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giovedì 1 marzo 2018

'O scrivemo strano? Le nuove mode della forma narrativa (e dell'uso del libro) tra autofiction alla francese, cell phone novel, libri da scrivere e coffee table books.

 Marzo, infine arrivò.

 Non so come sia possibile che autunno e inverno volino in questo modo indecente (e i mesi caldi non passino mai), ma siamo già di nuovo in primavera anche se con la neve tardiva non si direbbe.

 Da pochi giorni a Milano è finita la fashion week e voi direte chissenfrega, mi unisco al coro, ma mi è sembrata l'occasione per scrivere finalmente un post che volevo fare da tempo: quello sulle nuove mode in libreria.

 Non le mode nella narrativa (a cui vorrei dedicare un altro post), ma mode della forma narrativa.

 Avevo già fatto un post sui libri degli youtuber e sulle light novel (i romanzi tratti dai manga di successo)e per questo non li ho inseriti in questa rassegna che rimane comunque cicciottella.

 Curiosi? Cominciamo!

AUTOFICTION o AUTOBIOGRAFIA ALLA FRANCESE:


 E' sugli schermi, in questi giorni, un film francese tratto da un libro dell'autrice Delphine de Vigan "Da una storia vera": "Quel che non sai di lei".

 Ricordo che l'avevo leggiucchiato quando era uscito un paio di anni fa trovandolo carino, ma un po' sonnolento.

Era anche abbastanza disturbante il fatto che, malgrado l'autrice fosse Delphine in persona, si lasciasse intendere qui e lì che tutto poteva essere accaduto davvero, ma anche no.

 Scoprii che si trattava di un genere letterario, nato in Francia qualche decennio fa, e conosciuto come autofiction o autobiografia alla francese: l'autore decide di scrivere un romanzo usando sè stesso come protagonista, ma attribuendosi fatti fittizi.

 Il tutto serve a dare un manto di ambiguità alla faccenda: questo sarà successo davvero o no? Questi episodi saranno reali o no? Lo avrà detto davvero o no?

 In realtà trovo qualsiasi giochino con la personalità dello scrittore, una furbata di cui la storia della letteratura non ha bisogno (che poi è lo stesso motivo per cui trovo ipocrita la scelta di Elena Ferrante o chiunque si celi dietro di lei).

 In ogni caso, se ben ci si riflette, è il solito furto in salsa francese, Dante ci aveva pensato molti secoli prima a inoltrarsi in prima persona in una selva oscura.


CELL PHONE NOVEL:

 Questa definizione probabilmente non vi dirà niente ed è effettivamente un genere che in Italia, almeno apparentemente, non ha ancora preso piede.

Di cosa si tratta?

 Di romanzi nati sul cellulare per essere fruiti sul cellulare. Non tablet, non portatile, proprio cellulare.

 Ne ho scoperto l'esistenza tramite un manga abbastanza trascurabile e abbastanza brutto, "Mission of love", una specie di shojo (manga per ragazze) un pochino-ino erotico, in cui la protagonista, Yukino, è una scrittrice di cell phone novel molto seguita.

 Il concetto è lo stesso dei vecchi romanzi a puntate e ne ha alcuni punti in comune: l'autore è quasi sempre nascosto da uno pseudonimo, ogni puntata termina con un hype, un momento di suspance, il tema è solitamente amoroso.

 Due però sono le grandi differenze: la lunghezza e il passaparola.

 Essendo romanzi per cellulare i capitoli assomigliano più a dei tweet che a dei capitoli di un romanzo, sono perciò brevissimi.

 Inoltre le cell phone novel viaggiano tramite passaparola, soprattutto, come si intuisce anche dal mezzo, tra un pubblico molto giovane.
 In una classe di liceo qualcuno inizia a leggerlo e zoom il romanzo può diventare virale, con la stessa potenza e la stessa casualità che caratterizza qualsiasi cosa provenga dal web.


 Non so se in Italia circolino effettivamente dei romanzi sotto questa forma, immagino in realtà di sì, come circola bene o male tutto, purtroppo dopo i 25 anni si apre un gorgo dopo il quale rimani all'oscuro di tutto.

 Tuttavia in libreria ci sono una serie di libri che corrispondono sia narrativamente che graficamente a questo stile.

Parlo dei libri di Massimo Bisotti e Antonio Dikele Di Stefano.

 Si tratta di romanzi, più o meno, composti da frasi brevissime concatenate, molto concise, molto d'effetto, molto da facebook (al quale, ad esempio Antonio Dikele Di Stefano deve la sua fortuna).
 Se dal libro li si mettesse a pezzi su un cellulare, funzionerebbero comunque e anzi forse, tornando a un mezzo a loro più consono, ne trarrebbero giovamento.


RACCONTAMI UNA STORIA:


 Visto che quest'anno non sono riuscita a scrivere il post sui libri che di sicuro avreste trovato sotto l'albero a Natale (sì, lo so che siamo a Marzo, è sconcertante), non avevo potuto rendervi edotti su questo nuovo trend: i libri da regalare a parenti e amici affinché li scrivano in prima persona.

 Avete presente quando vostra nonna inizia a raccontarvi le sue avventure di bambina e ragazza? Avete presente quando sospira dicendo "Eh, dovremmo raccogliere tutte queste storie"?

 Ecco, qualcuno ha pensato di farci un'intera collana e, visto che vendeva bene, qualsiasi casa editrice di "varia" l'ha imitata.

 Leggenda vuole che l'idea sia stata lanciata da una casa editrice toscana, la Sarnus, qualche anno fa, ma il boom nazionalpopolare si è avuto il natale passato e perdura tuttora.

 Ce n'è per tutti: mamme, papà, nonni, sorelle, amici, persino zie!

 Si tratta sostanzialmente di un quaderno creativo che si limita a dare un elenco di domande lasciando poi lo spazio per scrivere.
 Alla fine, l'idea vorrebbe che la persona a cui è stato regalato la restituisca, ricca di ricordi, al regalatore.


COFFEE TABLE BOOKS:

 Esistono credo dalla notte dei tempi, ma ho notato un picco di richieste di questi cosiddetti Coffee Table Books negli ultimi due anni.

 Si tratta di libri illustrati molto belli e di formato molto grande il cui scopo è principalmente d'arredo o di compagnia.

 Si pone su un tavolo di passaggio (studio, studio medico, salotto, sala d'attesa) e tu stai lì che lo sfogli senza voglia nell'attesa che passi il tempo.
Esempio dimostrativo

 Immagino che in un'epoca pre-cellulare avessero principalmente questo ruolo, ma adesso fatico a trovarne uno che non sia l'arredo puro e semplice, anche se immagino essendo principalmente libri d'arte, architettura o design, siano comunque un belvedere.

 Personalmente adotto la tecnica degli chef: non si mette mai nel piatto qualcosa che non va mangiato e non si tiene mai in casa un libro che non va letto.


 E voi? Avete letto delle cell phone novel? Tenete coffee table books in ogni angolo della casa? Testimoniate!

8 commenti:

  1. "non si mette mai nel piatto qualcosa che non va mangiato e non si tiene mai in casa un libro che non va letto"
    Un applauso.

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  2. Ecco, mi hai appena spiegato che ieri ho finito un autofiction. Come farei se non ci fossi?

    Era un coso di Geppi Cucciari che pareva raccontasse i fattacci suoi per tutto il tempo (amiche, fidanzato, tradimento in vista, proposta di matrimonio) e sembrava verissimo, visto che lei ha fatto lo svoltone sexy, ha perso mille chili e s'è messa con un manzo ricco. Il manzo ricco poteva essere quello del libro.
    Però avevano tutti dei cognomi molto didascalici, tipo l'infermiera che si chiama Laura Cura o il fruttivendolo che si chiama Mario Pera (esempi inventati da me ora). E questa cosa mi sembrava parecchio strana.
    Nei ringraziamenti, in fondo, rassicura parenti e amici dicendo che ha scritto cose mai accadute.

    Erano 20 ore che mi chiedevo "ma che senso ha una cosa del genere?" e puff... ecco che senso ha. Grazie :D

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    1. A proposito... un autofiction o un'autofiction?

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    2. Penso sia femmina (mentre curiosamente la graphic novel per i puristi è maschio)

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    3. Che ha senso, visto che "novel" è reso femmina in italiano e "graphic" è solo attributo. Lo femminilizziamo, dice la Crusca, solo per un'errata assonanza con la grafica o la grafite, entrambe femmine.
      Ma dopo una vita intera in cui l'abbiamo sentita nominare o letta femmina, "il graphic novel" ci fa strano. Infatti sono quelli delle nuove generazioni ad aver introdotto il nome giusto, perché non sono abituati con quello sbagliato.
      Ma stiamo molto divagando xD

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  3. Avevo già sentito parlare delle storie al cellulare... chissà perché non mi viene voglia di leggerne neanche una!
    Comunque è vero, dopo i 25 entri nel limbo dei diversamente giovani: non sei vecchio, ma sei troppo vecchio per le mode usa e getta che cominciano a sembrarti cose strampalate xD Io ho solo ventisei anni ma mi basta passare dieci minuti con mia nipote di quattordici per sentirmi sorpassata!

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  4. Io mi sono iscritta a Wattpad per fare un favore ad un amica(e leggere il suo romanzetto rosa pop-porno),ma sfogliando sfogliando non trovo molto che mi piaccia...forse perchè l'algoritmo continua a propormi cose young adult simili cche non sono proprio il mio genere....continuerò a cercare e forse mi acchiapperà la metodologia di lettura(ora sono pendolare e avere il libro nel telefono non mi spiacerebbe!)
    Ho letto anche un libro sul cell con l'app Kindle per Android,mi sono trovata molto bene ;)

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