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giovedì 23 agosto 2018

Il pericoloso scarto tra orrore e meraviglia. Una recensione di "Tu sei il male" di Roberto Costantini, dal delitto della Cattolica alla strana sensazione di due libri incollati insieme.

 Qualche anno fa, affascinata dall'idea che a Milano potesse esserci altro oltre al Duomo (ora lo so, ma all'epoca mi ero appena trasferita e chiunque viva nel capoluogo meneghino sa che è tutto molto bello, ma anche molto molto nascosto), partecipai ad un ghost tour.

  Scoprii vari mysteri (ci feci molto tempo dopo anche un post) antichi e delitti moderni.

 Uno su tutti mi colpì, ma immagino abbia colpito come una tranvata all'epoca gran parte della popolazione: il delitto della Cattolica.

 Se siete tra coloro che lo ignorano, faccio un breve riassunto.

 Nel luglio del 1971 una ragazza viene trovata uccisa da 33 coltellate nei bagni dell'università Cattolica di Milano.

 Si tratta di Simonetta Ferrero che la sera stessa avrebbe dovuto partire per l'estero coi suoi genitori. Dopo alcune commissioni, la ragazza si era recata, per motivi non ben specificati, nella sua ex università e lì era stata ritrovata due giorni dopo da un seminarista che aveva sentito i rubinetti dell'acqua del bagno scorrere.

 Invece di dare l'allarme, il ragazzo era corso via in preda al panico e a dare l'allarme fu successivamente una studentessa.

 La vittima era stata uccisa come in un film di Dario Argento: in un luogo deserto, senza testimoni, con una lunga lama affilata. Perché, dopo anni, rimane un mistero.

 Esistono alcuni libri che non esistono.

 No, scusate stavo scherzando (l'ansia da matrimonio si vede anche dalle battute).

  Esistono però libri che viaggiano pericolosamente su una corda sospesa tra meraviglia e porcheria. 

 Sono pochi, sono rari (un po' più frequenti i film) e, se si è degli estimatori del genere, quando si scovano sono fonte di autentica gioia.

 "Tu sei il male" di Costantini è uno di questi.

 L'inizio è un po' come le prime puntate di "Mad men": se sei una donna ti viene voglia di defenestrare il libro perché pensi di avere di meglio da fare che leggere un'elaborata fantasia machista (anche se immagino ci siano anche molti uomini a cui ha fatto lo stesso effetto).

 Il protagonista è infatti un concentrato di tutto ciò che un "vero" uomo sogna nella vita.

 Michele Balistreri un figlio di papà che però si ribella al papà, compie in gioventù un imprecisato misfatto nella Libia ove il padre è un ex colono di lusso, si arruola nella legione straniera, bazzica i movimenti di estrema destra e pone un limite alla sua morale: saccagnare di botte a sangue i militanti di sinistra sì, piazzare le bombe no.

 Quando perciò i suoi compari fasci si mettono a sistemare bombette qui e lì diventa un agente segreto (ve lo giuro), si infiltra tra i suoi stessi camerati e riesce a mandare all'aria svariati piani.

 Quando torna tra i vivi, viene letteralmente imbucato a fare il poliziotto alla collina Fleming, i quartieri benissimo romani.
 Lui è contro il sistema, ma insomma, prendere quello che c'è di comodo dal sistema, fosse anche solo una raccomandazione, pare non faccia schifo a nessuno, neanche ai giovani machi ex coloni.

 Alla Collina Fleming Michele vive una vita meravigliosa: lavora poco, si bea del fatto che il fratello maggiore sia un perfettino ammanicato con mezzo pianeta che gli copre le spalle e garantisce per lui (è pieno di fratelli maggiori perfettamente borghesi Roma nord a quanto pare) e ovviamente si porta a letto qualsiasi donna gli capiti a tiro.

 Non c'è brunetta o biondina che non veda l'ora di finire a letto con lui, anche due brunette o due biondine a volta. 

 Un giorno, arrapando qui e lì, va a trovare un suo caro amico sul luogo di lavoro: si tratta di Angelo Dioguardi, un abile giocatore di poker che la sua fidanzata ha imbucato (anche lui) nella città del Vaticano a far da assistente a un altissimo prelato il cui compito è trovare alloggi ai pellegrini.

 Mentre i due sono lì a cazzeggiar in ufficio, entra la giovane e bellissima segretaria di Angelo, Elisa Sordi e Michele decide che, sebbene costei si professi una vergine delle rocce, egli la sedurrà quanto prima.

   E' il 1982 e siamo nel pieno dei mondiali che l'Italia, fortunosamente, vincerà perciò non c'è connazionale che, il giorno delle partite, non abbia un posto dove tifare davanti a una tv condivisa. 

 Qualche giorno dopo Michele va a recuperare Angelo in ufficio senza sapere che la sera stessa Elisa scomparirà e lui, sebbene avvisato ufficiosamente dello spiacevole evento quasi subito, si rifiuterà di cercarla, un po' per indolenza un po' perché la crede davvero intenta a spassarsela da qualche parte.

 Elisa, invece, viene trovata morta e il colpevole rimane sconosciuto. 
 Poi, vent'anni dopo, una lunga serie di omicidi assai simili rinverdisce l'orror: chi è l'assassino? E perché è tornato ad uccidere?

 Non so se sia stato ammesso l'omicidio della Cattolica come spunto iniziale, ma ci sono molte similitudini: una giovane donna che muore misteriosamente in un assolato pomeriggio d'estate in una città semideserta, in un palazzo vuoto e con legami col Vaticano, nessuno vede, nessuno sa.

 Ho sempre trovato interessante l'idea di sviluppare una trama gialla da un delitto reale, ancor di più se irrisolto, perché molteplici sono le facce del male ed è affascinante la piega degli eventi che Costantini decide di far prendere alla vicenda, tuttavia c'è un grosso problema.

 Se la storia è scritta molto bene e si fa leggere, ad un certo punto, verso i tre quarti, diventa piuttosto evidente come si incarti pericolosamente su sé stessa, o meglio, si stia volutamente e assurdamente complicando; tremila sospettati, scene splatter, omicidi a catena, moventi politici, odio razziale, serial killer, segreti sepolti nel passato, sparatorie e chi più ne ha più ne metta.

 Una quantità di carne al fuoco che avrebbe fatto implodere più di un libro molto prima.

 Costantini riesce a tenere le redini anche se alla fine resta la sensazione di due libri incollati insieme, come se avesse avuto due ottime idee e avesse deciso di farle collimare in un unico libro definitivo.

 Il risultato è appunto una cosa a metà tra meraviglia e orrore, in cui parti alla Scerbanenco un po' hard boiled che ti fanno persino dimenticare il fatto che il protagonista sia un macho compiaciuto (ma in tarda età si ravvede parzialmente) si mescolano a pezzi assolutamente inverosimili e quasi caricaturali.

 Certo, è un romanzo, certo c'è la sospensione dell'incredulità, anche perché il neorealismo applicato ai gialli produce spesso solo che danni o palle disumane, ma qui ci troviamo anche di fronte a un serial killer che ad un certo punto deve spiegarti come funziona il suo macchinoso sistema di mietitura vittime (tutto per arrivare forzatamente a un indizio che non serviva a nessuno).

 Così la sensazione generale post lettura rimane esattamente quella che aleggia durante il romanzo: l'idea di aver letto qualcosa di potente che in parte si è però detonato da solo. 

 Perché in questo romanzo diviso a metà al primo finale, quello di Elisa, non serviva il lungo e contorto intermezzo, bastava la pura e semplice banalità dell'orrore, quello dell'apparenza perbenista che fa compiere orrendi misfatti come se non ci fosse scampo al giudizio altrui.

 Un vero giallo, un buonissimo giallo, ha anche questo oltre che una scrittura ottima e una trama considerevole: la capacità di alzare per un attimo il velo che copre gli orrori della vita che scorre parallela alla nostra.

 Noi camminiamo, parliamo, lavoriamo, paghiamo le tasse (almeno si spera), contraiamo mutui, cerchiamo lavoro, ma attorno a noi si muove un altro mondo, invisibile, intriso di sangue e di lutti che si nutre dei nostri vizi e dei nostri segreti. 

 Ogni tanto i due mondi s'incontrano e l'orrore che ne scaturisce non ha bisogno di serial killer farlocchi.

 Sono molto curiosa di leggere i libri successivi, spero in uno sfrondamento generale e in una trama più pulita. E posso assicurarvi che per farmi appassionare a una trama che ha per protagonista un ex fascio donnaiolo bisogna essere davvero bravi.

4 commenti:

  1. Roma d'estate, semi deserta, un palazzo vuoto... A me ricorda decisamente più il delitto di Simonetta Cesaroni che il mistero alla Cattolica

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    1. In effetti, leggendo la storia (non la conoscevo bene), somiglia tantissimo anche a quello di Simonetta Cesaroni, peraltro anche nel tipo di lavoro svolto. Lo avevo collegato a quello della Cattolica anche perché nel libro c'è tutto un risvolto con cardinali e città del Vaticano.

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    2. Effettivamente se wikipedia dice il vero anche sulla parte servizi segreti, magliana, sospetti vari, hai definitivamente ragione tu!

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    3. Perché, un legame con il caso Orlandi non ci potrebbe stare? Vaticano, Magliana... sempre là si casca con gli omicidi misteriosi in quel di Roma.

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