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sabato 25 novembre 2017

La giornata contro la violenza sulle donne e il vero fulcro del problema: quel legame potentissimo tra potere, virilità e sottomissione. Leggere "The Power" di Naomi Alderman per capire.

 In questa giornata contro la violenza sulle donne, potrei parlare di molti libri, infiniti, troppi purtroppo.

Potrei ricordare, e la ricordo ora, come ogni anno, Stefania Noce  per l'emblematicità della sua storia, quella di una studentessa universitaria, femminista, consapevole, uccisa assieme a suo nonno dall'ex fidanzato che non accettava la fine della loro storia.

 Emblematica perché distrugge molti alibi che vogliono la donna sempre complice della violenza che subisce: non era una persona debole, non era fragile, non subiva, non si era messa con un "poco di buono". E comunque nessuna di queste cose è una motivazione per subire violenza o per esserne dette complici.

 Il libro di cui credo sia il caso di parlare oggi è "The power" di Naomi Alderman, libro di fantascienza, infelicemente e incomprensibilmente tradotto dalla Nottetempo edizioni col titolo "Ragazze elettriche".

 Incomprensibilmente perché sì, la trama parla effettivamente di un futuro vicino in cui le adolescenti sviluppano d'improvviso una sorta di organo posto vicino alla clavicola che permette loro di generare scariche elettriche devastanti (ma anche in grado di dare piacere se usate in un certo modo), ma non è certo quello il fulcro della trama.
 Come, nella giornata sulla violenza sulle donne, non è davvero la violenza la questione su cui dirimere.

 Quello di cui si dovrebbe davvero parlare è lui: IL POTERE.


 Ho visto su fb che molti hanno già iniziato la solita tiritera del: ah, ma non sono solo contro la violenza sulle donne, sono contro la violenza in generale. Grazie. Davvero un contributo prezioso e soprattutto pregnante sulla questione. Siamo tutti contro la violenza. O almeno pare che oggi lo siano tutti, dopo aver passato mesi a buttare odio sui migranti e altre sciocchezzuole del genere.


 Il punto non è essere contro la violenza, ma capire perché esiste nella forma in cui esiste la violenza sulle donne che, personalmente, credo abbia la stessa radice di tutti i tipi di violenza: la sopraffazione e la sottomissione.

 Quel che è importante capire, e che il libro di Naomi Alderman spiega molto bene, è perché nel caso della violenza sulle donne ci troviamo di fronte a una manifestazione così frequente, virulenta, abituale eppure allo stesso tempo incompresa e incomprensibile, come visto anche durante il caso Weinstein.

 Nel libro della Alderman appunto delle adolescenti scoprono improvvisamente di possedere questo organo in grado di generare scosse elettriche violente, anche mortali se incontrollate.
 La cosa interessante è che la trama si concentra sul momento esatto della scoperta. Non ci troviamo 10 anni dopo o 20 anni dopo, ma nell'esatto momento.

 Come se voi domattina vi svegliaste e scopriste che siete in grado di mandare in tilt tutti gli elettrodomestici di casa o poteste diventare una sorta di teaser vivente.
 Come vi sentireste?
 Terrorizzati, spaventati, non credo felici di una cosa potenzialmente mortale che non sapete che conseguenze potrebbe avere sugli altri, ma anche su di voi. Potrebbe uccidervi? Potrebbe uccidere?

 Ma se voi vi trovaste in una situazione terribile. Se voi foste la ragazza rumena ridotta in schiavitù da quell'uomo in Calabria, se foste una donna finita nella tratta delle bianche, se vi trovaste in un paese del mondo in cui essere donna vi impedisce di uscire di casa senza la presenza di un uomo, come la prendereste?
 Non vedreste forse una possibilità di fuga? 

 Ed è quello che le protagoniste della storia, la figlia di un boss della mala che vede sua madre uccisa da scagnozzi rivali e una ragazzina abusata dalla famiglia affidataria, si rendono conto di poter fare.
 Loro POSSONO usare a loro vantaggio le potenzialità del nuovo inaspettato organo. Loro hanno POTERE finalmente.

E lo scoprono le donne dell'Arabia Saudita, lo scoprono le donne costrette alla prostituzione, lo scoprono pian piano tutte le donne sottomesse del mondo. Quelle che finora il potere lo hanno subito.
 Più lenta e terrorizzata è invece la consapevolezza di chi, dopotutto, quel potere non lo subiva con forza, di chi vorrebbe che tutto restasse uguale perché andava tutto bene, non c'era nessun problema.
 La sottomissione data dal potere costituito, su di loro, non era davvero forte.

 Ed è quello che accade alla figlia adolescente di un'altra protagonista, una politica americana che si batte perché vengano istituiti dei campi per addestrare queste ragazze, cosa a cui gli uomini si oppongono strenuamente, speranzosi che il problema così com'è nato, muoia.

 Ma il problema si aggrava quando si scopre che non solo le ragazzine posseggono quest'organo, ma sono in grado di "risvegliarlo" anche nelle donne adulte.

 In un crescendo si arriva ad un punto in cui il sistema basato sul potere precedente inizia a scricchiolare: l'Arabia Saudita vive una stagione di rivolte femminili che cacciano gli sceicchi al potere, a est sorgono degli stati indipendenti, negli Stati Uniti viene fondata una religione femminile e le ragazze più giovani capiscono che il potere adesso pende dalla loro parte e iniziano a farne assieme all'uso anche un abuso. Le parti iniziano a invertirsi e il mondo corre verso un'inevitabile, gigantesca guerra.

 Perché questo libro è particolarmente bello?


 Perché non parla di difetti maschili e virtù femminili o difetti femminili e virtù maschili. Non ci dice che un mondo governato da donne sarà migliore perché le donne "sanno ascoltare, sono madri, sono assertive, sono qui e sono lì" (anzi) questo libro racconta benissimo qual è la vera questione in gioco: il potere.



 Il sistema di potere vigente, di stampo patriarcale (in occidente picconato abbastanza nell'ultimo secolo, ma non tanto quanto crediamo) si fonda su un'idea di maschile e femminile contrapposti.

 Non solo, ma pretende che la virilità, l'essenza stessa degli uomini, debba essere continuamente comprovata tramite atti di forza e sottomissione nei confronti di altri uomini, ma, soprattutto nei confronti di chi si ritiene più debole: donne, omosessuali (non ritenuti "davvero" uomini e anche per questo confusi con le donne transgender), minoranze varie ed eventuali.

 Ma, in primis, gli uomini per essere "veri" uomini devono stabilire il loro potere su coloro che per prime ritengono "altro" rispetto a loro: le donne.


 Un "vero" uomo non si fa mettere i piedi in testa da una donna, non permette che una donna comandi, non tollera una donna sopra di lui, non tollera che una donna possa prendere la decisione di lasciarlo, di andarsene, di essere indipendente.


 Un uomo che non ha "il controllo" della propria donna come fa a dirsi tale? La virilità si misura nella quantità di potere che riesci a dimostrare di avere.

 Ovviamente so che per molti uomini finalmente non è così e dico finalmente anche e soprattutto per loro.

 Perché se ritengo che una donna debba essere libera dagli stereotipi che la vogliono, moglie, madre, sposata, sottomessa, meritevole di lavori ancillari e mai di comando, angelo del focolare e via dicendo, penso che un concetto di virilità del genere debba essere insostenibile anche per molti uomini.
No, non è una vecchia pubblicità progresso,
ma una delle "terrorizzanti" cartoline
anti-suffragette 


 Il dover sempre dimostrare qualcosa, ostentare, mostrarsi, essere sempre sottoposti al giudizio di chi misura ogni gesto, di chi controlla se piangi, se hai un lavoro migliore di tua moglie, se guadagni abbastanza, se hai abbastanza oggetti di potere, se banalmente hai la patente o no, se preferisci stare a casa ad accudire la pargolanza mentre tua moglie lavora ecc, credo sia un peso terribile da sopportare.


 Un peso particolarmente gravoso per chi, per educazione o contesto sociale, misura la propria vita in base a quello che riesce a dimostrare e a dimostrarsi, non per quello che alla fine realmente è.

 E così se un uomo esiste agli occhi degli altri e di se stesso solo se dimostra di "avere il potere" e di poter pretendere "sottomissione" da qualcuno sempre e comunque, per quell'uomo il potere è la cosa più importante.

 Senza, cosa rimarrebbe di lui, pensa? Niente.

 Se dimostro che lei può lasciarmi, chi sono io? Nessuno.

 Il potere è una cosa molto importante anche quando non determina chi siamo, ma quando è l'unica ragione della nostra esistenza, diventa tutto.

 Se davvero vogliamo che la violenza sulle donne termini, se vogliamo che qualsiasi tipo di violenza termini ciò che dobbiamo davvero spezzare è il nesso tra virilità e potere e tra potere e sottomissione, della donna in primis.



 Quando questo circolo perverso sarà spezzata allora saremo tutti liberi, tutti, uomini e donne, etero e gay, autoctoni e migranti, chiunque.


 Un gioco di potere da cui molte donne non sono esenti.


Ci si chiede spesso: perché tante donne non sembrano essere dalla parte delle altre donne che subiscono violenza?
Perché anzi, spesso, gli insulti peggiori sembrano arrivare da loro? 

 Perché nel caso Weinstein molte si sono dimostrate incapaci di empatia (e mi spiace non credo che esista donna sulla terra che non abbia subito una molestia)?

 Perché anche qui parliamo di potere.

 Se pensi che una vera donna acquisisca un ruolo (e quindi uno status) dall'essere sottomessa, dal comportarsi in un certo modo, dal dimostrare continuamente di essere inserita esattamente nei canoni prestabiliti, quelli della purezza, della devozione assoluta, della fedeltà, della sessualità nascosta e repressa, allora per te dimostrare di essere migliore di chi non si adegua diventa una conferma della propria importanza.


 Io seguo davvero le regole e a me quello che capita alle altre non succederà mai.

 Chi vuole sovvertire le regole se la va a cercare.
 Una "vera" donna sa stare al suo posto.
 Una "vera" donna sa dove risiede il suo potere: nell'appartenere a un uomo in grado di esercitare un grande potere.

 Non sono così ottimista sullo sgretolamento del sistema patriarcale in tempi brevi. E non lo è nemmeno la Alderman nel suo libro.
 Nessuno cede il potere senza combattere e il potere, proprio come l'anello di Sauron ne "Il signore degli anelli" è una tentazione potentissima, che muove eserciti, scatena guerre, divide le famiglie e resiste in ogni modo alla volontà degli uomini di distruggerlo.



 Ps. Non mi sono soffermata lungamente sul concetto della donna come primigenio "altro" per l'uomo perché ci si potrebbe scrivere un saggio e ovviamente sono stati scritti.



 Ma è un nodo troppo importante per essere lasciato cadere così perché è su questo nodo che si basa gran parte del subdolo modo in cui si convincono molte donne a difendere con le unghie e con i denti quello che ritengono un ineluttabile destino, a minimizzare le violenze, a pensare che sbaglia chi vuole cambiare le cose, anzi, che chi vuole cambiare le cose sia un sovversivo che vuole rovesciare un presunto ordine naturale.





 Per approfondire:

  "Il secondo sesso" di Simone de Beauvoir
  "Speculum. L'altro in quanto donna" di Luce Irigaray
  "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato" di Engels
  "Il racconto dell'ancella" (visto che peraltro adesso va di moda)
 "La fabbrica delle mogli" di Ira Levin
 "La mistica della femminilità" di Betty Friedan
 "Gli uomini mi spiegano le cose" di Rebecca Solnit


4 commenti:

  1. Post meraviglioso, come sempre. E devo assolutamente leggere quel libro.

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  2. Gran post, gran lista... grandi speranze!

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  3. Concordo totalmente.
    Mi segno i titoli che mi mancano e vado a recuperarli il prima possibile.

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