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mercoledì 16 ottobre 2013

Intervista a Ezio Zanini, autore de "Il labirinto dei giochi perduti. Giochi da tavolo dal mondo antico al medioevo". Un viaggio tra medioevo, decrescita felice e un mondo da salvare!

Se il ciel e soprattutto i gentili autori mi assisteranno, tenterò in futuro di pubblicare le interviste di mercoledì. La settimana scorsa è stato il turno del dott. Silvano Fuso, questa di Ezio Zanini, autore de "Il labirinto dei giochi perduti. Giochi da tavolo dal mondo antico al medioevo" di cui avevo parlato nel post Mysteriosi manoscritti di giochi e scacchi! Il "Libro de los juegos" e il "De ludo scachorum", quando gli antichi ne sapevano già molto più di noi. Il titolo del libro è abbastanza parlante, si tratta di un testo, scritto in modo scorrevole sui giochi da tavolo diffusi nell'antichità, in un mondo che gli attribuiva, oltre che un senso puramente ludico, anche messaggi filosofici.

 In quest'intervista, decisamente interessante e sorprendente, c'è tutto un mondo da scoprire. Tra decrescita, giochi che svaniscono, rievocazioni medievali e beat generation, dovete solo leggerla, oplà!


Com'è nata l'idea del libro?

L’idea è nata nel 2006 dietro richiesta diretta di un editore. All’epoca, frequentavo molte rievocazioni presentando un banco didattico ed espositivo con alcune ricostruzioni di tavole da gioco curate da me, ad ogni tavola avevo associato un libricino scritto con poche righe di cenni storici e la descrizione delle regole di gioco. L’editore in questione, notata la cosa, mi propose di raccogliere tutto quel materiale in un manuale. Pensai allora che sarebbe stata un’interessante occasione per esporre quegli aspetti che di rado riuscivo ad approfondire col pubblico. Mi bloccai però in fase di stesura e non se ne fece più nulla. Poi nel 2011 si presentò una seconda occasione con le edizioni “Il Cerchio” a quel punto il libro era praticamente già scritto.

Come hai condotto la ricerca?

Tutte le informazioni relative ai giochi sono venute fuori un po’ alla volta, da una ricerca, sviluppatasi in tempi molto lunghi, dovuta al mio interesse personale più che alle esigenze di pubblicazione. Sicuramente l’occasione di pubblicarle è stata utile a riordinare nozioni e concetti, raccolti qua e là, in un pensiero più consapevole. L’idea iniziale (che mi portò al blocco di cui ho parlato) seguiva, infatti, una tesi “strutturalista”, per così dire. Pensavo fosse possibile, analizzando gli svaghi tipici di una determinata società e comparandoli con altre informazioni, risalire ai valori ed alle caratteristiche che accomunavano quella collettività in particolare. Mi sono però accorto che più mi sforzavo, più affiorava una realtà “generativa”: i giochi in questione parlavano dell’Uomo e della sua natura in modo universale, più che delle strutture che regolavano la collettività in cui viveva. Realizzata la cosa, ho cercato di rimanere coi piedi per terra convinto che l’interesse (dell’editore e di possibili lettori) potesse essere rivolto alle regole di gioco più che ai miei sofismi.

Com'è nata in te la passione per il mondo medievale?

Sicuramente da un groviglio di pulsioni differenti in cui inizialmente, oltre ad una continua ricerca di radici, ha prevalso la fascinazione per l’immagine romantica ed idealizzata del cavaliere medievale. Pian piano, ha preso il sopravvento l’aspetto più concreto: l’interesse per l’artigianato storico e per tutte quelle antiche tecniche di lavoro manuale che purtroppo stanno scomparendo.

Cosa leggevi da bambino?

Da bambino leggevo pochissimo: lo stretto indispensabile impostomi a scuola. Poi verso i 15, 16 anni ho iniziato ad interessarmi alla lettura scoprendo i testi della beat generation: Jack Kerouac, Allen Ginsberg etc. Fortunatamente da allora la passione per la lettura e la curiosità per il mondo dei libri non mi hanno più abbandonato.

Ci sono dei libri che ti hanno cambiato la vita?

Penso che ogni buon libro lasci qualcosa dentro ai lettori, ma parlare di quelli che hanno causato svolte significative crea un po’ d’imbarazzo, perché si tratta spesso di letture giovanili, quando si era più aperti al cambiamento. Per me, almeno, è così. Uno di questi libri è “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert M. Pirsig. Ricordo come l’autore si arrovellasse nel tentativo di definire uno sfuggevole concetto di “Qualità” preso tra soggettività ed oggettività. Ci riuscì interpretando alcune parole derivate, in lingue diverse, dallo stesso fonema “RT” di origine paleo indoeuropea. Quelle parole erano: aritmetica, aristocrazia, arte, artigianato, rito e rituale. Da quando lessi quel libro queste parole hanno sempre rappresentato, per me, una sorta di “via” da seguire. Con orgoglio quasi giovanile, mi è scappato un sorriso quando mi sono reso conto che sono anche i temi attorno ai quali ho intessuto il libro sui giochi.
Un altro romanzo che ha significato molto è “Ishmael” di Daniel Quinn, anche in questo caso, è stata la lettura adatta a descrivere un mutamento di cui, forse inconsciamente, sentivo già l’esigenza. Fu il libro che mi dette la spinta a ritrovare un forte contatto con la natura, maggior consapevolezza ecologica, e mi spinse a fare le scelte che mi hanno portato al genere d’attività e di vita che conduco tuttora.

E-reader o carta stampata?

Un po’ per deformazione professionale, un po’ per convinzioni personali, vivo in un mondo volutamente obsoleto per cui non posso che affermare: carta stampata! Di un E-reader (so a malapena di cosa si tratti) posso sicuramente apprezzare le possibilità di ricerca rapida che immagino possa dare, oltre alla grandiosa capacità di immagazzinare dati. Tuttavia penso che il grosso fascino di un libro risieda proprio nel fatto di non necessitare di altre fonti di energia, se non quelle fornite dal cervello che interpreta i segni tracciati, per ricostruire i mondi immaginari ed i concetti descritti.

Il tuo gioco medievale preferito e il tuo gioco moderno preferito.

Le immagini sono tutte tratte dal sito http://www.viduquestla.it
Per quel che riguarda il gioco medievale, sono fiero sostenitore dei giochi di dadi. Per me la promozione dei dadi è un’autentica crociata: si tratta probabilmente dell’attrezzo ludico più antico inventato dall’uomo (sicuramente tra quelli in uso ancora oggi) ed era anche il più diffuso prima che i giochi di carte gli soffiassero il primato. Se si riprendessero in considerazione i dadi come attrezzi ludici indipendenti da altri giochi (e non, come spesso accade, solo parte di essi) si favorirebbe una loro più corretta conoscenza, e la riscoperta dell’importanza del loro ruolo svolto nella storia dell'uomo.
La graduatoria dei giochi moderni preferiti, a parte i giochi di dadi, invece, subisce continue variazioni dovute a ritorni di fiamma, mode, frequentazioni etc. In generale preferisco giochi immediati, che favoriscano l’interazione senza supporti o regole troppo voluminose. Attualmente in testa alla classifica metterei “Bang!” e “Saboteur”.

Cosa stai leggendo adesso?

Mi dedico sempre a più letture contemporaneamente e, pur sentendone la mancanza, sto un po’ trascurando i romanzi per dedicarmi alla saggistica. Sto leggendo “Gli scacchi di Luca Pacioli. Evoluzione rinascimentale di un gioco matematico” e rileggendo “Il bosco nel medioevo” a cura di Bruno Andreolli e Massimo Montanari e “La vita di bordo nel medioevo” di Jean Merrien. Sono monotematico, lo so…

Che libri consiglieresti a chi vuole avvicinarsi alla magia del medioevo?

 Se dovessi dare un consiglio privato ad una persona completamente a digiuno sull’argomento probabilmente propenderei per “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley oppure la lettura della collana “Il mistero del Graal” di Jean Markale. Insomma penso siano adatti ad appassionare un neofita quei romanzi di indirizzo vagamente “fantasy” che ricalcano un po’ le trame eredi della letteratura dell’epoca (mi vengono in mente anche “I Mabinogion” di Evangeline Walton o differenti testi Morgan Llywelyn). Sono tutti libri che, senza avere la pesantezza di romanzi storici più accreditati, trovo emotivamente, d’impatto e non rischiano di deludere chi volesse, poi, approfondire la questione.

Puoi parlarci brevemente del tuo particolarissimo mestiere?

Mi occupo di artigianato artistico cercando, per quanto possibile, di ricostruire repliche di oggetti storici realizzate in modo coerente con le tecniche e le tecnologie conosciute nel passato.
Si tratta di un’attività interessante, per quanto poco remunerativa, basata su concetti di ecosostenibilità e decrescita. I ritmi produttivi sono spesso lenti a causa dell’alta percentuale di processi manuali e non è assolutamente possibile conteggiare il tempo dedicato alla ricerca, che ricopre un ruolo fondamentale, né prevedere in anticipo la qualità del risultato finale (che spesso, per me non è il vero obiettivo di tutto il lavoro). Bilancio il tutto partecipando, con dimostrazioni d’artigianato o esposizioni delle mie realizzazioni, ad eventi rievocativi. In tal modo,  l’importante vocazione storico-turistica del territorio italiano aiuta la mia attività che altrimenti collasserebbe, priva di risorse.

La ricostruzione di giochi (regole, supporti, attrezzi) rientra nell’ambito d’interesse della mia attività sotto più aspetti: non si tratta solo dei prodotti da proporre al pubblico, ma di una vera e propria raccolta di “tecniche di sopravvivenza”. Rappresentavano, infatti, l’unica importante via d’evasione facilmente accessibile a tutti, nelle epoche passate, quando i libri non avevano ancora la diffusione di cui godono oggi.

Ringrazio ancora moltissimo Ezio Zanini per quest'intervista, che, anche memore delle mie passioni universitarie per il medioevo, ho trovato interessantissima. Mi raccomando, un'occhiata almeno il suo libro se la merita tutta!

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