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martedì 5 novembre 2013

Il cliente straniero. Peculiarità, fissazioni, richieste e assurdità dei clienti dell'Europa e del mondo. Dal giapponese timido al russo minaccioso fino al tedesco legalitario.

Al contrario di molti negozi, il 98% dei clienti di una libreria normale non sono stranieri (escludo ovviamente dal computo le specializzate come la Herder di Roma e le Feltrinelli Internationl) perciò, escludendo l'inglese e qualche punta di francese tra i colleghi più old, nessuno parla particolari idiomi non italici.
 Questa cosa sconcerta il 2% di turisti stranieri che di tanto in tanto varcano la soglia in cerca solitamente di cartine, libri turistici, giornali, souvenir, un bagno e altre disparatissime cose che non si rassegnano non vengano vendute (davvero non teniamo un set di cucito vicino a Tolstoj? E come mai?).
 La cosa divertente è che ogni nazionalità ha le sue fissazioni. La storia che noi italiani all'estero saremmo chissà quanto ridicoli mentre gli altri son campioni di lingue e buone maniere è un'idiozia. Tutto il mondo è paese e con l'elenco comprovato di seguito ve lo dimostrerò:

IL CLIENTE SPAGNOLO:
Può essere un turista o uno che vive in Italia e parla un mix di italiano-spagnolo inestricabile. Convinti che dopotutto siano la stessa lingua, il cliente spagnolo non si sforza neanche di translare quello che dice, parte come una fiumana impazzita a chiederti tutto quello che vuole, anche cose complessissime, che in genere sono quelli che più generosamente appozzano regali dalla sezione dei ragazzi. Ma lo fa SOLO in spagnolo.
 Il risultato è "gdhagfahygfhagfhag por favor" e quando sgrani gli occhi cercando di farli andare più piano, loro non capiscono proprio che cosa ci sia che non va e ripetono la medesima iberica cosa "hgdjgdhagdaghdjagh por favor?"
 In genere comprensivi, ti portano per mano fino a quello che desiderano e non capisci perché non se lo siano presi da soli.

IL CLIENTE RUSSO:
So bene che non è più così, ma google immagini si
 è rifiutato di trovarmi foto di turisti evidentemente russi
Sarà che il modo di fare dell'est a noi europei sembra sgarbato in ogni circostanza, ma ogni volta che un cliente russo ti chiede RIGOROSAMENTE IN RUSSO quello che desidera, sembra sempre che sia lì lì per menarti. Hanno un piglio minaccioso che non ti rende particolarmente propenso ad essere amichevole né a comprendere ciò che desiderano nella loro frase tipica che è: "hjhfkjahfkh parola inglese pronunciata in modo arbitrario ahjjahjahjahj". 
Da quell'unica parola che sanno devi risalire alla loro richiesta. Dopo attenti studi ho capito che cercano solo due cose: cartine e giornali. Una volta un cliente russo mi ha fatto una scenata continuando a ripetere con crescente rossore e rabbia la parola "CASETTA" che non comprendeva come io potessi ignorare. Dopo 10 minuti di sfuriata esce gridandomi credo insulti nella sua lingua. Una successiva discussione coi miei colleghi ha svelato l'arcano: probabilmente cercava una "Gazeta". L'ho aggiunto alla mia lista del lessico di altre lingue.

IL CLIENTE ORIENTALE: Qui c'è bisogno del distinguo perchè Cinesi e Giapponesi hanno due modi di fare molto diversi.
  Il cliente cinese non sa l'inglese, se lo sa è talmente fantascientifico che ricavare la vera radice dalla pronuncia è impossibile e gesticola tantissimo nel tentativo di aiutarti. Siccome tra tutti i clienti è quello che cerca le cose più strambe, non si può prevedere a priori cosa costui desideri. Un loro grande amico è google translator che come tutti sappiamo traduce frasi in modo casuale.
 Il top rimase la coppia cinese che si presentò col cellulare alla mano con scritta sopra la seguente frase:
 "Avete questa vettura?"
 Oltre a non vendere evidentemente vetture tra i libri, rimaneva un mistero a quale costoro si riferissero. Mille gesticolamenti dopo, sfoderano nuovamente il cellulare con scritto:
 "Lancia"
 Cosa fare di fronte a questo? Portarli davanti all'unico scaffale con attinenza alle vetture in libreria: i libri illustrati di macchine. Non so se cercassero proprio una cosa del genere, dopo aver confabulato un po' se ne sono comprati uno piuttosto grosso uscendo poi vagamente confusi.
Il cliente giapponese invece sembra vergognarsi di vivere.
Malgrado parli un inglese buonissimo e talvolta persino un italiano scolastico decente, ci mette mille anni e altrettanti sgranamenti di occhi a chiederti ciò che desidera. 
Le quali cose sono sempre: libri di design, architettura, moda e costosissime riviste specializzate negli stessi settori (non mi capacito che esistano riviste che costano 20 euro). Silenti e vestiti a dir poco benissimo scompaiono con spese stratosferiche.

IL CLIENTE INGLESE:

La sua lingua è quella giusta e lui lo sa, quindi non si sforza minimamente di parlar piano, anzi è un fiume in piena. Tuttavia nella sua magnanimità è pronto a capire il tuo inglese impreciso e a farsi grasse risate con te, come se stesse per sfoderare una birra e poggiartela sul balcone. Generalmente se non vuole cartine, cerca libri in italiano da regalare a qualche amico locale o perchè si sente desideroso di imparare l'italiano, e ti chiede consiglio. Ovviamente lì partono infinite circonvoluzioni soprattutto linguistiche per capire quale potrebbe essere il libro adatto. Generalmente io punto su Ammaniti: se lo devono regalare non fanno una brutta figura, non ha un linguaggio complesso, è abbastanza mainstream da essere apprezzato e le copertine in genere li agganciano. Penso che Ammaniti dovrebbe rimpinguare il mio mesto conto corrente di svariate centinaia di euro.


I CLIENTI FRANCESI/TEDESCHI:
Il tedesco non chiede, lui sa. Vuole solo cartine o romanzi in lingua, paga sicuro, si lamenta del servizio e ti fissa con sospetto finché non ha lo scontrino in mano che tu strambo italico di sicuro non vuoi dargli (immagino guide tedesche con su scritto: state attenti a farvi dare lo scontrino, l'italiano spesso ama truffare).
Una volta abbiamo dovuto spiegare in 3 la procedura per emettere una fattura perché un cliente era convintissimo che lo stessimo gabbando. E posso assicurarvi che se non avete un C2 d'Inglese non è proprio facilissimo.
 Il cliente francese invece corre veloce fissandoti di sbieco, non ti chiede niente, in genere si muove in branchi di almeno tre persone che parlano tra di loro fittissimo e velocissimo. Se proprio devono piegarsi all'aiuto si esprimono in un anglofrancese rapidissimo, pieno di r mosce e con una cadenza che offusca completamente la richiesta. Viene quasi da dirgli di fare come gli spagnoli: esprimersi solo nella loro lingua madre che magari avendo in comune la radice latina si capisce qualcosa.

Gli altri paesi europei, gli americani, indiani e altre nazionalità non sono praticamente pervenute. 
 Spero che nessuno di varia nazionalità si sia offeso, è la pura verità e del resto me ne fanno pagare abbondantemente il fio quando mi esprimo nel mio ignobile inglese. E poi insomma, volemose bene, tarallucci e vino, funiculì funiculà.

13 commenti:

  1. però c'è da dire che con gli spagnoli noi italiani facciamo esattamente lo stesso: parliamo italiano convinti di capirci. E, per esperienza diretta, ti dico che funziona benssimo. Anche perchè l'alternativa è parlare inglese, e farlo (male) con uno spagnolo (che lo parla altrettanto male) è maoschistico :D

    Cmq, i giapponesi - anche questo lo so per esperienza diretta - sono talmente orgogliosi che si, ehm, vergognano a parlare una lingua che non padroneggiano (leggasi eccellenza totale). Piuttosto non parlano proprio. Mi è capitato ad Osaka, cercavamo il negozio di Hello Kitty (ehm...) e gli unici che ci hanno aiutato erano dei vecchietti che non parlavano una parola di inglese. Studenti e studentesse sono scappati come se gli avessimo chiesto dei soldi O__O

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    1. Sì, sì, ma gli spagnoli fanno bene a parlare spagnolo invece che inglese. Il punto è che loro non vanno lenti, parlano come se si trovassero davanti un madrelingua e così capisci vagamente il senso, ma non precisamente quello che vogliono. Per i giappi io capisco il loro perfezionismo, ma se non favellano la telepatia non è ancora stata inventata...secondo me certe volte prendono delle cose che gli portiamo praticamente a caso perchè hanno paura di far brutta figura.

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    2. E avete sentito che mentre scappavano maledicevano "i demoni occidentali con il nasone e gli occhi a palla"? :D

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    3. con i giappi prova con un disegno, o fai disegnare loro! Rido ancora al ricordo del disegno che fece mia moglie ad una commessa di un equivalente nipponico di Acqua & Sapone, le servivano dei tappi per le orecchie e dovette ricorrere ad un disegno - e la cosa funzionò! :D

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  2. Ti dico solo che leggendo questo post continuavo ad annuire sorridendo, pensando alla mia esperienza di barista e cameriera: in quel caso scriverei praticamente le medesime cose sostituendo la parola "libro" con "cappuccino".
    L'unica cosa che ho notato (nel breve periodo in cui lavorai in una libreria) è che i clienti austriaci, a differenza di quelli tedeschi, sono solitamente molto più pazienti e cordiali e non esitano a parlare in inglese se ti sentono in difficoltà con qualche vocabolo tedesco.

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    1. tu sai distinguere un tedesco tedesco da un tedesco austriaco? O.o
      Respect!

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    2. Vivevo in un'isola dell'alto Adriatico che era base di turismo austriaco e tedesco: dopo aver trascorso tutte le estati (per anni) sulla spiaggia a nuotare e fare amicizia con ragazzi austriaci, credimi che te ne accorgi eccome la differenza! :D
      (O forse è solo che li attraevo come mosche visto che sono bionda come il 70% di loro!)

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    3. Ciao Daniela, per pura curiosità, come fai a distinguerli? Quali caratteristiche diverse hanno?

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  3. (postilla: noi italiani facciamo sempre la nostra porca figura all'estero - anche se andarci prima o dopo il bunga-bunga fa una certa differenza, tocca dirlo -, sempre a Osaka eravamo seduti in una piazzetta a mangiare il nostro bento, e un barbone affianco a noi ci chiese, con estrema discrezione e dignità, da dove venivamo. Quando gliel'abbiamo detto ha fatto una faccia tra il sorpreso e il compiaciuto e ha detto "Oooooh, ItaRia!". Manco gli avessimo detto che venivamo dal paese dei balocchi! :D)

    [sono sempre impossiball ma il blog si ostina a loggarmi con l'account google invece di quello wordpress]

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    1. http://www.youtube.com/watch?v=QkHaNq3oilI so che parla di altro in realtà, ma ogni volta che scrivi Osaka mi viene in mente questa canzone!

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    2. LOL! A me viene in mente questo: http://www.youtube.com/watch?v=aJpVmVkyUjQ
      Video girato ad Osaka, in particolare nel pittoresco quartiere di Amerikamura. Non sono un fan dello ska, ma 'ste scolarette sono veramente fortissime, e quando eravamo lì dovunque ti girassi c'era la pubblicità del nuovo album e si sentivano pezzi di canzoni uscire dagli schermi appesi ai palazzi. Mi sono persino comprato il singolo! :D

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  4. Sottoscrivo Daniela e la sua fenomenologia da bar.
    Se poi ingigantisci tutto sotto la grande lente di una rinomata kermesse di moda ti puoi immaginare il catastrofico risultato.
    Quelli che odio con tutta me stessa sono i (ma soprattutto le) clienti russ*, per i quali sei solo un inutile servo della gleba che dovrebbe essere spedito in un gulag se non gli elargisci come vuole lui il suo panino coi gamberini (sic), dissemina il bancone di bustine di tè usate millanta volte (con l'acqua calda che ti richiede insistentemente più volte) e pretende il caffè macchiato senza latte.

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    1. In effetti i russi risultano più scortesi dei tedeschi, i quali comunque si difendono bene.

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