Natale, tempo non solo di regali graditi, ma anche di quelle robe che ci ritroviamo a dover scartare con ansia sotto l'albero per poi ritrovarci tra le mani amarissime sorprese.
Pronti a sfoderare la vostra migliore "Poker face"? |
Quanti lettori infatti si ritrovano per carità graditamente inondati di tomi, che poi però si scopre sono sgraditamente orrendi, in alcuni momenti offensivi per la propria intelligenza, in altri mattoni soporiferi?
L'anno scorso scrissi già un post simile, sui sei libri non graditi che vi sareste ritrovati sotto l'albero. Quest'anno è ora di ripetersi. Non per altro, ma almeno quando aprirete il vostro pacchetto circondati da agrifogli, abeti, cotechini e gamberoni, saprete fingere con adeguata classe, prima di poter dire con disinvoltura "Che disdetta! Ce l'ho già! Non è che hai lo scontrino che vado a cambiarlo?".
E a quel punto farete parte della torma impazzita che rende le librerie un luogo di resi perpetui tra il giorno di Santo Stefano e Capodanno.
Ma andiamo!
"IL CAPITALE NEL XXI° SECOLO" di THOMAS PIKETTY:
Premetto, Piketty per me non è un brutto regalo sotto l'albero.
Anzi, se qualcuno dovesse regalarmi il suo vendutissimo "Il capitale nel XXI secolo" ne sarei ben felice (anche se non so come troverei il libro di leggere con concentrazione un libro del genere, ma vabbeh lo troverei). Tuttavia, l'improvviso successo di un gigatomo di economia politica e geopolitica, a fronte del disinteresse generalmente, non dico totale, ma se non altro ridotto per la materia, mi pone dei dubbi.
Quante persone che comprano Piketty per regalarlo sanno cosa stanno facendo? Sotto quanti alberi verrà visto come quel mattone di cui per anni verranno cantate le gesta ("uuuuh mio cugino l'anno scorso mi ha regalato una cosa così pallosa, di economia capisci?")? In quanti non andranno neanche a leggere l'autore fermandosi a "Il capitale" e credendo di avere tra le mani la vecchia opera di Marx da scaraventare nel camino quanto prima, fosse mai che il komunismo fosse contagioso? Fatemi sapere.
BRUNO VESPA- LILLI GRUBER:
Dopo anni di languore (almeno nella mia libreria), quest'anno il buon Vespa torna in grandissimo stile. Il suo "Italiani voltagabbana" è uno degli inquietanti successi dell'inverno. L'andamento libresco dei libri del buon Vespa è stato legato negli anni alle vicende berlusconiane: quando Berlusca era up anche Vespa vendeva, quando Berlusconi era giù anche Vespa era giù, tanto che l'anno scorso, in piena buriana persino lui si diede al racconto della saga della sua famiglia. Quest'anno il fatto che sia tornato a splendere in tutto il suo fulgore (ma Berlusconi no), forse dovrebbe darci da riflettere. Gli italiani saranno voltagabbana, ma se dobbiamo dar retta ai sillogismi aristotelici, se i presentatori sono italiani allora anche i presentatori sono voltagabbana. O no? Al Natale prossimo l'ardua sentenza.
Fresca di collasso da troppo lavoro è invece la cara Lilli che a me sta simpatica per la sua austroungarica dedizione al lavoro (un po' meno per essersi gonfiata la faccia come un tacchino, mica per altro, non ne aveva bisogno). Quest'anno il suo "Tempesta", seconda parte della storia sudtirolese della sua famiglia stravende, dando quasi l'impressione che l'italiano medio conosca la questione del Trentino-Alto Adige. Miracoli della tv.
"AVRO' CURA DI TE" di CHIARA GAMBERALE E GRAMELLINI:
Anni fa, ad un corso di sceneggiatura molto importante a cui partecipai, alcuni produttori, stizziti dalle polemiche gramsciane di alcuni miei compagni cinefili sull'esistenza degli allora imperanti cinepanettoni, ebbero a dichiarare: "Coi soldi che guadagniamo coi cinepanettoni, noi paghiamo la produzione di tutte quelle opere d'autore che vi piacciono tanto, ma che, diciamocela tutta, non va a vedere praticamente nessuno".
In tal modo, la prospettiva del cinepanettone cambiava totalmente: da male dell'Italia becera, diventava un male NECESSARIO dell'Italia becera. perchè insomma, anche al cinema pecunia non olet.
Il mio pensiero davanti a questa studiatissima operazione di mercato editoriale che vede due degli autori più venduti e amati a livello nazionalpopolare del momento, Chiara (sono tanto sensibile) Gamberale e Massimo (sono tanto sensibile) Gramellini, credo e spero vada vista in questa prospettiva. C'è la crisi, vediamo come tiriamo su due spicci.
Potrei sbagliarmi, ma insomma mi pare strano che la Gamberale abbia incontrato Gramellini e si siano sentiti letterariamente attratti in modo a dir poco fatale, non potendo fare a meno di scrivere, giusto giusto per Natale, una storia più stucchevole che più stucchevole non si può. Gioconda detta Giò (ma perché nei libri italiani, come al cinema, i protagonisti devono sempre avere nomi improbabili?) viene abbandonata da Leonardo e, disperata, va a vivere nella vecchia casa dei nonni. Lì, proprio la notte di San Valentino scopre una lettera lasciata dalla nonna ad un angelo custode e, presa da boh, spero solitudine, anche Gioconda detta Giò decide di iniziare la celeste corrispondenza. Ebbene, l'angelo che porta nome Filemone, le risponde: "Avrò cura di te". Lei non si rivolge né ad uno psichiatra, nè ai carabinieri, né ad una medium o ad un prete, ma inizia a corrispondere, e scoppia forse l'ammmmmore.
Potrei sbagliarmi, ma insomma mi pare strano che la Gamberale abbia incontrato Gramellini e si siano sentiti letterariamente attratti in modo a dir poco fatale, non potendo fare a meno di scrivere, giusto giusto per Natale, una storia più stucchevole che più stucchevole non si può. Gioconda detta Giò (ma perché nei libri italiani, come al cinema, i protagonisti devono sempre avere nomi improbabili?) viene abbandonata da Leonardo e, disperata, va a vivere nella vecchia casa dei nonni. Lì, proprio la notte di San Valentino scopre una lettera lasciata dalla nonna ad un angelo custode e, presa da boh, spero solitudine, anche Gioconda detta Giò decide di iniziare la celeste corrispondenza. Ebbene, l'angelo che porta nome Filemone, le risponde: "Avrò cura di te". Lei non si rivolge né ad uno psichiatra, nè ai carabinieri, né ad una medium o ad un prete, ma inizia a corrispondere, e scoppia forse l'ammmmmore.
Inauguriamo il filone dei libropanettoni.
MASTERCHEF REGNA:
Dopo anni di regno incontrastato della sciura Parodi d'Italia, della Martha Stewart de' noiantri, dopo interminabili mesi a venerare sorrisi segnaligni su un corpo altrettanto segaligno e alquanto inadatto alla cucina, ecco che, arriva lo chef virile e rimette le cose a posto.
Malgrado vi siano state costrette per secoli, pare che la cucina sia un luogo per donne solo se pasticcione e sciure che cercano di mettere insieme il sugo con la pasta, se invece vuoi usare il sale rosa dell'Himalaya, il filetto, il foie gras e lo scalogno devi essere un uomo, possibilmente di mezza età, che si creda possibilmente irresistibile.
Questo è l'anno dei figoni di Masterchef, non Barbieri che per quanto si vanti è, a quanto pare, il meno appetitoso dei tre, ma di Joe Bastianich e del più amato dalle quarantacinquenni italiane: Carlo Cracco. I due, infatti, hanno pensato benissimo di far uscire due libri che in molti si ritroveranno sotto l'albero: "Dire, fare, brasare", ricette e tecniche culinarie del buon Carlo e "Giuseppino", viaggio sentimentale tra New York e l'Italia del buon Joe. Joe, che si professa italiano nell'animo e racconta i suoi anni di terribili privazioni economiche, non fa che ripetere quando lo denaro sia diventato importante per lui: ha il terrore della povertà. Vedi, c'è gente che da povera si chiede se non ci sia qualcosa che non va in un mondo ingiusto e altra che non vede l'ora di fagocitare il prossimo facendo la sua brava scalata sociale. Eviterei di regalarli a gente fricchettona, equa e solidale. Se lo siete e vi hanno fatto codesto affronto, vi sono vicina.
Questo è l'anno dei figoni di Masterchef, non Barbieri che per quanto si vanti è, a quanto pare, il meno appetitoso dei tre, ma di Joe Bastianich e del più amato dalle quarantacinquenni italiane: Carlo Cracco. I due, infatti, hanno pensato benissimo di far uscire due libri che in molti si ritroveranno sotto l'albero: "Dire, fare, brasare", ricette e tecniche culinarie del buon Carlo e "Giuseppino", viaggio sentimentale tra New York e l'Italia del buon Joe. Joe, che si professa italiano nell'animo e racconta i suoi anni di terribili privazioni economiche, non fa che ripetere quando lo denaro sia diventato importante per lui: ha il terrore della povertà. Vedi, c'è gente che da povera si chiede se non ci sia qualcosa che non va in un mondo ingiusto e altra che non vede l'ora di fagocitare il prossimo facendo la sua brava scalata sociale. Eviterei di regalarli a gente fricchettona, equa e solidale. Se lo siete e vi hanno fatto codesto affronto, vi sono vicina.
PRIMA GUERRA MONDIALE:
Il primo conflitto mondiale è sempre stato meno interessante del secondo (a parte in Sardegna dove notoriamente gli isolani ricordano in modo molto più vivido la grande guerra per il prezzo che le pagarono). Io stessa lo confesso, a parte il bellissimo "Un anno sull'altipiano" e l'altrettanto bello "Niente di nuovo sul fronte occidentale", conosco le cause, come finì, ma non mi sono mai appassionata eccessivamente. Eppure, non sono pochi i libri in cui la prima guerra scampola come un male mai guarito, una ferita mai riemarginata. Quest'anno le case editrici hanno stampato tutto lo stampabile in occasione del centenario dell'inizio del conflitto.
Anche le cose più improbabili come le uniformi di tutti gli eserciti o le memorie dell'ultimo nonno o bisnonno. Per tutto l'anno perciò abbiamo ammassato sempre nuovi saggi trasformando il pallido ripiano e mezzo dedicato al conflitto in un intero scaffale straripante. Non temete, questo natale avrete anche voi la vostra razione di prima guerra mondiale, a seconda del vostro interesse al riguardo. Il nazionalpopolare dà vittorioso sotto i vostri alberi "La guerra dei nostri nonni" di Aldo Cazzullo. Forza, potrebbe non essere così male.
"POMPEI" di ALBERTO ANGELA:
A Natale, perlomeno nel mio negozio, i libri di storia che vendono di più sono misteriosamente quelli di storia medievale e quelli, boh, sul nazismo. Quest'anno di grandissima moda sono gli antichi romani. Tra le ricette della Cantarella e il tentativo fatto un po' troppo tardi di Carandini, il signore incontrastato delle nostre rovine è lui: Alberto Angela.
Sornione, occhieggia da un tomo che dovrebbe scoraggiare i migliori, e invece, complice un'astuta fascetta in cui annuncia di devolvere parte del ricavato al restauro di un affresco pompeiano e un sottotitolo degno di Studio Aperto "La più grande tragedia dell'antichità", il librazzo è un enorme successo. Viste le vendite posso ragionevolmente dedurre che molti se lo ritroveranno sotto l'albero. Immagino che molti, una volta superato lo shock dell'occhio photoshoppato di Angela jr., se non sono storici di Roma Antica (nel qual caso potrebbero defenestrare il libro), lo troveranno un bel regalo. Molti altri, quelli che non leggono e a cui gli amici si ostinano con le migliori intenzioni a regalare dei tomi, potrebbero riciclarlo quanto prima, che insomma, fa sempre la sua pompeiana figura.
Fatemi poi sapere post vigilia in quanti ve li sarete trovati sotto l'albero!
Quel Piketty, da lontano, l'avrei confuso con il libro del Papa...
RispondiEliminaEcco che mi rovini lo spacchettamento! ;) Devo dire che l'unica brutta sorpresa natalizia la ebbi con "la solitudine dei numeri primi". Da me si usa regalare cibo!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaDubito che i libro-panettoni nascano solo quest'anno, ahimè.
RispondiEliminaNoto piuttosto che Bastianich, in copertina, pare quasi un essere umano.
A me non dispiacerebbe ricevere qualche libro sulla prima guerra mondiale, comunque.
Ma dubito di avere libri "casuali", questo Natale, essendomi giocata tutti gli slot al compleanno (5 tomi, tutti graditi in quanto frutto di bieca wishlist :P). Anche se un pacchettino sospetto sotto l'albero c'è... °_°
Auguri, Libraia! Buon Natale :)
Ci hai preso. Alberto Angela. E mi sa anche che lo leggerò.
RispondiEliminaDici che Alberto Angela è malvagio? Me lo avessero regalato, lo avrei letto. Sicuramente non è il più accurato degli storici, ma il suo sporco lavoro lo fa bene e, miracolosamente, ha una formazione pertinente. Forse il mio giudizio è di parte: sono cresciuta a pane e Piero Angela, che per me è un nonno d'elezione, quindi vedo Alberto come uno zio e si chiama come un mio zio XD
RispondiEliminaOh, non è niente male l'Albertone. Quasi finito (nel frattempo ho letto un altro libro che mi aveva preso) Il trucco è rimuovere la copertina che in effetti non si può vedere: rimane così un bel tomo sobrio.
RispondiEliminaOvviamente, nemmeno uno. Io ho trovato Edith Nesbith, Giorgio Fontana, Trollope, Pessoa e Carola Susani.
RispondiElimina