Pagine

lunedì 23 dicembre 2013

Riflessione sul valore della lettura scolastica coatta. E' giusto e sensato che a scuola diano delle letture forzate? Vi avviso, su questo, son conservatrice!

Oggi ultimo giorno (almeno credo) prima delle vacanze scolastiche, affronterò un tema caro agli adolescenti e ai loro genitori: i libri da leggere per le vacanze.
 Quando andavo a scuola, anche io, sin dalle medie, avevo questo compito che implicava leggere uno specifico libro al mese. Durante le vacanze di Natale i libri salivano come minimo a due, si moltiplicavano in estate. Già all'epoca ricordo miei compagni che si lamentavano di questa cosa, manco ciò ci impedisse di passare romantiche giornate a lanciarci sugli slittini (nell'infanzia avrò visto la neve cinque o sei volte per una giornata sola) o lanciarci coi capelli al vento in enormi campi di grano spazzati dal sole d'agosto (ho il sospetto che pure questa cosa accada solo nei film americani). In sostanza i miei compagni si lamentavano perché, tra tutti i compiti tediosi che ci rifilavano, l'unico su cui i genitori davano loro ragione e sponda nel rifiuto era la fatidica lettura del libro.
 Io in matematica sono sempre stata incapace, i miei genitori lo sapevano e capivano che non era una questione di non impegno, ma proprio di mancanza di qualche connessione logica nel mio cervello, secondo voi mi hanno mai detto "No figlia mia lascia stare le equazioni che tanto sono noiose e nella vita non servono a niente?". No. Dovevo rimanere inchiodata a oltranza alla scrivania tutto il pomeriggio. Mi hanno  mai detto che studiare geografia in un'epoca in cui sono stata capace di attraversare tutte le divisioni sociopolitiche dei Balcani (ho iniziato a studiare la Jugoslavia, ho finito con Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina ecc. non parliamo della Russia passata per il Csi e millanta altri stati) era completamente inutile? E pure a voi davanti alle infinite pagine sugli innumerevoli imperatori romani vi hanno mai suggerito "Guarda, puoi vivere tranquillo pure non sapendo chi e cosa abbia fatto l'imperatore Vespasiano?".
 Non credo.
Immagino che un genitore fautore della non lettura immagini
suo figlio in queste condizioni quando prende in mano un libro.
Eppure molti genitori e non solo, ritengono che tra tutti i compiti che i figli devono fare, quello della lettura di un libro al mese, non solo sia tranquillamente evitabile, ma risulterebbe persino DANNOSO.
 Non so quante volte ho sentito uscire dalla bocca di varie persone il seguente leggendario enunciato "A me non piace leggere perché a scuola me lo hanno fatto odiare."
 Premesso che io considero la scuola SCUOLA, ergo un posto dove tu devi imparare, pure le cose che non ti vanno (e tutte quelle storie che la società precostituita vuole insegnarti solo quello che vuole ecc. ecc. fa uscire persone quadrate ecc. ecc. le ho sempre trovata un'idiozia), anche se io pensassi che sia solo un luogo in cui un ragazzino deve essere viziato, incoraggiato, deliziato e rincorso per imparare quattro cose in croce, continuerei comunque a trovarmi fermamente d'accordo col fatto che la lettura del terribile libro al mese debba essere obbligatoria.
 Non si chiama campo scuola, non si chiama viaggio di piacere, si chiama scuola. 
 Ma perché i genitori sono inflessibili sulla geografia e non sulla lettura? Perché in molti preferiscono aiutare il pupo a cercarsi il riassunto su internet o vengono da me scocciatissimi in libreria dicendomi senza remore né pudore: "Non capisco perché devono leggere queste cose. Non capisco perché devono leggere!"?
 Magari è perché il livello culturale medio del paese, lo abbiamo detto, è basso, pochi leggono, molti si chiedono perché mai dovrebbero farlo. In più, fatto non secondario agli occhi di tanti, leggere romanzi di duecento anni fa,  non è che porti dei gran soldi, non ti insegna come inventare un'app o fondare una S.p.a.
 Non si potrebbe piuttosto introdurre qualche insegnamento finanziario random per risvegliare la coscienza economica del pupo? Lo hanno già proposto, se non fosse che dovrebbero aggiornare o pagare altri insegnanti lo avrebbero (secondo me) già fatto. 
  Il già citato tycoon americano Robert Kiyosaki è un gran sostenitore della faccenda. Nel suo best seller "Padre ricco, padre povero" (nella cui quarta di copertina c'è scritto che dovrebbe essere dato da leggere nelle scuole e università. La crisi non ha insegnato nulla) e nel recente "Risveglia il genio finanziario di tuo figlio", ci tiene a ribadire che il pupo deve essere addestrato sin da giovine. 
"Un libro scritto per chi vuole preparare i propri figli a un mondo a cui la scuola non li prepara...il reale mondo del denaro." Piccoli squaletti crescono.
Visto che noi dall'America prendiamo sempre il peggio non dubito che prenderemo anche questo.
 Leggere quindi non porta soldi (anzi te ne fa perdere visto che devi comprare i libri, non sapete quanto 10 euro per "Il principe" di Machiavelli pesino ad una madre con Louis Vuitton al braccio), è fastidioso, la stragrande maggioranza dei genitori ritiene che non serva e ritiene pure di aver trovato la scusa scaricabarile perfetta, "La scuola mi ha fatto odiare la lettura".
 Certo, anche io concordo che oltre ad alcuni grandi classici, molti professori potrebbero aggiornare le loro liste libresche con un rapido giro in libreria. Di sicuro se ad un ragazzino si danno da leggere di seguito "Cime tempestose" "Il sentiero dei nidi di ragno" e "L'Agnese va a morire", se già non vive in un contesto familiare che lo saccagna di rimproveri se non legge, e l'unico libro che la madre ha sul comodino da 3 anni è "Cotto e mangiato" della Parodi, difficilmente troverà stimolante la lettura e penserà che sia tutto una palla.
 La mia idea è che (oltre all'aggiornamento non casuale delle liste dei libri da dare da leggere, mi ricordo che mia sorella passava da "Kitchen" della Yoshimoto a "Germinal" di Zola senza soluzione di continuità), tutti i professori di tutte le materie dovrebbero essere conniventi nell'inculcare senso della lettura e coscienza critica. Nel momento in cui il professore di matematica, oltre a farti penare su limiti e integrali, disequazioni e algoritmi, ti rifila da leggere in che so 3 mesi, libri come "La guerra dei codici. Spie e linguaggi cifrati nella seconda guerra mondiale" o "Un mondo di coincidenze" di Ennio Peres, (a dimostrazione che la matematica non è solo un incubo di cifre ma si finalizza anche in qualcosa), o l'autobiografia di quel pazzo di Tesla, mi pare più difficile che un genitore invitante alla non lettura perseveri nell'intento. 
Ovviamente questo non è un j'accuse ai professori (i quali hanno talmente tanto da fare che in effetti magari il giro in libreria non riescono a farlo, ma possono non so farsi consigliare da altre parti della filiera, bibliotecari o librai, su quello che va in giro di nuovo), ma di sicuro lo è a tutti coloro che pronunciano la fatidica frase "La scuola mi ha fatto odiare la lettura". A me non è che la scuola mi ha fatto odiare la matematica, ero già incapace di mio. Di sicuro ha fatto dei danni continuativi rifilandomi professori d'inglese non preparati uno dietro l'altro, ma lì stiamo parlando di almeno 15 anni di inettitudine che non dipendono certo dalla lettura estiva di "Daisy Miller".
Secondo voi in quanti che indossano e usano questa
maschera, anche solo in post su internet, sanno che viene
da un libro? E cosa diceva davvero quel libro? Più del 5
Novembre bisognerebbe ricordare la coscienza critica.
La lettura segue dei gusti personali, come tutto nella vita, durante la quale però non di rado bisogna fare cose che risultano utili anche se non gradite. Leggere, anche libri come "I Malavoglia" (che trovai una palla EPICA) è una di queste. Con la grande differenza che leggendo si impara sempre qualcosa. Inoltre essersi costruiti delle solide basi critiche permette di distinguere in tutti i campi della vita la spazzatura da ciò che non lo è.
 Perciò o tu ragazzino che mi leggi, o tu genitore che se non leggi i libri manco leggerai questo blog, ma te lo scrivo comunque, leggere serve e moltissimo. Serve per prepararsi a vivere e a non farsi fare il lavaggio del cervello dal primo populista che incontri.
 Mi pare che viste le condizioni dell'Italia, leggere non sia inutile, anzi, magari le statistiche dell'Istat al riguardo possono valere più di un trattato di attualità politica: Statistiche sulla produzione e lettura di libri in Italia. Sito Istat.
 Forza regazzì, tutti a farsi una cultura su "Se questo è un uomo"! Magari non risveglierete il vostro cervello finanziario, ma quello critico sì.

Ps. Questa pontificazione è uscita di getto, assolutamente non voluta. Del resto dopo giorni di liste sulla molestitudine dei clienti me la potete pure passà. Ah, rimanete su questi schermi in serata che manderò un messaggio alla nazione de "I dolori della giovane libraia" con le avvertenze per il Natale. Mi raccomando se avete figli e nipoti che non leggono e gettano la lista delle letture natalizie nel caminetto, inseguiteli con un randello.

11 commenti:

  1. Sottoscrivo ogni parola...

    RispondiElimina
  2. Non posso che darti ragione su tutta la linea, soprattutto sul presupposto di questa riflessione: la scuola deve essere fatta di impegno e sacrifici e il gioco a "questo è inutile" è una partita persa, perché la lettura, l'esercizio, la traduzione, le equazioni o qualsiasi altra forma di sforzo mentale e logico servono a mettere e mantenere in moto un cervello che, a quanto pare, molti sono d'accordo a lasciar atrofizzare. E come non essere d'accordo con il fatto che la tirchieria nell'acquisto dei libri è più accentuata proprio da parte di coloro che spendono centinaia o migliaia di euro per grandi beni di lusso?

    RispondiElimina
  3. Anche secondo me ci sta che gli insegnanti diano le letture obbligate anche se credo che invece di scegliere loro i libri dovrebbero chiedere a librai esperti (quelli delle librerie dei ragazzi) o a bibliotecari quali libri far leggere. Gli insegnanti hanno tanto da fare tra lezioni, compiti, aggiornarsi, stare nei tempi, e io credo non gli si possa chiedere anche di sapere tutto sull'editoria dell'infanzia perché è tantissima roba. Esistono dei professionisti in questo storie: chiediamo il loro aiuto.
    Esistono tantissimi libri bellissimi per ragazzi, senza che siano stati necessariamente scritti 30 anni fa. La letteratura per ragazzi non si è fermata a Bianca Pitzorno, e nemmeno a Pinocchio.
    Forse i ragazzi leggerebbero più volentieri se avessero la possibilità di avere libri che rispecchiano l'epoca in cui vivono.

    RispondiElimina
  4. D'accordo sui tutta la linea. A scuola mia nessuno, fino al liceo, mi ha obbligato a leggere qualcosa. Ci provarono i miei, Calvino era passabile ma non certo divertente, le 55 novelle per l'inverno di Mario Soldati erano brevi ma non esattamente coinvolgenti. Poi arrivò il liceo, e un anno la prof di italiano decise che durante l'anno avremmo dovuto leggere dei libri. Stilò una lista di classici (ricordo Il lupo della steppa nella lista), e chiese se volessimo integrarla noi: un compagno propose il Giovane Holden di Salinger e ci garantì che era una figata. Girai la lista a mia madre, che tornò dalla libreria con 4-5 tomi, tra cui anche quel libro bianco dal titolo enigmatico. Fu un colpo di fulmine! Scoprii che la lettura poteva essere appassionante. Scoprii anche che i classici mi appallano: i Malavoglia l'ho abbandonato a poche pagine dalla fine in preda alla più totale disperazione; coi dolori del giovane Werther durai 20 pagine; con le ultime lettere di Jacopo Ortis, mezza; col Piacere di D'Annunzio forse arrivai a metà. Ho iniziato a leggere pesantemente prima quando ho scoperto i Librogame e poi grazie a Brizzi e De Carlo che mi hanno fatto scoprire i romanzi contemporanei.
    In soldoni, visto come stiamo messi, basterebbe che la gente leggesse qualunque cosa, anche solo roba da teenager a 14 anni: si spera che qualcuno di questi continuerà, salendo anche di qualità col passare degli anni

    RispondiElimina
  5. Non solo sottoscrivo fino all'ultima virgola, ma farei leggere questo post in tutte le scuole! Io mi ritengo fortunato, dal momento che ho avuto insegnanti che o proponevano di loro libri interessanti (oltre ai "classici") oppure facevano votare a noi alunni che libro scegliere mese dopo mese!

    RispondiElimina
  6. A scuola non mi hanno mai assegnato libri. Avevamo già seria difficoltà a finire quello di narrativa che, quando decente, leggevo tutto per conto mio e non questo capitolo mini a settimana, che faceva perdere il filo del discorso.
    Di buono c'è che, anche se i miei non sono dei lettori, mi hanno sempre regalato libri e ho una zia che, per quanto sia una Twilight Mom e sia rimasta inchiodata alla letteratura rosa di tutte le età, ha sempre letto molto e mi ha un po' influenzato nella pratica.
    Alle medie ero una dei pochi che usufruiva della biblioteca (praticamente l'unica nella mia classe, manco i secchioni sapevano che si potevano prendere in prestito libri), mentre alle superiori era "vietato" perdere tempo lì, quindi rimpinguavo la mia biblioteca privata.
    Io sarei per assegnare un libro al mese e dedicare un'ora alla discussione in classe: niente relazioni noiose, niente riassunti (li odio!), solo una sana discussione.

    RispondiElimina
  7. forse ce la farò a commentare questo post, sono un po' impedita...
    sono abbastanza in disaccordo con voi, forse perchè sono giovane (21 anni) e mi trovo "dall'altra parte" in quanto studentessa (anche se ovviamente all'università è diverso, ho freschi i ricordi del liceo).
    Sarà una cosa lunga, ma visto che alla gente qui piace leggere, non mi faccio troppi problemi, vorrei raccontare la mia esperienza.
    amo leggere praticamente da sempre, dalle elementari, grazie a genitori e parenti che mi leggevano e raccontavano moltissime storie e favole, e a scuola c'era una biblioteca piuttosto fornita in cui periodicamente noi bambini sceglievamo i libri da leggere, di ogni genere, dai classici racconti (ricordo il trauma di "Cipì", che mi è ritornato alla mente l'altro giorno leggendo un altro post...) ai libretti scientifici ben illustrati. era un bellissimo ambiente, con una vecchia bibliotecaria molto gentile, e ci sono tornata a 16 anni per lavorare con un progetto del comune, venivamo ovviamente consigliati ma potevamo scegliere ciò che volevamo leggere.
    era simile la situazione alle medie, con le dovute differenze: la biblioteca di classe era composta in parte da libri della scuola e in parte da contributi di noi ragazzi, e ogni mese bisognava fare una scheda sul libro che si era letto, che veniva valutata. inutile dire che spesso ne leggevo molti di più e alla fine dell'anno avevo preso in prestito tutti i libri che potevano anche solo vagamente interessarmi, rimanendo delusa abbastanza raramente.
    alle superiori, il periodo che immagino sia più legato alle considerazioni fatte in questo post, le cose sono cambiate, in particolare negli anni del liceo (gli ultimi tre, al classico). a parte il professore di religione, che nella sua unica ora a settimana in genere analizzava la classifica dei libri e ci faceva parlare delle nostre opinioni al riguardo, e altri che generalmente ci davano un libro da leggere solo d'estate, il monopolio era detenuto, prevedibilmente, dalla professoressa di italiano (e latino). giustamente, prediligeva i classici, anche se si è aperta a romanzi un po' più moderni (ad esempio "Il circolo Dante", che, lo ammetto, a quasi tutta la classe è piaciuto, anche se a me no), ma senza mai chiedere la nostra opinione in proposito. l'unico che mi è piaciuto, nonostante non sia affatto allegro e adatto ad essere letto in vacanza, è "Se questo è un uomo", e ritengo che tutti lo dovrebbero leggere. per il resto, classici pesantissimi, e anche quelli che forse mi sarebbero potuti piacere li ho odiati perchè mi erano stati imposti. ma il problema principale non era tanto questo (è normale, lo noto anche dai vostri commenti: a tutti prima o poi viene dato da leggere "I Malavoglia", e a chi mai potrebbe piacere, almeno da ragazzo?), ma piuttosto la quantità, e il fatto che non avessi tempo di leggere nulla che mi piacesse davvero perchè avevo quelli maledetti libri per scuola. tredici libri in un'estate, e non proprio leggeri, nè fisicamente nè metaforicamente ("il rosso e il nero", "il ventre di parigi"...), mi hanno praticamente impedito di rilassarmi con un buon libro (per me s'intende) come agognavo fare da mesi, anche se devo ammettere che qualche giorno di pausa me lo sono preso prima di tuffarmi in quelle noiosissime pagine. e durante l'ultimo anno, ancora libri su libri, come se non fosse abbastanza pesante di suo, tanto che ho dovuto mettere Victor Hugo nella tesina di maturità per poter avere la scusa di rileggere "Notre-Dame de Paris" a Natale (apprezzo anch'io qualche classico, infatti). e non nego di aver cercato di scamparla, in qualche caso, con i riassunti trovati su internet, tanta era la disperazione.

    RispondiElimina
  8. (continua) ....con questa lunga premessa personale, voglio spiegarvi la mia opinione sull'argomento: va bene far leggere libri ai ragazzi, ma credo sia il caso di non esagerare, sia tenendo conto dei gusti dei giovani (ad esempio facendo loro scegliere i libri da leggere da un elenco prestabilito, che possibilmente non contenga solo i soliti "mattoni", per quanto possa essere indispensabile leggerli, anche perchè spesso non lasciano niente se letti in fretta perchè costretti da una scadenza, come è stato frequentemente il mio caso), sia limitando le quantità, dato che imporre determinati libri ed impedire con questo di leggerne altri credo sia controproducente. Vorrei spezzare una lancia a favore di tutti quei libri che vengono snobbati e considerati inutili dagli insegnanti: credo che leggere sia sempre meglio che non farlo, qualunque sia il libro (personalmente, ho letto anche Moccia, se non altro per poterlo criticare, anche se dopo il secondo non sono più riuscita a proseguire), e generi bistrattati come il fantasy (che io personalmente adoro) possono insegnare molto ai ragazzi (e anche agli adulti, a mio parere). Riguardo a quest'ultima questione, vorrei riportare un episodio che mi è dispiaciuto parecchio, e credo rispecchi le idee di parecchi insegnanti e adulti in generale. La mia professoressa di italiano, parlando del figlio (che era alle medie), disse “si ostina a leggere fantasy! Devo fargli leggere “Cuore” di De Amicis...”, e io, punta sul vivo, “Prof, non costringa la gente a leggere!”, intendendo ovviamente quello che ho detto prima: non credo sia giusto obbligare i ragazzi a non leggere qualcosa e a preferire qualcos'altro, soprattutto se tali preferenze dipendono dal gusto personale. Io non ho letto “Cuore”, ma magari c'è un motivo, nessuno può leggere tutto, e credo che ognuno debba leggere ciò che più gli si adatta. Ovviamente per trovarlo bisogna provare più libri, ma se si è costretti a dedicarsi solo a ciò che evidentemente non piace come si può leggere i libri giusti e amare così la lettura?
    Scusate l'esagerata lunghezza della spiegazione, non so nemmeno se in tutto questo discorso sono stata abbastanza chiara, attendo di sapere cosa ne pensate della mia esperienza ed opinione.

    RispondiElimina
  9. Sono perfettamente d'accordo con Serena. Perfettamente. Se ti obbligano a leggere TROPPI libri pesantissimi, anche se tu adori leggere e stai facendo il liceo classico e ti piace pure, poi non te li godi. Alle elementari ogni anno la mia insegnante di italiano mi chiedeva di farle una lista dei libri da me consigliati per la biblioteca della scuola. Alle superiori leggevo sotto il banco se la lezione non mi interessava (ehm, matematica), e la settimana prima dell'esame di maturità mi sono sciroppata "il conte di Montecristo" invece di studiare.
    Però I Malavoglia non sono riuscita a leggerlo allora. Era troppo, ci dormivo sopra. L'ho letto anni dopo, e non mi è piaciuto: però non avevo tutta la pressione della relazione da fare, delle 20 versioni di greco da finire, del ripasso di storia da completare... era una mia decisione. E questa è la differenza fondamentale.
    Ho riletto anche i promessi Sposi e l'ho trovato geniale. Stupendo. Ci ho visto dei risvolti che al liceo mi erano completamente sfuggiti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sono contenta che qualcuno la pensi come me! e ti capisco, anch'io ho sempre letto sotto il banco!

      Elimina
  10. Magari avessero dato a me da leggere un libro al mese! Seh...UNO!!! Se sono in buona ne faccio fuori anche 3-4. No a noi solo d'estate al liceo, dovevamo sceglierne 3 da una lista, cosii in seconda scoprii 1984: mio libro preferito che finii in 2 settimane... Quando però scelsi 3 liceo 1939 sarà anche stato di 100 pagine ma era pesante cm pochi

    RispondiElimina