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sabato 3 agosto 2013

Grandi romanzi di formazione senza grande melodramma. Fante e Winterson!

Il romanzo di formazione, questo grande amato.
 E' uno dei generi che continuo a preferire, anche in talune (intelligenti) forme adolescenziali. 
 Se poniamo che una trama si fonda sempre sull'ingresso di un fattore straordinario in un contesto ordinario, l'ingresso dell'età adulta nella propria vita, è a mio parere, il fattore più sconvolgentemente straordinario a cui si possa andare incontro. 
 Ci son due libri in particolare che amo molto (ok, faccio anche un inchino nostalgico a "Jack frusciante è uscito dal gruppo", che molto mi fece sorridere a 15 anni), e si tratta di "Chiedi alla polvere" di John Fante e "Non ci sono solo le arance" di Jeanette Winterson.
 John Fante è un autore straordinario e non servo certo io per dirlo. Aveva quella grazia particolare che permetteva alle sue storie di essere amare eppure ricche di speranza, ed è senza dubbio uno degli autori che più è riuscito ad evocare le sensazioni inquiete dell'infanzia e della giovinezza senza risultare artificioso.


 Riscoperto da Bukowski per cui (tenetevi forte) francamente non ho una grandissima simpatia e trovo mortalmente noioso, Fante descriveva sconquassi di cui era vittima priva di vittimismo.
  In "Chiedi alla polvere" la formazione di uno scrittore alle prime armi incapace di gestire il proprio denaro e i propri incontri, c'è la naturale incapacità di tutti coloro che per giovinezza o indole non riescono ad aderire completamente alle regole della società e quando tentano, disperatamente, non fanno che sortire strani effetti tragici o comici (non tragicomici).
 E' un libro che consiglierei a tutti, ma in particolare a tutti i ragazz* che sognano di diventare scrittori. 
Ah, ignorate la copertina dell'edizione Einaudi, abominevole e insensata (che significano delle mani che tengono un palmare??) e l'introduzione di Baricco.
 Il secondo libro è invece straordinario sin dall'incipit :
"Come quasi tutti ho vissuto a lungo con mio padre e mia madre. A mio padre piaceva guardare la lotta, a mia madre farla; non importava quale. Lei era nel giusto e poche storie."
 E' uno degli attacchi più belli che abbia mai letto. La Winterson di cui ho letto anche altre opere, ma mai con lo stesso entusiasmo, racconta romanzandola la storia della sua infanzia e della sua primissima giovinezza.


Adottata da una coppia religiosissima aderente ad una qualche setta cristiana non specificata, da piccola costruisce plastici dell'apocalisse e sogna di diventare una missionaria . La descrizione del contesto surreale in cui cresce è fantastica, mai triste, mai accusatoria. Lei credeva veramente, si divertiva veramente ed era veramente convinta del suo mondo.
 Poi, un giorno si innamora di una ragazza e lo straordinario entra in una vita straordinaria sconvolgendola e riportandola sulla terra. La protagonista si sveglia dal suo torpore religioso e si ritrova accerchiata da un mondo che la accusa. Ma anche così non ne fa un dramma, capisce che la vita è altrove e accusare, piangere, essere privi di coraggio non serve a niente. E davvero, non c'è nulla che apprezzi di più in un libro della mancanza del melodramma.

 Perciò se siete alla ricerca di storie scritte bene che non tracimano lacrime sangue, sappiate che sono i libri per voi!


2 commenti:

  1. Copertina einaudi: °_° ma non è un taccuino? o c'è dell'ironia che mi sfugge...
    E comunque, ogni volta che si nomina Baricco, un bambino diventa analfabeta. Ecco.
    Per Fante invece hip hip hurrà! Mi piacque talmente tanto Chiedi alla polvere, che non ho avuto il coraggio di leggere altro, nel timore che potesse deludermi.

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    1. Non mi vorrei sbagliare, ma a me pare un palmare o una specie di tavoletta elettronica con tanto di pennino O.o
      Per quel che riguarda Fante con tutti i libri su Arturo Bandini non sbagli di sicuro!

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