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mercoledì 9 ottobre 2013

Il libraio che fa sangue. Le clienti donne e la loro inquietante fascinazione verso il libraio vagamente piacente.

Libreria. Interno. Giorno.
Esempio di libraio che non esiste in natura.
 Una donna sulla cinquantina entra, mi vede, mi schifa, mi dribbla sicura e inizia a cercare qualcosa o qualcuno voracemente attorno. Immagino sia pazza e torno a sistemare i libri sul tavolo. Dopo un po' viene a chiedermi dove si trovi il mio collega maschio sulla quarantina che per comodità chiameremo Cicorivolta. Gli indico Cicorivolta dietro il banco informazioni e lei di colpo cambia faccia, mette su un sorriso a 45 denti, si si sistema la gonna per poi fiondarsi su di lui come un avvoltoio. Per circa mezz'ora, nonostante la coda interminabile che viene a formarsi, lo tiranneggia chiedendogli nuovi e nuovi consigli, con uno sguardo adorante che Cico finge di non notare ostinandosi a parlare dell'ultimo splendido libro di Fabio Volo.
 Lei ancheggia, sorrideggia, occhieggia, capelleggia. Poi lui viene chiamato altrove col vivavoce e lei, presa dalla lettura di una quarta di copertina appena consigliata, non se ne accorge. Cicorivolta si allontana trentaseconditrenta, il tempo di non vederselo più vicino e lei impazzisce. 
"Cicoooooooooo dove sei??? Cicoooooooooooo" inizia a starnazzare sotto il mio sguardo attonito. Vado per aiutarla e mi fissa schiafata, "Preferisco attendere Cico", dice piccata.
 Eccola, si è palesata: la cliente con la fissa erotica per il libraio.
Altro libraio frutto di fantascienza.
 Nel pantheon delle figure erotiche che passano per la mente di una donna bene tra i quaranta e gli ottant'anni inoltrati c'è lui, il libraio piacente attorno alla quarantina. Non so quale ormone si scateni in codeste donne e le porti ad equiparare un libraio al mitico idraulico nerboruto o al bagnino from Rimini, ma è un fenomeno che andrebbe studiato. Devo ammettere che il contrario non avviene. 
Non è mai capitato a me personalmente e neanche ad una delle mie colleghe donne che un cliente uomo venisse ad ammiccare con voce roca alla ricerca di consigli imperdibili. Il tono in genere è più "Serva portami questo" e non perché immaginino festini sadomaso ma solo perché ti credono, appunto, tale. 
 Invece no, le donne sanno assaltare con fare sicuro. Avevo un collega,  sulla quarantina, in una libreria di una trista cittadina di provincia dove ho lavorato, che era la nostra arma segreta. Incarnava lo stereotipo del sexy libraio come uno se lo immagina (se deve proprio immaginarselo): barba incolta, capello sale e pepe scompigliato, alto, snello, occhiale alla moda e quei maglioncini o gilet di cashmere che mi lasciano sempre perplessa. Non era un fotomodello, ma esercitava sulle sciure e sulle anziane un fascino irresistibile. Se una tizia piantava una grana sul fatto che i libri da lei ordinati erano in ritardo di mezza giornata, se una sciura minacciava la denuncia perché sua figlia era caduta da sola in negozio, bastava chiamare LUI e tutto si risolveva.
Il deliquio era immediato. Ma come sta? Che problema ha? Lo risolviamo subito. Certo d'ora in poi può sempre chiedere di me. Sorrisi svenevoli da entrambi le parti, cliente domata, felice e pure fidelizzata.
 Si era arrivati al pellegrinaggio. Entravano, chiedevano di lui con occhi gattoni e, quando non era di turno, se ne andavano lasciando noi colleghe tra lo sconcertato e il perplesso.
Che poi non esiste neanche un solo tipo di libraio hot.
 Ce ne sono tanti da riempire un calendario di GQ: il fricchettone con l'aria da Che Guevara e il capello al vento, quello che gioca con tutti i bambini con gioia e delizia pronto ad essere il padre dei tuoi figli immaginari, l'esperto di arte contemporanea che fa sognare provocanti  gite al museo con finali torbidi nel bagno per signore.
 Adesso ho ben due colleghi che rientrano nella prospera categoria del libraio che fa sangue. Il primo, più pacato e intellettuale, è il corrispondente in pantaloni del sogno erotico sulla segretaria sexy. Il secondo più vitale, lanciato e pure sgarbato, fa sue, le numerose che si riconoscono in Mariangela Melato, sciura borghese castigata da Giancarlo Giannini in "Travolti da un insolito destino".
 Entrambi hanno un loro appassionato seguito che si rifiuta di essere servito e consigliato da me o chicchessia, e attende, adorante, anche mezz'ora il proprio turno stillando odio perché tentiamo di sbolognarcele.
Mi stupisce, a fronte di tale delirio, lo scarso successo avuto da "Il libraio" di Chiara Pedrotti, imperdibile libro erotico sulla passione che scoppia tra un libraio assetato di sesso e la sciura assetata di sangue umano. Ricordo questa copertina occhieggiarmi per mesi dallo scaffale, tutte le volte che un'anziana veniva a vessarmi perché non poteva comprare i libri fino all'apparizione somma del mio collega.
 Eccovi la quarta di copertina, dove viene scomodata persino la povera Anais Nin:
"L'abitudine di trascorrere il pomeriggio in libreria fa sì che la protagonista un giorno si accorga del libraio come uomo, avvicinandosi a lui con la scusa di farsi consigliare un romanzo erotico. È lì che avvengono i primi turbamenti e nascono i primi desideri. La frequenza in libreria diventa una scusa per vedere l'uomo che la conquisterà e le farà vivere una passione degna della migliore Anaïs Nin. Non sa la silenziosa cliente che il libraio ha intuito il desiderio che si nasconde in lei e che presto le riserverà una rinnovata ed eccitante iniziazione all'eros..."
 Si vede chiaramente che costei con un vero libraio non c'è mai stata. Il vero libraio, anche hot, non ha tempo di accorgersi delle languide occhiate della cliente purr purr di turno. L'unica cosa che esercita su di lui un certo fascino sono le pile di libri ammassate con rabbia da giorni in magazzino.

6 commenti:

  1. Ho un'amica figlia di librai da generazioni. La loro libreria a Topolinia pare sia conosciuta trasversalmente da tutti i membri della diaspora di Topolinia in tutta Italia. Suo padre è praticamente il riflesso del mio, messo dall'altra parte del bancone: mio padre grande bibliofilo, suo padre libraio. Da lontano si assomigliano pure un po' fisicamente.
    Ebbene, pare che quell'aria da maturo intellettuale un po' azzimato attiri e fidelizzi le clienti meglio di una svendita natalizia.
    Al contrario si sa, la donna intellettuale un po' azzimata anziché sangue fa automaticamente zitellona saccente e si sa che a una buona percentuale di uomini non piace qualcuno che la sappia più lunga di loro, fosse anche sulla collocazione dei manuali di elicicoltura.

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    1. Credo proprio che sulla donna libraia non sexy tu abbia centrato antropologicamente il punto!

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    2. beh, a dire il vero, nella mia più che decennale esperienza di libraia, di clienti marpioni che ci provavano palesemente ne ho avuti eccome! :P

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    3. stavo per dire la stessa cosa di LaPi: il libraio uomo evoca un'aura di sapienza che attira il genere femmminile in cerca di stimoli, mentre la donna che vive tra i libri suggerisce immagini di secchione trascurate e pedanti. All'uomo medio la vita intellettuale della donna è sempre interessata poco, è lui quello che deve dirigere ed eventualmente istruire.

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    4. probabilmente ci sarà l'uomo che si innamora della libraia, ma non sarà il maschio italico e cinquantenne, bensì un individuo magari più ragionevole e pudico, che non tenterà mai l'approccio tipico della specie alfa

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  2. La donna che legge è pericolosa, non puoi mica "darghe da intender/ che el giobia el ven de vender" (farle credere che il giovedì venga di venerdì, ovvero intortarla con le balle)

    se poi è anche bella meglio starle alla larghissima.

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