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martedì 23 maggio 2017

Piccole recensioni tra amici! "Sabine", "Babyji" e "Residenza Arcadia", pessimi vampiri francesi, ragazzine indiane e indifesi e terribili vecchietti.

Per l'ennesima volta scrivo il post il giorno di un attentato, peraltro un attentato a dir poco vigliacco. 
 Non che gli attentati solitamente non lo siano per definizione, ma fare strage di ragazzine e bambini è davvero l'apice della vigliaccheria.

 Come tutte le volte precedenti, dopo lo sconcerto, viene sempre la stessa domanda: che cos'è che possiamo fare?
 E la risposta, almeno per me, è sempre la stessa, ossia continuare come se nulla fosse.
 E non perché non è accaduto niente, perché, come al solito, se penseremo che allora, forse dovremmo veramente modificare le nostre abitudini, allora avremo perso davvero.

 Se i nostri genitori e i nostri nonni hanno affrontato la guerra e gli anni di piombo, mi ripeto (e ripeto) ogni volta, allora anche noi, immagino, riusciremo a farcela, restando sempre umani a resistere, resistere, resistere.

 Perciò oggi, come tutte le altre volte che c'è stato un attentato, ho comunque scritto un post, come se fosse una giornata come le altre e non perché lo sia, ma perché è quello che deve essere fatto.

Curiosamente, i due libri dei tre libri che recensisco oggi hanno per protagoniste due adolescenti, una ragazza inglese negli anni '50 in Francia e un'intraprendente ragazza indiana contemporanea. Uno è un bel libro, l'altro no. Il terzo, invece, è una graphic.

Forza e coraggio! Si comincia!

SABINE di A.P. Neri Pozza ed.: 

 Lo avevo adocchiato quando ero uscito, ma già allora avevo letto recensioni poco lusinghiere e così avevo lasciato perdere. 
 Tuttavia, la scorsa settimana, cercando un regalo di compleanno (che poi non ho trovato), l'ho recuperato all'usato in ottime condizioni e ho deciso di fidarmi di questa storia "di un amore proibito nella Francia degli anni '50" (cit.) con in copertina una di quelle sane illustrazioni dei pulp lesbici dell'epoca.
 Lo dico subito: è pessimo. Molteplici sono i motivi.

 Nella mia ingenuità l'ho scusato fino ai due terzi delle pagine, convinta che si trattasse di un libro come "Olivia" della Strachey, ossia un documento dell'epoca che fu.

 Quindi insomma ci poteva stare che fosse superato e scritto alla carlona: dopotutto quello che era davvero interessante era il suo valore come documento storico. Quando, verso pagina 150, ho cercato informazioni su internet scoprendo che è un'opera contemporanea, mi è preso un colpo.

Dunque, siamo nella campagna francese degli anni '50, si inizia a respirare aria rivoluzionaria, ma per il momento, il massimo della vita rimangono gli esistenzialisti francesi capitanati da Sartre e la de Beauvoir.
 Viola è una ricca donzella inglese mandata dal padre a studiare in Francia in questo curioso collegio misto. Ci sono infatti ben 5 alunni, 4 femmine e 1 maschio (che, mi pare di aver intuito, noi dovessimo intuire fosse gay), reclusi in un maniero francese a imparare un po' niente.
 Veglia su di loro la direttrice Aimee, che, come specie di maitresse, porta gli sventurati giovani a balli molto spinti che si delizia di guardare con lussuria.

 Un giorno arriva nel maniero Sabine, la nuova insegnante, una studentessa di medicina provvista, dobbiamo supporre, ha qualche tendenza lesbica avendo "qualcosa di mascolino" e Viola se ne innamora perdutamente. La cosa abbastanza grave è (oltre alla pessima scrittura e alla mancanza di senso del ridicolo) che la promessa storia d'amore proibita in realtà non c'è.

 A.P., chiunque esso sia (perché non ha neanche avuto il coraggio di firmarsi), ci dice vagamente che sono state felici per tre mesi e che non c'è stata penetrazione di alcun tipo (cosa che avremmo anche potuto ignorare visto che non viene descritto neanche mezzo bacio), poi, durante un ballo in maschera, Sabine cade tra le braccia di Roland, il figlio di Aimee, curiosamente vestito da Ofelia.

 Da quel momento in poi Sabine si interessa a Roland gettando Viola nella più cupa disperazione.
 In contemporanea però Sabine inizia a diventare anemica, e, per motivi discretamente inspiegabili, i genitori dei cinque collegiali si preoccupano per un'eventuale "epidemia", ritirando i figli dalla scuola.
 Viola si fissa allora con l'idea che in realtà Roland sia un vampiro e che Sabine sia diventata sua succube (cosa che spiegherebbe sia l'anemia, sia l'improvviso cambio di orientamento sessuale).

 Mentre tu sei lì che pensi a quanto sia delirante l'adolescenza, A.P. decide di stupirti e di trasformare una stramba storia di lesbismo in collegio in un racconto di vampiri. Inizia quindi a seminare il dubbio e poi la certezza che, effettivamente, Viola abbia ragione.

 Non vi racconto il finale anche perché, onestamente, non l'ho neanche capito. Statene alla larga.


BABYJI di Abha Dawesar ed. Feltrinelli:

 Per vari anni ho girato, un po' incerta, attorno a questo libro, nonostante avesse tutte le caratteristiche per piacermi, compresa la collana (anche se fa parte di quel brevissimo periodo in cui i Canguri Feltrinelli avevano quella specie di insensato bollino al centro che deturpava la copertina).
 Avevo l'impressione che non mi sarebbe piaciuto, poi anche in questo caso l'ho trovato all'usato ad appena tre euro e ho deciso di dargli una possibilità.

 Mi sbagliavo grandemente. E' un ottimo libro, scritto bene, con grazia e ha come protagonista un'intelligentissima ragazzina dalle idee molto chiare ed estremamente determinata.

 La storia è quella di Babyji, (che in realtà è il suo soprannome affettuoso, ma mi sembra che non venga chiamata mai col suo vero nome), sedicenne appartenente a una delle caste indiane più elevate nonostante la sua famiglia non sia particolarmente benestante.

 Frequenta un liceo privato e i suoi progetti per il futuro sono: non sposarsi e diventare astrofisica.
 Bisogna dire che i genitori sono ben felici che lei studi (anzi, vorrebbero diventasse ingegnera perché guadagnerebbe più soldi), inoltre sono molto presenti e ha con loro un ottimo rapporto.

 La parte del conflitto con le figure genitoriali è quindi completamente assente, anche perché Babyji, da ragazza intelligente quale è, sa benissimo che l'unico modo per fare quello che le pare è fingersi una studentessa e figlia modello. 

 Fingersi perché a sedici anni scopre di essere una latin lover e intreccia ben tre relazioni in contemporanee: con India, una quarantenne sofisticata, con la sua nuova domestica (che contribuirà a istruire e a salvare da un marito molesto) e con una sua compagna di classe.

 Nessuna delle tre però, nonostante i suoi sforzi, si rivela una relazione paritaria o degna di una vera storia d'amore: la compagna di classe vuole solo giocare e sperimentare, la domestica è talmente grata che per lei si darebbe anche in pasto ai leoni e India sa benissimo da sola che vent'anni di differenza, a quell'età, possono esser troppi (non è una signora Macron).

 Nel frattempo altri personaggi si animano intorno alla bella Babyji: il padre del suo migliore amico. un irascibile compagno di classe di casta inferiore che per qualche inspiegabile motivo (ho immaginato una sorta di specchio nel quale Babyji si vede riflessa) aiuta sempre e il figlioletto di India.

 Non ci sono drammi, ma la precisissima fotografia dell'anno che tutti abbiamo avuto: l'anno in cui tutto cambiò e diventammo adulti. 

 Quello che rende davvero particolare Babyji rispetto ai protagonisti di quasi tutti i romanzi di formazione è l'intelligenza che riesce, incredibilmente, a preservare in lei quella sorta di meraviglia verso il mondo.
 Nessun adulto riesce a schiacciarla, nessun coetaneo a farla sentire meno di quel che è. Lei va avanti dritta per la sua strada e di sicuro il mondo sarà suo.


RESIDENZA ARCADIA di Daniel Cuello ed. Bao Publishing:

 Su fb seguo vari autori di fumetti e, devo dire, che Daniel Cuello è uno di quelli che preferisco. 

 Mi piace il tratto e mi rivedo in molte vignette (già che ci sono rivelo che anche gli altri miei preferiti: Lorenza Di Sepio, Stefano Tartarotti e Odde), soprattutto quelle in cui si dispera per la malvagità che circola sul web.

 "Residenza Arcadia" è la sua prima graphic, dopo varie opere di altro genere e, secondo me, Cuello ha avuto la grande intelligenza di puntare sul suo pezzo forte: gli anziani.

 Non ci sono molte graphic che abbiano come protagonisti assoluti degli anziani, quella più famosa forse è "Rughe" di Paco Roca (meravigliosa, COMPRATELA), anche perché ci vuole, oltre che una mano felice, anche una sensibilità felice per affrontare quest'età della vita.

 Gli anziani di Cuello sono intrattabili e molesti, bruschi e despotici, ma al contempo teneri e, soprattutto, indifesi.

 "Residenza Arcadia" si svolge tutto all'interno di un condominio, fuori c'è una sorta di regime militare in stile Sudamerica (anche Cuello è sudamericano anche se vive in Italia da anni), perennemente alla ricerca degli ultimi dissidenti da stanare.

  Dentro il condominio varie famiglie convivono, loro malgrado, incontrandosi e scontrandosi con quel mix di falsa cortesia e rabbia repressa che ben conosce chi ha sempre vissuto in palazzi in condivisione.

 Nel palazzo vivono, tra gli altri, due anziani, la signora Marta e il signor Attilio. 
 Entrambi soli con il loro animali, apparentemente abbandonati a loro stessi, scorbutici e combattivi. Tra loro sembra esserci stato qualcosa in passato ed è lì la terribile, struggente, chiave di questa graphic.

 Perché gli inquilini non vogliono la nuova famiglia che sta per trasferirsi? Perché la signora Marta è così furiosa? Chi era il signor Attilio?

 Cuello ha misura e soprattutto possiede quella compassione che serve a raccontare la vita di chi è quasi arrivato alla fine e fa i conti col proprio passato, arrabbiato e indifeso.

 Straconsigliato (e preparate i fazzoletti).
 Per un po' di pagine di anteprima potete andare al link.

8 commenti:

  1. Anche a te piace Tartarotti? Yeeeeee ^___^
    Nel giornale online che leggo (quello dei commenti sessistissimi sotto gli articoli che parlano di femminismo) lui ha una sua pagina, ogni tanto ci pubblica vignette o strisce.
    Imperdibile ^___^

    http://www.ilpost.it/stefanotartarotti/

    (scusa, è un commento che non c'entra niente con l'articolo)

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    1. grazie, GB, non conoscevo sto genio! ora mi toccherà comprare anche il suo libro :-D

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  2. Il primo libro ha pure una copertina assurda O__O
    Grazie dei consigli!

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. (commento eliminato e riapparso perché ho notato un orrore grammaticale e non potevo lasciarlo lì)
    Nonostante il consiglio di non farlo, ormai avevo preso Sabine e l'ho letto. Concordando con il giudizio, temo di aver capito il finale e che sia un ulteriore motivo per evitarlo come la peste.

    SPOILER SOTTO QUESTA RIGA

    In pratica, alla fine i vampiri sono i ragazzi del college. O, meglio, Sabine e suo padre, che sono dello stesso "clan" di Roland e famiglia. Sabine, essendo l'unica mortale, viene "assegnata" a Roland, e di questo il padre di Sabine è sollevato (alla fine le dice "meglio lui di te", per dire) perché (ma qui si va nel campo delle speculazioni personali) così la figlia può aspirare a un'unione con qualcuno della sua "specie".

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    1. Refuso: non Sabine il vampiro, ma Viola.

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    2. Oddio forse dovrei rileggere il finale perché non avevo colto minimamente. Una storia davvero condotta male.

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    3. Non è che sia esposto benissimo, come del resto anche tutta la storia sembra scritta senza nessuna convinzione; io credo di averlo capito da alcune allusioni, specie nei dialoghi di Viola con il padre, quando per esempio il padre fa una battuta sulla "noia" della vita eterna dei vampiri, non ricordo la frase esatta, ma direi che è stata quella, prima di tutto, a suggerirmi la possibilità.

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