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venerdì 24 gennaio 2014

Un percorso di lettura sul Femminismo. Perché non tutti gli ismi sono uguali. Dichiarazioni storiche, postporno e Simone e anche uomini, perché no?

 E' molto di moda al giorno d'oggi dire che tutti gli -ismi dovrebbero essere banditi, che femminismo e maschilismo sarebbero la stessa cosa in nome di questo suffisso comune.
La finezza linguistica porterebbe a pensare che quindi anche l'omofobia e l'aracnofobia abbiano le stesse conseguenze sociali, come anche l'aulofobia (la paura dei flauti) o l'oenofobia (la paura del vino), ma mi pare evidente che un tizio che ti picchia perché sei omosessuale, sia più socialmente pericoloso di uno che corre via gridando se vede un flauto. Allo stesso modo il femminismo e il maschilismo condividono questo ismo, ma non la parte iniziale che dovrebbe essere quella che ci interessa.
 Svariati anni fa, quando ero una giovane rincoglionita, iniziai a frequentare per estremo caso, molti luoghi femministi a Roma. Erano i tempi in cui Storace era diventato, per motivi fantascientifici ministro della sanità. Ovviamente il suo primo problema quale fu? Facile: rivedere la legge sull'aborto! A seguito della sollevazione popolare, ci furono diverse manifestazioni e io conobbi il maggggico mondo del femminismo. L'idea che ne avevo prima era quella generale: mucchio di donne, sicuramente lesbiche, che fanno cose strane come bruciare reggiseni (per quale motivo non si sa), donne si nasce non si diventa, e tante preteste linguistiche a voler esser buoni bizzarre, a voler essere cattivi, folli.
 Leggere un libro al riguardo non mi aveva neanche sfiorato, in casa non si trovavano certo tomi sul tema e in biblioteca tutto faceva capo agli anni sessanta. Dopo, quando ebbi una certa ansia di conoscere e mi accorsi dell'abisso della mia ignoranza, iniziai una lettura discretamente bulimica e forse un po' troppo anarchica.
 Per dimostrarvi che il femminismo, non solo non è una pratica inutile e neanche superata e che chiunque sia un essere umano civile e civilizzato non può non dirsi femminista, ecco che vi proporrò un percorso di lettura su questo bistrattato argomento.

LE BASI STORICHE:  
Andando indietro nel tempo, già la povera Medea si lamentava della sua infelice condizione ed Eloisa, costretta in convento dai parenti, scriveva ardenti lettere ad Abelardo, che dimentico dei loro fuochi  (o forse un attimo urtato dall'evirazione subita), le rispondeva dicendo di pregare e sublimare il tutto. Nel 1400 ecco spuntare una più reale e meno drammatica Christine de Pizan scriveva "La città delle dame". Era lei giovane, vedova e sola in un mondo in cui essere una donna era davvero una disgrazia, e per sopravvivere "divenne un uomo" ossia divenne ciò che solo loro potevano essere: indipendente e autonoma. Insegnò, scrisse tantissimo e sognò questa città utopica dove le migliori donne del passato vivevano secondo leggi rette e giuste. Voleva rispondere a tono ai vari misogini in giro e lo fece così bene che rimane ancora attualissimo. Niente emancipazione in corso comunque: due secoli dopo Artemisia Gentileschi trascinava in tribunale il suo stupro, Agostino Tassi, e non ottenendone giustizia pensò bene di sgozzare uomini in varie tele.

ILLUMINISMO E '800: 
Alcune coraggiose, convinte magari di essere circondate da uomini più aperti di mente o comunque evoluti, si lanciavano in rivendicazioni quasi sempre destinate a tragici destini. Mary Wollstonecraft, madre di Mary Shelley, morì femminilmente di parto, OLympe de Gouges venne direttamente decapitata come anche Eleonora Fonseca Pimentel. Tutte erano attive politicamente e militanti per i diritti delle donne, le prime due scrissero due splendide dichiarazioni per i diritti della donna, entrambe attualmente edite a 3,50 euros dalla casa editrice Caravan. Le idee per l'emancipazione erano mature, i tempi un po' meno. Servirono due guerre mondiali, Virginia Woolf e svariati milioni di morti per convincere gli uomini che tutte le donne erano in grado di intendere e volere.

L'AMATA SIMONE: 
Qualche anno fa, per celebrare l'anniversario della sua nascita (almeno credo) un giornale non trovò niente di meglio da fare che pubblicare una sua foto nuda. Una donna, anche se  una filosofa e si chiama Simone de Beauvoir, non è altro che un tocco di carne, è bene ricordarlo (se pensate che esageri, è mai venuto in mente a qualcuno di schiaffare in copertina Sartre in costume adamitico?). Costei, che visse una lunga vita all'insegna dell'indipendenza in tutti i sensi, scrisse uno dei testi fondanti del femminismo: "Il secondo sesso" in cui descriveva la sua teoria di donna non come uguale, ma diversa dall'uomo, ma percepita come "altro" e in quanto tale sempre inferiore. Nel lunghissimo testo, c'è anche la celebre frase "Donne si diventa, non si nasce" travisata in ogni dove. Era una frase amara sulla costruzione culturale della donna che appunto non nasce tale, ma viene modellata per essere come la società (maschile) richiede. Il senso si è perso, ma del resto non è questa la prova migliore per comprovare la sua tesi? Interpretazioni maschili per tesi femministe.

SPUTIAMO TUTTI QUANTI SU HEGEL: 
Ortica editrice, 2,60 euro.
Ce la potete fare.
Giunse il femminismo e accaddero molte cose. Dicunt che fu l'unica rivoluzione riuscita del XX secolo, altre dicono che fu una fregatura perché ora tocca lavorare e sfacchinare a casa insieme, altre che fu una disgrazia, altri che non c'era niente da liberare. Come fu come non fu mi pare che con l'approvazione de l'aborto, il divorzio e una serie di altre leggi cardine (non ultima la riforma del diritto di famiglia) le nostre vite sono diventate migliori. Un testo da leggere assolutamente è "Sputiamo su Hegel" di Carla Lonzi, una delle madri del femminismo italiano. Una delle fondatrici del pensiero della differenza sessuale (che ancora va per la maggiore in Italia), scrisse anche "Il manifesto di rivolta femminile" con Elvira Banotti e Carla Accardi, altro testo fondamentale per comprendere la teoria, ma soprattutto la pratica del femminismo italiano.


MOSTRE SACRE:
Citare tutti i mostri sacri del femminismo non sarebbe possibile, ma di sicuro leggere "L'eunuco femmina" di Germaine Greere e tentare "In volo" di Kate Millett (ve lo dico è un libro difficile da sostenere, è lunghissimo, pieno di riferimenti culturali a noi estranei, molto carico, io non ce l'ho fatta a finirlo) non può fare che bene. Consiglio indubbiamente "La mistica della femminilità" di Betty Friedan, un libro che Miriana Costanzo, la cattogiornalista reazionaria dovrebbe imparare a memoria assieme alle sue seguaci e "La condizione della donna" di Juliet Mitchell. Dove eravamo, dove siamo arrivate e dove stiamo andando? Stupirà sapere che in fondo ci siamo mosse sì, ma c'erano i presupposti per pretendere e giungere a qualcosa di indubbiamente migliore.


SIAMO DONNE SIAMO CYBORG O FORSE NON SIAMO NIENTE? 
Niente nichilismo ma tanto poststrutturalismo. I tempi moderni puntano a teorie ovviamente in totale contrapposizione. Torna di nuovo la grande hit della costruzione culturale della donna, in totale contrapposizione al pensiero della differenza, ma c'è la grande novità di un mondo in cui anche la tecnologia si carica di significato ed ecco che il cyborg, come il mostro nel passato, diventa l'alter ego naturale della donna. Il cyborg come altro dall'umano, la donna come altro assoluto. Il cyberfemminismo è una corrente vasta e sfuggente come il mondo virtuale. Vuole craccare il sistema e al usare l'ironia per farlo. Definire un mondo così complesso è difficile e se volete farvi un'idea di quanto bolla nell'immanso pentolone, provate a leggere "Manifesto cyborg" di Donna Haraway.

POSTPORNO:
Forse a molti sarà sfuggita questo sfuggibile nuovo pensiero del femminismo contemporaneo: il grande interesse per la pornografia e il desiderio di renderla adatta anche all'immaginario femminile. E' possibile mai questa cosa? Secondo me no. Per motivi lunghi e casuali ho conosciuto un po' l'ambito e l'ho trovato personalmente inquietante nonché inutile visto che la pornografia contemporanea è, secondo me, il frutto dell'immaginario maschile e bisognerebbe ripensarla completamente, non riplasmarla. Comunque, questa è una mia opinione personale. Se volete conoscere qualcosa di questo mono molto vicino per certi versi alle arti performative, vi consiglio la lettura di qualcosa di Beatriz Preciado, oltre ai libri, soprattutto gli interventi slegati facilmente reperibili nel web.


E GLI UOMINI? 
Durante l'ultima giornata contro la violenza sulle donne, ho visto fiorire in ogni dove, manifesti con attori e sportivi nerboruti pronti a giurare con sguardo torvo che i loro simili di genere, rei di violenze, non erano uomini degni. Tuttavia siamo nel 2014 e diciamo che la facile connessione logica che se la violenza è commessa dagli uomini forse dovrebbero essere principalmente gli uomini tutti a fare una riflessione sul tema della parità di genere è giunta un po' tardi. Non faremmo però giustizia a quelli che da anni già ci lavorano, come gli uomini di Maschile Plurale. Tra i libri (pochi) che si occupano del tema, sono usciti "Il silenzio degli uomini" di Iaia Caputo ed. Feltrinelli e "Uomini che amano le donne" di Monica Lanfranco. Il primo parte da famosi sanguinosi fatti di cronaca italiani e si interroga su ruolo degli uomini come parte attiva e al tempo stesso passiva (perché le donne difendono le altre donne in quanto vittime, ma gli uomini tacciono sugli altri uomini violenti?). Il secondo inveceè una raccolta di risposte maschili ad alcune domande sul tema della virilità e della violenza poste alla Lanfranco sul blog de Ilfattoquotidiano.

Ps. Lo so che leggenda vuole che tutte le femministe siano lesbiche e il fatto che io abbia scritto questo post potrebbe avvalorarne l'idea, tuttavia, semmai è vera la frase inversa, ossia che quasi tutte le lesbiche sono femministe (il che ne fa un sottoinsieme di un insieme molto più grosso). Femministe varie, prima di accanirvi sui miei giudizi affrettati tenete presente che è un post in cui dovevo racchiudere un mondo.

4 commenti:

  1. "Dalla parte delle bambine" lo metti da qualche parte nell'elenco? Per me è stato un testo fondamentale. Grazie cmq degli ottimi consigli: "La mistica della femminilità" si preannuncia sugoso. Ps. Ultimamente mi è capitato in mano "La zoccola etica" di Dossie Easton e Janet Hardy. Molto controverso, ma ricco di spunti.

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    1. Ci andrebbero una marea di altri libri, manca anche "Speculum" della Irigaray, dovrei fare tipo 10 post sui libri femministi :)
      Però almeno "Dalla parte delle bambine" lo avevo già citato qui: http://idoloridellagiovanelibraia.blogspot.it/2013/09/libri-per-bambine-vezzosita-gogo-e.html

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    2. Almeno il primo volume della serie di Diotima, scritto dal gruppo delle Filosofe, E poi, importantissima, Carla Lonzi, da "Sputiamo su Hegel", a "La donna clitoridea e la donna vaginale" del gruppo di Rivolta Femminile...e "Armande sono io"...Il femminismo italiano è stato il migliore, secondo me, dal punto di vista del percorso intellettuale - filosofico, interiore - interattivo...in pochi anni è stato elaborato un pensiero incredibilmente avanzato, che purtroppo non è stato interiorizzato veramente, in modo diffuso ed attraverso le generazioni, ma che tuttavia esiste ed è all'avanguardia ed unico tuttora. Carla Lonzi continua ad essere trascurata, ma il suo percorso e la sua elaborazione è stato qualcosa di eccezionale.

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  2. Scrivi delle cose intelligenti e cerchi di essere obiettiva. Già questo dovrebbe evitarti le critiche delle "integraliste", ma quando addirittura proponi un percorso di lettura per tentare di capire il problema, ti si può solo dire grazie!

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