Torno finally con un piccole recensioni tra amici!
Ill by Talyta Xavier |
Purtroppo, non mi sono ancora fatta abbastanza coraggio per entrare in una libreria: vengo assalita da questa sensazione di "afferra tutto quello che vedi alla cieca e scappa" dalla quale probabilmente ci metterò parecchio tempo a liberarmi.
Però penso che andrò presto: uno dei due libri che ho recensito oggi mi ha fatto venir voglia di colmare una mia grossa lacuna, Jane Austen.
Ho letto solo "Orgoglio e pregiudizio" e qualche racconto minore, ma ora ho un'improvvisa voglia di precipitarmi nella campagna inglese. Per ora tampono coi film, ma insomma, vorrei avere le mie belle pile grasse di libri da spulciare a mio piacimento.
IL COLPO DI GRAZIA di Marguerite Yourcenar ed. Feltrinelli:
Nel desperado tentativo di leggere qualcosa di maggiormente pregnante, mi sono dedicata a questa novella lunga di Marguerite Yourcenar. Ha funzionato, sia perché non era più lunga di 100 pagine sia perché la storia, è tanto comune quanto particolare. Si tratta della variazione sul tema del classico: lei ama lui che però ama un altro.
In questo caso il protagonista è Eric, un ex soldato che, una ventina di anni dopo i fatti, racconta gli eventi che segnarono la sua giovinezza durante una sorta di resistenza in stile Deserto dei Tartari in Curlandia.
Eric infatti, si era ritrovato a difendere, assieme all'amico ed amante Conrad, la magione di famiglia di quest'ultimo dalle truppe bolsceviche che scorrazzavano in quel delle repubbliche baltiche dopo la rivoluzione.
In un clima di stasi totale, in questa magione e nel piccolo villaggio circostanze, i molti uomini e le poche donne, stanno all'erta contro incursioni e attacchi e temono il momento in cui arriverà il peggio.
Conrad ha anche una sorella, la giovane Sophie, che si innamora di Eric e fa di tutto per manifestargli i suoi sentimenti. Eric, con la sicurezza tipica di chi tanto sa che non si innamorerà mai, ma è al contempo vezzeggiato e lusingato dall'atteggiamento della ragazza, finge di non capire cose palesi, le dà qui e lì la sensazione di intuire e forse poter ricambiare, diventa improvvisamente freddissimo e poi disponibile.
La povera Sophie, che già sta vivendo una vita di forti disagi, viene sballottata da una speranza all'altra finché ad un certo punto non prenderà una decisione radicale.
La povera Sophie, che già sta vivendo una vita di forti disagi, viene sballottata da una speranza all'altra finché ad un certo punto non prenderà una decisione radicale.
Il libro è, non c'è bisogno di dirlo, raffinatissimo.
La storia tra Eric e Conrad è purtroppo talmente velata che per intuirla bisogna rileggere attentamente qui e lì delle righe ambigue della prima parte, peccato che se sfugge questo particolare, l'intera storia perde di senso (grazie al cielo viene esplicitato chiaramente almeno nella quarta di copertina).
La storia tra Eric e Conrad è purtroppo talmente velata che per intuirla bisogna rileggere attentamente qui e lì delle righe ambigue della prima parte, peccato che se sfugge questo particolare, l'intera storia perde di senso (grazie al cielo viene esplicitato chiaramente almeno nella quarta di copertina).
E' interessante vedere una situazione che il cliché vuole al contrario. Qui la gattamorta non è lei, ma lui che si bea apertamente di attenzioni che alimentano l'ego di quel che è un bell'uomo, nel pieno della sua giovinezza, un soldato che difende un fortino senza legami familiari, con un'etica, ma, sembra, particolare morale.
Lei è invece una creatura ardente, sventurata, che rifiuta però il tipico ruolo di vittima, annichilita, passiva in attesa di un uomo che la salvi.
La vita non le renderà giustizia, ma nel finale, che non posso scrivere per non spoilerare troppo, dimostrerà di aver cercato con tutte le sue forze di essere padrona del suo destino.
Peccato che, anche se ci piace crederlo, non ne siamo mai davvero del tutto artefici.
La vita non le renderà giustizia, ma nel finale, che non posso scrivere per non spoilerare troppo, dimostrerà di aver cercato con tutte le sue forze di essere padrona del suo destino.
Peccato che, anche se ci piace crederlo, non ne siamo mai davvero del tutto artefici.
L'ORA DEL DESTINO di Victoria Shorr ed. SEM:
Sono stati scritti fiumi d'inchiostro su 2 delle 3 grandi donne delle quali Victoria Shorr ha deciso di parlare nel libro: Giovanna d'Arco e Mary Shelley.
Entrambi protagoniste di una vita incredibile, romanzesca, talmente straordinaria da far pensare a personaggi inventati e non a persone realmente esistite: una ragazza che diventa capitano di Francia senza formazione alcuna, vince battaglie e muore infine bruciata sul rogo dopo aver tenuto sotto scacco inquisitori teoricamente assai più preparati di lei per settimane, e una giovinetta inglese di buona famiglia che scappa di casa, vaga per l'Europa assieme al suo grande amore e scrive uno dei più perturbanti incubi dell'epoca moderna.
E poi c'è lei: Jane Austen, universalmente nota per avere una biografia deludente in rapporto al suo straordinario genio.
Una donna che ha vissuto nella tranquillità della campagna inglese, senza nessun palpito, nessun grande amore, nessuna tragedia, nessun evento straordinario se non il suo straordinario talento.
Eppure questo libro vale la pena leggerlo proprio per la sua di biografia.
E' vero, Jane Austen non ha avuto nessuna vita avventurosa, ha avuto semplicemente la vita qualsiasi di una qualsiasi donna del suo tempo, con la fortuna di un immenso talento.
Ma leggendo questa piccola biografia è chiaro che senza la sua piccola vita i suoi grandi libri non sarebbero mai esistiti.
La Austen parlava di ciò che conosceva e ne parlava benissimo, talmente bene che rimane una delle autrici più amate al mondo: relazioni, amori, ansie, complicati equivoci e ambizioni.
Il grande equivoco sta nel credere che tutto sia confinato al romantico mondo dei matrimoni, d'amore o d'interesse che siano.
Il grande equivoco sta nel credere che tutto sia confinato al romantico mondo dei matrimoni, d'amore o d'interesse che siano.
Il matrimonio è in Jane Austen quello che è la ricerca del lavoro per una ragazza, ma anche per un ragazzo contemporaneo.
Le ragazze dell'epoca di Jane dovevano sperare di nascere in una famiglia benestante o di possedere una grande bellezza, dovevano affrettarsi a trovare un marito entro un determinato periodo della vita, prima di restare irrimediabilmente zitelle. Questo richiedeva una serie di sfiancanti riti sociali che le mettessero in mostra la merce,
Bisognava spiccare nella massa, fare un buon affare, giocare tutte le proprie carte in una disperata corsa contro il tempo dalla quale dipendeva tutta la propria esistenza.
Allo stesso modo essere benestanti o belli aiuta, avere le giuste relazioni aiuta, frequentare i circoli adatti, entrare per qualche colpo di fortuna o per furbizia nei posti giusti.
I libri di Jane Austen sono così moderni perché raccontano un mondo che ancora esiste e che lei visse in prima persona: nata in una famiglia non abbastanza benestante, non era abbastanza bella e neanche, sembra abbastanza appetibile per altri meriti sul mercato.
Per anni non attirò quasi nessuno, nonostante fatiche incessanti e speranze disattese. Ed esattamente come avviene a tanti che aspettano la loro grande occasione per poi accorgersi che non era ciò che volevano davvero, quando in extremis le giunge la proposta perfetta, lei rifiuta.
Credetemi, è davvero una storia che sembra come tante ed è invece illuminante sul crinale delle nostre esistenze.
Perché noi non siamo praticamente mai Giovanna d'Arco né Mary Shelley. Siamo persone comuni, che vorrebbero solo smetterla di impelagarsi in faccende molto complicate per riuscire ad arrivare a quel minimo di gioia, esattamente come Jane Austen e le sue eroine.