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giovedì 10 novembre 2016

Sogniamo o siam desti? Mentre l'Europa dorme e Trump diventa presidente degli Stati Uniti dovremmo volgere uno sguardo al passato, tra Leigh Fermor e Leavitt in quei foschi anni '30 così simili ai nostri.

 In questi tempi oscuri, mi sono appassionata anche io, fatalmente, a tutti quei film e serie tv che hanno come tema il periodo inglese diciamo post-vittoriano.

Sono diventata una grande fan di "Downton Abbey" e adesso (ma veleggiamo già su epoche successive) sono fall in love per "The Crown" che narra le avventure di una giovane Elisabetta II.
 Sto sviluppando, in contemporanea, anche un certo interesse per i libri inglesi ed è capitato che trovassi al banco dell'usato della festa dell'Unità, "Mentre l'Inghilterra dorme" di David Leavitt.

 Il libro è ambientato durante gli anni '30 esattamente tra le due guerre.

 La Spagna è un focolaio che attira giovani di tutta Europa per parteggiare per i fascisti o per i repubblicani anarchici e/o comunisti resistenti e una certa ombra cupa sta calando sul vecchio continente.
 La storia, straziante, si concentra su un amore tra due ragazzi, Brian benestante e dandy con aspirazioni scrittorie ed Edward un bellissimo ragazzo di estrazione sociale minore, avido lettore, appassionato di treni e molto molto dolce.

 Mi direte voi: no vabbeh, la classica storia d'amore travagliata con le famiglie che dividono i giovani, il finale etero e il rimpianto.

 No. L'idea interessante di Leavitt (che da quel che ho letto si è ispirato a un episodio reale della vita del poeta Stephen Spender) è che nulla si opponga a questo amore se non quel senso di vaga insoddisfazione del quotidiano che spesso distrugge le coppie migliori.

 C'è sempre il fatidico frangente in cui alla passione segue un amore più quieto, certe volte tanto quieto da chiedersi se è ancora amore.

Sembrerebbe facile rispondersi o almeno nei romanzi rosa lo è: lo (o la) amo ancora o no? E la risposta o sorge spontanea dal cuore o arriva come un'epifania improvvisa.
  Tuttavia noi tutti sappiamo che quasi mai accade e capire dove si perda l'amore nelle sterminate praterie della routine non è così semplice.

 Talvolta si tira avanti in eterno una relazione ormai finita perché non si riesce a lasciar andare e a smettere di sperare, altre volte si decide di rompere per poi rendersi conto che l'amore era lì, ancora intatto, solo che non sapevamo vederlo.

 E' questo secondo caso che colpisce il protagonista del libro, una sorta di stordita cecità dovuta in parte alla giovane età, in parte alla pavidità verso il suo futuro.

 Intendiamoci, una comprensibile pavidità: in un'Inghilterra in l'omosessualità era reato (cosa per cui andò in carcere Wilde e si suicidò dopo "cure ormonali" il povero Turing) l'idea di un matrimonio eterosessuale di convenienza con una donna non spiacevole e stimolante a livello intellettuale (come era ad esempio la moglie di Wilde), era un'opzione molto allettante.

 Ed è la via che intraprende Brian prima di un brusco risveglio che giunge con quel tragico attimo di ritardo.

 Nel momento in cui le nebbie si dissipano ed arriva il coraggio di capire, riconoscere e combattere per il proprio grande amore, il grande amore se n'è andato troppo lontano da noi.
 Nella Spagna in piena guerra civile precisamente.

 Ora, questa poteva essere la recensione sulla tragicità dell'amore e la caducità delle relazioni, ma il titolo ci conduce verso un'altra strada: "Mentre l'Inghilterra dorme".


Che sonno sta dormendo l'Inghilterra? Quello dei mostri. 
 Sono gli anni dell'avanzata del fascismo e del nazismo e l'Inghilterra se ne sta rintanata nel suo guscio, convinta che tutto sia troppo lontano nel tempo, nello spazio e nel pensiero, perché i disastri politici continentali possano avere un effetto anche su di lei.

 La Spagna è in preda a una guerra civile? Rimaniamo a guardare come finisce.
 Hitler e Mussolini stanno praticando una cultura liberticida e instaurando un regime (col favore delle masse bene inteso?)? E vabbeh, fatti loro.
 Foschi presagi avanzano, ma l'Inghilterra preferisce dormire e non capire. Si dedica alla sua routine, certa che nulla volgerà alla catastrofe e tutto, in qualche modo si risolverà.

 Quando ero alle superiori mi chiedevo sempre, studiando, davanti all'evidenza del delirio in cui l'Europa stava scivolando all'alba della seconda guerra mondiale, come nessuno si fosse reso conto della corsa verso l'inferno?

 Rimasi altrettanto basita quando lessi l'autobiografia di Simone de Beauvoir che cadde letteralmente dal pero quando la Francia entrò in guerra. Si domandava, attonita, come fosse potuto accadere letteralmente da un giorno all'altro (basti pensare che sua sorella era partita due giorni prima per il Portogallo e non riuscì a tornare per sei anni a causa delle frontiere chiuse).
 Pensavo "Simone, tanto intelligente e tanto stordita?".

 Poi questi ultimi anni mi hanno aperto gli occhi. 

 Una Crimea ripresa lì, un colpo di stato con conseguente repressione e liste di proscrizione lì, una Brexit là, una spolverata di Le Pen laggiù e infine, da ieri. un inquietante miliardario in aria di suprematismo bianco, sessista e xenofobo che governa una delle nazioni più potenti del mondo.

 Ok, l'Inghilterra dormiva, ma non mi sembra che noi siamo tanto svegli.

Certo la situazione probabilmente non peggiorerà, certo finirà tutto per il meglio, ma se prendete un libro di Leigh Fermor, "Tempo di regali" vi stupirà scoprire inquietanti analogie.

 Leigh Fermor era un giovane studente inglese, quando nel 1933 mise lo zaino in spalla e decise di percorrere l'Europa a piedi, fino ad arrivare a Costantinopoli.
 Armato di passaporto, zaino e ottima volontà, aveva grandi speranze e l'energia positiva tipica dei diciottenni che si aspettano solo il meglio dalla vita.

 Il viaggio durò due splendidi anni e Leigh Fermor trasse ben tre libri sulla sua esperienza: "Tempo di regali", "Fra i boschi e l'acqua" e "La strada interrotta".

 La cosa più interessante è la curiosa ombra che accompagna l'autore nei suoi vagabondaggi.
 Carico di entusiasmo si addentra in un'Europa che sta scoprendo il nazionalismo più spinto, che chiude le frontiere e diffida di ogni vicino.

 Spensierato studente, viene ancora accolto con ospitalità e gentilezza, ma  la sensazione, chiarissima, è che sia l'ultimo ospite.
  L'Europa si sta trasformando in Mordor, "ove l'ombra cupa scende" e i suoi abitanti sono in preda a una confusione politica che trasforma in un batter d'occhio comunisti convinti in fascisti fanatici.

 Un episodio in particolare mi sembra agghiacciante nel descrivere l'oblio nel quale si stava eclissando il vecchio continente. 

 Hitler è salito al poter e nel resto d'Europa imperversa una certa antipatia nei suoi confronti che rimane però cauta e perplessa, Leigh Fermor che si trova in Germania, scrive questo:

 "In una di quelle città del Reno di cui non ricordo il nome, riuscii a farmi un'idea di quanto rapido fosse stato il cambiamento per molti tedeschi 
A tarda notte, in un bar frequentato da lavoratori, avevo fatto amicizia con diversi operai in tuta che avevano appena terminato il loro turno. Avevano più o meno la mia età e uno di loro, un tipo divertente e un po' clownesco, mi propose  di sistemarmi per la notte a casa sua [...] 
 La sua uniforme delle S.A. perfettamente stirata era appesa a a una stampella. Mi illustrò questi oggetti di culto con zelo feticista tenendo per ultimo il pezzo forte della collezione. Era una pistola automatica, un parabellum Luger credo, attentamente oliato e avvolto in un tessuto impermeabile [...]
Quando feci notare che l'ambiente era alquanto claustrofobico con tutta quella roba sulle pareti, rise, sedette sul letto, e disse: 
"Mensch! Avresti dovuto vedere cosa c'era l'anno scorso! Ti saresti fatto una risata! Allora erano  tutte bandiere rosse, stelle, falci e martelli, immagini di Lenin e Stalin lavoratori di tutto il mondo unitevi! 
Prendevo a pugni chiunque cantasse lo Horst Wessel Lied! Ero tutto Bandiera Rossa e Internazionale, allora! Non ero solo un sozi ero un kommi, ein echter Bolschewik!" 
 Salutò con il pugno chiuso. "Avresti dovuto vedermi! Scontri per strada! Riempivamo di botte i nazisti, come loro riempivano di botte noi. Ridevamo a crepapelle.  
Poi all'improvviso, quando Hitler salì al potere, capii che erano tutte stupidaggini e bugie. Mi resi conto che Adolf era l'uomo che faceva per me. All'improvviso!" 
 Schioccò le dita in aria "Ed eccomi qua."
 E gli amici di un tempo? chiesi. "Sono cambiati anche loro! - tutti quelli che hai incontrato al bar. Uno per uno! Adesso sono tutti nelle S.A."
E dunque un sacco di persone aveva fatto la stessa cosa?
Un sacco? Spalancò gli occhi.
 
"Milioni! Sono rimasto a bocca aperta, credimi, per la facilità con cui sono passati tutti dall'altra parte!". 
 Scosse la testa dubbioso per un attimo. Poi un ampio sorriso divise in due il suo volto, mentre faceva passare le pallottole da una mano all'altra come grani di un rosario."

 Paura eh? Se volete spaventarvi ancora di più vi lascio con un pezzo del libro di Leavitt (in tutto questo ho omesso di dirlo perché ovvio, scritto benissimo e molto molto struggente) che potrebbe metterci la pulce definitiva nell'orecchio.

 
Miguel de Unamuno
"A Burgos, Franco fu proclamato generalissimo.
 
Frattanto le nazioni europee, sotto la vergognosa guida di Anthony Eden, si attenevano al patto di non aggressione che Germania e Russia stavano violando sfacciatamente. 
 Per me il personaggio più triste di tutta la vicenda era il povero Unamuno, il vecchio rettore dell'università di Salamanca: simpatizzante nazionalista, un bel giorno si ritrovò a condividere un palco con il comandante della legione straniera spagnola, orbo da un occhio. 
 Quando i sostenitori dei legionari si misero a gridare "Viva la morte!" il vecchio umanista capì di non poterlo tollerare. Strappato il microfono al generale stupefatto, condannò lo slogan, affermando che, per vincere, era necessario fare opera di persuasione oltre che di conquista.
 "Morte all'intelligenza!" fu la risposta della folla"

Perciò, domandiamoci seriamente, stiamo sognano o siamo desti? 

2 commenti:

  1. Sono passati solo due giorni e già vedo fior fior di commenti, nei canali che seguo, passare dall'intransigente "Trump è un disastro" a un più tollerante "eh, vabbè, ma ci sono questo, questo e quest'altro motivo che hanno spinto gli americani a votare lui, se lasciamo perdere le sparate da campagna elettorale tipo il muro che tanto sappiamo non farà mai, le sue idee economiche non sono da buttare". Due giorni, eh.

    Questo non per dire che Trump è il nuovo anticristo, ma per dire che, nel caso lo fosse, tra un tot di anni ci chiederemo se stavamo dormendo finché ce lo dimostrava.
    E lo stesso ragionamento si potrebbe applicare ad altre persone, ad altre situazioni, a certe frasi, a muri, a sparatorie... finché la Storia si prepara a una svolta tendiamo sempre a non accorgercene, o forse a non interessarcene.

    A pensarci bene è veramente spaventoso.

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  2. Trump è stato uno shock, ma mi spaventa molto più concretamente, per il momento, quanto sta accadendo nella Turchia di Erdogan, un paese che fino a "ieri" si stava considerando come nuovo partner nella "comunità europea" e che si sta rapidamente trasformando in una "Mordor", per citarti, molto - troppo - vicina. Quanto poi a intolleranza, razzismo e sessismo il nostro paese ne è già infangato fino alle ascelle, mi sembra...non è che non vediamo quello che sta accadendo, da anni, semplicemente non riusciamo ancora a crederci nè riusciamo a pensare a cosa fare concretamente per frenare questa deriva selvaggia ma apparentemente irreversibile dell'ultra-becera-destra o del qualunquis-populismo. La cultura e la ragione vengono umiliate, commenti che lasciano francamente attoniti - ancora! - escono dalle labbra anche di amici e colleghi che pensavamo di conoscere...

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