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giovedì 1 maggio 2014

Frida Kahlo. Una piccola bibliografia post-mostra su una piccola donna geniale che il merchandising del nuovo millennio sta cercando di fagocitare.

La gigantografia della sua copertina di Vogue fotografata
 all'ingresso della mostra da me medesima.
 In questi fausti giorni di sole e riposo appena passati sono riuscita a trascinarmi alla mostra di Frida Kahlo a Roma. 
 Ho un'antica passione per la cara Frida e in verità l'idea di un post sui libri a lei dedicati mi frullava in testa già dall'inizio di questo blogghe, la mostra alle scuderie del Quirinale mi ha dato l'occasione per farlo venire alla luce.
  Cos'ha di speciale quest'artista candidata come ogni degno rappresentante del comunismo militante a diventare una macchietta estetica del capitalismo?
 La sua vita ovviamente e la sua arte. 
 Figlia di un fotografo tedesco e una donna messicana dal carattere insopportabile, ebbe tre sorelle (e pure qualche sorellastra), un marito grasso, brutto e altrettanto geniale, Diego Rivera, e innumerevoli amanti di entrambi i sessi. Venne trapassata da un corrimano in assurdo incidente tranviario, subì infiniti interventi e qualche aborto, aderì ferventemente al comunismo e ospitò Trosky con cui amoreggiò prima del suo assassinio.
 A Parigi conobbe i surrealisti, finì a letto con Josephine Baker e partecipò alla sua personale in Messico su un baldacchino tra atroci dolori. Era geniale e vitalissima, niente la piegò se non la morte.
 (E noi giustamente ne stiamo facendo un simbolo da apporre su magliette e tazzine, ma questa è un'altra triste storia).
 Iniziai ad interessarmi a lei alla fine delle superiori perché, oltre a Tamara de Lempicka, era l'unica altra pittrice abbastanza famosa con una certa inclinazione verso gli amori saffici di cui il mio libro di storia dell'arte desse notizia. Una volta appresa la sua esistenza era difficile non cadere nel vortice del: "Oh mio dio ma come ha fatto a fare tutto questo?" (riferito a quadri, viaggi, amori e operazioni). Ammiravo principalmente la sua tendenza a non scoraggiarsi mai. Per dire, se io fossi stata trapassata da un corrimano e fossi rimasta sdraiata per mesi tra atroci dolori avrei pensato probabilmente al suicidio. Lei no, anche nell'immobilità assoluta scriveva lettere brucianti al suo fidanzato di allora Alejandro Gomez Arias (cui fece uno dei suoi primi ritratti, esposto alla mostra per la prima volta al mondo) con cui frequentava la scuola preparatoria per la facoltà di medicina.
  Alcune sono raccolte in "Lettere appassionate" ed. Abscondita un libro che sarebbe stato in verità molto meglio intitolare "Lettere" e basta, se non altro per non creare aspettative. Perché se è vero che Frida non si risparmiava tra giochi di parole, vocaboli inventati, promesse di amore eterno e richieste pressanti di amore, devozione e dedizione da parte dei suoi amanti, Diego per primo, bisogna pur dire che come pittrice era un genio, ma come scrittrice non valeva granché. 
 E' la testimonianza storica il loro grande valore, la possibilità di entrare nei suoi pensieri, non la scrittura e neanche la particolare millantata passione.
 All'epoca per iniziare a conoscerla mi dedicai a quella che a tutt'oggi credo sia la sua biografia più diffusa (se non altro in Italia): "Frida Kahlo" di Rauda Jamis ed. Tea, molto divulgativa, ma ben scritta. Glissa su tanti episodi e molti evita di approfondirli, ma come primo approccio rimane ottimo.
 Ansiosa di trovare nuove informazioni incappai in "Frida Kahlo. Una vita d'arte e di passione" di Raquel Tibol un libro che definirei stupefacente perché riesce nella rarissima
impresa di non comunicare quasi nessuna valida informazione sulla vita della sua protagonista. Se infatti si può apprezzare la parte dedicata ai Los Fridos, gli allievi dell'accademia d'arte che le furono affidati e amavano così definirsi in suo onore (e lei divertita dalla loro devozione li rappresentava come scimmiette), è incomprensibile l'infinito capitolo sulle malattie di cui le sorelle e sorellastre di Frida soffrirono per tutta la vita. Non sono neanche ben funzionali a comprendere i vari malanni di cui ella patì (saprete minuto per minuto quante cisti ovariche ebbero le sue congiunte), si rimane assai più nell'ambito del morboso e dell'inquietante.
 Se proprio volete andare sul sicuro (e se avete già letto tutto il leggibile tra cui lo splendido "Doppio ritratto" ed. Nottetempo), vi consiglio "Il diario di Frida Kahlo", fuori commercio da qualche anno, ristampato proprio questo mese dall'Electa in occasione della mostra.
Diventerà presto il mio libro
 morbosamente desiderato.
Si tratta del facsimile del diario dell'autrice che vi riversò tra il 1944 e il 1954 i suoi pensieri più privati e che, soprattutto, illustrò liberamente.
 Non ho avuto occasione di vedere le precedenti edizioni, ma nel corso della mostra si possono osservare vari disegni privati prodotti da Frida a seguito della sua traumatica separazione da Rivera. Poiché iniziava a meditare il suicidio una sua amica psicologa le consigliò di liberarsi dei pensieri negativi rielaborandoli in disegni. Molto molto caotici ed erotici (per citarvene uno: "Autoritratto in forma di vulva").
 Sulla base di questo, immagino che il diario debba essere uno spettacolo.
Mi raccomando non confondetelo con una pecionata dal titolo "Il diario perduto di Frida Kahlo" di Alexandra Scheiman che invece fa parte di quel tragico filone di vite famose romanzate ad uso e consumo delle sciure. Trattasi in questo caso di un immaginario diario che Frida, tra mille frizzi e lazzi, avrebbe scritto se avesse potuto, secondo questa Scheiman. Oltre al titolo commercialissimo sappiate che al suo interno vi sono sospiri, tante lagne da giornaletto femminile e le immancabili ricette manco ci trovassimo al cospetto di donna Flòr che non sa cosa cucinare ai suoi due mariti.

E voi siete stat* alla mostra? Ci andrete? Vi sentite di consigliarmi o consigliare altri libri su di lei ("Viva la vida!" di Cacucci lo conosco e mmm non mi è piaciuto particolarmente)?

Ps. Lo so, a molti magari avrà fatto schifo, ma io ho apprezzato molto anche il film di Julie Taymor che amo molto come regista.

7 commenti:

  1. Il Saggiatore ha pubblicato Diego e Frida di Jean-Marie Le Clezio. Indico questo libro perché l'ho letto.
    Spero di visitare presto la mostra.

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    1. Com'è? Io trovo Le Clezio mortalmente palloso, questo libro vale la pena?

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  2. Complimenti per il post,
    anche io adoro Frida da tantissimo tempo e mi ritrovo molto nelle tue parole.
    Non ho libri da consigliarti perché ho letto più o meno quello che hai letto tu (e sì, il film è piaciuto molto anche a me), di sicuro prenderò il diario edito da Electa.
    Entro il 31.8 voglio andare alla mostra di Roma, ti consiglio poi anche quella che si terrà a Genova al Palazzo Ducale ;)

    Valentina
    www.peekabook.it

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    1. Forse allora puoi spiegarmi meglio la mostra di Genova: io avevo capito che era la mostra di Roma che si spostava di sede, invece è un'altra??? Sarebbe fantastico!

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    2. Oddio, mi cogli impreparata, informiamoci e diciamoci! ^_^

      Valentina
      www.peekabook.it

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  3. Io ho in ebook Frida di Hayden Herrera, ma ancora non l'ho letto per intero perciò non saprei se consigliartelo o no. Da quel che ho capito leggendo le prime pagine sembra valido, più avanti potrò darti conferma o smentita ;-)

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    1. Io l'ho letto un paio di anni fa, e lo consiglio a tutti; l'ho trovato esaustivo e appassionante, senza cadere nel melenso.

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