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martedì 12 maggio 2015

La matematica come rivolta. La vita struggente di un formidabile genio:"Evariste Galois" di Leopold Infeld, tra rivoluzione, matematica, brindisi minacciosi al re e quella frase terribile, "Non ho tempo".

Come ogni tanto rimembro, qualche anno fa, lavorai per un anno in una biblioteca.
  In quell'occasione, nonostante il contratto iperprecario, venni mandata a fare un corso di aggiornamento sul mitico Sebina, storico programma di catalogazione nazionale.
 Ero piena di belle speranze, perchè si trattava di un corso per bibliotecari professionisti, ma quando vi giunsi, scoprii che era una tre giorni di apprendimento a dir poco base. Dopo venti minuti già dormivo sul banco.
Fortunatamente avevo a disposizione un pc con una connessione, così, iniziai a vagare nell'etere e, non so come, capitai sulla pagina di wikipedia dedicata a Evariste Galois.
 Scoprii che nella Francia post napoleonica, durante gli ultimi colpi di una monarchia ormai avviata verso la scomparsa, era vissuto un matematico che morì a neanche 21 anni durante un duello d'onore.
 Codesto matematico aveva una storia alquanto peculiare. Ben lungi dallo starsene chiuso in casa a produrre formule, era un ferventissimo repubblicano, dall'animo a dir poco indomito e il carattere assai strano. Produsse poco a livello di quantità, ma ebbe intuizioni talmente fondamentali e concentrate, che, sui suoi lavori, venne fondata una branca dell'algebra astratta. 
La storia mi colpì tantissimo. Era a dir poco romanzesca e mi stupì che nessuno ne avesse mai tratto un film. Scartabellando, scoprii invece che, in effetti, negli anni '70, aveva visto la luce un curioso lungometraggio sperimentale di italica produzione che si intitolava: "Non ho tempo" e il regista era Ansano Giannarelli.
 Giannarelli, morto qualche anno fa, era stato mio professore all'università ed era all'epoca ancora il presidente dell'Archivio Audiovisivo del movimento operaio. Gli scrissi chiedendogli dove potessi trovare una copia del suo film e lui, assai gentilmente, me ne preparò una copia apposta da andare a recuperare all'archivio.
Ansano Giannarelli
 A casa, esaltatissima, organizzai una miniproiezione con alcuni miei amici che non comprendevano il mio improvviso entusiasmo verso un oscuro matematico francese e che, dopo la visione, continuarono a non comprenderlo.
 "Non ho tempo" infatti era un film probabilmente troppo cinefilo per le nostre povere menti, intriso di sperimentazioni di regia assai anni '70, con un attore che aveva almeno il doppio degli anni del povero Galois e un sotto testo politico che soverchiava la biografia.
 Scrissi a Giannarelli che mi era molto piaciuto, ma dovetti fare un po' la figura della bimbominkia ante litteram, quando sottolineai che immaginavo Galois assai diverso: ossia più giovane, eroico e possibilmente piacente (in questo senso giocava il fatto che l'attore crudelmente scelto era di rara bruttezza).
 Non mi rispose e mi rammarico tuttora per non essermi spiegata meglio.
 Ciò che intendevo dire è ben spiegato in "Evariste Galois" di Leopold Infeld, fisico prestato alla scrittura che rimase folgorato dall'esistenza di Galois negli anni '60 e ne studiò le gesta dando alle stampe quest'opera, che descrive, in modo un po' romanzesco, la vita in verità assai romanzesca di questo ragazzo.
 Nato in una famiglia benestante e "politicamente impegnata" (suo padre era storico sindaco del suo paese, suicida in tarda età a causa delle calunnie della chiesa locale nei suoi confronti), Galois venne mandato a studiare in collegio a Parigi. Tale luogo era ovviamente intriso di severità e di quella tipica magniloquenza burocratica di cui si ammantano tutti i posti e le persone che si credono grandi quando sono solo pretenziosi.
Il libro, che non si occupa dell'infanzia di Galois (sul quale le fonti storiche sono comunque pochissime), prende le mosse da un grande sommovimento di un gruppo di studenti contro i cosiddetti "gesuiti", modo in cui chiamavano gli istitutori più conservatori.
 Si trattava più o meno di un tentativo di okkupazione che però, all'epoca, aveva conseguenze ben più gravi: i sobillatori vennero infatti scoperti ed espulsi.
 Galois rimase semplice spettatore, pur avvertendo interiormente i primi moti di violenta ribellione che l'avrebbero scosso nella sua breve vita. Convinto perciò, di aver saltato un grande appuntamento con la storia (da giovani sembra tutto irreparabile), piuttosto abbattuto, decide sedicenne, di iscriversi ad un corso di matematica del collegio, materia all'epoca non considerata fondamentale.
 In brevissimo tempo diventa più bravo dei suoi professori, trovando in uno di essi un mentore in grado di spingerlo a spedire i suoi lavori ai grandi accademici dell'epoca, che per ben due volte persero le sue, a quanto pare, assai oscure dissertazioni.
 Passano due anni, Galois tenta l'ammissione al Politecnico, fallendola per due volte di fila: risponde male ai professori e trova assolutamente cretino dover spiegare delle cose che sono ovvie solo perché è così che si fa. Riesce ad essere ammesso ad una scuola meno importante, la Normale, dove continua i suoi studi matematici e accentua la sua fervente attività rivoluzionaria.
 Sono gli anni in cui una rivoluzione popolare tira giù con grande facilità dal trono, il re Carlo X, che va in esilio abdicando in favore di un nuovo ramo degli Orleans, nella figura di Luigi Filippo. Questo nuovo re si attira l'odio dei rivoluzionari che speravano nell'avvento della repubblica e non di un gioco di mano dinastico.
 Galois è tra questi. Inizia a frequentare gli ambienti rivoluzionari fino ad un episodio surreale che lo condurrà ad uno spettacolare processo: durante una sorta di riunione privata in un'osteria, in preda ad un alto tasso alcolico generale, egli brindò al re "Luigi Filippo" con un coltello in mano. A quanto brindare alla salute di qualcuno con un pugnale in mano equivaleva a minacciarlo esplicitamente di morte e così il buon Galois venne buttato in prigione.
 Se la cavò grazie ad un famoso avvocato ingaggiato dai suoi amici, ma ciò non gli impedì di finire di nuovo in galera dopo breve tempo per aver girato in uniforme e armato. In questo caso, minore il reato, ma anche minore la risonanza, perciò paradossalmente finì in prigione quasi un anno, durante il quale comunque si diede da fare: tentarono di ucciderlo a tradimento e assistette ad una rivolta dei detenuti.
 Se non altro ebbe il tempo di elaborare in un senso vagamente più compiuto una sua teoria sulla risolvibilità delle equazioni (che non enuncerò visto che non ne capisco nulla) che andava a completare il lavoro di un altro famoso e sfortunato matematico dell'epoca: il bel norvegese Abel, morto ad appena 27 anni.
Uscito di prigione, la sua vita non durò molto. Poco dopo venne coinvolto in un duello per difendere l'onore di una donna misteriosa dove fu ferito a morte. La faccenda, assai losca, viene da alcuni ritenuta un sordido piano delle spie monarchiche per liberarsi di questo esuberante giovine che morì due giorni dopo tra le braccia del fratello minore Alfred, in ospedale. Era il 31 maggio del 1932.
 La storia, ha un tocco finale che sembra uscito da un film. 
 La notte prima del duello, nel quale Galois era assolutamente convinto di morire, il matematico lavorò per 13 ore filate riempiendo fogli su fogli di teorie e formule, il più delle quali assai nebulose per chi ne decriptò successivamente il lavoro.
 Ai margini dei fogli scritti di corsa, egli scriveva infatti "Non ho tempo".
 Il libro di Infeld soffre un po' dei decenni trascorsi e soprattutto nella parte finale, quella "romantica" in un eccessivo tono enfatico, tuttavia c'è da ricordare che lo scrittore era un fisico che è riuscito a scrivere un libro su un matematico, accessibile a tutti.
   Inoltre, questa biografia, assai partecipata, scritta da un autore che prova una sincera ammirazione per il Galois matematico e ragazzo (Infeld probabilmente si riconosceva nell'irriverenza contro il potere di Galois in quanto fisico contrario alle armi nucleari e attivista per la pace), consente di cogliere in pieno quello che cercai malamente di dire a Giannarelli anni fa.
 Non volevo che l'attore che impersonava Galois fosse un giovane attore belloccio per il mio diletto, ma perché la giovinezza nella storia di questo ragazzo è un'asse portante quanto la matematica. E' evidente, come in poche biografie, quanto l'ansia di fare, le emozioni viscerali, i desideri ciechi e accecanti, l'anelito rivoluzionario possano essere potenti durante la primissima giovinezza.
 Galois, che aveva probabilmente un carattere assai estremo per sua natura, non trovò modo di mitigare questi suoi estremismi con gli anni che non gli furono concessi, ma grazie a questa mancanza di tentennamenti, grazie a questa sua ansia di combattere ogni ordine precostituito (dal re, all'accademia fino al mondo accademico matematico verso cui ebbe parole di fuoco in una sua lunga prefazione che scrisse in prigione) visse in modo ardente una vita brevissima.
 Una biografia che è come un romanzo di formazione portato alle sue estreme conseguenze, senza climax, senza presa di coscienza, senza compromessi, in cui l'algebra diventa un curioso e inedito mezzo per una rivolta interiore.
 In un'epoca in cui si è passati da un prete che asseriva "che l'obbedienza non è una virtù" ad uno stato di obbedienza generale a dir poco inquietante, leggere le gesta di Galois potrebbe ricordarci che dubitare sempre, di tutto, (ma con intelligenza, con uno spirito critico proprio, non seguendo masse pecorone) è un dovere. 

9 commenti:

  1. Complimenti per il pezzo, mi riservo di rileggerlo con più calma perché merita. Segnalo, come altro punto di approfondimento:

    http://www.rudimathematici.com/archivio/069.pdf

    (Da pagina 1 a pagina 10) oppure qui:

    http://rudimatematici-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/10/25/25-ottobre-1811-buon-compleanno-evariste/

    Di Infeld so che è stato un bravo divulgatore che ha lavorato anche insieme ad Einstein. Di loro segnalo L'evoluzione della fisica.

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    1. Grazie! :D Ho visto che esistono altre biografie di Galois. Questa di Infeld è fatta bene, ma sarei felice di sapere ancora di più di codesto giovine (ora sto cercando una biografia di Abel!). Mi pento amaramente della mia inusitata ignoranza matematica -.-

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    2. Sul sito dei Rudimatematici ci sono un sacco di biografie di matematici, anche alcune donne:

      http://www.rudimathematici.com/indexmundidb.php

      Troverai certo anche il tuo Abel. (numero 55)

      La maggior parte sono molto interessanti e sono scritte molto bene. Tutte sono pensate e scritte per i non matematici. Io sono iscritto alla loro newsletter essenzialmente per le biografie.

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  2. Per quanto improbabile possa sembrare, questa era una delle "storie della buonanotte" che mia madre (professoressa di matematica) era solita raccontarmi. Lei aveva anche una sua morale: se il matematico non avesse passato la notte a scrivere avrebbe sparato meglio al duello, uscendone vivo.

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  3. Io e la mia vecchia abitudine di fare i casting e abbinare personaggi e attori. Mi sembra che Dominic Cooper gli assomigli un po', anche se è troppo grande anche lui! XD
    http://www.unteconjaneausten.com/wordpress/wp-content/uploads/2011/05/sense_sensibility_bbc2008_07.jpg

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  4. ciao, conoscevo Infield per aver letto molti anni fa "l'evoluzione della fisica" da lui scritto insieme ad Einstein. Con una certa sorpresa ho scoperto che era l'autore di questa interessantissima biografia di Galois. Mi piacerebbe molto poter vedere il film di Giannarelli, ma ê introvabile. Sai dove si possa procurarselo? grazie mille

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    1. Il film credo non si possa trovare normalmente in giro. Bisogna andare per cineteche, a me ne preparò appunto una copia Giannarelli stesso presso l'archivio audiovisivo del movimento operaio. Prova a scrivere lì (è a Roma, se sei di quelle parti magari prova a fare un salto ;) ).

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  5. grazie Nathan. Purtroppo non sono di quelle parti... Chissà che qualche notte non lo trasmettano su qualche canale RAI...

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