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martedì 4 ottobre 2016

Piccole (anzi medie) recensioni tra amici! La complessità del doppio e la mancanza di pelle in "L'una e l'altra" di Ali Smith e la splendida biografia di Roald Dahl, tra morte, streghe, Gremlins e molto amore.

Ed ecco, dopo un bel po' di tempo, un piccole (in realtà medie) recensioni tra amici. 
Quentin Blake

 Una puntata in realtà a mio parere particolarmente fortunata perché vede apparire due libri molto belli e diversi tra loro.

 Il primo è un romanzo di Ali Smith, autrice scozzese che in Italia finora era stata pubblicata da Feltrinelli e ora è passata a Sur. 

 Il secondo è una biografia di Roald Dahl, una di quelle biografie che si leggono meglio dei romanzi, come un libro di avventure e che si apprezzano doppiamente per la capacità di rendere più chiare opere che abbiamo amato, ma forse non capito veramente.

 Bando alle ciance, recensioni a voi!

L'UNA E L'ALTRA di Ali Smith ed. Sur:

 Ali Smith è un'autrice scozzese che ama molto le sperimentazioni linguistiche.
 Le ama al punto, riempiendole di una quantità di citazioni, riferimenti e rimandi al mondo contemporaneo, alla letteratura, alla musica, al teatro, all'arte e via discorrendo, che in alcuni casi le sue opere risultano incomprensibili.

Così è stato col suo penultimo libro "C'è ma non sì" un faticosissimo romanzo che ho abbandonato per disperazione a circa metà non avendo neanche capito quale fosse la trama, chi i personaggi e in generale cosa stessi leggendo (anche perché i succitati riferimenti sono sovente incomprensibili a chi non è britannico). 

 Migliori sono i suoi racconti in cui riesce, secondo me, a dare il meglio di sè, riuscendo a fondere la sua originalità stilistica con trame in realtà potenzialmente banali.
 "L'una e l'altra", forse anche per l'ambientazione in parte italiana, forse perché la storia era costruita in modo più classico, è un libro, a mio parere, non solo più riuscito, ma quasi godibile.

 La chiave di interpretazione delle due storie che la compongono, legate da un sottilissimo filo, è uno dei temi più amati nella storia della letteratura: il doppio.
 "L'una e l'altra" sono infatti le due ragazze protagoniste dei due racconti: Georgia detta George e una ragazza senza nome del '400 che a Ferrara si finge maschio per diventare pittore  (Francesco del Cossa, autore di parte degli affreschi di palazzo Schifanoia di cui sappiamo pochissimo). 

 Entrambe hanno quindi un alter ego maschile, la prima non si capisce esattamente per quale motivo (se perché si identifica come maschio o boh), la seconda per necessità (ma, novità, non ci sono drammatici monologhi sulla femminilità negata). 
Aprile, affresco di Palazzo Schifanoia, Francesco Del Cossa

 Entrambe preferiscono le donne, in uno sdoppiamento che lascia poco spazio al maschile.

 Entrambe si specchiano nelle donne che incontrano: Georgia riflette lungamente sul suo rapporto con la madre morta da poco a causa di una reazione allergica ad un antibiotico, Francesco del Cossa ritrae giovani prostitute a cui ruba le sembianze per i suoi quadri.

 Francesco del Cossa rappresenta per suo padre una strana proiezione: ha permesso alla figlia di scegliere la strada del travestimento per raggiungere la vita artistica eppure ha negato con sdegno, la stessa possibilità alle altre figlie femmine, come se la considerasse qualcosa a parte e tendesse o volesse dimenticarne la natura.

Francesco Del Cossa
 La madre di Georgia, attivista politica, che ci parla attraverso lunghi flashback, lascia dietro di sè il dubbio di una cospirazione: la donna che era stata lungamente amica di sua madre, prima di rivelarsi una bugiarda, era forse manovrata da qualcuno. Ed era quel qualcuno a volerla morta?

 I rimandi in questo caso sono più delicati, più emotivi che citazionisti e fanno tutta la differenza.

 Tra una storia compiaciuta e incomprensibile, come "C'è ma non sì", e questo libro composto da due profondissimi ritratti che lasciano spazio a grandi domande: chi siamo realmente noi? Un nome? Un sesso? Un genere? Cosa c'è sotto alle nostre sembianze? Alle nostre famiglie? Ai nostri desideri?

 Un passo, a mio parere, è particolarmente rivelatore, un ricordo in cui la madre di Francesco Del Cossa le raccontava, bambina, la storia del musico Marsia, scuoiato vivo dal dio Apollo come punizione per la sua superbia (si era vantato di essere migliore di lui a suonare):
 "Cosa che non è necessariamente ingiusta come può sembrare, disse mia madre. 
Perché immagina la scena, la pelle di Marsia venne via come la buccia di un pomodoro immerso nell'acqua tiepida per far uscire la dolce polpa cruda dal frutto. 
E la vista di una simile liberazione provocò in tutti gli spettatori un'emozione più forte di qualunque melodia mai suonata da musico o dio in qualunque posto. 
 Perciò ricordati sempre di rischiare la pelle, diceva lei, e non aver mai paura di perderla, perché per un verso o per un altro c'è sempre da guadagnarci quando chi è in alto si degna di togliercela di dosso"

ROALD DAHL di Donald Sturrock ed. Odoya:

 Un esercizio assai affascinante nella pratica della lettura è, secondo me, la rilettura dei libri che ci hanno particolarmente colpito ad una specifica età. 

 Tra un po' di anni mi dedicherò alle letture della gioventù, intanto questa eccezionale biografia di Roald Dahl, uno dei più famosi autori per l'infanzia, conosciuto anche dai sassi che l'infanzia non ce l'hanno mai avuta, mi ha fatto venire voglia di rileggere le sue opere (e di leggere anche quelle che ho mancato).

 Il bello delle biografie degli scrittori è che ti consentono chiavi di lettura altrimenti precluse, di Roald Dahl sapevo poco e quasi tutto legato ai figli, e ho scoperto che anche in proposito non conoscevo molto.

  Un articolo di molti anni fa, mi svelò che l'autore per l'infanzia per eccellenza non era stato molto fortunato coi suoi bambini: la primogenita era morta a sette anni e l'unico figlio maschio era stato vittima di un gravissimo incidente stradale a pochi mesi. 

 Queste due tremende disgrazie sono in realtà solo la punta dell'iceberg di un'esistenza costellata da enormi colpi di fortuna e incredibili sfortune.

 Nato da una famiglia norvegese, trasferitasi in Inghilterra, il padre morì subito dopo la morte dell'adoratissima primogenita lasciando la moglie in buone condizioni economiche, ma con molti figli piccoli da crescere in solitudine. 
 Fu la seconda guerra mondiale che diede la scossa ad un giovane stravagante uomo avviato ad una noiosa carriera impiegatizia che probabilmente ne avrebbe fiaccato lo spirito. 
 Trovatosi in Africa durante il precipitare degli eventi, divenne pilota, ma durante il suo primo volo nell'Africa Subsahariana, un atterraggio di fortuna rischiò di porre fine alla sua giovane vita: si salvò, ma ne ebbe conseguenze serie e meravigliose. 

 Quella seria furono forti emicranie e terribili dolori alla schiena che lo costrinsero, nella vita, a numerose operazioni.

 Quella meravigliosa fu che, a dire di Dahl, da quel momento nacque in lui la voglia di raccontare dovuta in parte a una perdita di inibizione che ne decretò un carattere estroverso e bizzarro. Cambiò, in qualche modo, personalità.

 Nel dopoguerra visse una decina di anni in America dove lavorò in ambasciata e come spia per conto della Raf. Fu collega di Ian Fleming e divenne molto amico del vicepresidente americano e buon conoscente di Roosevelt. Scrisse quella che divenne la sua prima opera, ora diremmo, virale: i Gremlins, su cui Walt Disney pensò a lungo di trarre un film (che poi accantonò, ma fu la base per l'horror anni '80 che tutti ricordiamo).

 Tornò in Inghilterra e sposò una diva del cinema: Patricia Neal. Anche il loro matrimonio fu peculiare: entrambi non erano innamorati, ma desideravano metter su famiglia. Le peggiori premesse per qualsiasi unione. 

 Eppure, nonostante le numerose disgrazie (morte della figlia, incidente del figlio, un ictus gravissimo che colpì la Neal incinta dell'ultima figlia) essi ressero per trent'anni, senza mai ostacolare le reciproche carriere. La Neal mantenne Dahl mentre cercava di affermarsi come scrittore (e ci mise anni), Dahl non pretese mai che lei rimanesse in casa a fare la casalinga o rinunciasse alle sue aspirazioni, seguendola spesso sui suoi set con tutta la famiglia. 
 In qualche modo, si bilanciarono. Eppure fu solo quando incontrò il vero amore, molti e molti anni dopo che la vena creativa di Dahl esplose (tra l'altro ignoravo la sua produzione di racconti per adulti).

 Forse perché non mi attendevo risvolti tanto avventurosi, forse perché fu un uomo di grande personalità, molto probabilmente perché questa è una di quelle biografie che si fa leggere come un romanzo, ma questo è un libro davvero davvero davvero eccezionale.

 E lascia anche una macchia malinconica nel finale, quella che ti fa scattare nella mente la voglia di rileggere le sue opere, per scoprirne il doppio fondo.

 Lessi "Le streghe" durante un'estate delle elementari, in Sardegna, ancora me lo ricordo e mi piacque la storia di queste donne terribili che si mescolavano tra le altre tramite scarpe scomode e parrucche soffocanti. Finalmente c'era un motivo plausibile per cui molte donne giravano con dodici cm di tacco e capelli sempre perfetti, come appena uscite dal parrucchiere.

 Nella storia le perfide streghe ordiscono un malvagio piano per trasformare i bambini di tutto il mondo in roditori.

Le fermeranno una nonna amante dei sigari e il suo nipotino che ha appena perso i genitori e, per di più, è stato trasformato in topo dalle malvagie fattucchiere.
 Quello che non avevo mai notato, prima che Donald Sturrock lo sottolineasse, è che la vita di un ragazzo roditore è infinitamente più breve di quella di un ragazzo ragazzo
 Un ragazzo roditore vive molto meno perché il suo piccolo cuore batte molto più veloce, incredibilmente più veloce. Vive, probabilmente, quanto la sua già anziana nonna e, ad un tratto, se ne rende conto. 
  Allora forse, la storia delle streghe non parla di stregonerie e pipistrelli, di avvelenamenti e magie, ma di un sortilegio ben peggiore: la morte che porta via alcune persone troppo troppo presto, quella che non puoi spiegare ai grandi, figurarsi ai bambini.
 A meno che non ci pensi un mago anglo-norvegese.
" Mentre il topolino e la nonna si stringono l'uno all'altra, con il vestito di pizzo di lei che gli fa il solletico, discutono dell'incredibile velocità con cui batte il cuore di un topo; la nonna gli dice che riesce a sentirlo pulsare quando lui le sta vicino sul cuscino la notte. (ndr Riassunto di Sturrock). 
 "Ce ne stavamo in silenzio davanti al fuoco, pensando a tutte queste cose meravigliose.

 "Tesoro mio" disse infine la nonna "sei sicuro che non ti dispiace essere un topo per il resto della tua vita?" 

 "Sicurissimo", dissi. "Non importa chi sei né che aspetto hai. Basta che qualcuno ti ami."

Parlare della morte, ai bambini, attraverso l'amore, quanti scrittori per adulti sono riusciti a farlo? Non molti credo.

6 commenti:

  1. Io invece ho scoperto di recente che è stato sceneggiatore di un film di 007. Non sapevo però che avesse conosciuto Fleming! Che giro...

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    1. Sì, ha sceneggiato molti film (ci ha messo parecchio a diventare scrittore di successo e intanto grazie alla faccenda dei Gremlins era riuscito a introdursi nel mondo della sceneggiatura cinematografica che fruttava denaro). Era collega di Fleming, ma avevano mansioni spionistiche diverse. Tra l'altro la parte dedicata al periodo americano è una delle più dettagliate della biografia.

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  2. Roald Dahl è un grande anche quando scrive per gli adulti. La scrittrice scozzese non la conosco, ma se fa parlare di pomodori una che vive nel '400 mi sa che non mi sono perso nulla!

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    1. Oddio, tieni presente che la Smith è una scrittrice molto particolare. Nel senso che se linguisticamente le veniva utile parlare di computer e autocarri nel 1400, se ne sarebbe fregata del contesto storico e ce li avrebbe infilati. La ricostruzione storica è praticamente inesistente, come del resto lo sono spesso le sue trame. Lei parla più che altro di momenti o stati d'animo o relazioni, di cose molto astratte che tenta di mettere su pagina tramite una scrittura molto sperimentale. Anche per questo certe sue cose sono impossibili da leggere (ribadisco l'assurdo "C'è ma non sì" che non ho neanche capito di cosa parlasse).

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  3. ADORO, ADORO, ADORO Dahl. Uno che afferma 'Bisogna essere pazzi, per fare gli scrittori' Schizza immediatamente in cima alla mia classifica personale.
    Ho letto TUTTI (o quasi) i suoi libri per ragazzi.
    La mia storia per adulti preferita è quella della moglie che ammazza il marito col cosciotto congelato e riesce a farla franca: una goduriosissima, irriverente perla noir.

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  4. ADORO, ADORO, ADORO Dahl. Uno che afferma 'Bisogna essere pazzi, per fare gli scrittori' Schizza immediatamente in cima alla mia classifica personale.
    Ho letto TUTTI (o quasi) i suoi libri per ragazzi.
    La mia storia per adulti preferita è quella della moglie che ammazza il marito col cosciotto congelato e riesce a farla franca: una goduriosissima, irriverente perla noir.

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