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giovedì 20 novembre 2014

Un piccole recensioni tra amici in onore di quella gloriosa terra piena di tortellini, mayali e comunisti che è l'Emilia Romagna: investigatrici, Rimini e Tondelli per un Eden immaginario.

Ed ecco che come penultimo post della settimana vi ripropongo (si vede tutta la buona volontà dell'inizio), piccole recensioni tra amici #2.
Il titolo di questo libro, pur escludendo la parola
maiale, sintetizza bene il mio pensiero mitico
su tale amabile regione.
 In verità volevo scrivere un altro post, ben più laborioso, ma questi giorni ho tempo quanto una donna con tre figli gemelli lattanti, perciò ecco che recensirò piccolezze o meglio, in questo caso grandezze, ossia due libri che hanno in comune molte cose: sono scritti entrambi da donne, molto toste, molto brave ed entrambe provenienti da quella meravigliosa regione che è l'Emilia Romagna.
  Da bambina, questa regione troppo lontana da me che ho visitato troppe poche volte, aveva nel mio immaginario le fattezze di una regione incantata.
  Innanzitutto si favoleggiava che tutti fossero di sinistra (un luogo dove la sinistra vince sempre era una specie di Eden della giovane politicamente impegnata), era sempre prima, assieme alla Toscana (altra regione del mio cuore), in tutto ciò che riguardava la qualità della vita e l'impegno nel sociale, vi aveva sede un'università che avrei frequentato molto volentieri (l'Alma Mater of course) e si mangiava superbene.
 La patria del tortello, della salsiccia, delle feste dell'Unità, dei salumi e del maiale, era davvero una sorta di valle incantata. Il fatto che io non sia riuscita a mettere piede a bologna che a 25 anni ha poi contribuito a cristallizzare questo immaginario.
 Mi è rimasta perciò questa infantile/giovanile passione per questa terra, che viene sostenuta peraltro dalle performance dei suoi scrittori che riescono ad ottenere spesso una variazione sul tema preferito da troppi scrittori italiani: la provincia triste e abbandonata, ove si commettono ogni tipo di nefandezze (ci avevo scritto anche un post un annetto fa).
 Gli scrittori, perlomeno quelli che ho letto io, provano un qualche tipo di amore per la loro terra e non si limitano ad additarla come luogo da cui scappare in preda alle febbri, ma ne offrono un panorama alla odi et amo.
 Le due recensioni di cui sotto rendono bene l'idea.


 "QUO VADIS BABY?" di GRAZIA VARESANI:
 Nell'ormai lontano 2004 (oddio sono passati 10 anni di mio), andai a vedere l'omonimo film in un piccolissimo cinema di provincia.
  Le circostanze vollero che vedere un giallo ambientato in inverno, immersa in un'insopportabile calura estiva, rendesse l'ambiguità della storia straordinariamente efficace, e rimane tutt'ora uno dei film che mi sono in assoluto più goduta al cinema. 
Ricordo chiaramente che era estate, io ero vestita troppo pesante e la sala non era adeguatamente arieggiata. Risultato: morii di caldo, ma mi godetti in modo straordinario il film.
 Per motivi inspiegabili ho aspettato dieci anni per leggere il libro da cui è tratto, il primo in cui appare l'investigatrice privata Giorgia Cantini. Io non ho particolare simpatia per queste donne non toste, di più, che non devono chiedere mai, ruvide come la carta vetrata e sempre in cerca di una specie di amore che alla fine però in fondo non vogliono, tuttavia il personaggio disegnato dalla Varesani ha una sua forza che emerge sopra gli stereotipi che rischiano di soffocarla. In particolare "Quo vadis Baby?", rispetto agli altri della serie (che comunque si fanno leggere molto molto molto volentieri), riesce ad affondare il coltello in quei rapporti familiari propri delle famiglie che si autodistruggono per eccesso di ostentata e malata normalità. 
 Il padre carabiniere in carriera, uomo tutto d'un pezzo, severissimo e impenetrabile, sposa, manco a dirlo, la persona sbagliata. Per quel moto dell'animo che spesso hanno le persone con una natura ben definita, sceglie per la vita una compagna completamente opposta e ci sono incontri che come reazioni chimiche possono ingenerare solo enormi catastrofi. Così la moglie si suicida, la seconda figlia, Giorgia, rileva l'attività di famiglia, ma gestisce la sua vita personale in modo completamente anarchico e la prima, Ada, vezzeggiatissima principessa, diventa una ragazza disposta a tutto per ottenere quello che vuole.
  Il personaggio di Ada, la cui morte misteriosa morte ha definitivamente frantumato quel che rimaneva di tutti gli altri, è molto interessante. Non è una vittima, non è positiva, non è completamente negativa, è solo qualcuno che tecnicamente pecca di hubrys. Ce ne sono tanti, persone che commettono l'enorme errore di credersi più talentuosi, più forti, più furbi, di ciò che in realtà non sono, e corrono disperatamente verso la catastrofe. La cornice bolognese tetra e funestata da personaggi pietosi (nel senso che ispirano pietà), rimane solo a sfondo di quella che è una tragedia greca su tutta la linea. Ripeto, il migliore della serie, visto che negli altri la cornice, pur apprezzabilissima e originale, diventa invece la parte forte della trama.

"HAI MAI NOTATO LA FORMA DELLE MELE?" di MABEL MORRI:
 Mabel Morri è un'autrice che per sentito dire conosco da un bel po' di tempo. 
 Sapevo di questa fumettista preinternettiana, che non potendo usufruire dei blog ancora a divenire, stampava i suoi lavori su fanzine autoprodotte con la casa editrice/collettivo Studio Monkey, per poi distribuirle brevi manu in giro. 
 "Hai mai notato la forma delle mele?", recentemente ripubblicato dalla RenBooks in un bel formato dal prezzo, secondo me, eccezionale (12,90 è un affare), raccoglie i 4 gloriosi numeri che ne uscirono. 
 Il libro è composto da tante storie, quasi tutte brevissime con racconti nell'intermezzo scritti ovviamente con la cara vecchia macchina da scrivere, che non hanno in comune nessun filo logico a livello di trama. Ciò che le unisce è la comune, davvero ben resa, descrizione di un mondo.
 L'autrice, classe 1975, è riminese e si vede. Nelle sue storie viene fuori quella gloriosa provincia che vive la vita in due tempi: quello invernale, lungo, abbastanza lineare, senza particolari momenti di eccitazione, e quella estiva, in cui, in nome del turismo, si riempie e nasce a nuova vita.
  Ho sempre pensato che questi luoghi donino una particolare prospettiva a chi ci vive, abituato a vedere la propria vita correre su due binari temporali completamente diversi. Mabel Morri ha, secondo me, quel tocco tondelliano che si vede benissimo in quello splendido libro che è "Rimini". Persone e personaggi autoctoni e provenienti da luoghi lontani per pochi brevi giorni, si incontrano e danno vita a infinite possibilità, rendono possibili un enorme ventaglio di storie.
 I disegni così pieni, poi, particolareggiati, appuntiti, i dialoghi colloquiali, senza ricercatezze letterarie, rendono poi bene quel linguaggio tondelliano diretto ed estremamente visivo. Avevo letto da qualche parte, che la scrittura di Tondelli restituiva le luci velocissime e livide di quegli anni '80 pieni di luci al neon e del buio dei locali, ebbene Mabel Morri riesce a disegnare quelle luci. 
E perciò davvero ve la straconsiglio.

 Bene, detto ciò ne approfitto per salutare tutti gli emiliani e i romagnoli (non ricordo mai chi è chi) e se vorrete consigliare qualche libro su codesti gloriosi luoghi o di qualche loro glorioso autore, commentate, consigliate, commentate!!

Noto solo ora un altro punto in comune: stranamente entrambi i libri hanno come titolo una domanda. Coincidenze? Io non credo...

3 commenti:

  1. Guarda che è facile, basta fissare la via Emilia: a ovest del Sillaro, sono emiliani, a est romagnoli. Fa eccezione Ferrara, che è comunque in Emilia ed è pure lontana dalla via omonima.
    Imola è capitata in provincia di Bologna per errore, in quanto, indubitamente, Romagna (il Sillaro scorre tra Imola e Castel San Pietro). :D
    Non dire mai a un romagnolo che è emiliano, o te lo inimicherai per sempre :P

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    1. Ti ringrazio per le indicazioni geografiche (che però mi hanno confuso ancora di più, geografia portami via). Però conosco la faccenda del non dire mai a un romagnolo che è emiliano e viceversa (non comprendo, ma mi adeguo!)

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  2. un graziesentito per avermi ricordato Quo Vadis, baby, un film che ho davvero amato molto e avevo scordato.

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