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sabato 6 febbraio 2021

Sono una donna non sono una santa. Cinque libri (+1) su e di grandi cortigiane della Belle Époque tra Dumas, Vanna Vinci, Zola e Toulouse-Lautrec.

 Saltata quasi a piè pari a scuola durante le ore di storie, la Belle Époque, conosciuta dalle masse principalmente grazie al Moulin Rouge, al can can, le affiche di Toulouse-Lautrec e il "Moulin Rouge" di Buz Lhurmann, rientrava di sguincio dalla finestre grazie a quelle di storia dell'arte.

 La modernità avanzava a grandi falcate, il vecchio mondo moriva e non si sapeva ancora che quello nuovo avrebbe esordito con un paio di guerre mondiali e decine di milioni di morti. 

In quella splendida fessura della storia, si annidò l'apice dello splendore di un mondo che esisteva da secoli, ma destinato a scomparire, almeno in quella forma: quello delle cortigiane.

 Bellissime, avventurose, coraggiose, sensuali, spesso oltraggiose e spesso oltraggiate, piegarono l'oppressione maschile a loro favore, riuscendo a risplendere tra alterne fortune, esattamente come la protagonista del film di Lhurmann, Satine, interpretata da una bellissima Nicole Kidman prima del botox

E' alle cortigiane di questo breve, ma felice periodo storico a cavallo tra '800 e '900 che Vanna Vinci dedica il suo nuovo libro, lo splendido “Parle-moi d'amour” ed. Feltrinelli.


Una carrellata di piccole biografie, specialità dell'autrice, in cui esse si muovono leggiadre tra nobiluomini disposti a principeschi mantenimenti, artisti affascinati che ne fecero muse per poesie, dipinti e sculture scandalose, mariti sinceramente innamorati e anche figli (solitamente poco considerati, ma erano tempi molto diversi, se ci si pensa anche in “Downton Abbey” le tre contessine passano un tempo molto piccolo con la propria prole).

 Conoscerete la graziosa Emilienne d'Alencon, prototipo della biondina stupidotta che in realtà si mangia tutti, la fascinosa Liane de Pougy che morì in odor di santità, la splendida Apollonie Sabatier che fu modello per la scandalosa statua “Donna morsa da serpente” e lei, la più famosa nell'immaginario collettivo, la bella Otero.

 Molte, citate sul finale, sono rimaste fuori ed è un dispiacere, una su tutte Lola Montez, avventuriera irlandese che si faceva passare per spagnola e che causò l'abdicazione di Ludovico I di Baviera, nonno del più famoso, ma non meno eccentrico, Ludwig.

Il libro è davvero considerevole e, credetemi, vale i 22 euro di spesa perché la cura nei dettagli, la ricostruzione storica, le splendide tavole in cui si muovono forsennate splendide donne morbide e sensuali, trasmettono l'enorme lavoro che c'è stato dietro, una rarità, se mi si permette, in un momento di tanti fumetti mordi e fuggi.

 Ovviamente, una volta terminato, avrete una voglia pazza di leggere altro, e magari vi chiederete cosa. 

 Eccovi alcuni miei umili suggerimenti e mi raccomando, tenete sempre vicina una bottiglia di Champagne (o almeno di spumante).


"LIANE DE POUGY" di Jean Chalon ed. Nutrimenti:

 Tra i personaggi più complessi affrontati da Vanna Vinci c'è indubbiamente Liane de Pougy della quale in Italia si trova in commercio una biografia di Jean Chalon, “Liane de Pougy. Cortigiana, principessa e santa” ed. Nutrimenti.

 Nata nel 1869, più benestante di molte altre cortigiane, venne però crudelmente data in sposa dai genitori ad un militare piuttosto violento dal quale ebbe un figlio. Dopo che, avendola scoperta a letto con l'amante, le rifilò una pallottola nel sedete, Liane (il cui vero nome era Anne-Marie) scappò a Parigi e chiese il divorzio.

 Divenne presto un'attrice di teatro e una cortigiana famosa (un binomio abbastanza comune per l'epoca) e intrattenne numerose relazioni con uomini e donne, tra le quali la scrittrice statunitense Natalie Clifford Barney.

 Si sposò poi in seconde nozze con un principe di origine rumena Georges Ghika che conduceva però una vita troppo viziosa anche per una famosa cortigiana. Sopportò i tradimenti e a sua volta lo tradì con frequenza, finché lui la lasciò per un'altra. 

La sua ultima vita, quella di donna devota destinata a morire in un convento in Svizzera nel 1950, iniziò dopo una visita in un orfanatrofio per disabili. Ebbe una svolta mistica e attese la morte del marito, nel frattempo tornato da lei, prima di prendere i voti. Il suo unico figlio, avuto dal primo marito, era morto da tempo nella prima guerra mondiale.


"LA SIGNORA DELLE CAMELIE" di Alexandre Dumas e "NANA'" di Emile Zola:


 Ispirato alla cortigiana Marie Duplessis, con la quale Alexandre Dumas figlio ebbe una travagliata relazione
funestata dalla presenza di altri corteggiatori e soprattutto dalla malattia della donna, è una storia che definire drammatica è molto riduttivo.

 La storia, famosissima, narra dell'amore impossibile tra Armando, giovane di buona famiglia e Margherita Gautier, famosa e splendida cortigiana destinata, lo sappiamo tutti avendo ispirato il romanzo anche “La traviata” di Verdi, a finire molto male.


“Nanà” di Emile Zola è invece ispirato alla figura della Contessa Valtesse de la Bigne
che nacque poverissima e dalla povertà imparò che i soldi, forse, una certa felicità potevano darla, soprattutto quando gli uomini ti tradiscono.

 Dopo una violenza subita in giovanissima età, iniziò a fare la Lorette, una via di mezzo tra una lavoratrice di basso rango e una prostituta, poi conobbe un ragazzo benestante ed ebbe due figlie con lui finché lui non la lasciò. 

 Valtesse iniziò allora una piccola carriera teatrale dove si fece notare per la sua bellezza, dovuta anche agli splendidi capelli tiziano. 

 Divenne ricchissima e arredò fastosamente una casa che Zola fece carte false per vedere. La protagonista di "Nanà", crudele e senza cuore, non fa una bellissima fine, al contrario di Valtesse che si autoproclamò contessa e visse in grande ricchezza fino all'ultimo dei suoi giorni, quando si fece seppellire assieme a due uomini in una tomba disegnata da lei.


JANE AVRIL, "Le mie memorie" ed. Castelvecchi:

Una delle più celebri ballerine del Moulin Rouge, fu Jane Avril che, come molte altre cortigiane ebbe una storia tragica che trovò una sua parabola salvifica lì dove la morale comune vi vedeva perdizione: il can can. 

 Figlia illegittima di una cortigiana e un nobile italiano, venne lasciata alle cure materne solo all'età di nove anni dai nonni paterni. Dalla donna Jane subì una serie di angherie che la portarono prima alle crisi nervose e poi a tentare il suicidio dal quale venne salvata da una prostituta che le fece scoprire il mondo fluttuante.

  Jane Avril, come racconta nella sua autobiografia, pubblicata in Italia, attualmente, da Castelvecchi, come il ballo la salvò. Divenne una ballerina celeberrima, immortalata più volte da Toulouse-Lautrec, e si sposò con un pittore, Maurice Blais che dilapidò tutti i suoi beni.

Morì nel 1943 in una casa di riposo per artisti.


E per concludere, non si può non farsi venir voglia di andare a guardare un po' di Belle Époque in un qualche catalogo delle opere di Tolouse-Lautrec!



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