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venerdì 26 settembre 2014

L'amore tra insegnante e allievo, un grande classico che ha coinvolto scrittori e scrittrici di ogni tempo. Dal gossip medievale di Abelardo ed Eloisa, ai rapporti interculturali travisati fino alle conseguenze più estreme.

"Abelardo ed Eloisa scoperti da Fulberto"
(Altro che gossip del 2014)
 L'altro giorno stavo facendo delle ricerche sul vampirismo lesbico (essì, si fanno pure queste cose, ma basta guardare le chiavi di ricerca nelle statistiche di un blog a caso per capire che molta gente cerca cose strane), quando mi sono imbattuta a totale sproposito, in un'opera di Mircea Eliade che non conoscevo: "Maitreyi. Incontro Bengalese".
 In essa l'antropologo rumeno parlava della sua rovente passione con una sua allieva indiana durante un soggiorno in oriente. La mia mente allora è passata fugacemente ad Abelardo ed Eloisa e indi, all'ispirazione per questo post, incentrato sulle relazioni tra gli scrittori e le loro allieve, e le scrittrici e i loro allievi.
 Un classico che affonda le sue radici in un complesso sistema psicologico di freudiana memoria che non ho la capacità di sviscerare, ma è abbastanza palese.
 Perciò forza, che si carrellino i legami amori tra gli scrittori e i loro allievi, e tra gli scrittori allievi e i loro insegnanti!

ABELARDO ED ELOISA:
Archetipo romantico, drammatico e irrinunciabile del rapporto amoroso tra l'insegnante e la sua allieva, Abelardo ed Eloisa furono i protagonisti di un gossip medievale a sfondo tragico di epiche proporzioni. Come tutti gli eroi romantici, leggenda vuole che fossero belli e intelligentissimi, appassionati e almeno lei molto innamorata.
  Eloisa era una giovinetta straordinariamente versata nello studio e la sua famiglia pensò straordinariamente di darle un eccezionale maestro, Abelardo, che a 37 anni (20 più di lei) già era un filosofo (et chierico) affermato. Rapidamente però, scoppiò la passione tra i due, che culminò con una gravidanza di lei, da cui nacque un figlio di nome Astrolabio
 A quel punto gli eventi precipitano: i due vengono costretti a sposarsi, ma lui in quanto chierico non potrebbe, così lei viene spedita in un convento per salvare le apparenze e i di lei parenti, per vendicare l'affronto di quel matrimonio (e di quello che sembra essere un ripudio), una notte si introducono in casa di lui e zak, lo castrano. I due non si rividero mai più. Si scrissero però lei, soprattutto gli inviò lettere struggenti in cui rievocava la loro passione ardente e continuava a dichiaragli il suo amore, lui, più freddamente, gettava acqua sul fuoco buttandola sull'ormai comune amore in Cristo, chiamandola sorella e parlandole di dedizione spirituale e anima.
 Furono seppelliti insieme e ancora riposano nella stessa tomba, in quel di Parigi.
 Se volete struggervi e lacrimare un po' leggete pure le "Lettere di Abelardo ed Eloisa", il loro epistolario.

MIRCEA ELIADE E MAITREYI DEVI:  
L'antropologo rumeno, la cui fama è stata macchiata dalle palesi simpatie fasciste, scrisse un romanzo di matrice autobiografica, "Maitreyi. Incontro bengalese" raccontando la presunta passione che lo legò ad una sua giovanissima allieva bengalese, nel periodo che passò a Calcutta per studio.
 Il filosofo Dasgupta le affidò infatti la sedicenne figlia, Maitreyi per quello che oggi chiameremo un tandem linguistico: lei apprendeva l'inglese e lui il bengali. Eliade invece racconta che ben presto il loro rapporto sfociò in una passione dai contorni coloniali: con lei, giovane indigena dall'estetica selvaggia e per niente europea, e lui europeo passionale in posizione indubbiamente dominante. Il sensuale romanzo terminava con la donzella che dopo essersi concessa ad un pescivendolo veniva spedita lontano dalla famiglia. La storia reale ha invece un interessante epilogo, perchè Matreyi che divenne una famosa poetessa e insegnante universitaria, seppe solo dopo molti anni di questo romanzo che lei giudicò offensivo e bugiardo. Scrisse perciò una sua versione dei fatti col libro, "Na  Hanyaté. Ciò che non muore mai", pubblicato in Italia dalle Edizioni biografiche, in cui l'autrice accusa Eliade di aver inventato molto (lei assicura che furono baci e non notti selvagge) e di non aver compreso praticamente niente del suo mondo, del suo modo di fare e dei suoi sentimenti. Incolpare un antropologo di incomprensione interculturale è la vendetta postuma migliore del mondo.

ANTONIA POZZI E ANTONIO MARIA CERVI; 
La poetessa milanese, che si suicidò a soli ventisei anni, andando a morire vicino all'abbazia di Chiaravalle dopo aver ingerito barbiturici in una notte d'inverno, fu fortemente segnata dal legame amoroso che ebbe con un suo insegnante di liceo Antonio Maria Cervi, più vecchio di lei, di origine meridionale e squattrinato. 
 Malgrado l'amore fosse corrisposto e si fosse instaurata una relazione consapevole tra i due, la Pozzi era l'unica figlia di una famiglia dell'altissima borghesia milanese, molto rigida e patriarcale che non avrebbe mai visto in Cervi un partito degno. Suo padre osteggiò immediatamente la relazione tra i due, considerandola inadeguata, finché non ottenne una rottura definitiva. 
 Da quel momento in poi, i biografi concordano col dire, che un animo sensibile come il suo iniziò la corsa verso la tristezza e la disperazione che la portarono al suicidio. Studiò all'università, laureandosi, divenne molto amica di Sereni e le sue poesie iniziavano ad essere apprezzate, ma quella rottura causò una frattura nella sua anima che niente riuscì a rimarginare. Dopo la sua morte, a conferma della morsa paterna che soffocò la sua vita, il padre rimaneggiò ampiamente le sue numerose poesie inedite. Per saperne di più, basta leggere "In riva alla vita" di Alessandra Cenni.

HANNAH ARENDT E MARTIN HEIDEGGER: 
 I due grandi filosofi si conobbero all'università, lui a 35 anni era sposato con figli e insegnava, lei diciannovenne, studentessa brillante, arrivò all'ateneo di Malburgo piena di aspettative. 
 Si incontrarono ad un seminario su Platone ed iniziò così una storia d'amore o forse sarebbe più corretto dire, un rapporto amoroso, che durò fino alla loro morte.
  Si può ripercorrere la loro relazione attraverso i diari e soprattutto il carteggio che i due si scambiarono ininterrottamente per tutta l'esistenza, passando attraverso le macerie di un amore reso impossibile da troppi giganteschi ostacoli che pare, soprattutto lui non avesse alcuna voglia di superare.
  C'era la di lui moglie Elfride, gelosissima della Arendt e delle numerose altre amanti del marito ( e che però lui non lasciò mai) e ci fu, molto più gigante tra loro, lo spettro della seconda guerra mondiale e del nazismo. La Arendt, ebrea, scappò dalla Germania nel 1933 e Heidegger, dal canto suo, ebbe sempre un rapporto ambiguo col regime hitleriano. Ciononostante continuarono a scriversi e quando si rividero dopo la guerra, molti anni dopo, la passione tra i due dimostrò di non essersi mai spenta, e continuò a distanza tra le righe, nonostante gli altri amori di lui e i due matrimoni di lei. Morirono a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro.
 Per citare a totale sproposito "Mine vaganti" di Ozpetek: "Gli amori impossibili non finiscono mai"

 E voi conoscete altri scrittori o scrittrici che ebbero relazioni con i loro allievi/allieve? Rendetemi edotta!

2 commenti:

  1. L'amore tra insegnante e allievo, un grande classico che non ha coinvolto scrittori e scrittrici di ogni tempo.
    Non è che ci sia un "non" di troppo?

    Ciao

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    1. Grazie -.- a riscrivere il titolo cento volte, questi sono i risultati

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