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sabato 23 novembre 2019

Piccole recensioni tra amici! Sedaris, Aciman e Zerocalcare: un ni, un NO e un sì!

 Ridendo e scherzando siamo arrivati alla fine di novembre.


  Vuol dire che tempo tre secondi sarà natale e io starò rincorrendo i post per i consigli da darvi fino al 24 notte.


 Smaltisco perciò con questo post un po' di letture di questo ultimo mese che è stato meno proficuo del solito (si va a mesi ahimé)!


Piccole recensioni tra amici, una insomma, una negativa e una positiva, tutte per voi!




CALYPSO di David Sedaris ed. Mondadori:

 Se Sedaris fosse nato trenta e non sessanta anni fa, non sarebbe diventato un scrittore, ma un blogger di successo. O meglio, sarebbe probabilmente diventato un blogger di successo e poi uno scrittore.

 Calypso, una serie di raccontini di vita privata più adatti a un blog che a un libro ne sono la dimostrazione.

 Perché dico questo (consigliandovi comunque il libro che è godibilissimo, magari forse meglio in edizione economica)?

  Perché Sedaris ci racconta una serie di episodi legati alla sua famiglia e alla sua vita con la chiara volontà di rimanere in totale superficie, quindi di non donargli alcuno specifico valore di tipo letterario.
 Io amo da impazzire i memoir, mi piace leggere le vite degli altri perché mi illudo sempre che potendo rintracciare il percorso altrui io possa in qualche modo comprendere e correggere il mio.

 Si tratta poi sempre un’illusione totale visto che talvolta le vite prendono pieghe avverse per dolo personale, ma più spesso per disgrazie difficilmente prevenibili.

 Il libro di Sedaris però non va nella direzione del memoir. Ci racconta del padre anziano che, come molti anziani, rifiuta ogni aiuto e vive in una casa stipata di oggetti. Ci racconta della sorella minore morta suicida e della madre morta di malattia intorno ai sessant’anni. Parla della casa al mare che ha comprato perché lui e i suoi quattro fratelli superstiti potessero incontrarsi ogni tanto.

 Tuttavia, nei racconti quotidiani non emerge mai una volontà di andare più a fondo. Stai leggendo un resoconto e non una storia.

 Si evince drammaticamente nella storia della sorella suicida. Un’anima fragile di cui sappiamo solo che sapeva sperperare denaro, aveva un imprecisato problema mentale e non amava avere contatti coi propri fratelli. En passant, come se dopotutto non fosse davvero importante, ci dice che i genitori, dopo una sua fuga da casa al liceo, l’avevano spedita in una sorta di collegio per ragazzi difficili e lei non lo aveva mai perdonato né a loro né ai fratelli.

 Si erano giustificati dicendo che avevano altri cinque figli a cui badare e Sedaris non racconta altro, non commenta, non riflette.

Ci dà questo assioma nudo e crudo. Ovviamente non credo che non ci abbia riflettuto, ma ha deciso di non condividere col lettore i suoi pensieri. Legittimo, ma tutto rimane nell’assoluta superficie, come quando incontri uno che conosci bene, ma non tanto e ti fa un po’ un recap veloce delle sue disgrazie. Cosa ti lascia? Nulla se non la spiacevole sensazione che forse sarebbe stato meglio non incontrarlo.

 Il libro ovviamente è scritto bene, ma manca quel legame di reciproca fiducia che deve esistere tra uno scrittore e un lettore. Nessuno obbliga lo scrittore a raccontare la sua vita personale, ma nel momento in cui decide di farlo non può dare dei raccontini da blogger di successo.
 Altrimenti, appunto, apri un blog.


CERCAMI di André Aciman ed. Guanda:

Vorrei poter fare una recensione di questo libro, ma è talmente pessimo che non ne ha bisogno.

Avevo amato tantissimo il film che mi aveva profondamente commosso e anche il libro, meno bello e delicato del film, con alcune inutili fronde (tipo la bambina malata), ma comunque ben scritto.
  Mi attendevo molto da questo seguito.
Oscuramente credevo sarebbe stata una versione estesa del finale di “Chiamami col tuo nome”, ossia il pezzo in cui i due protagonisti si incontrano adulti e invecchiati dopo tanti anni.
E INVECE NO.

Il libro, diviso in tre parti, ci racconta tre episodi rispettivamente del padre di Elio, Elio e Oliver.

Immotivatamente la storia inizia con questo lunghissimo, insensato, inutile episodio in cui il padre di Elio (personaggio che appare quasi quale comparsa nel primo libro, degno di memoria solo per il discorso fatto al figlio nel finale) incontra una giovane e avvenente fotografa su un treno per Roma e scoppia la passione. Una roba luuuuuuunga, tedioooooosa, inverosiiiiiiimile. Noiosissima.

 Sono comunque sopravvissuta a questa prima parte eroicamente. 
Mi sono detta: “Vabbeh, magari voleva esplorare un personaggio a lui caro e vicino per età”.

Poi però a metà del libro, ergo a metà della storia di Elio, mi sono arresa. Aveva lo stesso schema della prima: incontro casuale, pasto insieme, verbosità inutile a non finire, noia totale.

Non so cosa abbia spinto Aciman a tentare l’impresa.

 Non voglio pensare siano stati solo i soldi. Anche perché insomma, i soldi non per forza ti spingono a scrivere male. E’ una storia piatta, inutile, che gira su sé stessa, un libro che è davvero pesante leggere e che onestamente non sembra neanche il seguito di “Chiamami col tuo nome”. Cioè se invece di chiamare i personaggi padre di Elio, Elio e Oliver, gli avesse dato altri nomi, non sarebbe cambiato assolutamente nulla.

 Non trovo motivo per consigliarvi questo libro che io stessa ho interrotto a metà.
 Serbate il ricordo del primo libro che è meglio.


LA SCUOLA DI PIZZE IN FACCIA di Zerocalcare ed. Bao Publishing:

 Recensire un libro di Zerocalcare lascia il tempo che trova (nel senso che non sarà certto la mia recensione a convincervi se comprarlo o meno), ma ci tengo comunque a scrivere due righe.

 Il libro è una sorta di miscellanea che mette insieme una serie di storie pubblicate qui e lì negli ultimi anni da Zero.

 Molte le avevo già lette, molte, soprattutto la parte finale dedicata al festival del cinema di Venezia no. Ed è in realtà su questa parte che mi vorrei concentrare.

 Come ho scritto in precedenti recensioni, a mio parere Zerocalcare non regge ancora le storie lunghe. 

Il punto è che in verità non ho proprio capito se lui lo è un narratore da storie lunghe. 

 C’è chi è più portato stilisticamente verso storie brevi e concise e chi, invece, senza l’arco narrativo di 200 pagine non riesce a esprimere ciò che vuole.

 Io rimango convinta che il suo forte siano le storie brevi, anche brevissime e questo libro me lo conferma.
 La parte dei “fumettosi riassunti” dei film visti a Venezia è qualcosa di fantastico, penso di non aver mai riso tanto leggendo un fumetto.

 E’ possibile sia così anche perché, al contrario degli altri argomenti che affronta solitamente, non deve continuamente spiegarsi o scusarsi e quindi la storia rimane quel che è, ossia, divertimento puro.

 Quindi per me è un sì e aspetto caldissimamente una nuova storia lunga, magari con meno patemi personali nel raccontarla.


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