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sabato 9 novembre 2013

Intervista a Matteo B. Bianchi, lo scrittore che fece lo gran rifiuto e scrisse uno dei romanzi di formazione più belli e divertenti degli ultimi (ormai un po' meno ultimi) anni!

Io lo posseggo in questa edizione
Ormai un discreto numero di anni fa, amavo passare alcuni pomeriggi a vampirizzare la Mel Book di Roma in via Nazionale (ora diventata Ibs, se non siete di Roma e progettate di fare un giro nella capitale fateci un salto che è bellissima), leggendo interi libri che poi puntualmente non compravo. 
 Uno di questi fu "Generations of love" di Matteo B. Bianchi, un romanzo di formazione molto ironico, brillante che mi prese subito, non solo per la scrittura, ma soprattutto per l'argomento: la formazione sentimentale del protagonista, giovine e omosessuale nella provincia lombarda. La grande novità stava nel tono con cui tale argomento veniva affrontato, c'era infatti una grande assente: la tragedia.
 Come sa chi tenta disperatamente di trovare dei romanzi a tematica gay decenti, uno dei più grandi ostacoli ad una felice lettura è l'incombente sensazione che da una pagina all'altra possa arrivare la botta di sfiga che farà precipitare tutto. Suo fratello ci scoprì, mia madre mi cacciò di casa, la società ci rifiutò, finimmo per sbaglio Pare infatti che in Italia né registi, né scrittori né sceneggiatori nè altro siano in grado di decriptare quel grande mistero che sono i ventenni.
Matteo B. Bianchi
sotto un treno mentre andavamo al municipio di NY a sposarci. Ebbene, Matteo B. Bianchi fece lo gran rifiuto e narrò la splendida infanzia e adolescenza anni '80 di un ragazzo alla ricerca di se stesso. C'è tutto: l'università, gli amici, i tradimenti, gli amori e le delusioni più autentiche che abbia mai trovato in un romanzo italiano dedicato ad una tale dedicata fascia d'età.
 E suppongo che da questo derivi anche l'indegna situazione socio-economica in cui costoro (me compresa) ci troviamo, ma vabbeh lasciamo perdere.
 Il mio contorto cappello iniziale serviva per introdurre l'intervista che Matteo B. Bianchi mi ha concesso e che (finalmente direte voi) potete leggere di seguito!

Sai che fino a quando non mi sono trasferita in Lombardia, credevo che Lentate (il posto dove era ambientato in parte "Generations of love") fosse un nome finto?
 (Uno di quei nomi parlanti che indicano lentezza...)

A dir la verità Lentate Trovanti, il nome del paese citato nel mio primo romanzo “Generations of love”, è un nome inventato! Solo in seguito ho scoperto che esisteva un Lentate sul Seveso, ma quando ho scritto il libro non ne avevo idea. So che tanti ora credono che il romanzo sia ambientato lì, ma io non ci sono neppure mai stato, non so neanche bene dove si trovi.

Cosa pensi della nuova legge contro l'omofobia?

Non è stata ancora approvata alcuna legge contro l’omofobia, purtroppo. Recentemente sul quotidiano ligure “Il secolo XIX” e in seguito sul mio blog ho pubblicato un amaro commento sulla vicenda di un ragazzo morto suicida a causa di omofobia nel quale spiego chiaramente la mia posizione su certi temi. (Link: http://www.matteobblog.blogspot.it/2013/10/novene-isteriche.html)

Cosa leggevi da bambino?

Le mie prime, vere letture sono stati “I gialli dei ragazzi” Mondadori. Erano romanzetti che uscivano in edicola, mi sembra una volta al mese, e avevano sempre per protagonisti ragazzi adolescenti nel ruolo di investigatori improvvisati. I più celebri erano quelli americani, Nancy Drew o gli Hardy Boys, ma io avevo un’assoluta predilezione per una protagonista tutta italiana, una certa Rossana.

Cosa stai leggendo in questo momento?

Non leggo mai un libro solo alla volta, ne alterno almeno cinque in contemporanea. 
Al momento sono: “La caduta”, uno splendido libro composto da brevissimi capitoli dello scrittore brasiliano residente in Italia Diego Mainardi; “Bad vibes”, l’autobiografia uscita anni fa del musicista inglese Luke Haines; il nuovo romanzo di Antonella Lattanzi “Prima che tu mi tradisca”; un vecchio numero della rivista di narrativa americana “Granta” dedicato interamente alla città di Chicago, “Dieci dicembre”, una raccolta di racconti di George Saunders e un inquietante romanzo punk intitolato “Mira Corpora” del drammaturgo Jeff Jackson. 
Senza contare i manoscritti inediti che devo leggere per la casa editrice Indiana con cui collaboro.

E-reader o carta stampata?

Alterno anche quelli. Continuo a preferire la carta, ma per le letture di lavoro (inediti, riviste, ecc) l’e-reader mi è ormai indispensabile.

Hai una libreria preferita?

Ne ho diverse. La libreria che ritengo più bella in assoluto, ma perché è quasi un prototipo di libreria ideale, è “Strand” di New York. Me ne piacciono molte in Italia, ma non posso citarle perché rischio di dimenticarmene qualcuna e rischierei di offendere qualche amico libraio. Comunque sono tutte piccole librerie indipendenti.

Un autore e/o un libro che vorresti assolutamente segnalare?

Il libro più importante che ho letto recentemente è “Il tempo è un bastardo” di Jennifer Egan. Da scrittore ne sono stato scosso: mi ha insegnato come si possano trovare ancora formule differenti e originali per scrivere un romanzo dopo secoli.

Come fu che scrivesti “Generations of love”, il libro che mi ha fatto rivalutare la musica anni '80?

Il romanzo parla della mia adolescenza e della mia prima giovinezza, quelli erano gli anni ’80 e non avrei potuto scrivere di altra musica. Detto ciò, gli ’80 sono stati una stagione straordinaria per la musica (mi riferisco soprattutto a quella inglese; quella americana era piuttosto terrificante).

Sei anche un autore tv, qual è stata in tale ambito la cosa più surreale che ti sia mai successa?

Mi ero persa tale evento, ma google immagini mi
 ha donato un frame.
Me ne sono successe moltissime. Una delle esperienze più surreali però è stata certamente quando in una puntata di “Quelli che il calcio” avevamo in programma di avere come ospiti l’artista contemporanea Marina Abramovich e la showgirl Valeria Marini e io ho avuto la folle idea che venissero intervistate insieme. 
 Il giorno della diretta è toccato quindi a me il compito di entrare nel camerino di entrambe a illustrare cosa sarebbe successo. Spiegare la Abramovich alla Marini è un conto, ma incontrare la più celebre artista vivente per spiegarle che si sarebbe confrontata con Valeria Marini... beh, è stata decisamente un’esperienza.
 Le ho detto: “Si immagini una Barbie maggiorata che parla”. La Abramovich ha riso molto e ha risposto: “Oh, I like THAT!".

Un consiglio a un giovane scrittore?

Di non pagare MAI per essere pubblicato.

Qual è il tuo metodo di scrittura di un libro?

Non ne ho. Non sono il tipo di autore che si fa schemi, progetti, che segue abitudini precise. Sono un disastro. Credevo che crescendo sarei migliorato, avrei ottenuto più rigore e sicurezza. E’ accaduto esattamente il contrario. Mi metto al computer e scrivo. Fine del metodo.

Col fallimento della Dalai i tuoi libri al momento sono un po' difficili da reperire, si hanno notizie su quando potremo di nuovo trovarli in libreria?

Ci saranno ristampe, ma in tempi non immediati e forse alcune non con lo stesso editore. Intanto a dicembre torna in libreria la mia favola di Natale “Tu Cher dalle stelle”, da tempo esaurita, in un nuovo formato, pubblicata da Playground.

Tu hai scritto un volumetto, “Sotto Anestesia”, in cui parli della creazione e vita di una fanzine sulla musica new wave creata dal niente con un tuo amico a vent'anni. Che ricordi hai di questa esperienza?

Splendidi. Il romanzetto breve “Sotto Anestesia” racconta appunto quel periodo assurdo e irripetibile in cui da studente sfigato mi sono ritrovato a vivere nei panni del presunto giornalista musicale, con incontri personali coi musicisti emergenti di allora (Piero Pelù dei Litfiba, Mario Venuto dei Denovo, Federico Fiumani dei Diaframma...), inviti a ogni tipo di concerto, le prime esperienze di editoria indipendente. Bellissimo. Il mio compagno d’avventura all’epoca era Tito Faraci, oggi divenuto il più celebre sceneggiatore di fumetti italiano. Entrambi, solo a nominare quel periodo, ci commuoviamo.

C'è qualche fanzine interessante al momento che vorresti segnalare?

Intendi fanzine vera, di carta, autoprodotta e autodistribuita? (ndcs sì intendevo quella) 
Sì, ne ho scoperto da poco una australiana eccezionale: si intitola “You!” ed è in forma di lettera. Ti arriva a casa in busta, come una normale corrispondenza, solo non sai mai chi ti scrive. Fantastica.

Noti la stessa incoscienza nei nuovi ventenni oppure li reputi morti e zombieschi come gran parte della popolazione italiana più old?

Non conosco davvero i ventenni di oggi. Direi banalità da TG1 rispondendo a questa domanda.

Progetti prossimi venturi?

Studiare danza classica! (Scherzo: consegnare il nuovo romanzo entro fine 2013. L’ho giurato a me stesso).
Grazie mille!

Sono io che ringrazio tantissimo Matteo B. Bianchi per le sue gentili risposte!
 E, visto che sono in vena di rimembranze, ho un aneddoto particolare sul modo in cui venni in possesso della mia copia di "Generations of love". Un pomeriggio poco successivo alla mia grande epifania lesbica, inerme e terrorizzata non mi decidevo ad entrare nella libreria Babele di Roma (specializzata in libri a tematica Glbt), infine mi decisi catapultandomi dentro di corsa. Il libraio, che mi fissò come per dire "questa è pazza" (e aveva ragione), mi chiese perplesso cosa cercassi e io paonazza risposi il primo libro a tematica gay che la mia memoria era riuscita a ripescare. Così fu che mi portai a casa "Generations of love", il quale campeggia felice ancora nella mia libreria. Cercatelo! Ne vale assolutamente la pena!

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