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giovedì 21 luglio 2016

I consigli per l'estate 2016 (parte III)! Storie di tette benevole e malvagie, l'ultimo De Giovanni e pamphlet brevi, ma intensi, che battono esattamente dove il dente duole.

 Ieri ho saltato l'ennesimo post.
 Avevo purtroppo passato un'infernale giornata a Bologna (saprete un giorno i motivi dei miei sommovimenti), città che mi avevano avvisato essere la bocca dell'inferno durante l'estate e che tale si è rivelata effettivamente (e lo dice una che andando a fare un esame universitario in quel di Roma si è ritrovata la suola delle scarpe attaccata all'asfalto fuso) prostrandomi fisicamente.

 Ora, by night, con una delle mie migliori amiche finalmente in visita da Londra, finisco di scrivere e postare la terza e non so se ultima infornata di consigli per le vacanze.
 Consigli, ne convengo, in almeno due dei tre casi un po' particolari, ma di tomi che consiglia mezzo mondo è pieno il web, quindi perché non tentare altre vie?
 Bando alle ciance e andiamo ai magnifici tre!

STORIA DELLE MIE TETTE, Jennifer Hayden ed. BD:

 Titolo a effetto, ma effettivamente molto parlante, perché questo memoir, ovviamente americano, racconta la storia di una donna partendo da una di quelle parti del corpo che volenti o nolenti determinano quel che si potrebbe definire davvero (e non culturalmente) femminilità: le tette.

 Non fraintendiamo, io rimango convinta che il 90% e oltre di quello che le riviste, i giornali, la società e chiunque insomma a questo mondo ci tiene tanto a definire femminile, sia una faccenda culturale e non di matrice essenzialista (es. la cretinata somma del ritenere che le scarpe coi tacchi facciano parte della "femminilità", certo come no, nasciamo tutte con la propensione assoluta verso il tacco 12), ma le tette sono un fatto incontrovertibile: non solo ce l'abbiamo, ma esse determinano il corso di intere esistenze. 

 Come?
 La complessa storia, (anche medica) dell'autrice lo rende palese. 

Le tette sin dalla loro non apparizione condizionano la sua esistenza: se ne attende la venuta con una sorta di trepidazione che ondeggia tra il "non vedo l'ora" e "spero che non accada mai", poi quando inevitabilmente accade iniziano tutte le pare mentali. Se è troppo piccolo è un dramma (non sarò mai abbastanza attraente), se è troppo grande rischia di essere imbarazzante e di dar vita a commenti imbecilli e sessisti che a trent'anni sai gestire, ma a 13 di portano a coprirti con dodici strati di maglioni.

 Io ricordo ancora le litigate alle scuole medie coi miei che si ostinavano a farmi mettere il reggiseno (non sono molto prosperosa ora, allora lo ero ancor meno), vivevo il reggiseno come una costrizione drammatica che mi strappava al pacifico mondo della mia infanzia gettandomi in un mondo di adulti nel quale non avevo alcuna ansia di entrare.

 Momento di passaggio, ansiogeno faro della pubertà, fonte di innumerevoli complessi sociali, il seno col tempo assume connotazioni più benefiche e quando sai gestirlo (se non è troppo grosso da crearti veri e propri problemi alla schiena) magari può anche piacerti (se poi ti scopri lesbica ti piace anche il doppio).

 Poi arriva la gravità, i dimagrimenti, arrivano le gravidanze, ti ritrovi che i seni hanno un'utilità oltre che estetica persino nutritiva (e io ho sempre trovato stupefacente che molte donne non trovino sconcertante questo fatto) e assieme all'utilità arrivano le conseguenze dell' "usura", poi, come capita all'autrice ecco che le malattie e i problemi medici ci rendono le tette, letteralmente mortali nemiche e il rapporto tra noi e loro diventa ancora più complesso. 

 Che si fa a quel punto? Vi tengo perché siete comunque una parte imprescindibile di me stessa o non vi tengo perché siete pericolose? E se dopo che ci siamo separate mi accorgo di aver perso troppo di ciò che sono?
 L'autrice è fumettista autodidatta e tardiva eppure l'idea di fondo di questo densissimo libro è talmente vincente da lasciare stupefatti che prima qualcuno non l'abbia sfruttata: quanto la storia della nostra vita dipende da una parte del corpo che ha un legame così stringente con una vera e/o presunta femminilità? Quanto, in una situazione di assoluta normalità e senza avvenimento eccezionali, ci può condizionare l'esistenza?

 Raro caso di storia che dirà a uomini e donne cose diverse: le donne cominceranno a ricostruire la storia della propria vita vista da una ventina di cm più in basso, gli uomini probabilmente inizieranno a percorrere a ritroso la loro storia in rapporto ad altre parti del corpo.


SERENATA SENZA NOME di Maurizio De Giovanni ed. Einaudi:

 Tutte le serie ben avviate hanno dei pro e dei contro e il Commissario Ricciardi di De Giovanni non fa eccezione.
 I pro sono fantastici: certezza dell'acquisto e soprattutto della lettura, la consapevolezza che ok, magari gli ultimi 10 libri che hai letto non sono proprio il top della vita, ma con questo andrai sul sicuro, la rassicurante certezza che ritroverai tutti i personaggi che ormai conosci come le tue tasche (ma speri sempre che non sia proprio così e qualche colpo di scena, soprattutto privato, ti stupisca).
 Senza contare il fattore magico, una di quelle tipiche cose che rende favolosa la lettura: l'attesa spasmodica per l'uscita del libro del nostro autore o personaggio preferito.

 Immagino sia capitato un po' a tutti: da adolescente attendevo con ansia trepidante un mucchio di cose, dalle uscite con gli scout alla fine della scuola, dal mio compleanno al manga che usciva la settimana dopo. 
 Ora quelle attese si sono fantasmagoricamente ridotte, pochi eventi causano in me vere e proprie trepidazioni e quando essi appaiono mi rammarico della perdita di tutto quell'entusiasmo.

 Dov'è finito? Perché è finito?

 Considerando che tra questi pochi entusiasmi sono rimasti i libri dei miei autori preferiti (e considerando bis che io non leggo serialmente molti autori) mi tengo cari questi momenti, come quello dell'uscita di "Serenata senza nome", la nuova avventura di un commissario Ricciardi sempre più preso in una serie di tele amorose (su cui vedo lo spettro dell'incombente seconda guerra mondiale e della tragedia) che si incasinano esponenzialmente.

 Il lato amoroso stavolta soverchia il doloroso ed è forse anche per questo che, nonostante la fotografia interessante dell'immigrazione italiana in America e del pugilato come forma di riscatto pauperistico, la serenata risulta meno straordinaria di altre volte.
 Ma questo fa parte dei contro delle serie ben avviate: la sorpresa si perde e scema col passare delle puntate, come in una vera e propria storia d'amore che dopo un inizio folgorante si accoccola in un rassicurante innamoramento tra adulti.
 In ogni caso straconsigliato, voglio vedere in Italia quanti giallisti scrivono meglio.


ITERATING GRACE ed La Nave di Teseo:

 Il pamphlet è una forma letteraria che ha avuto gloriosi e antenati e un certo successo sia nelle forme che nei contenuti in passato. 

 Piccoli, volutamente provocatori fino al grottesco, riuscivano in poche rapide mosse a mettere alla berlina le grandi vergogne della società comune, quegli argomenti che di fondo sappiamo essere sbagliati, ma la maggioranza tenta di far passare per giusti in nome della paura, del bene comune e di una serie di infiniti argomenti più o meno convincenti o seducenti.

 Tanto più la provocazione colpisce violentemente nel segno, tanto la possibilità di cascarci aumenta esponenzialmente.
 Per dirla in termini moderni, i pamphlet di un tempo erano delle trollate in grandissimo stile.

 Il genere è ormai caduto non tanto in disuso quanto in disabilità d'uso. 
 Ogni tanto in libreria ci giunge l'imperdibile e graffiante pamphlet di qualcuno che rivoluzionerà il mondo, e invece si rivela semplicemente un rabbioso soliloquio che riesce a convincere della bontà delle proprie ragioni solo chi lo è già a prescindere.
 Un raro caso di trolling letterario odierno è questo libretto dalla genesi curiosissima: "Iterating Grace". 

 Da dove proviene?
  in cui si narra del ritrovamento del cadavere di un certo Koons Crooks, personaggio misterioso che da startupper di successo decide di darsi alla meditazione solitaria. 
Un anonimo autore inviò 140 copie di questo libro autoprodotto a 140 personalità della Silicon Valley
 Una meditazione sospesa tra Thoreau e i mistici cristiani, nella solitudine della natura, isolato fisicamente dal resto del mondo (salvo rare incursioni), ma non virtualmente. 

 Grazie ad un hotspot fabbricato autonomamente la connessione era assicurata ed è proprio da lì che viene la fonte d'ispirazione del buon Crooks. Egli non medita infatti sul significato della vita, sullo straniamento dell'uomo dal contesto naturale o sull'impatto della tecnologia sul reale. 
 La fonte del suo pensare sono loro: i tweet e gli status di personaggi di spicco della Silicon Valley. Una sorta di condensato di coaching, pensiero positivo e spirito motivazionale travestite da profonde lezioni di vita.

 Molti di noi adesso vorrebbero "solo" lavorare ed essere giudicati per quello. Andare sul proprio posto di lavoro, fare ciò per cui si è pagati e cercare di fare del proprio meglio.
 Molti di noi sanno che tutto questo sta diventando impossibile e non per via della crisi. 
Adesso lavorare bene non basta più, ora devi dimostrare di essere smart, leader, fonte d'ispirazione, devi saper fare team, devi essere sorridente come un imbonitore tv, avere l'ottimismo che pompa a palla e fingere che i tuoi colleghi siano the best, la tua famiglia e l'ambizione la tua stella polare.
 Ora lavorare è l'ultima delle tue incombenze. Prima vengono molte cose. 
 Penso che "Iterating Grace" punti molto bene il dito su un lato assai malato del nostro tempo: la costruzione di una realtà artificiale, sempre vincente, felice, ispirata, energica. Una realtà artificiale, di plastica insomma.



4 commenti:

  1. Serentata Senza Nome preso al volo appena uscito :)
    Io non ho ancora passato la fase di passione iniziale per De Giovanni, nonostante abbia letto tutto Ricciardi, tutto Pizzofalcone e pure i racconti (i libri sul Napoli no però. Maurizio ti voglio bene ma il calcio proprio non ce la posso fare...).
    Tra l'altro all'inizio mi è preso un colpo. Avevo cominciato il libro con tutta l'esultanza che ben descrivi, poi ho letto il primo capitolo e ho pensato "OH NO ma ho ricomprato quello vecchio! O_O O_O O_O" e invece era solo il personaggio del vecchio col mandolino che ritorna anche in questa avventura. Sospiro di sollievo! :D

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  2. I tuoi si ostinavano a farti mettere il reggiseno??? Una cosa abbastanza singolare, di solito i genitori non incoraggiano cose più "da grandi".

    Per quanto riguarda
    "ti ritrovi che i seni hanno un'utilità oltre che estetica persino nutritiva (e io ho sempre trovato stupefacente che molte donne non trovino sconcertante questo fatto)"
    molte donne invece lo trovano sconcertante (soprattutto in America) e si rifiutano di allattare al seno. Devo ammettere invece che personalmente io trovo questo un po' sconcertante, mi sembra veramente l'ennesimo distacco totale da una cosa naturale (non il fatto di non allattare al seno ma di considerare l'allattamento una cosa strana).

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    1. Sì, credo facesse parte del piano dei miei per signorinizzarmi, cosa che non riuscì né all'epoca né mai.
      Per la faccenda "seno nutritivo" so che c'è il mito del naturale, dell'istinto materno istantaneo e inside, ma ad esempio a me fa strano che francamente io possa diventare una fonte di nutrimento. Siccome non credo di essere speciale, penso che anche ad altre donne possa fare questo effetto. Il naturale è un concetto un po' vago, soprattutto per animali razionali come noi

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