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lunedì 27 gennaio 2014

Il cliente appassionato degli anni '60-'70! Nostalgico al ricordo e sfracassatamente pedagogico e/o giovane, invidioso ed enciclopedico? Tutto questo e anche di piùùù.

E' un po' di tempo invece che volevo parlare di una tipologia diffusa in libreria: il cliente appassionato degli anni '60-'70. Ciò che lo rende davvero speciale è che non è solo un cliente, ma una vera specie sociale. Si definisce tale infatti, colui (o colei ovviamente) che ha verso quello specifico periodo storico un'adorazione/venerazione/ricordo struggente/invidia ruggente e imposta le proprie letture, interventi e conversazioni al solo scopo di ricordartelo. 
Ne esistono due varianti:

1) Il cliente che gli anni '60-'70 se li è effettivamente fatti: 
Se non ha appeso la protesta al chiodo negli anni '80,
ancora guerreggia attivo, ma non è più come una volta.
Cristallizzato nel ricordo imperituro di un'irripetibile giovinezza, non fa che riandare alla memoria ai tempi in cui il Pci non era stato suicidato da Achille Occhetto, in cui ok c'erano la Dc e Andreotti, ma almeno quello sì che era un vero partito. Tempi in cui l'università era davvero maestra di vita, si discuteva e si apriva la mente, i giovani erano impegnati e non lassisti, gli operai erano una vera classe e quindi facevano la lotta di classe, la Fiat era a Torino, i cellerini facevano i cellerini e andare alle manifestazioni era davvero pericoloso, in cui ok, la lotta armata era da condannare, ma almeno c'erano degli ideali. 
 Tutti costoro hanno una storia da raccontare e sentono che DEVONO farlo perché le giovani generazioni finalmente si sveglino, prendano i forconi e diano alle fiamme qualche banca. Le stesse banche dove loro hanno attualmente un cc.

2) Il cliente che non c'era e si maledice per non esserci stato: 
Tipica espressione assunta dalla seconda variante
 quando incontra la strabordante prima: ansioso e ammirato.
Costui viaggia sui venti/trenta/ora anche quasi quarant'anni e non fa altro che ingozzarsi di film e letture su quei magggici anni, quasi potesse assorbire l'atmosfera che per uno sciocco errore del destino si è irrimediabilmente perso. Quelli che soffrono di più in genere sono coloro che all'epoca erano degli infanti e quando sono arrivati all'età giusta per guerreggiare si sono ritrovati in mezzo agli anni '80 tra Tony Manero e gli Yuppie. In genere ha una conoscenza praticamente enciclopedica del periodo: è in grado di recitare a memoria l'intera formazione delle brigate rosse e l'esatta sequenza dei governi democristiani che cadevano ogni tre per due. Si stupisce che tu libraio non conosca tali fondamentali basi e davanti alla tua ignoranza rimpiange ancora di non possedere una macchina del tempo pret à porter.

Ma cosa legge il cliente anni '60-'70?

AVEVAMO VENT'ANNI: 
C'è tutto un filone di libri in cui reduci del passato ci ricordano con occhi sbrilluccicanti quanto magici fossero stati quegli anni. Sorvolando sulle possibilità di memorie corrotte dal tempo, ciò che rende davvero insopportabile il cliente che ne fa uso, è la sua volontà pedagogica nei tuoi confronti. Egli ti identifica quale libraia giovane, ergo probabilmente disinteressata alla politica e dedita solo a dipingersi le unghie, ignara della storia d'Italia e intenta a passare i suoi pomeriggi con l'I-phone 5. Non sprecherebbe neanche il suo tempo, ma considerando che di sicuro in quanto libraia almeno leggi, si sente in dovere di tentare l'impossibile e renderti politicamente consapevole. Inizia perciò un intrecciarsi di ricordi (Ci alzavamo la mattina e l'università era un campo di battaglia!), recriminazioni (State perdendo  i diritti, noi avevamo fatto del nostro meglio per voi), considerazioni generazionali (Del resto ci sono delle generazioni storicamente passive) e generali (Il benessere Vi ha rovinati, non avete nulla per cui lottare). 
 Quando finalmente se ne va, promette di tornare a parlare con te che è stato tanto bello. Dio ce ne scampi e liberi.

LA BIBLIOGRAFIA DI SERGIO FLAMIGNI: 
 Questo ormai anzianissimo signore è stato lungamente uno degli storici avvocati (nonché deputati) del Pci. Grazie ad un archivio personale decisamente cospicuo ha sfornato una bibliografia enorme soprattutto riguardo al caso Moro, interamente edita dalla Kaos. E' la gioia di tutti quelli che cercano a posteriori di ricostruire in modo affannoso quanto accadde in quei tragici giorni del rapimento, pronti a sfornare la loro ineluttabile verità (in genere è sempre stato lo Stato).
Talvolta ho il sospetto che molti clienti abbiano a casa una sorta di plastico stile Bruno Vespa, in cui ricostruiscono con attenzione l'evento facendosi in tal modo quadrare ogni cosa: l'appartamento affittato dai servizi segreti, il nascondiglio forse sulle rive del lago di Bolsena e non al centro di Roma, i depistaggi, i comunicati delle Br, i titoli dei giornali che se annagrammati con la sequenza di Fibonacci possono dare la soluzione del caso. 
Un grande evergreen per i complottisti CIA/Br/Infiltrazioni dei servizi segreti.


MA L'AMOR MIO NON MUORE MAI:
 Filone diffuso tra i clienti giovani e invidiosi. Costoro prediligono i tomi in cui sono raccolte ristampe anastatiche, materiale d'archivio, inediti documenti del periodo e carte segrete della polizia.
 Anche qui immagino che ci sia un desiderio di immedesimazione estremo per il quale più conosci più riesci a calarti nel personaggio. Il cliente in questione ama chiedere libri stampati per un'unica volta negli anni '70 da una di quelle case editrici che nascevano e morivano dall'oggi al domani (come la mitica "Limenetimena") o da alcune contemporanee altrettanto introvabili (come "Sensibiliallefoglie") per poi lanciarsi in accorati appelli affinché tu con la tua saggezza libresca possa aiutarli. Poiché sei un'amica libraia della sua età, ti considera praticamente una compagna e ama intessere conversazioni sul valore intrinsecamente migliore degli scritti di Trovsky su quelli di Lenin. L'unico modo per toglierseli di torno è chiedergli se hanno letto qualcosa di Rosa Luxemburg. In quanto donna l'avranno sicuramente ignorata, ma per non ammetterlo diranno di avere un impegno improvviso allontanandosi con la loro sportina e i loro quindici ordini che non arriveranno mai.

CASI CONTROVERSI:
E' un po' un "testiamo che tipo di persona sei"  così ti faccio vedere che "persona sono io". Il cliente in questo caso vuole dimostrare una sua tesi, elaborata durante lunghe notti di studio, nonché testare quanta ingenuità ci sia nel mondo rivolgendoti domande trabocchetto a cui sarà ben felice di darti la vera risposta. Il casi principe sono: le stragi e il caso "Pinelli/Calabresi". Iniziano con lunghe circonvoluzioni che partono dall'ultimo libro divulgativo della Newton dall'inquietante titolo, per poi finire con la fatidica domanda: "Ma secondo te, Pinelli si è suicidato o l'hanno ucciso?".
 La successiva risposta determinerà il modo in cui passerai la successiva mezz'ora, se difendendo le tue convinzioni o elaborando un quadro storico credibile assieme al tizio che, non avendo nulla da fare, non ti molla. L'unica via di salvezza è la fuga in un'altra sezione.

L'ACERRIMO NEMICO DEL CLIENTE DEGLI ANNI '60-70: 
A metà tra il revisionista e il qualunquista è colui che ama i trucidi libri in cui si dice pane al pane e vino al vino. Non ci sono state cospirazioni, i comunisti e i fascisti erano uguali, Calabresi era un santo, Pinelli si è suicidato, Guido Rossa è stato ucciso dai suoi amici, questa gente che si ammazzava ti impediva di vivere decentemente piazzando bombe random. In genere hanno vissuto per sbaglio qualche evento storico che li ha traumatizzati a vita e ci tengono a raccontarti. Un giorno stavano camminando e hanno assistito ad una manifestazione terminata a manganellate, un loro cugino era stato cacciato da una riunione universitaria diventata collettivo improvvisamente, nel posto dove lavoravano da giovani un sindacalista si faceva palesemente gli affari suoi. Cose che non si dimenticano e determinano le convinzioni di una vita.

I FIGLI DI: 
Dovrebbe esserci una moratoria che dopo un po' impedisce ai figli di, di scrivere libri. Tutti i figli di qualcuno che ha avuto un ruolo negli anni '60-'70, hanno sentito il bisogno di raccontarci la loro storia. Il fatto che, storicamente e filologicamente, ci possano essere delle falle non solo storiche, ma anche di obiettività al riguardo, sfiora pochi. E', secondo me, ovvio che non ci si possa fare un'idea su quegli anni leggendo tali libri. Cosa vuoi che ti raccontino i figli di (non parlo solo degli uccisi, anche la figlia di Toni Negri ha scritto un libro "Con un piede impigliato nella storia")? Non solo nessuno può parlare male di suo padre o sua madre, ma soprattutto in caso di morte sopraggiunta, avrà quella sensazione di meraviglioso che si attribuisce sempre alle cose perdute irrimediabilmente. Genere molto amato dalle sciure, sempre pronte alle storie di vita vissuta e alla commozione, trova poca sponda (se non in casi eccezionali) nel filologico cliente anni '60-'70.

 Attendo ora il classico commento "Tutto vero, tutto giusto, grandi risate, PERO' se tu avessi davvero vissuto quei tempi sapresti che...". E' l'argomento principe di un'intera generazione che non lascia campare adeguatamente in pace quelle successive. Abbiamo capito è successo, è stato bello, c'erano condizioni storiche diverse, ora qual è il modo migliore di cambiare il mondo?

5 commenti:

  1. "ora qual è il modo migliore di cambiare il mondo?" non chiederlo, o ti risponderanno - in soldoni - che il modo migliore è fare gli stessi errori! :D

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  2. Io credo di essere del tipo 1 "Avevamo vent'anni" :-) Vero, avevamo vent'anni, non capiremo mai se qual periodo è stato davvero meraviglioso o se a essere meravigliosa era la nostra giovinezza, ma siamo certissimi che voi vi siate persi qualcosa di irripetibile e che siate curiosissimi di sapere com'era. E ci vorreste dire che non ve ne importa niente? Siete proprio una generazione perduta, allora. :-) :-)

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  3. Praticamente hai descritto mio padre.

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    1. Ahahaha, il mio fortunatamente era troppo piccolo (e non lo rimpiange)!

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  4. "i cellerini facevano i cellerini" Si dice così dalle tue parti? Perchè io li ho sempre chiamati e sentiti chiamare "celerini" (ovvero membri della squadra celere).

    Saluti e complimenti per il blog.

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