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lunedì 22 settembre 2014

I clienti come una classe del liceo. Quando le dinamiche e tipologie liceali finiscono per calzare a pennello ai clienti, e ai colleghi di lavoro, e alle dinamiche sociali in generale. Un fumetto su una grande verità.

Ho sempre pensato che dopo una certa età, tutta una serie di dinamiche sociali proprie degli anni scolastici, si sarebbero dissolte, assorbite miracolosamente dal grande mondo della maturità.Ebbene, l'esperienza personale e il meraviglioso e quotidiano rapporto col pubblico mi hanno costretto a ricredermi. 
Noi non usciamo mai da quelle labirintiche connessioni sociali di livello scolastico. Non solo siamo fatalmente costretti a ripeterle in tutti i luoghi, lavoro in primis, dove ci ritroviamo ad avere a che fare con un certo numero di esseri umani, ma continuerà a succedere anche privatamente, tra amici o in tutti i gruppi che giustifichino un minimo di rapporto interpersonale.                                         Fantozzi" per dire, è un maestoso esempio di tale verità e probabilmente è uno dei motivi del suo stratosferico successo.                                   Poiché col passare dei mesi ho continuato ad avere la fastidiosa e pervicace idea che anche le tipologie di clienti possano rientrare tranquillamente negli stereotipi dei nostri compagni e compagne di liceo, ecco il fumetto del giorno "I clienti come classe di liceo".
 E' la prima parte. Se manca qualcuno di evidentissimo, non mancate di suggerirlo nei commenti a questo delirio del lunedì.



4 commenti:

  1. Tempo fa stavo rimunginando una cosa simile. In un gruppo di persone, non importa quanto grande ed eterogeneo, si possono trovare comunque degli stereotipi di base che si ripetono sempre, riadattabili ad altri gruppi di persone. Un esempio sono le parodie di film famosi con personaggi dei cartoni animati, tipo Dracula con i Simpson: è facile vedere come in un "normale" gruppo di vicini e colleghi si possano assegnare ruoli corrispondenti, talvolta forzati, ma comunque simili. Credo che ciò afferisca in parte alla tendenza a porre ordine nel mondo, a schematizzarlo, e in parte alla reale ripetizione di dinamiche cui, bene o male, è inevitabile soggiacere. Vuoi perché ognuno di noi è attratto da mode e stili di vita (un nerd tenderà a essere simile agli altri nerd, un fighetto altrettanto, aggiungendovi sfumature personali), vuoi perché in un gruppo di persone è facile che si incontrino tipi somiglianti ad altri già incontrati (mi verrebbe da dire qualche sciocchezza sulle probabilità statistiche, ma siccome non ne so nulla, diciamo che tutta la gente che c'è in giro prima o poi capita :P ).

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    1. Io sono rimasta delusa. In qualche modo speravo che l'età adulta migliorasse le persone. Le peggiora solo tragicamente.

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    2. Vero, è deprimente. Molti, troppi forse, sono refrattari ai cambiamenti, e così restano più o meno come quando erano adolescenti. Con la tragedia, come dici tu, che più vanno avanti e più solidificano la loro personalità. A un certo punto il cambiamento diventa quasi impossibile. Io stesso mi sono dovuto sforzare molto per cambiare, ho dovuto lavorare molto su me stesso; ma io mi detestavo, cioè avevo motivi per voler cambiare, e credo di esserci riuscito solo in parte e con fatica - né mi basta dove sono arrivato. Figuriamoci chi pensa d'andar bene com'è.

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  2. Dai Nathan, è vero che moti peggiorano tragicamente e spesso assumono in modo ridicolo questi ruoli, ma aumentano molto le occasioni per ridere di se stessi (sempre) che degli altri!
    Una volta ho letto in una intervista di Gino Paoli che con l'età la corsa ad essere i più belli, i più interessanti, i fighi, aumenta.. tutto vero! E' una classe di scuola eterna, ma superato lo shock di saperlo, la tragedia culmina sempre in commedia (e non viceversa )

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