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mercoledì 20 novembre 2013

Il libro come OGGETTO. Dalla burla editoriale di Luca Fadda al collettivo Libri Finti Clandestini. Cosa fa di un libro un libro? (Con intervista finale al collettivo!)

Questa primavera, nella sgargiante Milano, ero l'unica persona completamente disinteressata al salone del Mobile. Pensando fosse una specie di fiera per amanti dei comodini del '700, mi sfuggiva questo grande fervore. L'ultimo giorno, in preda alla curiosità, sono andata al cosiddetto fuorisalone e mi si è aperto un mondo. Praticamente il salone del mobile è in verità una sorta di salone del design internazionale, pieno di eventi ed esposizioni. (Tale spiegazione è dovuta alle persone che in Italia ancora lo ignoravano (forse ero solo io, in tal caso potete pure schernirmi). Presso l'OCA, ho trovato un adesivo che mi ha molto incuriosito e portava la dicitura "Libri finti clandestini".
Cos'era mai questa cosa? L'ennesima hipsterata? L'ennesimo attacco di guerrilla marketing? 
 il web mi ha risposto. Libri finti clandestini è un mysterioso collettivo di stampatori che produce manualmente libri usando solo carta trovata in giro. Se andate sul sito librifinticlandestini.tumblr.com, vedrete che si tratta di opere bellissime, non certo da dilettanti.
 Tuttavia, il dubbio sorge potente: più che libri non si tratta forse di meravigliosi quaderni e taccuini fatti a mano?
 E' qua infatti che sta la genialità, secondo me, del progetto: nell'analizzare il libro in quanto oggetto. Cos'è che differenzia un taccuino da un libro? Il fatto che ci sia scritta una storia? Ultimamente Luca Fadda ha lanciato un esperimento, pubblicandosi da solo un libro digitale finito poi nella classifica di Amazon, composto solo da pagine bianche. Titolo "Il nulla".
 Prima di lui, gira da qualche anno un libretto "Tutto quello che gli uomini sanno delle donne" edito da Newton&Compton, composto anch'esso da sole  pagine bianche (o da riempire o da interpretare come un messaggio). In verità ricordo un esperimento simile,  americano o inglese che qualche anno fa stravendette (sempre su internet).
Se ho buona memoria il vecchio esperimento voleva comunicarci che siamo noi a dover immaginare la storia, anche nessuna storia, siamo coautori del libro. Fadda vuole invece fare una dimostrazione, si può dire politica. In un'epoca di self publishing, classifiche (virtuali, quelle di negozio ripeto non si possono falsare in questo modo) dagli strambi algoritmi, mancanza di una visione culturale d'insieme, lui propone pagine bianche. Il nulla che rappresenta la nostra cultura attuale. Questo è o non è un messaggio? E lui ha o non ha scelto di usare un libro come oggetto (anche digitale) per trasmetterlo?
Posso assicurare che un panino con la porchetta a 0 euro ha
più appeal di uno a 3, anche se veicola un messaggio politico.
 Si può dire quindi che un libro è tale quando trasmette un messaggio. Un quaderno vuoto è solo un quaderno. Un libro vuoto ha altri significati, ha UN significato da interpretare, non è solo un oggetto. 
 "Il nulla" di Luca Fadda e i libri autoprodotti da Libri finti clandestini veicolano entrambi un qualche messaggio, sebbene non credo che la burla editoriale di Fadda si possa in qualche modo equiparare al lavoro del collettivo. "Il nulla" infatti non è stato messo in vendita, ma era al modico costo di 0 euro.
Chiunque abbia partecipato attivamente ad una campagna elettorale, ritrovandosi magari a dare gratis decine di rosette ripiene di porchetta, saprà che GRATIS è la parole giusta per far fare brill brill agli italiani. In poche parole si avventano sul gratuito con una voracità estrema. Se burla doveva essere allora Fadda avrebbe dovuto far pagare almeno un minimo la sua non-storia. Allora sì, che la dimostrazione sarebbe stata completa.
 Nel caso del collettivo milanese infatti, gran parte del loro messaggio politico sta nel fatto che ti VENDONO i tuoi scarti.
 Attratta da questo particolare modo di concepire un oggetto che il progresso dà già per perduto, li ho contattati e ho ricevuto le seguenti risposte. Le domande sono al plurale, le risposte al singolare perché il misterioso collettivo ha preferito rimanere uno e trino anche nell'ombra. Come ha suggerito una mia amica, faremo come Wu Ming e per comodità lo chiameremo LibroClandestino1 (no scherzo).

Chi siete? Da chi è composto il vostro collettivo?

Libri Finti Clandestini è un collettivo beffardo* ( a cui si può aggiungere anche surreale, bizzarro, ironico, provocatorio…) formato da El Pacino (Milano – 1988), Aniv Delarev (Pueblo Nuevo Solistahuacán- 1980) e Yghor Kowalvsky ( Petropavlovsk-Kamchatsky – 1985).
 Il nostro è un esperimento nell’ambito del riciclo:
 Lo scopo è infatti quello di realizzare veri e propri libri (qualsiasi tipo, forma e dimensione) usando solamente carta trovata in giro, che la gente considera spazzatura: scarti di tipografie, prove di stampa e carte di avviamento, sacchetti della spesa, poster, buste, sacchetti del pane, carta da parati…e altri infiniti tipi e generi di carte!

Come è nato questo progetto?

Tutte le immagini dei libri sono tratte
 dal sito di Libri Finti Clandestini.
Il progetto nasce principalmente dalla mia passione per i libri (in generale per la grafica, ma soprattutto per il libro come oggetto) e l’attenzione per i consumi, per lo spreco. Il momento esatto non lo ricordo, ma il periodo in cui ho iniziato a fare libri con “carta” trovata in giro” risale al 2010, anno in cui mi trovavo a Rotterdam per l’Erasmus.
Nell’Accademia dove seguivo le lezioni c’erano immensi laboratori in cui venivano buttate via stupende prove di stampa (incisioni, serigrafie, a caratteri mobili…): ho iniziato a “fregarle” dai cestini rilegandole insieme, regalando i libri che facevo ai miei coinquilini.
Forse però, pensandoci bene, usavo gli scarti perché non volevo spender soldi per comprare nuova carta più che per risparmiarne

Perché proprio il libro?

Perché mi ha sempre affascinato! Sia come contenitore infinito di storie sia come oggetto in sé! Esso è un oggetto incredibile, da cui ( e grazie a cui!) proviene la storia.

Come e cosa considerate gli e-book e quali credete che possano essere i loro effetti sociali in un futuro prossimo venturo?

Gli e-book credo siano certamente una cosa comoda, utile e conveniente. Alcune persone mi hanno fatto notare il fatto che viaggiando puoi portarti via più libri in questa scatoletta, io però preferirei portarmene via due, tre su cui però poter scrivere con la matita .
Però il fatto di sfogliare le pagine di un libro è diverso!
Collegandomi alla domanda sugli “effetti futuri”: sono e saranno effetti –credo- positivi (magari anche per il fatto che si possa risparmiare carta – Non vado oltre perché non so quale sia meno “impattante” sull’ambiente tra libro di carta e e-book), ma il libro di carta non credo possa scomparire: più che altro lo spero, perché esso ha una storia!
Per esempio ricordo le volte in cui, a casa mia, tiravo fuori dalla libreria dei libri appartenuti a mia mamma da giovane, con le pagine gialle e alcuni biglietti del tram degli anni’70 tra le pagine! Purtroppo gli e-book non hanno questo pregio.

Come e dove recuperate i materiali per i vostri lavori e come è organizzato il vostro lavoro?

La carta usata per dare vita a un libro (sia il corpo libro sia il cartone per la copertina) proviene dalle più disparate parti: panetterie, laboratori di amici che stampano (tipografiche, di serigrafia…). La si trova gironzolando per le accademie e le università di arte, curiosando in fabbriche abbandonate e autofficine, in supermercati e case di conoscenti: qualsiasi posto è pieno di carta!
Anche le modalità di recupero sono svariate: chiedendo, prendendo senza chiedere o proprio trovando in giro. Gli unici materiali che vengono acquistati sono invece ago e filo.

Quali tra i vostri lavori ritenete i migliori?

In generale tutti i libri che riesco a fare mi danno una grande soddisfazione!
Magari quelli con una storia all'interno che ho impiegato molto più tempo a fare. Nel sito c’è la sezione LIBRI che si riferisce a quelli senza contenuto, e quella PROGETTI ossia con una storia scritta o dei disegni.

Come giudicate la situazione culturale italiana? Qual è il fine ultimo (anche politico) del vostro progetto?

Il libro notturno, secondo me un capolavoro.
Il fine del lavoro, pur non essendo esplicito, è provocatorio. Vuol far capire che, soprattutto ora, con la mentalità del “nuovo”, dell'usa e getta” che regna sovrana, con materiali che già ci sono si può creare qualcosa di bello (e anche di riutilizzabile), non dovendo per forza produrre e produrre in continuazione:Un elogio del riciclo e della decrescita insomma.
Inoltre può essere significativo del fatto che anche in un periodo come questo, vista la situazione economica- si possa inventare qualcosa di bello e utile (de gustibus).

Avete delle fonti (altri collettivi, personalità, anche storiche, eventi ecc.) d'ispirazione? E quali sono?

Si, certo! In generale però dipende dal momento, dal progetto/libro su cui mi sto concentrando; una fonte di ispirazione può essere una bella canzone, un incontro con una persona, una bella libreria o un disegno; a volte invece anche leggere la vita di un personaggio (da cui può venir fuori un libro!) o vedere i lavori di amici. Magari invece, una cosa astratta: per esempio il profumo del pane di notte o l'odore della pioggia sono incredibili.

Quali sono le vostre librerie preferite, se ne avete, e perchè?

Secondo me le librerie dipendono molto dai librai.
Per esempio una libreria con libri bellissimi e arredata bene può apparire brutta per il comportamento del proprietario! O, al contrario, una piccolissima libreria magari non tenuta bene ti può lasciar un ricordo stupendo per via delle persone disponibili e gentili che ci son all’interno.
Tra quelle belle che conosco, amo molto Spazio B**K a Milano!

Per concludere l'infinito post di oggi che vale anche per ieri, vi lascio con questo bellissimo video sullo splendido pop-up anarchico realizzato dal collettivo.



2 commenti:

  1. Salve. Grazie per avermi dedicato qualche riga. Volevo solo precisare una cosa per rispondere alla domanda che è rimasta senza risposta sul mio Il Nulla.
    Il libro non l'ho fatto pagare perché non volevo guadagnarci su. Gli scarti si fan pagare perché il libro c'è ed è materiale, è lavoro, è costo. Pagare almeno i costi è il minimo. Il mio invece è immateriale, l'unico costo sostenuto è in termini di tempo, moneta non economica di cui avevo disponibilità. Inoltre ho spesso precisato che mi sembrava una truffa mettere un prezzo a quel "gioco". Così può far sorridere, può far riflettere, perché non c'è di mezzo il "ma c****, me l'ha anche fatto pagare!". No, la mente così, a mio avviso, era più libera di ragionare sul contenuto del libro.

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    1. Sì, ma si capiva benissimo perché non lo avevi fatto pagare, era una provocazione. Però, (ma è solo il mio parere) secondo me se avessi messo almeno il simbolico prezzo di 20 centesimi, il messaggio sarebbe stato ancora più potente. Altrimenti, c'è appunto chi ti può dire, ha venduto 200 copie perché erano gratis (quindi in effetti non le hai vendute). Sto cercando di informarmi su come funzionino le classifiche di Amazon, comunque in una di catena non sarebbe stato possibile finire al primo posto con 200 copie (lo ribadisco perché ora capisco alcuni commenti che erano stati fatti al post su Fabio Volo). Comunque sto cercando di ritrovare notizie sul tuo predecessore anglosassone!

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