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venerdì 31 luglio 2020

Nessuna rivoluzione ha bisogno di autorizzazione. Sull'affaire Feltri-Gheno, l'uso sessista e politico della lingua e i rapporti di potere che non riusciamo a vedere

Da un po’ di tempo, si discute sull’uso sessista della lingua.

 Se ne discute da decenni, ma diciamo che negli ultimi tempi, complici alcuni saggi, tra i quali il dibattito in merito si è fatta più vivo.

Una discussione, stupirà molti, legittima, visto che basta fare l’esame di Linguistica 1 per sapere che la lingua è viva ed evolve in relazione alla società, ANCHE ai rapporti di potere nella società

Nella lingua italiana, al contrario di altre, non esiste il genere neutro e, in generale, si ritiene che il maschile comprenda tutto, anche il femminile.

 Te lo spiegano anche alle medie, durante le ore di grammatica, che se pure c’è una classe di 10 persone, 9 femmine e 1 maschio, saremo tutti compagnI di classe e non compagnE, perché non vale il peso numerico, ma il peso del potere. 

 Il maschile è la carta che prende tutti. Non credete, persino a noi dodicenni la cosa sembrò alquanto sospetta e ci fu persino una discussione in classe sedata come vengono sedate tante discussioni tra adulti e minori: è così. Punto.

 Ma se un dodicenne può accettare che un adulto, si suppone laureato, abbia ragione in favore di una maggiore istruzione e di un ruolo (sempre di potere), è un po’ troppo chiedere che questo avvenga anche tra persone adulte, e, come si suol dire, studiate.

 La lingua è un esercizio di potere ed è inutile che orde di accaniti difensori della lingua italiana,(che per correttezza spero perdere il lume della ragione nel tentativo di comprendere se sia più corretta la forma “famigliare” o “familiare”), fingano non sia così. 

 Altrimenti non si spiegherebbero le perpetue crisi di nervi davanti ad una donna che vuole essere chiamata ministrA e non ministrO, come se la lingua fosse un monolite che non cambia mai e noi parlassimo esattamente come Plinio il Giovane (e Plinio il Giovane a sua volta avesse parlato come Plinio il Vecchio).

 Ironizzando, credono loro, dicono che allora il giornalista dovrebbe chiamarsi giornalisto o il pilota –piloto, dimostrando in tal modo un’ignoranza dell’evoluzione della lingua che tanto credono di difendere. 

Giornalista e Pilota infatti non hanno desinenza in A in quanto mestieri d’elezione femminile (come può essere per ostetrica, e comunque non ho mai sentito un ostetrico chiamato al femminile), ma perché non tutte le parole che finiscono in A determinano il genere femminile (anche se nelle anagrafi, paradossalmente, grazie a questa logica, stanno sdoganando nomi che valgono per entrambi i sessi, avendo non tanto conosciuto varie Andrea, ma persino una Enea e alcune Vania).

 Ma non è per dissertare di desinenze che sono qui, ma per l’affaire Mattia Feltri, il quale,  ha scritto qualche giorno fa un articolo su La Stampa in cui, sostanzialmente, fa quello che fanno molti uomini etero davanti al cambiamento: cerca di ridicolizzarlo per sminuirne la portata.

 Parla dell'uso dello schwa citando una fantomatica accademica della Crusca che ne avrebbe scritto su fb, senza però nominarla. Si tratta di Vera Gheno, che non è un'accademica della Crusca, ma una collaboratrice e oltre a vari interessanti libri ha scritto questo bell'articolo per La Falla, in cui ricostruisce tutta la vicenda e parla, seriamente, dell'oggetto del contendere.

Anche la traduzione soffre del medesimo
problema. Come diceva Nanni Moretti
"Le parole sono importanti" e anche la
scelta delle parole per dire altre parole
lo è. Un testo interessante è "Il corpo del testo"
di Laura Fontanella, Asterisco ed.
 Qui potete leggere l'articolo che, chissà perché, Feltri si è sentito in animo di scrivere.
 Peraltro lo si vorrebbe rassicurare. 

 Non fa la figura del sessista perché si propone di argomentare sullo schwa, ma perché in realtà NON vuole argomentare, vuole dileggiarlo e anche fare quel vittimismo un po' insulso nel quale si crogiola chi, vi posso assicurare, la discriminazione non sa manco dove sta di casa.

Quando poi si pensa che la cosa stia andando male, si può star certi che fatalmente andrà peggio.

E' infatti intervenuta l’Accademia della Crusca con una lettera del suo presidente.

 Tu dici, vorrà un attimo dire la sua sulla questione. Invece no. 

  Il presidente, assai piccato, ci informa che l’accademica della Crusca in questione (che rimane innominata anche in questa lettera ed è sempre Vera Gheno), non è affatto un’accademica della Crusca, ma aveva solo collaborato con loro. 

 Ci tiene poi a farci sapere che ama molto La Stampa (giornale della sua città) e che comunque il suo pensiero è in linea con Feltri e che, in ogni caso si riserva di “difendere nelle sedi opportune il buon nome dell’Accademia”, non si sa infangato esattamente in quale modo.

 Possiamo divertirci in un esercizio di comprensione del testo e cercare di capire quante cose sono intrinsecamente errate in questa lettera:

1) La mancanza del nome della linguista. Non è un errore, è un esercizio di potere
La lettera che trovate postata sul profilo fb
dell'Accademia della Crusca

 Quando tu non ritieni neanche che una persona sia “degna” di un nome e di un cognome, la stai automaticamente mettendo su un piano d’inferiorità. 

 Tra pari ci si confronta, tra padroni e sudditi no. Il contadino conosce il nome del padrone, il padrone non conosce il nome del contadino. Nessun generale è mai stato un milite ignoto. Avere un nome, come ci insegna persino “La storia infinita” è fonte di potere, si esiste solo in quel momento. Negli altri casi, beh, sei qualcuno di dimenticabile e trascurabile, anzi, esisti sul serio?

2) Frega qualcosa a noi che al presidente dell’Accademia della Crusca piaccia La Stampa, giornale della sua città? No, perché non ce ne frega assolutamente niente dei gusti personali di una carica accademica. L’unica figura che fa, e non so se è quella che voleva fare, è farci sapere che Sua Grazia apprezza profondamente il comportamento del giornalista, ma che insomma, mio caro, verifica meglio le fonti se no devo darti un simpatico buffetto ammonitore.

3) C’è bisogno di dire che è la solita roba che riguarda donne e minoranze e che nessuno dei due è donna o minoranza? Non che si possa avere un’opinione solo in quel caso, ma siamo di nuovo alla Parrella che strabilia quando il giornalista le dice che parlerà del Me Too con Augias. Uomini che si dicono solo tra di loro quanto sono bravi. Applause.

4) L’Accademia della Crusca, si suppone, dovrebbe esistere per motivi più validi del dirci se Qual è si scriva con o senza apostrofo. Mi aspetto, da quella che è la più conosciuta istituzione sullo studio della lingua italiana che non liquidi sdegnosamente un dibattito che potrà anche pensare marginale, ma che esiste.

 Se è giusto sottolineare un errore marchiano di attribuzione di ruoli, non sta all’Accademia della Crusca dire o non dire se alcune rivendicazioni linguistiche siano passibili o meno di studio. Già il fatto che ESISTANO le rende degne di studio, dibattito e attenzione. E non solo, non è neanche all'Accademia della Crusca che va l'immaginario appannaggio di attribuire un ranking di importanza delle questioni linguistiche.

 Ma qui torniamo al motivo della mancanza del nome di Vera Gheno. Se io fingo che qualcuno o qualcosa non esista, la ricaccio nell’ombra e preservo lo status quo. 

 Dire che sì, c’è un’esigenza rivendicata di una lingua più neutra e meno sessista e cercarne le motivazioni sociali e strutturali vuol dire ammettere che “le cose stanno cambiando” e che QUELLA COSA esiste.

 Personalmente io non credo che una lingua artificiale possa prendere piede. 

 Non riesco a immaginare realmente un futuro con libri colmi di asterischi e schwa, ma ragazzi, davvero basta l’esame di Linguistica 1 o aver fatto grammatica decentemente alle medie per capire che qualcosa sta cambiando e non in modo artificiale. La lingua prende la forma della società che la esprime e non esiste accademico che ci possa autorizzare in tal senso.

 Non esiste editoriale che possa ridicolizzare e far svanire un processo in atto.

 Arriverà un momento in cui NATURALMENTE arriveremo a una risoluzione del neutro, in cui una classe di dieci alunni con un solo maschio non userà più il maschile per definire l’insieme, e non ci arriverà perché qualcuno ci autorizzerà dai banchi di qualche centenaria istituzione, ma perché quell’istituzione dovrà prenderne semplicemente atto.

 Nessuna rivoluzione ha bisogno di autorizzazione.

6 commenti:

  1. Tu sai che ti amo, ti seguo da anni, apprezzo tutto quello che fai... ma è da tanto tempo che ti devo fare un'osservazione e credo che ormai sia giunto il momento, vista anche la natura del post: per favore, impariamo anche a usare LE invece di GLI quando parliamo di donne!
    Non possiamo combattere decenni per avere una "scrittrice" e poi scrivere che qualcuno "gli dice", altrimenti facciamo un passo avanti e due indietro!
    Mi raccomando, la parità passa anche dalle parole minuscole ;-)

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    1. Hai ragione, posso solo dire a mia discolpa che ho scritto questo post a singhiozzi mentre Dolcemetà mi costringeva a girare un video -.-
      Corretto!

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  2. Mi fa piacere tu abbia detto la tua sulla questione (il comportamento dell'Accademia della Crusca, che da ingenua ritenevo un'istituzione degna di nota, è stato vergognoso).

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  3. Grazie di questo post. Vorrei solo aggiungere un dato: ho collaborato con la Crusca per poco meno di vent'anni. Ho lasciato l'istituzione nel luglio 2019. Precedentemente mi qualificavo come la gestrice del profilo Twitter (dal 2012 in poi), specificando bene di non essere un'accademica. Da quando ho lasciato l'Accademia non mi sono più qualificata in alcun modo come collaboratrice dell'ente.

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    1. Ho letto i tuoi post su fb e mi ha colpito (anche se purtroppo non molto) il fatto che di accademiche della Crusca ce ne siano solo 11. In realtà già che Feltri non si sia neanche preso la briga di controllare il ruolo effettivo la dice lunga sulla serietà abbastanza nulla con cui era in animo di affrontare l'argomento. Ho trovato comunque inopportuno il modo in cui la Crusca è intervenuta. Grazie per aver letto il mio post!

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