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mercoledì 26 novembre 2014

Libri che non riesco a leggere. Non per forza brutti, non per forza scritti male, ma per me assolutamente fastidiosi. Tra violenze, ricchi e adolescenti, possono esistere dei romanzi che stanno antipatici a pelle?

 Era da un bel po' di tempo che volevo leggere "Cioccolata a colazione", un libro di Pamela Moore che alla sua uscita, nei lontani anni '50, fece sfracelli e portò la giovanissima autrice ad un successo incredibile.
 Ero incuriosita dalla trama che sembrava a metà tra "Il giovane Holden" e quella tradizione cinematografica che indaga sull'ambiguo e inquieto animo adolescenziale ambientando le proprie storie in luoghi circoscritti, abitati da un solo sesso e in genere isolati. Per capirci, i collegi "Attimo fuggente" o "Monnalisa smile" style.
 Ora che l'ho quasi finito posso dire che "Cioccolata a colazione" è scritto meglio di quanto mi aspettassi (ci sono delle immagini incredibili per una mano adolescenziale), ma ha una sostanza assai minore di quel che sperassi.
 Fa parte infatti di una categoria di evergreen editoriali assai diversa: le grandi tragedie degli adolescenti very rich e very spostati e very dannati. E' un genere che tendenzialmente appaga quel voyeurismo pseudomoralizzante che una certa cricca di lettori possiede. Intendiamoci, esistono dei libri sull'adolescenza perduta molto belli, come "I turbamenti del giovane Torless" o ancor meglio "I ribelli" di Sandor Marai.
  Tuttavia, in entrambi questi casi rientriamo appieno del romanzo di formazione (o nel secondo caso di una dolorosa trasformazione), mentre "Cioccolata a colazione" seppur, ripeto, scritto davvero bene, mi sembra un po' la versione maggiormente letteraria di robe che tentano di riprodurre serial alla "Gossip girl" (che peraltro mi pare abbia ampiamente saccheggiato quest'opera della Moore, alcuni personaggi sono praticamente identici),
Mi dà anche fastidio vedere serie del genere. Conosco "Gossip
girl" per via di mia sorella piccola. Gli autori dovrebbero
 devolvere una somma consistente agli eredi della Moore
 In qualsiasi caso questa mia certa avversione per un libro comunque buono, mi ha fatto pensare a quel vecchio problema che alcuni lettori, tra cui io, hanno: il non riuscire a leggere libri che riguardano determinate tematiche.
 Non è una questione di gusti. Non parlo del non riuscire a leggere il genere fantasy o l'horror, ma di non riuscire ad apprezzare un'opera letteraria per una serie di preconcetti o limiti propri di ogni lettore in quanto essere umano con una visione del mondo (e sue paure).
  E' una cosa che a me succede sempre e lascia perplessa, penso sia un limite, ma non riesco ad uscirne, malgrado gli sforzi.
 Vi state chiedendo cosa stia blaterando? Vi faccio un breve elenco dei libri che non riesco a leggere e non se ne parla più!

 I DRAMMI  E I SENTIMENTI DEI RICCHI:
Sottolineo che non ho letto questo
libro, ma vista la trama a base di
ricchezza e ambizione, non credo
che lo farò mai.
Non parlo dei classici dei tempi che furono. Non classifico "Guerra e pace" come un dramma dei ricchi, perché lì entriamo nel campo della fascinazione storica, della fiamma indistruttibile dei sentimenti che covano sotto la grandezza degli eventi in campo.
  Io parlo dei drammi contemporanei in cui avvocati arrivati e svogliati, mogli insoddisfatte, ragazzini viziati con ogni mezzo, sciure che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro (o hanno sempre fatto lavori che gli esseri umani normali non fanno come "il disegnatore di gioielli", se ci fate caso mai che il figlio di un ricco abbia l'aspirazione a fare non dico il metalmeccanico, ma il veterinario), si rotolano nel vuoto, nella sensazione di nulla, in quegli sfinenti rapporti sociali che durano decinaia di pagine.
 E se lei chiama e se lui risponde e se l'altra dà una festa e se l'altra ancora non mi invita. Convenzioni sociali che si arrotolano su loro stesse senza alcun motivo, nessuna profondità se non dimostrare quanto è incredibilmente triste vivere in codesto mondo crudele che ti fa nascere ricco e senza amore.
 Il mio pensiero fisso è sempre: tesoro bello, poteva andarti peggio, pensa se nascevi povero e senza amore. Oppure: perché sto leggendo di come questo oligarca schiaccia senza pietà una famiglia con dieci figli senza nulla?
 Variante "i drammi degli adolescenti ricchi": Questi poveri ragazzini costretti a vivere nel lusso, sempre o poco amati dai genitori o troppo amati (tendenzialmente troppo viziati), descrizioni interminabili di feste a base di alcool, atteggiamenti da uomini e donne consumati, vuoto esistenziale accompagnato dal caviale, mai una domanda sul mondo, se non il loro interiore, che insomma, il resto della popolazione mondiale, che schifo no?


I LIBRI A TESI:
Questo libro in particolare, non solo è scritto
male, non solo è palloso, non solo si fonda su
un'ucronia insensata, ma è pure maschilista,
fingendo di essere femminista. E' il classico
libro "presa per i fondelli"
 I libri a tesi sono quelli che vogliono dimostrarti in ogni modo una loro visione del mondo.
 Tendenzialmente soffrono di questo difetto tutti quei libri scritti da autori che "vorrebbero ma non possono", ossia che hanno idee enormi rispetto alle loro capacità.
  Generalmente perciò i libri a tesi soffrono di un doppio problema: sono schematici in modo imbarazzante e sono pure scritti male.  Pur tuttavia non è sempre così. Simone de Beauvoir ad esempio, ha scritto alcuni libri a tesi che infatti non sono certo i suoi capolavori, ma se ne apprezza comunque la profondità rispetto ai temi titanici affrontati, parlo de "Il sangue degli altri" e de "Le belle immagini" (peraltro il primo, nonostante i personaggi praticamente bidimensionali, mi è rimasto particolarmente impresso). Molti autori peccano di questa hubrys della dimostrazione, lanciandosi nelle ucronie: pensano cioè che creando un mondo o un futuro da capo, non incappino nella trappola dello spiegone.
 Il risultato è che non solo ci incappano, annoiandomi alla muerte, ma pure nel caso in cui siano scritti bene non smettono di tarlarmi il cervello col mio noioso "Non mi prendere per i fondelli, questa tua convinzione è una caxxata".
 Sostanzialmente io sono un tipo hegeliano, quindi se mi dici tesi, io devo per forza fare l'antitesi, e vi giuro, spero sempre nella sintesi, anche se in pochi, durante il mio fervore antitetico, mi credono.
 Perciò mentre macino antitesi il piacere del libro va a farsi benedire e adieu.

LA VIOLENZA GRATUITA:

 Io detesto vedere film violenti e leggere libri violenti. 
 Per capirci, "Kill Bill" l'ho visto e mi è pure piaciuto, perché la violenza lì è talmente finta e autoironica che ci sta, ma quando entriamo nel campo dei film coi serial killer che devastano la gente non solo non li vedo, ma mi sfugge anche perché dovrei vederli.

 Idem i libri. E' ben più difficile ripetere la stessa violenza visiva anche sui libri, ma non abbiate tema, c'è chi ce la fa.
 Ricordo con orrore le prime cento pagine di "Oro rapace" di Yu Miri, in cui, tra le altre cose, c'è la descrizione di uno stupro di gruppo ai danni di una ragazzina da parte di un gruppo di svogliati coetanei. Ancora mi si torce lo stomaco al ricordo.
 Come non sono mai riuscita a togliermi dalla testa un racconto di Daniele Luttazzi (che per il resto quando ancora non era impazzito mi piaceva molto, a 13 anni usai una paghetta dei nonni per comprarmi un suo libro) in un'antologia italiana pulp molto famosa, "Gioventù cannibale".
  Per quella storia ho avuto incubi seri e per quanto apprezzi la letteratura che ti scava nell'animo, gradirei anche dormire senza essere assillata da incubi macroscopici.
 Voi direte, andavi a leggere un gruppo di racconti pulp, che t'aspettavi? Eh, che ne so. Ero ingenua. Il pulp comunque da quel momento è stato completamente bandito dalla mia biblioteca, mi perderò qualcosa, ma almeno dormo.
 Altra violenza gratuita che non sopporto è quella dei libri sui serial killer. Gli autori, forse in una sorta di ansia di emulazione cinematografica, si perdono in questi dettagli sulle torture elaboratissime che questi assassini psicopatici hanno. Ebbene, io non ho ancora capito perché dovrei passare un pomeriggio a leggere di strane sevizie ai danni di un povero essere umano indifeso.

 E voi quali libri non riuscite a leggere? Non lasciatemi sola nei miei limiti mentali!

6 commenti:

  1. Condivido su tutta la linea! I drammi dei ricchi sono incredibilmente noiosi. Più o meno per le stesse ragioni faccio fatica a leggere romanzi di cui non riesco a condividere la parte drammatica. Ad esempio mi è successo con "La lettera scarlatta": non ho abbastanza coscienza storica per considerare così incredibilmente tragico l'adulterio. Parzialmente mi è successo anche per "Anna Karanina": quanta voglia di dire ad Anna "Ma chettefrega, fatti la tua vita". E, per le stesse ragioni, non capisco "Il grande Gatsby" e la fissazione per quella stupida sciacquetta di Daisy. (Ok, so di stare parlando di capolavori, non bastonatemi, mi esprimo in libertà).
    Di violenza ne leggo tanta, e raramente la trovo inutile, perché è vera e va raccontata.Un libro che racchiude magistralmente violenza inutile e vita da ricchi è "American Psycho", infatti l'ho abbandonato quasi subito. Davvero brutto, secondo me

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  2. Non lo so a priori. Posso dire che ho idiosincrasie per i temi economici e giuridici, per quanto riguarda la saggistica. Non amo particolarmente i romanzi che descrivono società distopiche, anche se ne ho letti ed apprezzati alcuni. Non amo Fabio Volo, i romanzi editi da Case EAP e la poesia contemporanea italiana (dopo Leopardi, per dire). Non mi entusiasma il fantasy e odio le librerire che lo affiancano alla fantascienza: ovvero tutte.

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    1. Il discorso più che sui libri che non piacciono era su quelli che per qualche motivo, anche se buoni, stanno antipatici o irritano :)

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    2. Mi sono allargato. Restringo:
      Il signore degli anelli. Giace lì da anni.
      Andrea Zanzotto. Dicono che sia un ottimo poeta, ho letto qualcosa, mi è venuta la depressione.

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  3. Io non riesco a leggere certi libri fantasy. Ho amato Tolkien, anche quando era da prendere a badilate quando ha scritto il Silmarillion, ho amato anche il mondo di Harry Potter. Purtroppo non riesco a non storcere il naso davanti ad altre saghe, tipo quella scritta da Margaret Weis e Tracy Hickman o la saga di Eragon. Ho provato, ma il pregiudizio è stato confermato: un'immensa perdita di tempo per libri che forse, e dico forse, vanno bene per gli adolescenti. Forse non li guarderei così male, se la smettessero di scrivere recensioni o quarte di copertina che dicono di aver scovato l'erede di Tolkien.

    Sui drammi dei ricchi concordo, specie gli adolescenti annoiati, che spero muoiano tutti! Arrivare alla fine di "Meno di Zero" di Ellis è stato faticoso. Speravo in un meteorite che facesse giustizia e invece...

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  4. PErò pure tu, Lucrezia, passi da Tolkien a Eragon! Prova Evangelisti

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