttandosi sull'ultima cosa che Augias ti ha consigliato.
 Questi cacciatori della notte, sanno che indicativamente con Baricco non sbagliano mai, salvo tradirsi chiedendoti (giuro!) di leggerlo in inglese, che si sa, la traduzione in altra lingua dona alla storia un respiro maggiore. E appunto amano la Mazzantini, che gli concede di leggersi delle storie d'amore, ma insomma un filetto superiori che lo Strega alla fine l'ha vinto no? ("Non ti muovere" un libro agghiacciante).
 Se non bastassero Baricco e la Mazzantini per riconoscere il tipo, basterebbe la loro perversa ostinazione nel ricercare storie di drammi personali, come la sventura che ha colto la figlia di Socci ("Caterina") o l'uomo senza gambe né braccia che è diventato un life coach, o la manager che ha perso le gambe nell'incidente, ma non rinuncia al tacco 12.
 Praticamente è la loro versione Dama di Carità 2.0. 

2 commenti:

  1. Ignoravo l'eccellente battuta di Zerocalcare, ulteriore motivo per decidermi a smetterla di leggerlo qua e là e comperarmi il libro. Non sono sicuro di comprendere il "travaso di bile"… le idiosincrasie ce le ho pure io. Ad esempio non sono mai riuscito a terminare "Cent'anni di solitudine" o il capolavoro del povero Bulgakov. Diciamo che – prendendo un autore incostante come Hem, che talvolta è un vecchio trombone, perfino se uno mi dicesse che detesta i" 49 racconti" o "il vecchio e il mare" manderei giù il groppo, ma se motivasse comprenderei. Almeno su Anobii ci si confrontava "N" verso "N", non come in un blog che è – tranne quei rari frequentatissimi, che somigliano ad un "gruppo" anobiiano quasi sempre N a 1 e 1 a N.

    * Non dimenticherò mai l'utente che si accanì contro di me gridando alla lesa maestà.

    Adesso capisco il rovello. Se l'idiosincrasia o l'insopportabilità si motiva, non esiste la lesa maestà.

    Brutta bestia l'invidia, se tu l'avessi provata. Peccato che il tizio o la tizia attingesse evidentemente alla Mazzantini anche per la sua bellezza, la villa a Sabaudia e il marito, non certo solo per il testo, anzi, e non se ne rende conto. Della Mazzantini ne ho letto uno per informarmi e mi è bastato, e ho capito quasi perfettamente perché piace e poi una carissima persona mi ha tolto il quasi.
    Però chi desidera di provare sentimenti per conto terzi – la radice di quel tipo d'acquirenti - c'era, c'è e ci sarà.

    Casomai il vomito vero è indotto non dal sentimento per procura (che è utilissimo – ad esempio – leggendo un romanzo di guerra, si capisce qualcosa senza doverci partecipare) ma dal fatto che – come mi hanno spiegato – la Mazzantini parla di Sarajevo senza averci mai preso fucilate, e si ritiene una pari di Mailer che invece ne ha evitate parecchie, e ne "Il Nudo e il Morto" si sente.

    E ancora purtroppo – vige un principio: nelle Grandi Cose non esiste analogia, a meno che tu non sia Dante, capace di descrivere il Paradiso come uno spazio topologico complesso finito ma illimitato – corrispondente al modello einsteiniano dell'Universo nella relatività generale, ma era Dante.

    Si può scrivere di tutto, ma la mia esperienza del parto, se mai la scrivessi, sarebbe certamente di maniera. Invece la Mazzantini, come "mi hanno imparato" scrive sempre di Grandi Cose delle quali non ha esperienza.

    Credo che "Dama di Carità 2.0" sia azzeccato, del resto il sentimentalismo è il sentimento senza i costi e i rischi connessi. Abbiamo quindi gente che scrive di cose che non conosce, letta da gente che neppure loro. Come Baricco, il cui mare è perfettamente simbolico, non a caso letto e adorato da chi non c'è mai stato, nemmeno per procura.

    E non c'è bisogno d'arrivare a Melville o Conrad o Salgari o Stevenson per trovare chi ne riderebbe, basta qualsiasi pescatore dell'Adriatico.
    Sul Fazismo, corrente politica del terzo millennio non mi pronuncio. Sbracherei.

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    1. In verità era un gruppo in cui si arrivava ai lunghi coltelli per qualsiasi cosa e infatti l'ho abbandonato. Tuttavia la veemenza con cui si difendeva la Mazzantini mi è rimasta impressa. Soprattutto per il motivo che dici tu: la vita riflessa. La Mazzantini, a mio parere si è costruita un personaggio che sa indispensabile al suo pubblico e ci sguazza alla grandissima. Basta vedere come sorride furba nel suo cameo al termine del filmaccio del marito con la Cruz.

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