Allora, l'altra sera è avvenuto in Italia un fatto che accade solo quando la luna è in capricorno, i pianeti sono allineati perfettamente, le maree scendono, le macchie solari hanno effetti allucinogeni e si vince un premio Oscar: larga parte della popolazione italiana ha visto un film di un certo spessore culturale.
Era un evento di tale valenza identitaria nazionale, che persino io mi sono trascinata a vederlo a casa di una mia amica, proprio come accadeva negli anni '50 con "La dolce vita" (la vedi la felliniana memoria che ritorna?).
Gli effetti, per chi bazzica per i social network (ma se siete su questo blog bazzicherete pure voi di sicuro) hanno rivelato un'interessante cartina tornasole dell'Italia contemporanea.
Su fb erano tre gli stati d'animo più diffusi durante la messa in onda de "La grande bellezza":
1 ) "Noi non siamo come voi e ci teniamo a dirvelo".
Status medio: "Io non guardo "La grande bellezza" di proposito perché non sono un'italiana media. Siamo tutte pecore. Appena ci danno un premio gli americani impazziamo e diventiamo tutti colti. Io NON voglio vedere questo film stasera. Anzi, forse non lo vedrò mai."
2) Capolavoro.
Status medio "Un film che parla di noi, di questa Italia decadente, dell'Italia che affonda senza speranza, noi e la vacuità, mentre tutto attorno la nostra grande bellezza muore". Allegato favorito: una foto di Pompei che crolla.
3) Ma che è 'sto schifo?
Status medio "Aò, ho iniziato a vedere 'sto film e dopo dieci minuti voglio spararmi. Ma gli americani si sono bevuti il cervello? Cos'è tutta questa gente nuda? I nani, le ballerine! Noi mica siamo così. Oh, bella Roma per carità, ma che palle. Che danno su Sky?"
Nella mia cerchia di conoscenze feisbukkiane, (che forse, direte voi, devo cambiare), il terzo status, con dovuti picchi di particolare grevità, andava per la maggiore, ma era anche abbastanza prevedibile.
E' molto tempo che vorrei scrivere un post su Roma, una città per la quale i propri abitanti hanno un amore che definire viscerale è riduttivo.
I romani adorano Roma. Per loro l'esistenza stessa della città è la prova che Dio c'è e ha voluto benedirli facendoli nascere in tale meraviglioso luogo. In nessun'altra città italiana l'orgoglio e l'assoluta matematica certezza che al mondo non esista niente di meglio e che anzi, tutti hanno solo che da imparare, raggiungono tali picchi vertiginosi.
I romani adorano Roma. Per loro l'esistenza stessa della città è la prova che Dio c'è e ha voluto benedirli facendoli nascere in tale meraviglioso luogo. In nessun'altra città italiana l'orgoglio e l'assoluta matematica certezza che al mondo non esista niente di meglio e che anzi, tutti hanno solo che da imparare, raggiungono tali picchi vertiginosi.
Il film di Sorrentino, soprattutto nella prima parte, spiega bene questo mistero. Roma è la città eterna, tutte le strade portano a Roma, ha dominato il mondo, è stata grande e lo ha dimostrato. Il romano sin da piccolo viene allevato a suon di storia che lo cita ininterrottamente, di bellezza e di eventi storici che si susseguono con straordinaria frequenza. Sei romano, sei automaticamente superiore, e allora acquisisci questo strano miscuglio di volgarità e nobiltà che ti permette di danzare sulle rovine di ogni cosa.
A Roma, la sciura quale esemplare, non può esistere, perché quella finta cortesia, le mossette, l'ostentazione misurata, possono essere distrutte in qualsiasi attimo da una qualsiasi persona che ti dice, "Ah figasecca, ma che pensi che ce l'hai solo te?"
Voi penserete sia volgare, io penso che sia assolutamente geniale. E' una città in cui tutti dicono in continuazione che il re è nudo, e il re si diverte da matti.
Pasolini, di cui un giorno parlerò con più precisione, l'aveva ben capito. La grande capitale italiana, adorata come una divinità dai suoi abitanti, odiata da tanti altri (che però una volta scesi a Roma raramente tornano da dove sono venuti, anzi si adeguano), luminosissima ed enorme, è popolana dentro, ma ha tali nobili natali che non ha nessuna remora ad ammetterlo. Puoi infiocchettarla, metterci la fao, metterci il parlamento, fare la Festa del cinema, ma è la massa quella che conta e detta lo spirito.
E allora o alla massa ti opponi o dalla sua vitalità, spesso cattiva (si vede bene nel personaggio di Verdone, che ormai quando sta per ottenere un minimo successo decide di andarsene perché Roma lo ha spolpato) ti lasci travolgere.
Alle superiori, la mia professoressa di italiano ci diede da leggere "Ragazzi di vita", un libro che mi domando come possa essere linguisticamente compreso al di fuori del Lazio, ma vabbeh, non è un problema mio. Non mi piacque, non piacque a nessuno della mia classe, perché era molto violento, confuso e disegnava una città che (ancora) non conoscevamo. La grandezza e le bassezze del mondo, in genere, si iniziano a vedere dopo una certa età, sicuramente dopo il liceo. Pasolini invece ci aveva visto, ovviamente, giusto. L'anima della città era quella: vitale, enorme, volgare, disincantata, debordante, calda come può esserlo solo un'estate romana, e talvolta violenta.
Sorrentino, che viene da Napoli, un'altra città che ha tutta una sua mitologia personale antica e particolare, ha fatto un primo tempo fantastico. Il secondo tempo, quello che vira sul sacro, mi è piaciuto di meno.
Motivo 1:
La scena del matrimonio dove c'è il prelato che va a caccia di puzzole. Quello è stato il momento peggiore del film. Perchè? Perché ve lo giuro, appena l'ho vista mi sono trovata dentro il film di "Boris". Chi l'ha visto, non ha potuto non riconoscere la disperata scena che Renè cerca di girare all'inizio, quando ha il direttore della fotografia fichissimo, il tecnico delle luci top, lo scenografo da oscar e via dicendo.
Era identica: la villa con enorme giardino, il vescovo immorale, la Roma bene, la salottiera, tutti che passeggiano e mangiano.
La sensazione di trovarsi in un altro film (che prende peraltro per i fondelli i film come "La grande bellezza"), è stata la stessa di quando di tanto in tanto confondo i parcheggi dei centri commerciali in città diverse (un mio grave problema).
Motivo 2:
Foto fatta da me medesima la Pasqua 2013 in Via Nazionale a Roma. |
La religione. Il pezzo della santa è stato lunghissimoooooooooooooo e, se serviva per mostrarci una certa spettacolarizzazione della religione, anche un po' didascalico. A Roma la religione cattolica non è la stessa delle altre città. Qua al nord, per dire, il Papa incute un timore reverenziale che sarebbe impossibile raggiungere sulla Prenestina. La chiesa giganteggia lì dove ha una maschera di serietà, di istituzione.
Non è il cardinale che ti parla del coniglio alla cacciatora, né la santa trattata come Totti, il motivo per cui a Roma la chiesa è siparietto, il motivo è più blando. E' la quotidianità che ti fa perdere qualsiasi contatto col misticismo.
Se andando all'università, esce in metropolitana l'avviso "Le linee 4, 567, 378, 987 verranno deviate per consentire al Papa di fare la processione nel quartiere x", il tuo cervello smette automaticamente di vedere il Papa come il messo di Dio sulla terra. Il papa diventa una delle assurde varianti romane di intralcio al già caotico traffico cittadino.
Se becchi turisti ispirati che vengono dalle Fiji, magari dopo aver risparmiato una vita, solo per vedere il piazza san Pietro, cosa che tu puoi fare prendendo il 64 a qualsiasi ora del giorno, ti accorgi che non percepisci più di tanto la straordinarietà dell'evento.
Concludendo questo post, che fatta eccezione per il vago riferimento a Pasolini e per il mio reiterato invito a leggere la sceneggiatura de "La grande bellezza" non ha molto a che vedere coi libri (e me ne scuso, non riaccadrà quasi mai più, ma l'occasione era troppo ghiotta), a me il film è piaciuto.
La mia palma personale per il personaggio va a quello di Galatea Ranzi, la giornalista moglie e madre autrice di 11 libri di cui uno sulla storia del partito, che si sente arrivata, speciale, meravigliosa e rivendica un po' tutto tra cui il suo impegno giovanile. Nell'ambiente femminista ho conosciuto letteralmente GRAPPOLI di queste meravigliose mogli-donne-madri.
La mia palma alla scena migliore va alla fantastica intervista con l'artista che wannabe Marina Abramovic dando craniate all'acquedotto romano. La distruzione sistematica della patina esteriore: non leggo perché leggo le vibrazioni e caxxate seguenti sono un capolavoro.
La mia palma alla battuta migliore va alla mitica: "Il mio scrittore preferito è Proust, però anche Ammaniti..."
Essa dimostra che la via seguita da questo blog è quella giusta: la decadancing del paese passa anche dalla libreria.
Premessa: come ho già scritto non mi ricordo dove, ho avuto la fortuna di vedermelo un mesetto fa a casa - scaricato, of course - senza interruzioni pubblicitarie e senza la "pressione" di star vedendo un vincitore dell'Oscar, e sicuramente l'ho apprezzato molto di più rispetto a quanto avrei potuto vedendolo su canale 5. La cosa curiosa è che all'epoca lessi un po' di critiche e mi trovai d'accordo sia con quelle positive che con quelle negative.
RispondiEliminaIl finale coi fenicotteri non solo non l'ho capito, ma proprio l'ho trovato fuori posto. Cmq, un paio di annotazioni relative agli status su facebook:
- che il secondo tempo era una palla lo sanno in pochi, gli altri hanno cambiato canale prima :D
- per il succitato motivo, non ho letto nessun commento del tipo "finalmente la Ferilli c'ha fatto vedere le zinne", ahahah :D
- qualcuno arguto faceva notare che i commenti positivi più entusiastici venivano da conclamati divoratori di cinepanettoni. Non ho potuto verificare, i miei contatti erano o ipercritici verso il film, o ipercritici verso gli ipercritici.
Nota finale: molto del film sta nei dialoghi, ma più che nel contenuto sta nelle sfumature di come viene detto, e 'sta cosa si perde se lo guarda uno straniero coi sottotitoli; ergo, mi viene da pensare che abbiano dato l'Oscar più che altro perchè affascinati dalle immagini in sè, ma anche perchè - a quanto leggo - la concorrenza era parecchio blanda.
Peccato che Galetea venga apostrofata, dal protagonista del film, come quella che si dava da fare nei bagni e che si è sposata per interesse così riusciva a pubblicare qualcosa sulla piccola casa editrice del marito. La prima parte del film secondo me mostra che Roma è da oscar ma non ha nulla di speciale in realtà sono i luoghi che sono belli. Poi sinceramente dopo Fellini è davvero dura vederlo come un bel film diciamo che l'intento è lodabilissimo ma i messaggi trasmessi sono stati trasmessi male a mio avviso...
RispondiEliminaQuella del bagno poteva in effetti essere facilmente sostituita con un'accusa più diffusa: ossia che queste millantati momenti rivoluzionari erano in verità molto sporadici e molto blandi, tutto il resto è talmente verosimile che mi è venuto il dubbio si sia davvero ispirato ad una giornalista italiana in particolare.
EliminaSecondo me i film di Fellini erano meno tristi, ma forse pure noi eravamo meno tristi.
Sono l'unica che martedì sera ha ignorato del tutto la cosa (un po' perché davvero non me ne sono accorta, un po' perché le prime serate M$ sono insostenibili per quantità pubblicitaria e anche accorgendomene..., un po' perché sono rientrata tardi e a casa mia già guardavano la fiction con Zingaretti), e dopo cena s'è vista due cartoni animati in streaming legale online? XD
RispondiEliminaInsomma, io non è che non l'ho visto per snobismo, proposito o chissà cosa. E' proprio che sto nel mondo dell'altrove riguardo a 'ste cose "che fanno tutti": di solito le scopro sempre tre giorni dopo ^^;
Del resto io ho un pessimo rapporto (spesso volontario) col cinema italiano 'oscarizzato'. Non ho ancora mai visto nè La vita è bella, né Mediterraneo (né la stragrande maggioranza dei premiati compatrioti precedenti). Tra l'altro, di tutti e tre, questo di Sorrentino è quello che mi ispirerebbe di più... XD
Solo che il monumento all'italica rovina socio-culturale... no, martedì proprio non ci stava, anche prendendone coscienza.
Gli effetti, per chi bazzica per i social network (ma se siete su questo blog bazzicherete pure voi di sicuro)
Non dare tutto per scontato... ;)
Sarà per quello che mi perdo 'ste cose? :P
Minty se tu fossi stata su qualsiasi social network l'altra sera non avresti potuto ignorare l'evento neanche se avessi voluto. Da un certo punto di vista è stato commovente, davvero mi pareva di stare nei leggendari racconti degli anziani dove la gente si stipava nei cinema per vedere "La dolce vita", da un altro ho potuto toccare con mano la solita italica idiozia che non ci delude mai.
EliminaSecondo me il film è da vedere a prescindere dall'oscar, peraltro è completamente diverso dagli ultimi vincitori/candidati italiani, il che è molto interessante.
Cara giovane libraia,
RispondiEliminati leggo e ti seguo da bel un po', ormai, ma non ho mai commentato. Mea culpa. Perdonami se il mio esordio da commentatrice scaturisce dall'aver notato un errore grammaticale. Te lo dico per il semplice fatto che scrivi benissimo e sicuramente è stato frutto di distrazione. Nella frase: "Per loro l'esistenza stessa della città e la prova che Dio c'è", manca un accento sulla prima 'e'. Pardon, ma mi è saltato subito all'occhio mentre leggevo, proprio perché scrivi molto bene. :)
Per il resto, condivido tutto quello che hai scritto. I miei 'amici' su facebook si dividevano tra la seconda e la terza categoria e tra le due non so davvero quale sia la peggiore! Per non parlare poi dei falsi campanilisti... lasciamo perdere, va!
Comunque sia, anche a me il film è piaciuto tantissimo. Roma è senza dubbio la protagonista indiscussa. Oscar o non oscar, il film merita per tante ragioni che prescindono dalla trama in sé: la fotografia è stata superba, la colonna sonora meravigliosa, le citazioni iniziali mi hanno fatto felice da subito. Io sono uscita dal cinema con la pelle d'oca. Se tutti lo avessero apprezzato non sarebbe stato un film da oscar. E con questa ti saluto. Alla prossima! ;)
Federica
Ciao Federica! Grazie per la segnalazione dell'errore -.- purtroppo una delle mie pecche maggiori su questo blog sta nel fatto che non edito abbastanza bene i miei post perché o ci metto troppo a scriverli (e quindi mi rompo a rileggerli) o sono di fretta o non me ne accorgo.
EliminaPenso anche io che "La grande bellezza" non sia un film per tutti, ma forse molti si aspettavano qualcos'altro perché alla fine gli ultimi oscar, "Mediterraneo" o "La vita è bella" o "Nuovo cinema paradiso" erano molto più facilmente fruibili e comprensibili da un vasto pubblico.
O almeno credo.
In ogni caso, ora che hai iniziato a commentare ormai devi continuare anche per gli altri post! ;)
Io l'ho visto al cinema in tempi non sospetti, quando è sbarcato nelle sale.
RispondiEliminaA me è piaciuto e, se avessi dovuto scrivere uno status su un social network, probabilmente sarei stata nel secondo tipo da te descritto (senza foto di Pompei).
Non è un film tutto bello, bisogna essere onesti, e in certe parti arrancava, ma era reale nella sua surrealtà... che ho scritto?!