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giovedì 24 settembre 2015

A cosa servono gli amori infelici? A scrivere libri e poesie bellissimi (e incidentalmente a rendere eterni alcuni uomini e alcune donne) tra tentativi di rimorchio, ali per volare, friendzone eterne, ballerine e corvi

Francisco Goldman e la moglie Aura
 Una delle cose belle dei clienti in libreria è che, in modi perlopiù misteriosi, vengono a conoscenza di libri particolarissimi che si perdono nel marasma delle troppe, risparmiabili, uscite praticamente quotidiane.   
 Ogni tanto vengono lì, con dei papiri cicciuti e ti viene un colpo. Poi scopri che su quel papiro c'è una meravigliosa bibliografia di libri distopici rari (un ragazzo due settimane fa mi ha fatto avere l'improvvisa necessità di tre o quattro nuovi libri sul tema) o titoli che non sai quando ti sei persa.
Qualche tempo fa una ragazza andava cercando "Chiamala per nome" ed. Il Saggiatore in cui lo scrittore americano Francisco Goldman racconta la storia della sua giovanissima moglie morta in un incidente in mare ad appena trent'anni.
  La ragazza, Aura Estrada, era una dottoranda in letteratura di origine messicana e pare fosse anche una promettente scrittrice. Nonostante la morte fosse avvenuta accidentalmente la famiglia non perdonò Goldman e lo accusò di essere parte in causa nel decesso (come non ho ben capito visto che era cascata dalla tavola da surf). Allo scrittore non rimase che scrivere un libro in sua memoria, "Chiamala per nome", in cui con dolore si riappropriava della vita della moglie attraverso la scrittura.

 Rievocare grandi amori rendendoli eterni grazie ai libri è un antichissimo topos letterario, usato per mille motivi: dal rimpianto, alla nostaglia, dallo sfogo al rimorso, dalla disperazione al rimorchio.
 Di seguito una serie di casi di amori desperadi (e realmente avvenuti) resi eterni dai loro autori.

ORFEO E TEOGNIDE:
 Capostipite assoluto della disperazione amorosa occidentale per la perdita della donna amata è stato sicuramente il prode Orfeo, poeta che, sposato da poco alla bella Euridice, se la vide portar via dalla morte. 
All'epoca con gli dei che decidevano le sorti degli uomini ancora si poteva parlare, così Orfeo si trascinò negli inferi e supplicò cantando talmente bene il signore dell'oltretomba e consorte, Ade e Persefone, che essi gli permisero di riportare la moglie tra i vivi. 
 C'era da scarpinare però per riemergere dal sottosuolo e costoro misero una clausola: se Orfeo si fosse voltato a guardare la moglie essa non sarebbe mai più uscita di lì. Orfeo, come in molti sapranno, si voltò, stoltamente all'ultimo secondo, quando ormai sembrava fatta. Il finale fu terribile: la moglie non risorse, lui smise di cantare e le baccanti lo uccisero qualche tempo dopo.
 Ma greci e romani per quanto poetici conoscevano anche il magico potere del rimorchio che poteva dare la poesia. 
 Meraviglioso esempio è l'unico frammento del poeta Teognide (VI-V sec. a.C.) giunto fino a noi. Costui, nel tentativo di ingraziarsi un giovinetto da lui molto amato, Cirno, non solo gli dedica poesie, ma scrive anche una poesia per ricordarglielo, fargli notare che grazie a lui in fondo vivrà una vita eterna e che, nonostante tutto, il ragazzetto neanche lo fila. E' una critica pessima lo so, ma la poesia rimane splendida:
"Ti ho dato ali per volare sul mare sconfinato
e su tutta la terra, in alto librandoti
facilmente. Nei conviti e in tutti i banchetti sarai presente,
adagiato sulla bocca di molti.
Accompagnati da flauti dal suono acuto, uomini giovani
e decorosamente amabili canteranno te, con voce bella
e chiara. E quando, nei recessi dell'oscura terra,
verrai alle case molto lacrimate dell'Ade,
mai - neppure morto - perderai la fama
, ma sarai a cuore
agli uomini, avendo sempre un nome indistruttibile,
Cirno, per la terra dell'Ellade e per le isole
aggirandoti, varcando lo sterile mare pescoso;
e non seduto sul dorso di cavalli, ma ti condurranno
gli splendidi doni delle Muse dalla corona di viole.
E per tutti quelli cui sta a cuore, anche tra i posteri,
tu sarai ugualmente motivo di canto, finché ci saranno la terra e il sole.

Ma io da te non ottengo rispetto, neppure poco;
con le parole tu mi inganni, come s'io fossi un bambino"

CATULLO:
Fosse vissuto all'epoca nostra Catullo sarebbe diventato uno di quei giornalisti o scrittori con la penna sempre avvelenata e puntuta.
 I carmi che non fanno leggere a scuola sono pieni di livore e invettive verso una serie di nemici politici e scrittori o nemici in generale.
 Come accade quando si va un po' troppo cercando la propria nemesi, Catullo incappò in una donna bella, libera, volitiva e piuttosto capricciosa (o almeno è così che ce la consegna alla storia): Clodia da lui ribattezzata poeticamente Lesbia.
 Questa matrona apparteneva alla classe alta di Roma (suo fratello, Clodio, era tribuno) e aveva una decina di anni in più del poeta che trattava, stando almeno a Catullo, come un giocarello senza cuore. Lo prendeva, lo lasciava, lo lasciava lo prendeva, aveva relazioni coi suoi amici, si faceva implicare in scandali politici di vario genere. Ricca e indipendente, una volta vedova fece fruttare il suo patrimonio, cosa che le permise, nonostante fosse una donna di godersi la vita e gestirla come meglio voleva.
 Catullo la ama, la odia, si excrucia, si odia, le manda mille baci e poi cento e insomma rimane vittima di una delle prime femme fatali della storia. A cosa servono gli amori infelici? A scrivere poesie bellissime.

CESARE PAVESE: 
Constance Dowling. Pavese puntava alto
 Se nella storia è esistito un poeta che si possa definire sfigatissimo con le donne, ebbene, quello è stato Cesare Pavese.
 La sua tristissima storia affonda le radici in una presa in giro primigenia, talmente famosa tra gli studenti di liceo, che De Gregori lo cita persino in "Alice": "E Cesare perduto nella pioggia sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina". Nel 1925, liceale, aveva atteso per ore sotto un diluvio una ballerina di cui si era innamorato, beccandosi un cosmico malanno.
 Da lì fu una serie di delusioni amorose che manco Emma Marrone.
 Prima si innamorò di Tina Pizzardo, antifascista che lo ammirava moltissimo che lo respinse più volte, nonostante le numerose proposte di un Pavese che non se ne faceva una ragione. Poi venne una giovanissima Fernanda Pivano: tentò la proposta di matrimonio anche con lei, ma niet.
 Ci fu dunque Bianca Garufi, partigiana con cui tentò di scrivere un libro a quattro mani (fallendo), anche con lei, che divenne poi una delle prime persone (non donne, persone) in Italia ad interessarsi accademicamente di psicologia, fallì.
 Infine venne la volta di Constance Dowling, bellissima attrice che pare lo illuse mentre nel frattempo aveva una relazione con un collega. A lei è dedicato "La luna e i falò". Non bastò, ormai quarantenne una relazione con un'aristocratica diciottenne per risollevargli il morale.
 Ricordo che già diciottenne rimanevo perplessa dall'incredibile dicotomia: grandissimo scrittore e poeta, ma incapacissimo a relazionarsi. Non riuscivo a comprendere se fosse Pavese ad avere qualcosa di strano o fosse semplicemente sfiga, ai posteri l'ardua sentenza.

WILLIAM BUTLER YEATS:
 Come Catullo e Pavese, anche Yeats subiva il fascino di donne volitive  o meglio subì quello della stessa donna che con convinzione lo respinse per tutta la vita: Maud Gonne.
 Maud Gonne fu un'instancabile sostenitrice dell'indipendenza irlandese, finì in carcere, ebbe due matrimoni e due figli, Iseult, dal primo marito, un politico irlandese, e Sean MacBride a cui venne conferito il premio nobel per la pace nel 1974 e partecipò come i genitori (il padre fu anche giustiziato) alla causa irlandese.
 Yeats la incontrò nel 1889 e se ne innamorò immediatamente, ma lei come si dice ora nel linguaggio ggggiovanile lo friendzonò subito, a vita e senza rimedio.
  Lui infatti le fece ben cinque proposte di matrimonio durante il corso della vita e, non pago, cercò di impalmare almeno la di lei figlia una volta ventenne (essa, imitando la madre, si negò). 
 I due ebbero comunque un rapporto strettissimo e Yeats ne fece la musa principale delle sue passionali poesie. Quando, cinquantenne, il poeta si arrese e sposò una giovane appassionata di occultismo, i loro rapporti non mutarono tanto che si videro fino a pochi giorni prima la morte del poeta le cui spoglie sarebbero rimaste in Francia se Maud non si fosse prodigata per riportarle in Irlanda.
 Certe volte dietro i grandi rifiuti e i grandi amori si celano misteri. Il rifiuto ostinato di Maud è uno di questi.

EDGAR ALLAN POE:
Nevermore craaaa nevermore craaa
 Nell'iconografia del caro Edgar non può mancare il tristerrimo corvo che gli ricorda, ineluttabile: "Mai più".
Virginia Clemm
Lui, solo e triste in una notte invernale, pensa alla sua dolce Lenora morta, apre la porta e sente il suo nome nel vento. Chiude la porta e un corvo comincia a gracchiare "Nevermore". Insomma, una tragedia.
 Tragedia ispirata alla morte dell'unica giovanissima moglie di Poe. A 26 anni il nostro decideva di compiere un atto fortunatamente oggi illegale: sposò la sua cugina carnale e tredicenne, Virginia Clemm.
 Costei che fu ampiamente cornificata in vita con scrittrici e potesse varie, nel 1842 mentre cantava gioiosa ebbe la rottura di una vena e le fu diagnosticata la tubercolosi di cui morì quattro anni dopo lasciando Poe nella desperazione.
 Nonostante i bagordi amorosi avuti mentre la moglie era in vita, Poe non si riprese mai più dalla perdita e le dedicò la disperata poesia "Il corvo" ed alcuni racconti, tra cui l'angoscioso Eleonora.
 Romantic tragedy.

7 commenti:

  1. Eccomi qui, nuovamente a fare il pignolo...
    nel 1942 mentre cantava gioiosa
    Forse era il 1842...
    Per il resto bellissimo articolo!

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  2. Uhm... Per quanto riguarda il racconto di Poe, io ricordo che Eleonora visitava in spirito il proprio amato, ma solo per fargli sentire la sua amorosa presenza. Nel finale, mentre lui temeva ritorsioni da parte di lei, una voce ultraterrena gli annunciava che, per motivi misteriosi, era stato sciolto dal voto che lo legava alla defunta. Esistono, per caso, versioni differenti?

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    1. Oddio, l'ho letto tantissimi anni fa e lo ricordavo così. La mia memoria l'ha reso inutilmente ancor più orrorifico? O.o Visto che la mia lettura risale alle scuole medie, ti do ragione a prescindere e apologive for inconvenience (e andrò quanto prima in biblioteca a ricercarmi una raccolta completa)

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  3. Quanto ad amori sfortunati, ci sarebbe anche Un uomo della Fallaci prima maniera, una storia che mi ha intrigato parecchio e mi ha fatto rimanere male,quando ho sentito le sue ultime interviste..come si cambia...

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  4. Certe volte dietro i grandi rifiuti e i grandi amori si celano misteri. Il rifiuto ostinato di Maud è uno di questi.

    OdDende, in realtà io non ci vedo nessun grande mistero. Credo che si possa benissimo volere teneramente bene a una persona senza per questo essere attratti sessualmente da lei. Certo, quando uno dei due prova solo quello, e l'altro invece è perdutamente innamorato, vengono fuori i casini. Ma anche quello/a non-sessualmente-interessato/a può scegliere di non abbandonare l'altro a cui comunque tiene, anche se non nel modo che l'innamorato vorrebbe. Lo so, è una roba caotica e da fuori sembra senza senso, ma capita. Oh, se capita. Lo so per esperienza. :-\
    Piuttosto, Yeats che, non potendo avere la madre, cerca di impalmare la figlia, quanto cavolo weird doveva essere?! O_O

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    1. "...Yeats che, non potendo avere la madre, cerca di impalmare la figlia..." Io opterei per il classico commento: "Chiamalo scemo!" ;) Del resto, ha solo obbedito alla ferrea legge del Maniglia... :D

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