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sabato 5 ottobre 2013

Haruki Murakami, il David Lynch della narrativa contemporanea. Anche se tendete a schifarlo, una possibilità, credetemi, se la merita.

 Oggi parlerò di uno scrittore che è tra i miei preferiti, pur costringendomi negli ultimi tempi nella triste condizione della fan delle origini che si sente tradita, sentimento in genere proprio del sottobosco rock di tutto il mondo. Parlo di Haruki Murakami.

 Dato che da quando l'Einaudi ha deciso di lanciarlo come punta di diamante (proponendoci  "1Q84" come il suo grande capolavoro e riservandogli per la legge del contrappasso una copertina indecente) è diventato enormemente popolare, mi ero ripromessa di non parlarne, poi siccome non amo la mia coerenza interiore ho cambiato idea.

 Murakami è uno scrittore che amo moltissimo per la sua capacità di scrivere storie assurde rendendole perfettamente coerenti agli occhi del lettore. Se lui ti dice che un uomo parla coi gatti tu non lo prendi per pazzo, se ti parla di misteriosi omini che costruiscono strani bozzoli non stai lì a domandarti che razza di libro sia, e se una donna vede il suo doppelganger e di colpo i suoi capelli diventano bianchi è tutto comunque ok.

 La follia credibile di Murakami e i suoi misteri irrisolti, (nonostante per tutto il libro noi si legga i continui e incessanti tentativi del protagonista di arrivare ad una verità), lo rendono a mio parere il David Lynch della narrativa contemporanea. Aggiungendo l'ulteriore effetto di straniamento che deriva dal suo essere giapponese e quindi appartenente ad una società e a schemi di valori completamente diversi dai nostri, la miscela è a dir poco perfetta.

 Mi stupisco che l'italiano medio e la sciura media lo trovino ultimamente affascinante. Pur notando in lui un evidente peggioramento, mi chiedo sempre: cos'è che costoro vedono?
 Perché la stessa persona che ama "Amore zucchero e cannella" non può apprezzare "La ragazza dello Sputnik". E' come se uno che sente Gigi D'Alessio provasse ardente amore anche per Leonard Cohen. 
 C'è un evidente errore di sistema da qualche parte. Perciò non posso che affidare il mio sconcerto ad un mix di marketing e moda. E' di moda leggerlo è di marketing continuare a dire che diventerà il prossimo premio Nobel alla letteratura.

Io ce l'ho in quest'edizione
 Baldini e Castoldi.
 Detto ciò, affermo il mio amore per Murakami sin dai tempi del mio fortunoso acquisto di "Norwegian wood", libro che deve il suo titolo italiano con l'aggiunta di Tokyo Blues, alla casa editrice Feltrinelli che non si mostrava convinta, ai tempi della prima edizione in Italia, della forza evocativa del beatlesiano titolo. Una poca convinzione che deve aver perdurato a lungo visto che dopo il non splendido "A nord del confine ad ovest del sole" ha poi passato la mano e i diritti all'Einaudi.
 Se qualcuno si mostrasse reticente alla lettura o avesse letto solo lo strombazzato e incocludente "1Q84", dovrebbe a mio parere gettarsi su "Dance dance dance"- "L'uccello che girava le viti del mondo" e "La ragazza dello Sputnik".
 Tra le raccolte di racconti regna invece "I salici ciechi e la bella addormentata".

 "L'uccello che girava le viti del mondo" è secondo me il suo vero verissimo capolavoro. Nella storia di Toru Okada (Toru e Watanabe sono un nome e un cognome per qualche arcano motivo carissimi a Murakami che li usa sempre), alla ricerca di sua moglie, tenuta prigioniera da qualcuno in qualche luogo, viene raccontata la Storia dell'invasione giapponese in Cina. Interi vividi capitoli sulle violenze della guerra raccontate da un reduce. Capitoli che ai fini della trama sarebbero irrilevanti eppure importantissimi all'economia della lettura.

 "Dance dance dance" è invece il proseguimento di "Nel segno della pecora".
La storia mi è stata a lungo incomprensibile finché non ho scovato a casa di una mia zia la prima edizione Longanesi di "Nel segno della pecora", un'inspiegabile traduzione italiana fatta direttamente dalla traduzione inglese (?). Solo leggendo questo primo capitolo che è stato fuori commercio per anni si capisce almeno vagamente di cosa stiamo parlando. Chi è Kiki la misteriosa donna dalle orecchie perfette tanto invocata in "Dance dance dance"? Chi l'uomo pecora così ostinatamente cercato?

 Ora che l'Einaudi ha fatto una nuova traduzione potete persino avere il lusso di leggere la storia in ordine cronologico!

 E infine "La ragazza dello Sputnik" che mi è molto caro per via del personaggio di Sumire. 
Murakami ce l'ha con i personaggi lesbici, li infila ostinatamente in ogni trama, ma son sempre secondari o avventure di passaggio. Con Sumire rende onore a questa sua perseveranza creando uno dei migliori personaggi femminili descritti da un autore uomo negli ultimi decenni: un'aspirante scrittrice, innamorata di una donna adulta che ha una grande epifania lesbica risolta in una scomparsa che lega la vita, l'amore, il terrore e la scrittura in un'unica grande metafora.
Nell'antica Cina, intorno alle città si erigevano delle alte muraglie, nelle quali venivano costruite delle grandiose e splendide porte, - dissi, dopo aver riflettuto qualche istante. - A queste porte era attribuito un significato molto importante. Il loro scopo non era solo quello di permettere alla gente di entrare e uscire, ma si credeva che in esse abitassero gli spiriti della città. O che avrebbero dovuto abitarvi. Sai come facevano gli antichi cinesi a costruirle?”
Non ne ho idea”, disse Sumire.
Andavano nei luoghi dove in passato si erano svolte delle battaglie, e lì raccoglievano tutte le ossa, sparse per terra o sepolte, che riuscivano a trovare. In un paese ricco di storia come la Cina, i campi di battaglia non mancavano certo. Poi all'ingresso della città costruivano delle enormi porte in cui venivano incastonate le ossa. Gli abitanti speravano che, grazie a questo tributo in loro onore, i soldati defunti avrebbero protetto le loro città. Ma non era ancora abbastanza. Finito di costruire le porte, radunavano un certo numero di cani vivi e con il pugnale gli tagliavano la gola. Quindi versavano il loro sangue ancora caldo sulle porte. Mischiando le ossa consumate e il sangue fresco, gli antichi spiriti avrebbero acquistato un potere magico. O almeno questo è ciò che credevano.”
Sumire aspettava in silenzio il seguito della storia.
Scrivere romanzi è un pò la stessa cosa. Puoi raccogliere tutte le ossa che vuoi, costruire la porta più splendida del mondo, ma ciò non basta a produrre un romanzo che sia vivo. Una storia, in un certo senso, non appartiene a questo mondo. Per creare una vera storia è necessario un battesimo magico, che riesca a mettere in contatto questo mondo con quell'altro.”
 Poi ecco, ci son sempre quelle millanta pagine sui little people che nun se possono sentì, ma a fronte di quanto prodotto prima, io mi sento ancora di difenderlo e di invitare gli scettici a dargli una possibilità.
 Per finire voglio lasciarvi con l'ascolto che mi sono autoinflitta a oltranza ai tempi della scoperta di "Norwegian Wood". Ecco a voi la non memorabilissima canzone dei Beatles, che, per chi l'avesse ignorata, parla di un tizio che dopo aver passato una notte a dormire nella vasca di una tipa che non si è concessa, per vendetta dà fuoco ai suoi bei mobili di legno. Romantici no?


9 commenti:

  1. Ecco, ho finito due giorni fa "A sud del confine, a ovest del sole" e stavo per abbandonare per sempre Murakami al suo destino di abitante della libreria della mia metà: poetico, scorrevole, l'ho divorato, ma il finale...mah, boh, che avrà voluto dì? E nell'insieme?
    Visto che a dirmelo siete già almeno in due, mi avventurerò ancora più in là nell'altra metà della libreria, verso La ragazza dello Sputnik...

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    1. "A nord del confine, a ovest del sole" non è niente di speciale. Fa parte, secondo me, dei suoi passi falsi. Prova "Norwegian Wood" o "La ragazza dello Sputnik"!!!:)

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    2. Errata corrige "A sud del confine" -.-"""

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  2. Il mio scrittore giapponese preferito. Per quanto "scrittore preferito" sia puerile quanto "il mio migliore amico", come espressione. Deliberatamente, però: sono fan, coscientemente fan, sospendo (quasi) ogni giudizio quando ho a che fare con Murakami. Mi limito a segnalarle "Kafka sulla spiaggia" che ritengo addirittura la sua opera migliore (sempre conscio che "opera migliore" è puerile ecc ecc) e a implorarla di riconsiderare l'opus beatlesiano proprio a partire da Norwegian Wood, magari contestualizzando la surreale vicenda in un'epoca in cui scrivere in una canzone d'amore di uno che va in bianco dormendo nella vasca che si vendica dando fuoco ai mobili è dolcissimamente proto-punk.

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    1. "Kafka sulla spiaggia" parte a mio parere da un'idea fenomenale, ma poi si perde, soprattutto nel finale che vanifica l'intera trama. Secondo me non è tra i suoi migliori, anche se in Italia rimane uno di quelli più amati. Ma de gustibus ;)

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    2. Anche da fan non posso che concordare in particolare sul finale. Finché si perde, per me ci sta - da fan, adoro perdermi con lui nei suoi mondi e nelle sue musiche. Solo che poi non si ritrova e non ci fa ritrovare, proprio proprio alla fine. Così alla fine che glie lo perdono, va'! De gustibus (o "the gustibus" come mi scrisse una ignara collega una volta)

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  3. Nuuuu! ;_; "1Q84" a me è piaciuto tanto, come tutti i suoi romanzi onirici (anche se la palma d'oro per me va a "Kafka sulla spiaggia"). La sua abilità di far sembrare normalissime cose che non lo sono affatto è ciò che più amo in lui, e che non trovo in nessun altro autore. Poi, beh, sono appassionatissima del Giappone in generale e lui ne evoca le atmosfere in modo perfetto.

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  4. come per te, il mio primo libro di Murakami è stato "norwegian Wood" e da quello non mi sono più fermata. Penso mi manchi solo "L'arte di correre"... Il mio libro preferito però, che racchiude la grande capacità di Murakami di far sembrare tutto assolutamente nella norma, è "La fine del mondo e il paese delle meraviglie". Almeno per me. E, stranamente, mi è piaciuto molto "Underground": nonostante sia realmente tragico, lo si legge come le sue storie. Come fossero tutte egualmente reali. L'ho consigliato a molti amici ma non è piaciuto a nessuno. Quindi immaginare la casalinga che lo legge estasiata non mi riesce molto.

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    1. Non me la immagino nemmeno io la sciura che si legge i torbidi pensieri murakamiani, eppure vende.. mysteri.

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