Pagine

mercoledì 22 aprile 2015

Gli animali nelle miniature medievali parte II! Creature incantate, poteri magici, aliti favolosi, serpi incantatrici, cicogne beghine, resurrezioni e drammi familiari!

Ed ecco oggi a voi il secondo et ultimo post sulle miniature medievali (dopo il primo di domenica).
 Non si preoccupi chi vede codesto blog volare su lidi troppo alti, chi segue la pagina fb sa già che mi sono cimentata in un'impresa tanto titanica, quanto inquietante: la lettura di "Tre metri sopra il cielo". Scansai questo tomo all'epoca mia, ma è ricicciato fuori nei commenti di alcuni lettori e così ho pensato di fumettarlo.
 Nell'attesa che la mia personale tortura finisca, godetevi le abitudini dei nostri amici e nemici animali durante il medioevo (secondo i bestiari almeno!).

RESURREZIONI:
 Se Gesù era risorto, cosa impediva ad altre creature di farlo? 
Il confine tra la vita e la morte animale nel medioevo era curiosamente labile come dimostra, prima tra tutte, l'esistenza della mitica fenice di cui esiste un solo esemplare che si nasconde nei cieli arabi dove vive un migliaio di anni. Quando sente che la morte è vicina, si cosparge di aromi e si butta su una pira accesa, facendo arrosto di se stessa. Tre giorni dopo risorge, giovane e forte. Sì, c'è una lieve allegoria cristologica.
 La cosa che ho trovato più stramba è il fatto che svariati animali avessero la possibilità di resuscitare i cuccioli nati morti o lasciati morire per noncuranza (da madri generalmente intente in atti lascivi da qualche parte). 
 Resuscitatori di figli sono:
1) I leoni: Il leone è un animale amatissimo, il re degli animali, con molti attributi cristologici. Tra questi non poteva mancare il potere di resuscitare i figli nati morti a suon di sonore leccate.
2) Gli orsi: La povera orsa veniva accusata di essere talmente vogliosa di accorciare il parto pur di accoppiarsi asap con dei villosi orsi maschi. I piccoli a quanto pare subivano conseguenze e nascevano prima e morti. L'orsa si ridestava perciò dal suo torpore lussurioso e ricordava di essere diventata fiera e splendida madre di teneri orsacchiotti che andava a resuscitare a suon di leccate. Còre da mamma.
Padri da percuotere si rivelano invece le aquile. Sempre sospettosi nei confronti delle loro compagne, hanno infatti un metodo infallibile per capire se gli aquilotti sono figli loro: li prelevano e li portano vicino al sole, se riescono a guardarlo fisso sono aquilotti legittimi, altrimenti possono pure morì.
 L'aquilotto che non sorregge lo sguardo (io trovo ci sia una falla nel ragionamento ma vabbeh) viene infatti ucciso o lasciato cadere. Se lo sventurato riesce a svolacchiare al nido, la madre lo caccia. A quel punto solo la benevolenza della folaga che prende gli aquilotti rinnegati in affidamento, li salva da morte certa.
 Degna di "Beautiful" è invece lo psicodramma familiare che affligge i Pellicani. 
 Pelican story. 
Scene forti
Pellicano e Pellicana si incontrano.
Lui è altezzoso, lei dolcissima, si amano e decidono di mettere su famiglia. Dalle uova nascono tanti piccoli pellicani che reclamano cibo in modo così viulento da beccare i petti dei genitori. Il padre pellicano, piuttosto irritato e confuso sul suo ruolo paterno, li becca a sua volta, ma, essendo più grosso li uccide. A quel punto si rende conto del pulcinicidio e scappa vergognandosi.
 Madre pellicana è disperata, ma possiede un grande potere: il suo sangue può far resuscitare i pulcini. Così si becca il petto e dà da bere il suo sangue ai figli uccisi i quali riprendono vita. A quel punto però è la madre che sta morendo a causa del salasso e chiede ai figli (sì lo so, pare "Intervista col pellicano vampiro") di portarle del cibo.
 Colpo di scena. Gli ingrati pulcini si rifiutano e lasciano la madre agonizzante. Poi però qualche pellicanino si pente e la aiuta. 
 Padre pellicano a quel punto ha smesso di vergognarsi e torna. La moglie pellicana gli riferisce allora quali sono stati i pulcini che l'hanno aiutata e quali quelli che se ne sono fregati, cosicchè egli (dimentico di averli ammazzati poco prima) possa provvedere a punirli per il loro scarso amore filiale.
 The end

BESTIE MALVAGISSIME ISSIME PARTE II:
 Sebbene Ratzinger lo avesse messo nel suo stemma papale, l'amico orso non era molto amato nel medioevo.
In età classica era considerato il re degli animali, ma per i nostri antenati era una bestia malvagia e lussuriosa (si riteneva potesse accoppiarsi con le donne, non si capisce perché non fosse possibile il contrario). Il suo comportamento eretto scimmiottava orrendamente quello umano. I bestiari invitano ad addomesticarlo per usarne la forza nei lavori agricoli, a procurarsi il suo utilissimo grasso e infine ad ammaestrarlo per ridicolizzarlo nei circhi. Dalle stelle, letteralmente alle stalle.
 Il gatto, tanto amato nell'antichità, fu assai odiato nel medioevo, almeno finché i nostri antenati, dopo la peste che decimò la popolazione europea, capirono che erano efficacissimi nel cacciar topi, assai più dell'amata donnola.
 Veniva ritenuto una creatura in combutta col demonio (era infatti una star dei sabba e dei bestiari degli stregoni) per la sua capacità di vedere al buio, la sua abitudine a vagare nelle ore notturne, durante le quali, si sa, satana e i suoi seguaci, sguazzano.
C'erano poi vari pesci d'acqua dolce.
 Sebbene fossero preferiti a quelli di mare (il mare come detto nel primo post era un luogo strano e ambiguo), anche le acque dolci e salmastre potevano dare ricetto a bestie non proprio benevole. Il luccio, gigantesco pesce, è un cannibale che mangia i suoi simili, i suoi stessi figli, e, nelle notti di luna piena può persino andare per prati (come? Non si sa) a divorare agnelli e vitelli.
 L'anguilla invece faceva parte di quelle bestie che non nascevano tramite riproduzione normale, ma dall'unione di vari elementi naturali. Nel suo caso tali elementi erano: un anguilla morta, rifiuti sul fondo dell'acqua e fango. Mitica la disputa che il vescovo di Losanna ebbe nel 1400 con le anguille nel lago di Lemano.
 Il vescovo, in un impeto animista, tentò di convincere le anguille a non riprodursi più: erano troppe e i pescatori manco riuscivano a remare. Le anguille rifiutarono l'offerta e andarono avanti.
 Ci furono nuovi inviti, solleciti, preghiere, ma niente, le anguille continuarono ad anguillare finché, esasperato, al vescovo non rimase che scomunicarle.
 Tra le bestie malvagie non potevano mancare i serpenti, di cui, nel medioevo, esistevano specie favolose, come l'anfisbena, sorta di gigaserpe in grado di comandarne altre, con due teste una a capo e una piccola sulla coda. E se la vipera era già famosa per il suo veleno, altre serpi potevano causare morti sventurate: l'aspide faceva cadere in un sonno profondissimo e ineluttabile, il dipsas assetava fino alla morte, il prester ti gonfiava fino a scoppiare, mentre lo scytale, subdolo incantatore, attira i passanti con la sua pelle splendida e multicolore che crea una paralisi completa in chi la guarda.

BESTIE BUONE COME IL PANE:
Nel medioevo alcuni animali oltre che perfidissimi, ma ce n'erano anche di buonissimi. 
L'elefante ad esempio, per quanto esotico, era considerato un animale dolce, intelligente e pudicissimo, onesto e saggio talmente vergognoso che le elefantesse, per vergogna, partorivano in acqua, mentre l'accoppiamento avveniva solo in un preciso luogo d'oriente. 
 Alla nascita dell'unico erede elefantino in trecento anni, bisognava stare accorti: il drago, malvagissimo, tenta infatti di impossessarsi del cucciolo con proboscide. Tale è la sua saggezza che può emettere persino sentenze di morte: se gli si porta un criminale egli ne determina l'innocenza uccidendolo o risparmiandolo.
 Altre brave bestie sono il cammello (l'asino dei maomettani), che è brutto, ma tanto buono e lavoratore.
 Beghina in modo mortale è la cicogna: questo uccello non sopporta l'adulterio. Se qualche suo simile lo commette, tutte le cicogne la uccidono, e se neanche gli esseri umani sono al sicuro: se qualcuno nelle case dove hanno fatto il nido, tradisce il coniuge, esse gli cavano simpaticamente gli occhi.
 Più tenere sono le colombe, messaggere di pace dall'epoca di Noè, che hanno un nemico terribile nel drago, da cui, in India, riescono a salvarsi nascondendosi in un prodigioso albero che egli teme: il peredixion.
 Simbolo di lavoro e dedizione sono le formiche e amatissimo issimo è il falco, considerato un animale nobile a causa dell'arte della falconeria, pratica appannaggio dei nobili a causa della sua complessità. A questo animale sono stati dedicati svariati trattati, celebre quello di Federico II, splendidamente miniato.
 Le api. Produttrici di due prodotti fondamentali, la cera e il miele, anche in età classica le api erano animali amatissimi, considerati esempio estremo di virtù (ricordiamo la "Contro le donne" di quel misogino di Giovenale, che, paragonando le rappresentanti del gentil sesso a vari animali, ne scovava sempre lati negativi, tranne che nelle laboriose e zitte "donne ape"). 
 Le api hanno un re che venerano e senza il quale si sentono perdute finendo per tralasciare i loro lavori. Vivono e muoiono vergini (verginità estreme), perché tanto nascono dallo sterco dei bovini e fanno funerali alle loro amiche morte. 

POTERI MAGGGICI O STRANI: 
Svariati animali possedevano poteri magici o similmagici. Le corna dei cervi, animali molto amati, ad esempio erano un'arma efficacissima contro le forze del male: bastava bruciarne un pezzo per allontanare il demonio.
 Il cervo del resto ha mille mila poteri: si autocura, è resistente al veleno (ungendovi col suo grasso ne sareste immuni anche voi), vive fino a mille anni. Due episodi mitici sottolineano questo suo lato eterno: sia Alessandro Magno che Giulio Cesare, incontrando dei cervi, misero loro al collo delle collane lasciandoli poi liberi. Si racconta che Carlo VI, cacciando, incappò in un cervo che indossava, sotto strati di pelo, una delle collane di Cesare: quel famoso cervo saltabeccava perciò ancora in giro per i boschi. Carlo lo lasciò libero.
La pantera era stranamente un animale molto cristologico. Il suo superpotere? Emanava un odore e un alito talmente celestiale da mettere in fuga le creature malvagie, come i draghi, attirando invece orde di animali pronti a soddisfare ogni suo desiderio (anche farsi mangiare).
 Se vi capita di incontrare un unicorno, oltre a ricordare che deve essere avvicinato da una vergine vera (se non è vergine, altrimenti, la sventra) dovete tagliargli il corno, pratico oggetto magico multiuso. Può infatti purificare qualsiasi cosa, dall'acqua avvelenata alle ferite purulente, inoltre, come le corna dei cervi, è efficace contro il male.
 Se siete dei guaritori, invece, nella vostra dispensa non possono mancare i testicoli del castoro. Questa povera bestia per sfuggire ai cacciatori che ne bramano le parti basse, finisce per automutilarsi lasciando loro solo le due cose che vogliono, ma avendo salva la vita. 
Anche i bovini hanno qualche potere: le mucche possono essere brave meteorologhe, mentre un loro mitico parente orientale, il bonaso, produce escrementi così terribili da provocare danni in chi ne viene a contatto e, essendo una sorta di materiale ardente, persino incendi!
Gli ha detto male
 Tra gli uccelli, lo struzzo viene ricordato per essere in grado di ingerire qualsiasi cosa, anche il metallo (e in genere viene infatti raffigurato con un oggetto metallico in mostra), mentre se siete afflitti da qualche male e volete sapere se sopravvivrete o meno, dovreste procurarvi un caradrio.
 Tale uccello è infatti in grado di guarirvi solo guardandovi, tuttavia, se vi considera un caso disperato, egli volgerà lo sguardo e sarete spacciati.
 Infine, sappiate che la lince produce un'urina in grado di cristallizzarsi in una pietra molto preziosa, tanto che ella la nasconde. peccato che poi non ricordi dove l'abbia messa (e poi, vorrei dire, non so neanche cosa potrebbe farci una lince con delle pietre preziose).

Fine seconda e ultima parte! Spero di non avervi tediato troppo!
 Ps. Ricordo che la fonte è "Bestiari del medioevo" di Michel Pastoureau ed. Einaudi!

1 commento:

  1. Quella delle folaghe che adottano gli aquilotti "figli della colpa" mi giunge proprio nuova. Qui il parco fluviale è pieno di folaghe, bisogna che veda se c'è anche qualche aquila travestita.
    Ottimo e divertente articolo, grazie.

    RispondiElimina