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mercoledì 27 maggio 2015

Piccole recensioni tra amici! Mostriciattoli e tragedie, civiltà fumettara anche in Italia, effetto Casimir, estetica gaya e telefonate che segnano una vita, per tre recensioni gustose!

E dopo aver iniziato per almeno dieci volte diverse nel corso di queste settimane, un nuovo "Piccole recensioni tra amici", ecco che finalmente riesco a produrne uno come Cristo comanda.
Un'immagine calzante della mia ubriachezza da letture
 In questi ultimi tempi sto leggendo in modo particolarmente disordinato e bulimico tutto quello che trovo, mi capita, mi interessa, passa il convento, col risultato che ho seicento letture aperte e leggo in qualsiasi modo e momento (notte compresa, in esilio sul divano che la dolce metà non riesce a dormire con la luce del comodino accesa).
 E' tutto molto bello, ma attendo l'estate per darmi una regolata, altrimenti sono come una al bancone del bar che non riesce a far salire la gradazione alcolica in modo civile e finisce sbronza un po' di tutto. Che bella immagine eh? 
 Scusate per la condivisione di questo momento delirante. Per il momento sto cercando libri gotici (veri) in cui cadere come ogni inizio estate. A ognuno i suoi riti da lettore.
 Bando alle ciance! A voi le recensioni!

"UNA TRACCIA DEL MIO AMORE" di Douglas Martin ed. Indiana:
 Il cantante degli ormai defunti Rem, Michael Stipe è gay ed è ormai un fatto risaputo. 
Quello che è meno risaputo, e che francamente anche io ignoravo prima di imbattermi in questo racconto, è che per qualche anno ha avuto una storia d'amore con un giovane studente proveniente da una di quelle classiche famiglie americane che detonano nella completa tristezza: padre che se ne va, madre che si risposa col patrigno sbagliato, sorella che frequenta solo persone che non piacciono alla madre, omosessualità dell'unico figlio maschio mai accettata.
 In questo quadretto post moderno americano su cui forse una popolazione che vive nell'indifferenza l'emarginazione di tanti concittadini dovrebbe forse interrogarsi,Douglas Martin racconta la sua storia d'amore con Michael Stipe, il cui nome non viene mai pronunciato.
 Giovane, squattrinato, affamato e confuso, Douglas sa che Stipe frequenta alcuni locali gay della città dove studia ed è lì che si presenta apposta per avvicinarlo. Non sa bene neanche lui cosa cerchi, se l'attenzione di un uomo più grande che inizia ad essere famoso, una sorta di autocompiacimento per la seduzione di un qualcuno di importante, l'amore, il sesso o qualcos'altro.
 Nel dubbio va e conquista. La relazione tra i due si rivela in realtà terribilmente semplice: passeranno insieme qualche anno e Douglas seguirà Stipe in alcune tournée, passando sempre per un assistente e mai presentato ufficialmente come il suo compagno. La sensazione che, nonostante le molte attenzioni di Stipe, presentato come un artista eccentrico e perfezionista al limite del maniacale, la relazione sia condannata a finire sin dal giorno in cui è iniziata, conferisce alla narrazione un tono precario e vagamente drammatico che ben gli si addice.
 Ciò che gli si addice meno, sono le frequenti omissioni dell'autore, il sorvolare per amore di privacy su alcuni eventi, soprattutto due lutti a cui si accenna in modo confuso, che rendono la storia meno profonda e struggente di quanto avrebbe potuto essere. C'era molto materiale, una buona scrittura, ma un grande spreco nel non detto.
 Si sottolinea la forte presenza di estetica gaya maschile di cui un giorno parlerò diffusamente. Nel frattempo, per capire a cosa mi riferisco, guardatevi un pezzo di "A single man" di Tom Ford, probabilmente uno dei film in cui l'estetica degli uomini gay si sublima particolarmente.
 Due stellette e mezzo. Tre se vi interessano i due temi principali: omosessualità e/o musica.

"IN INVERNO LE MIE MANI SAPEVANO DI MANDARINO" di Sergio Gerasi ed. Bao Publishing:
 Non ho particolare passione per le graphic novel dai disegni un po' disturbanti e le storie ermetiche. Probabilmente sono ancora ancorata ad una visione della graphic novel che deve avere al massimo una delle due cose: o i disegni disturbanti o la storia ermetica, se no mi parte il fastidio (sò limitata lo so). 
Ma c'è sempre un eccezione, come "In inverno le mie mani sapevano di mandarino" che ha disegni bellissimi, ma capocce sproporzionate rispetto al corpo e quelle facce pseudocaricaturali mi inquietavano un filino mentre la storia, misteriosa e assai densa scorre apparentemente senza un senso pagina per pagina.
 Un uomo con una misteriosa cerniera in testa vaga per Milano in preda a ricordi confusi e vuoti di memoria. 
 Di tanto in tanto vede coloratissimi mostriciattoli che si distaccano molesti dal suo mondo in bianco e nero, scomparendo dalla sua vista solo quando prende delle medicine.
   Tra le nebbie dei suoi ricordi infantili e di una città incredibilmente grigia (nessuna città come Milano penso possa assumere tante e tali tonalità di grigio al mondo), va in farmacia, si ferma in un parco, incontra un anziano che lo porta sulla sua barca e va a trovare sua nonna in ospedale, una nonna dolcissima che come lui ha perso tanti ricordi, a causa di una malattia chiamata Alzheimer. 
 Su tutto aleggia qualcosa di irrisolto che si svela in tutta la sua reale crudezza nel finale
 Una storia che scorre placida e lenta, come il quasi immoto naviglio milanese, viene investita da un colpo di scena finale che lascia senza parole. Tanto la vicenda è onirica, quanto  il senso di colpa per una tragedia di cui il protagonista non aveva colpe, ma della quale era impossibile non sentirsi colpevoli, ci viene sbattuto in faccia nella sua terribile realtà. Basta non rispondere ad una telefonata, per determinare una vita.
 Tre stelline e mezzo, per essere una graphic novel che, come poche, riesce a comunicare quella colpevole tristezza che certi eventi irrimediabili rischiano di lasciarci per sempre.

"EFFETTO CASIMIR" della NUKE ed. Rizzoli Lizard:
Il collettivo Mammaaiuto è una fucina di ggggiovani talenti italiani davvero considerevoli e Claudia Razzoli aka la Nuke, che si è ivi fatta le ossa è una di queste. 
 Finalmente anche in Italia è arrivata la civiltà fumettistica, quella che pian piano sta smettendo di considerare i fumetti pane per bambini o per un misterioso mondo underground dalle caratteristiche non ben identificate (grande eccezione la Bonelli, il cui fenomeno "Tex" andrebbe studiato seriamente, visto che anche in questo momento sono in biblioteca circondata da uomini di ogni età che leggono voracemente giga-albi dell'uomo più western d'Italia). 
"Effetto Casimir" ed. Rizzoli Lizard, (la parte fumettara della Rizzoli che cerca di star dietro alla favolosa e meravigliosa iperattività della Bao), è un'opera molto generazionale. 
 Non tanto perché parla di una generazione specifica, quanto perché inquadra perfettamente ciò che accade in numerosi trentenni alla soglia della maturità: avere dei sogni e delle aspirazioni fuori dal comune, come diventare musicisti, va bene fino ad una certa età, passata quella, perseverare nell'intento diventa un filino più difficile e non tutti reggono la pressione.
 Come diceva il buon De Andrè, "Fino a vent'anni siamo tutti poeti. Dopo quell'età solo i poeti veri o gli stupidi".
 Siccome siamo una generazione che vede spostarsi la soglia della maturità sempre più in avanti, possiamo dire anche che "Fino a trent'anni siamo tutti poeti", ma possiamo anche affermare che su migliaia di aspiranti poeti, ci sono migliaia di stupidi e un solo poeta vero.  Ecco, quel poeta non è certo Giacomo che rimane sconcertato dalla fine della sua storia d'amore con Valeria dopo quindici lunghi anni. In un mondo fatto di precariato sentimentale e lavorativo, cosa accade ad un individuo portato all'instabilità quando gli viene tolta l'unica cosa stabile della sua vita?
 Cade nel delirio totale ovviamente. Un delirio fatto di dramma dell'abbandono, settimane chiuso in casa, rimpianti, tentativi di uscirne che finiscono clamorosamente a vuoto.
 "Effetto Casimir" parla di quell'esatto momento in cui dobbiamo decidere cosa fare col nostro destino. Se siamo abbastanza forti da sfidare tutto per provare a farcela (ed eventualmente fallire con tutto ciò che ne consegue) o scoprire la nostra vera natura di hobbit attaccati ad una tranquillità rassicurante che sopraggiunge come una disgrazia all'avvento della nostra vita adulta (cosa che accade con molta semplicità nel 95% dei casi).
 Cosa farà il buon Giacomo? 
 Tre stellette e mezzo pienissime. 

E voi? Ne avete letto qualcuno? Vi incuriosisce qualcuno di questi titoli?

2 commenti:

  1. anche in questo momento sono in biblioteca circondata da uomini di ogni età che leggono voracemente giga-albi dell'uomo più western d'Italia

    Avrei voluto esserci! Come frequentatrice di fumetterie (la Bonelli fino a poco tempo fa non veniva venduta nelle librerie specializzate. E, comunque, il lettore-tipo di Tex dubito frequenti fumetterie), continuo a sentir parlare delle enormi vendite di Tex, delle sue legioni di fan, soprattutto di mezza età, ma... non ne ho mai conosciuto nessuno dal vivo. Mi piacerebbe, giuro! Perché questa leggenda dello zoccolo duro di Tex-lettori è, appunto, qualcosa di leggendario e mitologico, per me :D

    Rizzoli Lizard, (la parte fumettara della Rizzoli

    Più che altro, un tempo esisteva Lizard (fondata da Hugo Pratt, mica cotiche...), che faceva un sacco di fumetti di quelli culturali e fichi e bellerrimi (e costoserrimi); e poi un giorno è arrivata Rizzoli che se l'è comprata e l'ha inglobata (qualcosetta di fumettoso e pregiato già usciva anche prima pure per Rizzoli-a-solo). Giusto per la precisione XD

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  2. Ciao, non so se lo conosci già, ma come horror estivo mi verrebbe da consigliarti Eraldo Baldini (Gotico rurale, Mal'aria, racconti vari...)

    -Elena-

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