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giovedì 13 novembre 2014

I 5 visitatori tipo di quelle incantevoli (non sempre) bolge che sono le fiere del libro. Turisti insopportabili, onnivori incontentabili, accompagnatori e ninja simboli di un italico popolo molto magnaccione

 Novembre, tempo di BookCity a Milano e dicembre, tempo di Fiera della Piccola e media editoria di Roma (fichissima andateci), poi a maggio c'è il sopravvalutato salone del libro di Torino, e poi quello per ragazzi di Bologna, e quello di Pisa, e quello della Microeditoria e quello dell'usato, e quello del libro indipendente, volante, pensante, rampante, ronfante.
 Insomma, in Italia si leggerà poco, però alle fiere e ai saloni del libro e del fumetto ci si va molto parecchio.

 La sordida motivazione per cui questo strano fenomeno prende vita è a mio parere una:
Albertone tu sapevi già tutto
1) A noi ce piace de magnà e beve e nun ce piace da lavorà.
 Ossia, come benissimo sintetizzato da "La società dei magnaccioni", finché si tratta di trastullarci e vedere il lato ludico della faccenda, noi italici potremmo essere un popolo edonisticamente imbattibile. La difficoltà arriva quando, oltre a vedere i padiglioni infiocchettati, oltre a farti offrire la 'nduja dalle case editrici locali calabresi, oltre a partecipare agli incontri con lo scrittore fico per poi farci un selfie, oltre alla degustazione dei vini mentre qualcuno in sottofondo si impegna in un reading, ebbene, arriva il momento in cui devi comprare un libro e possibilmente leggerlo.
 Si chiama: momento epic fail.
Detto ciò, se il biglietto di ingresso non è troppo alto e se vale davvero la pena, a me andare ai festival e ai saloni del libro piace. E' quel meraviglioso momento in cui riesco a vedere i libri finalmente decontestualizzati dalla libreria e a riapprezzarne il valore. Amo principalmente quella miriade di case editrici medie e piccole che propongono cataloghi talvolta improponibili, hanno storie affascinanti e mi offrono la 'nduja. Sostanzialmente amo il momento ludico anche io, con la differenza che, al contrario di molti i libri, li compro e me li leggo persino.
 (Agli incontri vado raramente perché ci sono sempre file epiche che mi fanno perdere un sacco di tempo).
 Comunque in quali categorie possiamo suddividere gli abituali frequentatori di festival, fiere e saloni del libro? Eccole stilate for voi e solo for voi.

Il TURISTA DELLA DOMENICA:
 Sono i guardoni. Non interessati davvero all'evento, ma interessati a partecipare (e a dire di aver partecipato) all'evento, i guardoni scoprono dai giornali e soprattutto dalla tv dell'esistenza di un posto famoso, dove tanta gente famosa è ospite e dove un sacco di gente va.

 Se è in un arco di km a loro congeniale (il guardone è quasi sempre autoctono), ci vanno come simpatica alternativa al centro commerciale d'ordinanza.
 Costoro arrivano con una vaga idea di ciò che stanno per fare o vedere, molestano gli standisti con domande idiote ("Ma vendete solo libri?") e si fanno foto ogni trenta secondi, postando su fb status del tipo "Sn alla fiera del libro. Cioè troppa kultura" (con relativo codazzo di commenti di amici increduli, divertiti o dediti al compianto: "Oggi gioca la magggica e te stai a vede li libri. Io boh").
 Non comprano nulla, non afferrano un catalogo o un volantino neanche per sbaglio fosse mai che dovessero leggere almeno quello. Riconoscono solo i libri delle star televisive e possono fare cinque minuti di fila per un incontro con Fabio Volo salvo poi andarsene sbuffando per la disorganizzazione che li costringe a fare file interminabili. Se portano il figlio, il bambino di sicuro si perderà o piangerà o strillerà o romperà le scatole tutto il tempo, a loro e ai poveri visitatori che sono lì per un motivo.
 Il loro unico conforto è il bar dove mangiare dolci scongelati e bere coca cola. Grazie a dio hanno un tempo di sopportazione pari a due ore al massimo. Poi, sono subito fuori, diretti ad un centro commerciale a vedere almeno il secondo tempo della magggica (o del biscione o del Napoli o di qualsiasi squadra).

QUELLO CON UNO SCOPO:
Preciso come un ninja, abile come uno schermidore, silenzioso come un colibrì, quello con uno scopo è colui che si è scaricato il programma il giorno stesso dell'uscita dal sito ufficiale. 
 Lo ha studiato sottolineando gli incontri, gli scrittori e gli stand da vedere dividendoli per colore a seconda dell'importanza. 
 Ha comprato il biglietto in prevendita per evitare le code, calcolato al centesimo quanto spenderà e sa con precisione svizzera quanto tempo prima mettersi in fila per avere il suo libro firmato o partecipare ad un incontro. 
 Se è davvero appassionato ad una specifica fiera o festival del libro, avrà programmato con un anno di anticipo le sue ferie in modo da poterci passare almeno due o tre giorni in modo confortevole ed efficiente, dividendo i padiglioni o le zone della città ospitante interessate in mattini, pomeriggi e sere. generalmente non perde tempo al bar, neanche per un caffè. Ha una piccola scorta di cibo simile alla razione k dei militari in missione, col necessario per sopravvivere: panini, acqua, termos, antidolorifici per il mal di testa e qualche merendina. Reperibile solo tramite qualche messaggio, va alla fiera assolutamente solo, al massimo con un amico che saluta la mattina affidandolo al suo destino, per cenare con lui verso sera. Ognun per sé, dio per tutti.
 La fiera del libro è una cosa seria, non stiamo mica a pettinare le bambole.

L'EDUCATORE:
 Sarà che non ho tra le mani nessuno di abbastanza piccolo da educare (nipoti, figli, pronipoti, figli di amici), ma provo poca simpatia per questa categoria.
  L'ansia da ipereducazione che hanno dei genitori fa venire il mal di testa a me, figuriamoci a 'sti ragazzini. Genitori ansiosi di inculcare in loro il sacro spirito della cultura e della lettura (cosa buona e giusta per carità), trascinano neonati per ore in bolge da delirio e si lamentano se c'è la ressa che non fa passare il passeggino manco fossimo sul Lungotevere. 
Bambini di quattro o cinque anni trascinati per laboratori fichissimi, ma che dopo sei ore forse diventano un filino pesanti. Pargoli esposti come trofei in lotte tra galli tra genitori: "Il mio ha fatto il laboratorio per costruire un libro, quello per riconoscere le lettere dal colore e quello per scrivere la storia più bella" "E' niente, il mio ha fatto tutti e tre e poi l'ho portato anche al laboratorio di lettura e agricoltura a piantare un nuovo bosco per avere nuova carta per nuovi libri"! 
 Le competizioni genitoriali e la pretesa che un posto per addetti ai lavori o persone che cercano di farsi un'idea di cosa gira per il mondo editoriale, debba essere per forza anche un luogo per i bambini, rende l'educatore particolarmente molesto. 
 Arma d'ordinanza: il passeggino Suv con cui calpestare gli improvvidi che si parano sul suo strettissimo cammino.

L'ONNIVORO:
 L'onnivoro arriva con uno zainetto e torna con due zaini, sette borse di tela, venti libri e cataste di cataloghi, pubblicità e brochure che probabilmente non leggerà mai
Odissea Time
 Convinto di dover vivere più a fondo possibile la magica esperienza del festival librario gira come una trottola in preda ad un delirio di onnipresenza. La cartina dell'evento che gli è stata consegnata all'ingresso diventa la mappa dei viaggi d'Ulisse in un perenne arenarsi da uno stand all'altro, da un incontro all'altro, da un firmacopie all'altro.
 Vede di tutto un po' e completamente nulla. 
 Come può stare seduto per un'ora e mezza ad un incontro, interessantissimo per carità, se nelle sedici sale accanto relatori forse più interessanti o autorevoli stanno dando del loro meglio? Quindi sbocconcella pezzi di fiera in un enorme mescolone che raramente dà frutti. Se è molto fortunato e ben predisposto, questo suo trottare schizzato lo condurrà serendipitamente da qualche parte, ma il più delle volte lo consegnerà all'uscita con un vago senso di incompiutezza, volantini e cataloghi che raramente lo interessano davvero, nessun libro comprato e la sensazione di non aver afferrato pienamente lo spirito del luogo e dell'evento.
 Dove ha sbagliato? Eppure ha cercato di seguire sedici incontri, di vedere tutti gli stand, di parlare con tutti gli espositori, di fare tutte le foto!
 E non si rende conto che il problema sta proprio in quel "tutto".

L'ACCOMPAGNATORE:
 E' una vittima degli eventi. Per qualche motivo che spazia dall'amore all'amicizia alla perdita di una scommessa, alla non piena comprensione di ciò che stava per fare, l'accompagnatore è quella persona che scopre di aver avuto il giorno di riposo da lavoro nel giorno sbagliato.

La faccia di Clive Owen è simile a quella di molti accompagnatori
 Ha accettato di accompagnare un suo amico o fidanzato desideroso di partecipare all'evento con più ore di fila richieste o psicopaticamente onnivoro e quindi intento a correre ovunque, e ne scopre la gravità solo dopo il principio di emicrania che inizia ad avvolgerlo senza pietà verso la settima ora di seguito in piedi senza mangiare.
 L'accompagnatore generalmente non ha le forze di abbandonare il suo aguzzino che, in preda alla gioia e alla felicità assoluta, non fa che ringraziarlo della splendida giornata insieme e ad offrire caffè che li tenga in piedi fino a quando l'ultimo visitatore del salone o della fiera saranno usciti. 
 Ci sono due possibilità di sopravvivenza per l'accompagnatore.
 1) Se è interessato in qualche modo ai libri si sforzerà di trovare del bene, magari staccandosi dal suo aguzzino e cercando quello che gli interessa. La scusa migliore per riuscire nell'intento è fingere di cercare il bagno e fingere di non ritrovare il punto dove avevano deciso di rincontrarsi. Il cellulare si spegne e la colpa viene data al classico sovraccarico delle linee.
2) Se l'accompagnatore preferirebbe buttarsi da un ponte piuttosto che tenere un libro in mano può solo farsi chiamare da un amico compiacente che simuli una grave emergenza in famiglia. Da non usare se l'aguzzino è il coniuge (in quel caso la sopportazione è l'unica via).

 E voi? Conoscete altri tipi di visitatori? Io lo confesso, sono molto troppo onnivora...

4 commenti:

  1. Ammetto di rientrare nella categoria del Ninja, ma puntualmente l'amico/l'acquisto inaspettato manda gambe all'aria i miei progettati piani... >_<

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  2. Ma ci conosciamo dal vivo, noi due? °_° No, perché, nel descrivere "Quello con uno scopo", hai fatto praticamente il mio ritratto dal vero! XD
    Non vado spesso a fiere del libro, ma ho affrontato molte Lucca Comics & Games dal 2001 in avanti, o altre manifestazioni miste di incontri-conferenze-rivendite, e sì, io sono esattamente così: un ninja della programmazione e del vai-preciso-e-colpisci ^__^;

    Nella fattispecie, la mia razione K per le Lucca C&G (dove, regolarmente, non pranzo perché troppo impegnata a seguire la tabella di marcia, ovviamente), sono le fave dei morti nella versione romagnola (che non c'entra nulla con quella a base di mandorle che si usa in molte altre regioni): biscotti asciutti, porosi, poco dolci, non-sbriciolabili in borsa, leggerissimi da trasportare, ne bastano 4 o 5 per tenere calmo lo stomaco per ore. Il cibo da fiera definitivo (se non fa schifo l'anice)! ;D Peccato si trovino solo in autunno...

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  3. Io sono un misto fra l'onnivoro e il ninja, il che significa che faccio dei casini inenarrabili, e torno sempre a casa con la certezza di aver saltato proprio lo stand più importante, l'incontro più interessante... e mi capita a tutte le fiere/esposizioni a cui vado, non necessariamente quelle libresche, che anzi frequento pochino.

    Giusto per la precisione, che i ninja sono sempre un po' rompiballe, l'immagine della signora stravaccata sulla sedie è da "Dove vai in vacanza", non "Il mistero di Bellavista"... :)

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    1. Mi ricordavo fosse il pezzo del museo nel film di De Crescenzo (ma l'ho visto pure tremila anni fa). Tolgo la didascalia subito :)

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