Quando andavo alle superiori, la professoressa d'inglese, ci propinò un libretto di racconti fantastici e di fantascienza da leggere e tradurre tra casa e scuola.
Il primo, (probabilmente l'unica lettura in inglese che mi sia rimasta impressa), parlava di un gruppo di umani in gita su vari pianeti. per la loro sicurezza, viste le strane creature che avrebbero incontrato, venivano tenuti al sicuro da solite sbarre.
Con estrema meraviglia fissavano gli alieni oltre le inferriate ed erano felici di essere protetti. Il racconto terminava con gli umani che partivano e gli alieni felici e soddisfatti di aver potuto ospitare uno zoo con creature provenienti da un altro pianeta. Erano gli umani le strane creature e le inferriate una gabbia in cui contenerli.
Ieri sono stata all'Expo. E non è stato bello.
Nel mio immaginario l'Expo rimandava a quelle favolose esposizione ottocentesche in cui si mostravano automi e si faceva a gara per mostrare il progresso tecnologico e le innovazioni dei singoli paesi.
L'Expo milanese, (su cui vorrei fare un fumetto), è tutto tranne che questo.
Sembra una riuscitissima fiera del turismo intersecata con una fiera dell'artigianato, intersecata con Gardaland, il tutto dentro bellissimi padiglioni pieni di niente o di roba da vendere. Detta tra noi, se fossi venuta dall'estero, a vedere questa massa di niente mi sarei alquanto arrabbiata.
In compenso, mentre vagavo per questo famoso Decumano (parola che fa strabiliare tanti per la poesia, ma i lettori penso la colleghino a "Il Signore degli anelli" e agli Hobbit), la mia mente, in questo strambo trionfo di capitalismo travestito da sostenibilità (travestito male tra l'altro), probabilmente per la riuscitissima scenografia, è riuscita a partorire varie trame distopiche o fantascientifiche che tale evento potrebbe suscitare.
Perché, ve lo giuro, ad un certo punto mi sono sentita come l'essere umano nella gabbia che guarda le creature aliene da fuori. A vedere le persone divertirsi come a Mirabilandia quando avremmo dovuto parlare di come nutrire il pianeta, mi sono sentita aliena alla mia stessa specie, ed è stata una sensazione stranissima.
Ecco i miei 4 papabili libri ispirati all'Expo.
Perché, ve lo giuro, ad un certo punto mi sono sentita come l'essere umano nella gabbia che guarda le creature aliene da fuori. A vedere le persone divertirsi come a Mirabilandia quando avremmo dovuto parlare di come nutrire il pianeta, mi sono sentita aliena alla mia stessa specie, ed è stata una sensazione stranissima.
Ecco i miei 4 papabili libri ispirati all'Expo.
Eccole per voi, pensateci bene se volete andarci.
CAPITALISMO et RELIGIONE:
Mentre camminavo tra i padiglioni di stati che se non sono in guerra tra loro poco ci manca, non riuscivo a pensare al favoloso spirito di comunione tra i popoli che questi eventi planetari, tra le altre cose dovrebbero ispirare, tramite la reciproca conoscenza e interazione.
ho pensato che in effetti c'era una cosa che univa i popoli a prescindere da tutto: i soldi. Soldi soldi soldi soldi.
Davanti a yemeniti che cercavano di vendermi collane con una certa insistenza, vietnamiti che avevano portato tre manciate di riso e migliaia di gadget, davanti a hostess di paesi africani che a qualsiasi domanda sulla provenienza dei rari cibi esposti ti rispondevano stizzite che quelle cose erano solo in esposizione e quasi niente ne sapevano,
Mentre riflettevo su questa illuminazione grandiosa come la scoperta dell'acqua calda, osservavo le hostess yemenite completamente velate con i soli occhi scoperti e guardavo gli espositori uomini porgermi del miele da assaggiare. Il miele era buono, ma la mia domanda era: chissà che penseranno di me. Mi offrirebbero comunque 'sto miele se non volessero smerciarmene un litro (in modo neanche cortese tra l'altro).?Così la mia mente è partita per la tangente e ho partorito una trama distopica in cui il mondo, ormai completamente colonizzato dal sistema capitalista, riesce a mantenere il controllo sulle masse tramite l'uso estremo della religione.
ho pensato che in effetti c'era una cosa che univa i popoli a prescindere da tutto: i soldi. Soldi soldi soldi soldi.
Davanti a yemeniti che cercavano di vendermi collane con una certa insistenza, vietnamiti che avevano portato tre manciate di riso e migliaia di gadget, davanti a hostess di paesi africani che a qualsiasi domanda sulla provenienza dei rari cibi esposti ti rispondevano stizzite che quelle cose erano solo in esposizione e quasi niente ne sapevano,
Mentre riflettevo su questa illuminazione grandiosa come la scoperta dell'acqua calda, osservavo le hostess yemenite completamente velate con i soli occhi scoperti e guardavo gli espositori uomini porgermi del miele da assaggiare. Il miele era buono, ma la mia domanda era: chissà che penseranno di me. Mi offrirebbero comunque 'sto miele se non volessero smerciarmene un litro (in modo neanche cortese tra l'altro).?Così la mia mente è partita per la tangente e ho partorito una trama distopica in cui il mondo, ormai completamente colonizzato dal sistema capitalista, riesce a mantenere il controllo sulle masse tramite l'uso estremo della religione.
Se le religioni diventano fanatismo e i movimenti, gli indumenti, le leggi, la moralità, tutto insomma, è controllato da una sorta di organo morale superiore, i cittadini sono costretti in una tale quantità di regole da non avere scampo. Come possono combattere un sistema economico se sono costretti a mangiare solo determinate cose, a rientrare a certi orari, a lavorare esattamente da tot ora a tot ora, a percorrere sempre lo stesso determinato percorso? Un mondo che non lascia scampo. Prega, produci, compra, respira.
ESPERIMENTO ALIENO o LETTERARIO:
Devo dire che la fiera di Rho, posta tra il nulla e delle tangenziali, dà la sensazione straniante di trovarsi in un tipico non-luogo all'americana.
Questa specie di cittadella dell'Expo, lunga un km e mezzo e piena di padiglioni dalle forme particolari, alcuni bellissimi, altri un po' effetto Disneyland, dà una certa sensazione di straniamento. Dopo un po' di ore che sei lì dentro, con tutto quel biancore, quella pulizia, musica di sottofondo, hai la sensazione di trovarti in una specie di villaggio dei Puffi o di paesaggio alla playmobil. Inizi perciò ad entrare in un'ottica da Truman Show, in cui inizi a porti delle domande fondamentali sulla vita: perché sono qui? A cosa serve tutto questo? Come può esistere un mondo in cui la cosa più importante sembra nutrirsi di nutella al prossimo padiglione?
E quale mente ha potuto concepire un expo in cui, mentre guardi la ricchezza delle sementi e della biodiversità c'è gente che si ingozza di panini del MacDonald? Come si può parlare della fame nel mondo con un pancake olandese in bocca? Dove sta la povertà vista dall'opulenza? L'impressione di assurdità è talmente totale che si entra in un paradosso: questo posto non può esistere sul serio. E' troppo finto, una cosa talmente letteraria nella sua organizzazione (i ricchi che mangiano mentre fingono di preoccuparsi della fame nel mondo) che non può che essere un esperimento partorito da una mente aliena che ha creato il nostro mondo al solo scopo di osservarci da lontano e capire a quale evoluzione o disevoluzione possiamo giungere. Altra alternativa, sono diventata il personaggio cosciente di un romanzo distopico e ora sono terrorizzata dal sapere come andrà a a finire.
Questa specie di cittadella dell'Expo, lunga un km e mezzo e piena di padiglioni dalle forme particolari, alcuni bellissimi, altri un po' effetto Disneyland, dà una certa sensazione di straniamento. Dopo un po' di ore che sei lì dentro, con tutto quel biancore, quella pulizia, musica di sottofondo, hai la sensazione di trovarti in una specie di villaggio dei Puffi o di paesaggio alla playmobil. Inizi perciò ad entrare in un'ottica da Truman Show, in cui inizi a porti delle domande fondamentali sulla vita: perché sono qui? A cosa serve tutto questo? Come può esistere un mondo in cui la cosa più importante sembra nutrirsi di nutella al prossimo padiglione?
E quale mente ha potuto concepire un expo in cui, mentre guardi la ricchezza delle sementi e della biodiversità c'è gente che si ingozza di panini del MacDonald? Come si può parlare della fame nel mondo con un pancake olandese in bocca? Dove sta la povertà vista dall'opulenza? L'impressione di assurdità è talmente totale che si entra in un paradosso: questo posto non può esistere sul serio. E' troppo finto, una cosa talmente letteraria nella sua organizzazione (i ricchi che mangiano mentre fingono di preoccuparsi della fame nel mondo) che non può che essere un esperimento partorito da una mente aliena che ha creato il nostro mondo al solo scopo di osservarci da lontano e capire a quale evoluzione o disevoluzione possiamo giungere. Altra alternativa, sono diventata il personaggio cosciente di un romanzo distopico e ora sono terrorizzata dal sapere come andrà a a finire.
PROSCIUGAMENTO DELLE RISORSE NATURALI:
Se ben avevo capito, i vari paesi del mondo dovevano proporci delle loro idee su come rendere la nostra esistenza sostenibile su questo pianeta.
L'unica cosa che ho capito, tra chef stellati, spot turistici e foto dei presidenti dei paesi africani poste in bella vista in ogni padiglione o cluster, è che tutti i paesi vogliono entrare nella ricca mensa del commercio globale: produrre, esportare, arricchirsi, produrre, esportare, arricchirsi. In tale ottica mi sfugge totalmente la questione della sostenibilità dove sia finita.
Ho pensato a quei famosi temi delle elementari in cui dovevo scrivere che, se non fossimo stati attenti all'ecologia, avremmo consumato tutte le risorse del nostro pianeta entro un certo anno. Vagando per l'Expo, mi è sembrato di vedere un enorme countdown scorrere velocissimo e ho immaginato una sfrenata crescita globale che avrebbe portato all'esaurimento delle risorse entro il 2025. Dieci anni di autonomia e poi l'inizio di un'enorme carestia. La carestia porta mooooolto nervosismo e moooolto desiderio di impadronirsi delle risorse altrui, e tante guerre, e alleanze, e guerre e morti e cataclismi. Insomma, ho immaginato la terza guerra mondiale.
L'unica cosa che ho capito, tra chef stellati, spot turistici e foto dei presidenti dei paesi africani poste in bella vista in ogni padiglione o cluster, è che tutti i paesi vogliono entrare nella ricca mensa del commercio globale: produrre, esportare, arricchirsi, produrre, esportare, arricchirsi. In tale ottica mi sfugge totalmente la questione della sostenibilità dove sia finita.
Ho pensato a quei famosi temi delle elementari in cui dovevo scrivere che, se non fossimo stati attenti all'ecologia, avremmo consumato tutte le risorse del nostro pianeta entro un certo anno. Vagando per l'Expo, mi è sembrato di vedere un enorme countdown scorrere velocissimo e ho immaginato una sfrenata crescita globale che avrebbe portato all'esaurimento delle risorse entro il 2025. Dieci anni di autonomia e poi l'inizio di un'enorme carestia. La carestia porta mooooolto nervosismo e moooolto desiderio di impadronirsi delle risorse altrui, e tante guerre, e alleanze, e guerre e morti e cataclismi. Insomma, ho immaginato la terza guerra mondiale.
LUNA PARK INFERNALE:
Considerando che il famoso albero della vita pare uscito direttamente dalla scenografia di Gardaland e che ad un certo punto del pomeriggio ho dovuto assistere ad un pacchianissimo spettacolo per bambini, lungo il Decumano, a base di pupazzi testimonial dell'Expo, poveri cristi costretti in giganteschi e caldissimi pupazzi a forma di Heidi, Calimero, Ape Maia e altre icone infantili di largo consumo, ad un certo punto mi è sembrato di stare al Luna Park. C'erano anche gli spettacoli a orario, i concertini, i balletti, la musica dance a palla di alcuni padiglioni, i gioiosi camerieri di ogni paese che cercavano di invitarti a mangiare nei loro costosissimi ristoranti (Messico, sei stato davvero fastidioso).
Insomma un Luna Park. Solo che non finiva mai, lunghissimo, col padiglione dell'Oman che pareva una ricostruzione di cartapesta del palazzo di Aladin e quello del Qatar a forma di cesto di paglia, quello dell'Ecuador colorato con mille mila catenelle e gente gente gente in ogni dove. Ad un certo punto ho pensato che se avessi cercato l'uscita non l'avrei trovata. Come in quei libri horror in cui entri in un posto da cui non puoi più uscire perché hai attraversato una porta dimensionale o ti ha inghiottito come un essere vivente. L'Expo come Luna Park mostruoso in cui divertirsi per forza, una specie di palese dei balocchi che ti tiene prigioniero, per sempre-empre-empre.
Conclusion
All'ingresso c'è questo padiglione sul divino alito della terra.
Entri e sei in una specie di museo delle storie naturali britannico ricostruito: tutto legno, colonne di legno, soffitto a cassettoni e una specie di archivio formato da pile di cassettini a muro, alcuni semiaperti. Lascia a bocca aperta. Poi ti avvicini, e se sei una come me, provi a spostare i cassettini semiaperti e scopri che non esistono.
E' tutto finto. il cassetto non scorre, c'è solo il pezzo davanti attaccato a fingere una semiapertura. E allora capisci tutto il trucco dell'Expo: un'esteriorità grandiosa per nascondere un contenuto inesistente.
Entri e sei in una specie di museo delle storie naturali britannico ricostruito: tutto legno, colonne di legno, soffitto a cassettoni e una specie di archivio formato da pile di cassettini a muro, alcuni semiaperti. Lascia a bocca aperta. Poi ti avvicini, e se sei una come me, provi a spostare i cassettini semiaperti e scopri che non esistono.
E' tutto finto. il cassetto non scorre, c'è solo il pezzo davanti attaccato a fingere una semiapertura. E allora capisci tutto il trucco dell'Expo: un'esteriorità grandiosa per nascondere un contenuto inesistente.
Anche questo abbindolamento bovino delle masse è molto distopico: come sono belle queste strane cose del passato, anche se sono posticce, anche se non sono niente.
Pensare di esporre erbari e bestiari antichi era troppo complesso immagino, troppo di sostanza. La gente è lì per divertirsi, del resto.
Ps. Faccio presente che, prima di andarci, io non avevo nessuna idea precisa dell'Expo, quindi partivo scevra di pregiudizi, anzi, mi aspettavo grandissime cose e meraviglie. Che peccato.
a) Non ho ben capito in cosa lo scenario "Capitalismo e religione" sia diverso dalla realtà in cui viviamo
RispondiEliminab ) Probabile che la terza guerra mondiale arrivi presto. Prima ancora che per i motivi che dici tu, semplicemente per il controllo sull'acqua. E non è una mia teoria.
c) McDonald, Nutella & Co. ci stanno perché gli sponsor non potevano restarne fuori. Anche se sono la contraddizione stessa di ciò di cui dovrebbe parlare l'Expo
d) Sì, l'Expo è una gigantesca mossa di ipocrisia globale. Lo si capiva prima ancora che iniziasse, mi sa.
e) Nonostante tutto, salvo imprevisti, io ci passerò un paio di giorni ad agosto. Trascinata dalle amiche, vado con lo spirito di chi va al luna park, appunto, e non mi aspetto molto altro. Del resto nell'Ottocento, aldilà di tutte le nobili intenzioni, i nostri avi andavano con lo spirito di chi va allo zoo, e non è che siamo poi tanto lontani...
Mah, devo dire che me aspettavo anche io contraddittorio. Il punto è che non è neanche quello. E' una fiera del turismo dove sei autorizzato a sentirti anche impegnato e buono. E' molto peggio, e, a prescindere dagli sponsor, vedrai che il lavoro dei singoli paesi è praticamente zero. Il libro di geografia delle medie è stato probabilmente la fonte primaria per scrivere i 4 paragrafetti sulla ricchezza del territorio a cui si sono limitati la maggior parte dei paesi.
EliminaSono ancora combattuta se andarci o no,volevo approfittare di vedere anche lo spettacolo del Cirque du soleil fatto apposta(anche se sarà una cagatina,mi sa)e visitare la città.Certo che Luglio forse non è il mese più adatto(tanto caldo,tanta fila).
RispondiEliminaSto per dire una cosa di una impopolarità così devastante e totale che sicuramente sarò accusata - mi è già successo - di essere "complice dell'assassinio di migliaia di bimbi palestinesi" [citazione testuale di un deficiente incontrato tempo fa, uno che negava l'Olocausto, per capirci]. Con ciò, per carità, non fatemi parlare della gente in coda davanti al Padiglione degli Emirati Arabi per farsi fare la foto con le hostess in chador e con gli steward fighi vestiti da Lawrence d'Arabia, salvo poi urlare "musulmani tutti a casa!" e invocare ruspe di salveeniana memoria appena varcato l'uscio dell'ostello natio.
RispondiEliminaUno dei pochi padiglioni in cui secondo me il tema sia stato azzeccato ( "nutrire la terra, agricoltura ecosostenibile") è quello israeliano. L'esposizione interna multimediale era molto sul genere: "Noi siamo superiori, siamo superfighi, facciamo fiorire il deserto, sapete che il pomodoro ciliegino lo abbiamo inventato noi?"; però almeno spiegano le tecniche irrigue usate per risparmiare l'acqua e coltivare nel deserto, l'invenzione di tipologie di frumento ad alta resa che crescono in terreni salini, le tecniche di correzione via satellite che consentono il controllo della produzione lattifera nelle mucche. Insomma, effettivamente ti spiegano sul serio come fare a diventare abili coltivatori in un territorio ostile, assediati da nemici che vorrebbero farti la festa, uscendo da duemila anni di persecuzioni e di tragedie.
Altri padiglioni col cibo non c'entrano niente, invece - ad esempio quello colombiano.
Hai notato le stesse contraddizioni che ho notato io e sul padiglione Israele mi trovi d'accordo.
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