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lunedì 24 agosto 2015

Le recensioni parallele: i gialli del greco Markaris vs i gialli del cinese Qiu Xiaolong. Quando gli omicidi rivelano la natura e la storia di un popolo tra cibi inquietanti, giudizi troppo spicci, mancanza di empatia e domande irrisolte.

Simbolo della recensione odierna sarà lo stupore di Jessica Fletcher
In questa giornata incredibilmente uggiosa (perlomeno da me), in cui faccio fatica a ricordarmi che è ancora Agosto (ovviamente io che non sono più in ferie gioisco del rinnovato fresco, ma poi ricordo che per molta altra gente siamo ancora nel bel mezzo della summer fiesta), ecco che scodello una forma alternativa del "Piccole recensioni tra amici". 
 Poichè analizzo libri simili le battezzerò "Le recensioni parallele".
 Era molto tempo che mi passavano tra le mani i libri di due giallisti molto letti: Markaris e Xiaolong e ho pensato che, col favore della biblioteca, fosse giunto il momento di rompere gli indugi.
 La soddisfazione, devo ammettere, non è stata completa e non per ragioni di particolari aspettative deluse, ma perchè tutti e tre i libri presi non erano costruiti per permettere al lettore di scoprire l'assassino.
 Una delle regole dei gialli tradizionali prevede che l'assassino debba apparire prima dell'ultima pagina. Se trovi un cadavere, indaghi su qualsiasi persona la conoscesse e poi casualmente scopri che l'assassino è stato un tizio che passava lì per caso, non siamo proprio nell'ambito del giallo, magari più del noir. 
 Markaris e Qiu Xialong, in effetti però, usano il giallo per descrivere un contesto, quello sociopolitico del loro paese d'origine: Grecia e Cina. Per carità, giustissimo, del resto le motivazioni che spingono le persone all'omicidio possono essere sociologicamente interessanti, specialmente se esse hanno collegamenti, in qualche modo, politici. Non sempre però, come vedrete nelle recensioni, il mix riesce.
 Ma forza recensiamo!

"RESA DEI CONTI" e "SI E' SUICIDATO IL CHE" di PETROS MARKARIS ed. Bompiani:
 Non so quanti articoli ho letto sull'ironico commissario Charitos di Atene. Esso, a capo della squadra omicidi di Atene, a bordo di una fiat consunta, con una moglie che manco Santippe e una figlia genietto che lui adora, risolve torbidi omicidi nella capitale greca.
 Ora, sarò stata sfortunata io, ma ho beccato due libri che hanno sostanzialmente una trama fotocopia, stesso identico movente, stesso identico giudizio morale (ho trovato un po' agghiacciante il finale con allegro brindisi finale di "Resa dei conti", insomma magari i morti erano dei corrotti che avevano tradito la patria, ma da qui a fare yuppidu..), stessi identici riferimenti alla storia recente della Grecia e al regime dei colonnelli, alla "generazione del politecnico" (che a quanto pare ha fatto la resistenza, si è fatta torturare e poi è diventata corrotta in massa andando al potere) e al rinnovamento pauperismo greco.
 In "Resa dei conti" l'inizio sembrerebbe folgorante: la Grecia, l'Italia e la Spagna sono uscite dall'euro (il Portogallo e l'Irlanda a quanto pare no) e la nazione ellenica si ritrova improvvisamente precipitata in una povertà diffusa. I giovani si danno immediatamente da fare con varie forme di solidarietà sociale e i più vecchi rispolverano usanze e ricette di quando (non troppo tempo prima) si stava peggio. Mentre Charitos apprezza lo spirito di economia domestica della moglie, apprende che sua figlia, avvocato, difende un giovane che sembra essersi lasciato mettere in galera apposta: figlio di un ex resistente, ora molto ricco e potente, si è sostanzialmente autoaccusato di spaccio, ma qualcosa non torna. Poi, ecco che arriva il primo morto ed è proprio il padre del ragazzo. Cosa sta accadendo? 
In "Si è suicidato il Che" invece, alcuni alti esponenti governativi si danno una morte spettacolare in tv, uno dietro l'altro. Charitos sarebbe in convalescenza per una pallottola che si è beccato nel libro precedente, na inizia a indagare assieme ad una giovane poliziotta, Koula, che in ufficio fa la cretina, mentre in privato è supersveglia (motivazione "Vuole sposarsi e gli uomini non vogliono le donne intelligenti").
 Le indagini del primo e del secondo libro sono sostanzialmente identiche: una serie di intrecci complicatissimi di palazzinari greci, un'enorme magna magna a seguito delle famose Olimpiadi di Atene, corruzione a qualsiasi livello, una strana sottovalutazione (del tipo sò ragazzi) dell'estrema destra, un quadro della resistenza al regime dei colonnelli (delle cui nefandezze però si tace) inquietante ("ok, sono stati torturati, ma poi si sono rifatti"). Per non parlare dei continui contortissimi e inutili riferimenti alla viabilità di Atene.
 Non so, scritti bene, ma già all'inizio del secondo libro mi sentivo un po' insofferente.
 Charitos sarà anche ironico, ma mi che Charitos pare manchi dei dilemmi morali di Montalbano, si lasci andare a giudizi con l'accetta e abbia una scarsa empatia con chiunque, vittime in primis. Tutto è molto bianco bianco e nero nero. Mi ha messo la pulce nell'orecchio per molte possibilità di approfondimenti sulla storia della Grecia contemporanea, ma da qui a dire che bisogna leggere Markaris per capire la crisi greca (come molti dicono), mi pare ce ne corra. 
Vi consiglierei di leggerne uno, ma aggiungerei che Markaris non dà dipendenza.

"LA MISTERIOSA MORTE DELLA COMPAGNA GUAN" di QIU XIAOLONG ed. Marsilio:
 Questo è il classico libro che una volta iniziato è impossibile posare. Mi ha fatto fare le tre di notte per giorni e con gioia (gioia che si stemperava quando a lavoro mi si chiudevano gli occhi, ma vabbeh).
 L'autore è un transfugo suo malgrado. Negli Stati Uniti per alcune ricerche universitarie durante le proteste di piazza Tienanmen, fu costretto a rimanerci per non essere condannato per connivenza ai movimenti studenteschi al suo rientro. In America ha iniziato a scrivere in lingua inglese i romanzi che hanno come protagonista, il giovane, avvenente, buongustaio, poeta e poliziotto fedele al partito, commissario Chen. "La misteriosa morte della compagna Guan" che si ispira ad un fatto di cronaca, è il primo della serie ed è davvero davvero notevole.
 Il commissario Chen si ritrova ad indagare sulla morte di una bellissima giovane ritrovata strangolata e buttata in un fiume che si rivela essere nientepopodimeno che una lavoratrice modello della nazione: la compagna Guan. Considerando che la vittima è una personalità in vista nella propaganda del partito, Chen deve muoversi come se fosse sulle uova, soprattutto quando intuisce che c'è un coinvolgimento da parte di alcuni alti quadri pronti a spedirlo a zappare la terra prima di subito.
 Non vi dico di più perché il giallo è appassionante e merita di essere letto. 
 Però posso parlarvi l'immenso gusto provato nel sentir descrivere i vari personaggi vittime della rivoluzione culturale in Cina (la gioventù considerata istruita mandata nel niente cosmico della campagna cinese per anni e anni a farsi rieducare dai contadini), gli assurdi piatti gustati e descritti magistralmente dal commissario (tenetevi pronti perchè si va da granchi deliziosi a pasticci di gatto e serpente fino allo stufato di cane).  
L'allegro Qiu Xiaolong
Si vengono a scoprire le immense differenze tra le diverse parti della Cina,
il complesso rapporto tra le generazioni e l'inizio della contraddittoria e paradossale trasformazione di un regime teoricamente a base comunista in uno ferocemente capitalista (mantenendo però un rigidissimo controllo da parte del partito in trasformazione). 
 Xiaolong descrive e guida davvero il lettore nella Cina di inizio anni '90, spiega le contraddizioni, dà voce ai personaggi secondari e alle loro storie, non giudica e pur lasciando indizi sulla personale interpretazione lascia che sia il lettore a farsi un'idea propria.
 Sarebbe troppo facile bollare la Cina come una nazione vittima di un regime, il commissario Chen a quel regime, per dire, aderisce, ma ne vede le contraddizioni e cerca la sua libertà in quello che è il suo campo d'azione. Mentre cerca l'assassino della compagna Guan procede su un'indagine sociale che lascia un interrogativo che dovrebbe essere quello di molti: ha senso lasciare un regime politico conclamato, ma di cui tutti fanno parte, per un regime più subdolo, quello del denaro, di cui fanno parte solamente in pochi?
 La risposta l'inaspettatamente romantico Chen non ce l'ha (il romanticismo è roba per gli occidentali e probabilmente lui l'ha assorbito dalle traduzioni dall'inglese che fa continuamente per case editrici), ma non vedo l'ora di leggere i prossimi libri e di rimanere sveglia molte altre notti.

Cina batte Grecia 1 a 0.

3 commenti:

  1. ma mi che Charitos pare manchi
    Fose pa parola pare è da spostare un po' prima...
    ciao

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  2. Interessanti segnalazioni. Non leggo molti gialli, ma di sicuro questi sono degni di nota.
    Ben trovata.
    Un sorriso per la giornata.
    ^____^

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  3. Se aveste la possibilità di leggere Markaris in greco, non la pensereste esattamente così ... La traduzione seppur ben curata, non rende onore all'arguzia ed alla saggezza sociopolitica dell'autore. Se poi aggiungiamo che l'editore ha regolarmente censurato alcuni piccoli ma fondamentali commenti in calce ai capitoli (political correctness ...), il gioco è fatto.
    Avendo vissuto in Germania, ci spiega la Grecia ed i greci dalla giusta prospettiva.
    Purtroppo per me, soffro di dipendenza da Markaris ....!!!....

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