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mercoledì 25 maggio 2016

Lettere e libri dall'inferno. Quando lo scrittore è il diavolo in persona: composizioni demoniache, lettere tentatrici, codici enormi scritti in una notte e un certo figlio degenere.

 E' curioso che siano stati dei film a spingermi a studiare i libri.

 Casualmente, nel corso della mia adolescenza, ho subito la fascinazione di una serie di personaggi cinematografici (tra l'altro, io non sono mai stata una fanatica cinefila anzi) che mi hanno indotto a pensare che i libri antichi e i loro misteri fossero il top del top: trattasi del sempre citato Indiana Jones, del sempre citato "Il nome della rosa" (di cui vidi casualmente il film a 13 anni e ne rimasi fortemente impressionata) e de "La nona porta" un film di Polanski che parte in modo fantastico e finisce in modo miserevole.

 Tratto da un best seller di Arturo Pérez-Reverte, "Il club Dumas" (che provai anche a leggere, ma all'epoca ero troppo fresca di studi bibliologici e trovavo errori di codicologia e storia del libro ovunque) ha per protagonista Dean Corso, bibliologo esperto valutatore di libri che, al contrario di quello che si potrebbe pensare, non vive una triste vita sepolto in casa, polveroso e avvizzito, ma è un figone con le fattezze di Johnny Depp che vive una vita di sballo, donne e pericolo.
 La storia comincia quando un editore, collezionista di libri antichi, in possesso di una seicentina stampata a Venezia appunto nel 1666 da un misterioso tipografo, Aristide Torchia chiede il suo aiuto. In tutto il mondo ne esistono solo tre copie, ma effettivamente solo una sarebbe autentica e ingaggia Corso per identificarla.
 Il particolare non è irrilevante: all'interno dell'opera ci sono infatti delle importanti xilografie (illustrazioni ottenute da una matrice lignea) che sarebbero copie esatte di un perduto e malvagio tomo, l'Horrido Delomelanichon, opera del demonio in persona.

 Il finale mi deluse, ma i miei successivi studi no.
 Ho già parlato del Codice Voynich, maraviglioso tomo trovato a Frascati e purtroppo ora in America (ma almeno digitalizzato) che nessuno ha mai tradotto e le cui illustrazioni parlano di mondi ignoti, e dell'Hypnterotomachia Polyphili, il sogno d'amore di Polifilo, reale capolavoro di tipografia veneziana il cui significato, probabilmente esoterico è ancora indecifrato.

 E' giunto perciò il momento di dedicare il post a un autore, presunto almeno, molto particolare: il diavolo in persona.
 Al demonio sono stati attribuiti negli anni i più disparati tomi, tutti mysteriosamente bruciati (ma possiamo sempre cullarci nella speranza DanBrowniana che si trovino nei famosi sotterranei del Vaticano, dove, stando a libri e film dovrebbe esserci qualsiasi cosa dai vampiri agli alieni, anzi, i miei complimenti ai preti che sarebbero riusciti a scavare dei sotterranei in una città dove la metro C non riesce a vedere la luce). Eppure, qualcosa sarebbe effettivamente sopravvissuto ai secoli.
 Cosa? Andiamo a scoprirlo!

GIUSEPPE TARTINI:

 Tartini era un compositore e violinista di natali istriani che visse la sua vita principalmente a Padova.
 
 Ebbe una giovinezza abbastanza tumultuosa che culminò in un matrimonio dai tratti romanzeschi. Si innamorò ricambiato della nipote di un cardinale, la sposò di nascosto, ma quando vennero scoperti scoppiò il finimondo: fanciulla chiusa in convento e lui costretto alla fuga.

 L'episodio comunque ebbe un effetto benevolo sul suo carattere e la sua carriera: iniziò a suonare il violino e divenne più tranquillo. Nel frattempo anche il cardinale si dava una calmata e lo faceva recuperare per riconsegnarlo alla moglie. Il culmine della sua carriera lo raggiunse rimanendo tre anni alla corte praghese, ma non è questo il motivo per cui appare in questo elenco.

 Giuseppe Tartini infatti fu protagonista di una curiosa vicenda: un aneddoto racconta infatti che una sua complessa composizione conosciuta come "Trillo del diavolo" gli fosse stata ispirata in sogno dal demonio stesso.

 Secondo la leggenda, il compositore sognò il diavolo pronto a esaudire ogni suo desiderio. 

Incuriosito, il musicista gli diede da suonare il proprio violino e il demonio in persona intonò una musica particolarissima e meravigliosa. Al suo risveglio Tartini che la ricordava confusamente provò a metterla per iscritto, ma il risultato, a suo dire, era niente in confronto alla magnificenza del sogno.
 La leggenda ebbe il suo apice quando si incontrò con un altro musicista ritenuto toccato dalla buona o cattiva grazia del signore degli inferi: Niccolò Paganini, su cui giravano dicerie oscure. Si diceva che suonasse così bene perché aveva stipulato un patto col diavolo in persona.
 Com'è come non è, potete ascoltare "Il trillo del diavolo" suonato da Uto Ughi nel video.




LETTERA DEL DIAVOLO:

 E' in realtà la pietra dello scandalo da cui è nata l'idea di questo post. 
Qualche giorno fa il Corriere della Sera aveva rispolverato in un articolo questa storia siciliana raccontata a grandi linee anche nel romanzo  "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa.

 La vicenda riguardò infatti una sua antenata: Isabella Lampedusa, ai voti Suor Maria Crocefissa (nel romanzo la beata Corbera).
  La storia della suora è ai limiti del leggendario: di famiglia ricca desiderò farsi suora sin da bambina e il papà le fece costruire un monastero tutto per lei. Lì, crescendo, iniziò a essere colta da varie crisi mistiche che andavano dall'avere visioni dei santi e della Madonna, a ricevere segni sul corpo (una grossa croce sul petto, pare) e anche una serie di incontri col demonio che sperava, inutilmente, di tentarla.
 Una delle varie volte che lo incontrò, il diavolo cercò di farle scrivere una missiva contro Dio, ma senza successo. 
 La scrisse allora si suo pugno in un linguaggio ignoto a noi esseri umani per fargliela solo firmare (poi dici che i bancari non hanno qualcosa di demoniaco), ma la ragazza, saggiamente, non capendo cosa c'era scritto e comunque non fidandosi del diavolo, scrisse solo "ohimè".
 Tra un viaggio all'inferno per placare i dolori delle anime dannate e le visite della Santa Inquisizione che non vedevano il suo misticismo di buon occhio, la sua vita venne trascritta su un libro al cui interno venne anche infilata la presunta lettera del demonio. Mai tradotta, è conservata nel monastero di Palma di Montechiaro (o quella è una copia, non sono riuscita a trovare info al riguardo).
 In ogni caso, potete ammirarla nella foto.


CODEX GIGAS:

La terza presunta opera diabolica dovrebbe essere nientepopodimeno che il più grande manoscritto al mondo: il Codex Gigas.

 Pesante una settantina di chili, contiene ben 5 libri tra cui:

- Una Bibbia completa. (Non voglio addentrarmi nella palese ovvietà che forse il diavolo non dovrebbe essere in grado di trascrivere testi sacri).
- Una storia degli ebrei di Tito Flavio Giuseppe, un curioso storico e militare romano di origine ebraica.
- Una Storia Universale di Isidoro di Siviglia, scrittore e vescovo cristiano spagnolo del VII sec. D. C.
- Una serie di considerazioni mediche.
- Un trattato di storia locale, Cronache Boeme, dello storico Cosmas di Praga.

 Le origini del manoscritto non sono molto note, ma probabilmente era già stato completato alla fine del 1200 quando passò da un piccolo e misconosciuto monastero ceco, Podlazice, a quello di Brevnov, più importante e vicino alla capitale. 
La miniatura incriminata
 Lì rimase finché gli svedesi nel 1500 lo portarono via per poi entrare a far parte della collezione della regina Cristina di Svezia finché non venne donato alla Biblioteca nazionale svedese.
 La sua grandezza, la magnificenza, l'enorme dispendio di risorse e lavoro, una firma probabilmente errata, ma soprattutto l'inconsueta miniatura a piena pagina del demonio che vi appare seguita immediatamente da un breve testo per l'esorcismo dagli spiriti maligni, hanno cospirato affinché una leggenda nera ammantasse il codice.
 La miniatura è secondo gli studiosi inconsueta per molti versi: la figura demoniaca è insolitamente grande e la postura, nonché le fattezze umanoidi risentono degli influssi dei trattati di medicina araba che però, non si capisce bene come possano essere entrati nell'immaginario del miniaturista che si è cimentato nell'opera.
 In ogni caso, cosa dice la leggenda? Che questo manoscritto fu terminato in una notte da un monaco che per vari motivi avrebbe promesso l'impossibile impresa. 
 Alcuni dicono che avesse infranto i voti e dovesse farsi perdonare, altri che lo facesse per la gloria, insomma tutte motivazioni che lo spinsero a contrarre un patto col demonio che lo scrisse al suo posto e lo miniò già che c'era, immortalandosi così a piena pagina.
 Lasciate stare la pagina di wikipedia e fidatevi delle molto più precise e dense informazioni che la Biblioteca nazionale svedese mette (in inglese) a nostra disposizione, assieme al codice digitalizzato.

 Potete trovare tutto al link ------------>http://www.kb.se/codex-gigas/eng/highlights/


KEPLERO, FIGLIO DEGENERE:

 Per completare questo elenco, ho deciso di infilare un saggio molto interessante che è arrivato ultimamente a lavoro: "Il figlio della strega" di Paolo Aldo Rossi e Marco Ghione ed. VirtuosaMente.

L'opera racconta una storia poco conosciuta della vita del buon Keplero che potrebbe a ragione conquistarsi la palma di figlio più degenere della storia ever.
 La mamma dell'astronomo era infatti una piccola signora dal carattere non molto amabile che si era procurata più di un nemico nel paese in cui viveva. 
 Codesti nemici (tra cui tale Ursula, molto molto agguerrita) colsero la palla al balzo quando cominciò a circolare un libro non pubblicato ufficialmente del suo pargolo "Somnium"

 Si trattava di una storia allegorica in cui un giovane figlio di una strega veniva iniziato all'astronomia da queste magiche donne.

 Peccato fossimo all'inizio del 1600, epoca ancora di Santa Inquisizione. I nemici della madre di Keplero ebbero gioco abbastanza facile ad accusare la signora di stregoneria allertando le autorità (per la serie, la storia che i vicini di casa possono essere i tuoi peggiori aguzzini è vecchia come l'esistenza degli agglomerati urbani).

 La coriacea anziana rimase sotto processo per sei anni, venne imprigionata e torturata, e il figlio passò gran parte di quegli anni a cercare ogni appiglio per ottenerne l'assoluzione, dalla difesa strenua in tribunale alle pressioni di amici potenti.
 Infine ce la fece, ma non vorrei sapere cosa deve aver passato Keplero una volta tra le mani della madre. 
 Nel libro potete trovare il "Somnium", alcune lettere, documentazione e una ricostruzione scrupolosa della storia che sembra romanzesca e invece è tutta vera.

 E in conclusione, annuncio presto un post sulle streghe! Come avevo scritto in passato l'inizio dell'estate concilia sempre il mio lato gotico, non so perché!


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