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mercoledì 4 novembre 2015

Piccole recensioni tra amici di inizio Novembre: preti malvagi, un'Italia non completamente pacificata, Quaderni giapponesi, fregature sarde e famiglie di ogni ogni tipo!

 E' credo un secolo (ok, almeno due settimane) che cerco un momento buono per pubblicare un piccole recensioni tra amici, ma tra ferie, interviste last minute e fumetti da finire non c'era mai modo. Ora che i miei vari malanni mi hanno definitivamente allettata, non ho più scuse per non darvi conto delle mie ultime letture.
 Tenete presente che, nel frattempo, ho ingerito tutti i libri di Maurizio De Giovanni sul commissario Ricciardi, che evito di recensire visto che gli ho già dedicato un corposo post.
 Ok, bando agli indugi, che si cominci!

"QUADERNI GIAPPONESI" di Igort ed. Coconino Press:
Questa bellissima graphic novel racconta il periodo passato in Giappone da Igort, al secolo Igor Tuveri, uno dei fumettisti italiani più conosciuti al mondo. 
 La storia parte dal momento in cui il giovane Igort viene invitato in terra nipponica a produrre fumetti per la fiorentissima industria editoriale locale (in Giappone il fumetto è qualcosa di inimmaginabile per noi italiani, sia per i numeri che per l'importanza culturale e sociale). 
 Lui, desideroso di confrontarsi con un mondo sempre ammirato e affascinato dalla lettura de "L'impero dei segni" di Roland Barthes parte fiducioso e scopre un mondo meraviglioso, ma completamente alieno e, soprattutto durissimo.
 I ritmi lavorativi nipponici sono talmente folli e pesanti che al confronto Marchionne è un benefattore della classe operaia. In pochi mesi Igort si trova a produrre in modo folle, sfornando in un mese quello che un normale fumettista europeo produce in un anno (e Adrian Tomine in cinque).
 Le sue avventure sono altalenanti: il continuo confronto con l'editor, la bellezza di Tokyo, l'emozione di conoscere i grandi del fumetto nipponico e l'editoria giapponese da dentro. Igort sposta nel tempo i propri limiti, esplora le vite e le storie dei grandi dell'arte giapponese e agghiaccianti storie di cronaca cittadina, finchè non giunge al "trattamento" che lo porta quasi al collasso. Le tavole sono meravigliose, come i disegni. 
 Ammetto solo una cosa: ormai il grande fascino che le storie giapponesi esercitavano su di me è assai inquinato dall'inevitabile e opprimente morbosità che nascondono. Prima trovavo tutto fastidioso, ma sopportabile, ora mi agghiaccia. Ecco è l'unico, ma personalissimo, neo, che ho trovato in questo fumetto meraviglioso e da avere.


"BAMBINI RAGNI E ALTRI PREDATORI" e "COME IL LUPO" di ERALDO BALDINI ed. Einaudi:
 Sul primo poco da aggiungere rispetto a quanto già detto per "Gotico rurale". 
 Sono una serie di racconti horror ambientati nella bassa e non solo, il cui più considerevole è sicuramente "L'uccisore", una sorta di novella lunga che ha per protagonista un ex fervente nazista. 
Il livello dei racconti è, secondo me, inferiore a "Gotico rurale", forse anche perché meno d'impatto rispetto all'opera primigenia così dirompente nel suggerire che i mostri si annidano non solo nelle nebbie inglesi, ma anche nelle nostre, tuttavia "L'uccisore" merita davvero per due motivi. 
Il primo è che descrive bene ciò che spinge alcune menti particolarmente prive di indipendenza e immaginazione ad aggrapparsi con tutte le proprie forze a una dottrina totalitaria che non pretende da loro pensiero alcuno (anzi, premia proprio il loro essere degli automi). 
Il secondo è che fotografa con estrema crudezza le stragi subite dalla popolazione dell'Emilia Romagna durante la ritirata nazista. Uccisioni gratuite e crudeltà incredibili che danno una chiarissima visione della guerra, quella vera, che nostalgici e revisionisti tentano di edulcorare.
  Anche nel romanzo "Come il lupo" la cosa migliore rimane la cornice storica.
 Sull'appennino emiliano una misteriosa comunità coltiva un'uva che produce il vino migliore del mondo. Dopo la guerra, una guardia forestale, ex partigiano, da poco rimasto vedovo in modo atroce, si ritrova a passare molto tempo tra quelle valli e incidentalmente scopre un antico fatto di sangue, rituali atavici e spaventosi celati da generazioni.
 Il segreto, devo dire, è roba quasi da horror di serie B, e infatti ciò che colpisce davvero è l'Emilia Romagna degli anni '50, le manifestazioni degli operai (ex partigiani e combattenti) soffocate nel sangue. Una rivoluzione che si credeva a portata di mano, strappata a chi ci aveva creduto (e ne aveva pagato il prezzo) dalla rinnovata quotidianità, da una restaurazione che riportava vecchi fascisti al potere, che imponeva una connivenza post guerra civile dalla portata gigantesca.
 Il contesto è descritto in modo vivido, come l'estrema confusione di un'Italia in balia di sé stessa, così poco esplorata da libri di storia che propongono una pace sociale agiografica e stucchevole, mentre i romanzi colano ignoranza e melassa sulle vere ragioni dell'odio che rimase vivissimo e diede vita agli anni di piombo.

"MATERIALI" di MARCELLO FOIS ed. Il Maestrale:
 Poco da dire, poco da recensire. Il Maestrale è una casa editrice sarda che mi piace molto e di cui purtroppo "in continente" come dicono i sardi non si trova molto. Ci sta ovviamente che le case editrici facciano ogni tanto una paranza di lavori secondari, racconti sparsi, saggi e materiali  che i loro autori maggiori hanno in giro. E' un'operazione commerciale comprensibilissima.
 Tuttavia c'è, secondo me, un limite alla decenza. Nel senso, in questa raccolta di Fois ci sono addirittura due racconti (su 4 o 5 totali eh) fotocopia.
 "Falso gotico nuorese" e "Gotico ferrarese" di cui Fois ha cambiato solo dei piccoli paragrafi per spostare (non ho capito perché) l'ambientazione da Nuoro a Ferrara.
 La storia tra l'altro è anche bella. Un uomo, casualmente, inizia a indagare su una vecchia storia di famiglia: molti anni prima un prete assai bello era scomparso mentre si recava a chiedere consiglio al frate di un paese vicino. Durante le indagini si era scoperto che in molti lo credevano colpevole di satanismo, compreso il nonno del protagonista che riteneva di essere finito in rovina a causa di una fattura.
 Da lì la storia scorre tra scartoffie, antichi conventi, riti misteriosi e selvaggi nei giardini e riapparizioni. Il finale è troncato di netto, ma vabbeh, vista la pericolosità, per certe storie, di scadere nel ridicolo, ammetto che è comprensibile.
 Il punto è che non si possono proporre due racconti identici che constano praticamente la metà del libro. Io l'ho preso in biblioteca, ma a comprarlo mi sarei arrabbiata e anche parecchio.
 Nein. Furbata.

"LO ZOO DELLE FAMIGLIE" di CLAUDIO ROSSI MARCELLI ed. Vallardi:
Chi segue un po' Internazionale saprà che Claudio Rossi Marcelli è il giornalista che risponde ai dilemmi familiari di chi, speranzoso, scrive al giornale in cerca di aiuto e conforto.
 Un po', insomma, la Susanna Agnelli 2.0 e anche anni 2000 visto che ha un marito e tre figli con cui vive a Copenaghen.
 "Lo zoo delle famiglie" raccoglie i quesiti a lui rivolti e soprattutto le migliori risposte date. 
 Voi vi direte, vabbeh, ma che me frega dei problemi familiari di gente che manco conosco? Vedrete che, sfogliando il libro, qualcosa vi fregherà. Perché è su queste pagine che si dipinge l'Italia vera e non quella da santino che molti vorrebbero e che, tocca dargli una brutta notizia, non esiste.
 Un'Italia formata da famiglie allargate, da madri con figli insopportabili, da figli che scappano all'estero pur di non vedere più i genitori, da genitori single, vedovi, affidatari, nonni apprensivi, coppie miste, coppie omosessuali, migranti di prima, seconda e terza generazione. Si parla di famiglia, ma il punto è un altro: quanto sappiamo davvero delle famiglie che ci circondano? E davvero non ce ne deve fregare niente? Non sarà che se ci conosciamo un po' meglio c'è il rischio di essere tutti più felici e sereni?
 Per saperne ancora di piùùù vi linko l'intervista che ho fatto a Rossi Marcelli qualche settimana fa. immaginatemi che corro per le scale della Triennale di Milano come Andy de "Il diavolo veste Prada" e intanto prendo appunti. Mi sono sentita molto "New Yorker".

 Ah, nella lista avrebbero dovuto esserci tipo altri sei titoli. Sono rimasta indietrissimo con le recensioni. Questa settimana mi do una mossa giuro!

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