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lunedì 20 dicembre 2021

I consigli di Natale del 2021! Giappone, fantasmi, classici natalizi, Stonewall, cataclismi, Vietnam, Rosi Braidotti e molto altro

 In questo anno che ha ormai insegnato come il senso del tempo sia ormai completamente alterato, il Natale che avevo a lungo bramato è praticamente già arrivato.

  Lo scorso anno in questo periodo mi accingevo a traslocare (un trasloco interregionale a Natale durante una zona rossa non lo auguro neanche al peggior nemico) e il Natale era lievissimamente passato in secondo piano. 
 Non solo, ovviamente, niente giri natalizi causa ondata Covid, ma neanche gioie casalinghe visto che gli addobbi erano rimasti nelle scatole e non avevo neanche il tempo per dei biscotti mielosi.

 A un anno di distanza, ho fatto l'albero e oggi persino i biscotti ed ero pronta a godermi un Natale in grande stile salvo scoprire che siamo passati dal 2 al 19 dicembre non si sa come e non si sa quando.

 I miei post dei consigli natalizi sono quindi periti sotto il fuoco del mio lavoro e ho deciso di lanciarmi in questo post con brevi e si spera ficcanti suggerimenti. So che è tardi, ma insomma: le vacanze non sono ancora iniziate, sicuramente qualcuno che non avrete previsto vi farà un regalo che dovrete ricambiare, alcuni festeggiano la befana e altri fanno i regali solo la mattina della vigilia di Natale stessa.

Ma bando alle ciance e iniziamo (finalmente!):


"FUORI SEDE. VITA ALLEGRA DI UNA FEMMINISTA NOMADE" di Rosi Braidotti ed. Castelvecchi:

Rosi Braidotti, filosofa femminista nata in Italia e trasferitasi da ragazza in Australia, ha scritto un'autobiografia di sicuro fondamentale per chiunque abbia studiato il suo pensiero, parte integrante del dibattito sul post umano e la soggettività nomade. Ma anche un modo per iniziare a conoscerla se non si si è mai imbattuti in lei prima.


SE AVESSI DUE VITE di Abbigail Rosewood ed. E/O:

 Io amo tantissimo le storie d'oriente da sempre perché spalancano mondi quasi sempre ignoti alle nostre conoscenze letterarie scolastiche.

"Se avessi due vite" racconta la vita di una donna nata in Vietnam e cresciuta in un accampamento militare dove un soldato e un'altra ragazza, ritrovandosi poi a cercare il loro affetto e il loro amore in persone simili a loro anche anni dopo, quando sarà lontanissima, in America. Appena l'ho visto mi è venuta subito voglia di leggerlo, come mi succedeva di tanto in tanto con una certa foga alle superiori (e 9 su 10 il mio intuito non sbagliava mai)


RACCONTI GIAPPONESI di AA VV Einaudi ed.:

 Lo sapete, per un nippofilo che si rispetti, qualsiasi cosa sia giapponese è oro, e se è di qualità saliamo al livello del platino. "Racconti del Giappone" è curato da Antonietta Pastore (la traduttrice di Murakami) ed è un'antologia di 25 racconti di autrici e autori giapponesi e non che hanno per protagonista lo splendido (ma complesso e forse anche troppo conservatore) paese del Sol Levante.


DEMONI VENTI E DRAGHI di Andrea Feniello ed. Laterza:

 Lo so, regalare libri che ci ricordino che siamo in preda a un cataclisma può non sembrare una grande idea.

 Eppure c'è chi stempera le proprie paure con la conoscenza e trova consolatorio e speranzoso sapere che gli esseri umani, nei secoli, hanno dimostrato un'enorme capacità di adattamento alle più incredibili avversità. Ecco, mi sembra il libro del Natale perché qua o si impara a cambiare o si soccombe.

DA SOLA di Percy Bertolini Diabolo ed.:

L'ho scopertə durante il lockdown su Ig con le avventure di Zia Pane e del temibile Paolo Fox ed era impossibile non cogliere l'enorme talento di Percy Bertolini, fumettista, muralista e artista militante.

 I suoi disegni, semplici ed essenziali eppure perfetti nel loro minimalismo sono quel tipo di controcultura che amo perché comprensibile nella sua follia, mai fine a sé stessa, ma sempre fissa verso nemici molto chiari e molto potenti. 


NATALE COI FANTASMI dI AA VV ed. Neri Pozza: 

Il gioiello natalizio di quest'anno. Riprendendo l'idea vittoriana delle storie di fantasmi scritte da grandi autori apposta per il Natale, Neri Pozza traduce questa antologia coi superfiocchi. 

Ottimi autori anglosassoni contemporanei, racconti di livello che restituiscono al lettore esattamente quello che vuole: fantasmi veri, inquietudine, magioni infestate, terrori notturni e gelidi inverni. Bellissimo. Straregalatelo.

Ps Curiosamente quest'anno anche Mondadori ha fatto uscire un libro a tema Natale e fantasmi: "Il grande libro dei fantasmi di Natale". Si tratta però di una raccolta, bella cicciuta, di racconti classici.


SERIE "LA TAVERNA DI MEZZANOTTE" di Yaro Abe ed. Bao Publishing:

Netflix si ostina a privarci dei nuovi episodi, ma Bao Publishing continua invece a sfornare con una certa regolarità il manga che lo ha ispirato.

 Gli episodi del manga sono assai più brevi degli episodi tv, ma riescono così a tessere una fitta ragnatela di relazioni tra gli avventori del locale. Un mondo fluttuante moderno in cui gli abitanti della notte sfuggono alle convenzioni sociali e vivono come possono, e come vogliono.

Ps. Non è una cattiva idea allegare un cibo giappo random al libro.


NUOVE STORIE DI NATALE di Louise May Alcott ed. Clichy:

Non siamo solo noi ad avere dubbi sui regali di Natale, anche Louise May Alcott ne aveva. Al nostro contrario però, poteva scrivere un'antologia di storie natalizie tutta nuova da regalare. Ora possiamo regalarla anche noi.


LA DONNA CHE IDEO' IL CORRIERE DEI PICCOLI di Giulio C. Cuccolini ed. Comicout:

Forse non tutt* sanno che "Il corriere dei piccoli" fu ideato da Paola Lombroso che se lo vide poi scippare, col beneplacito di un patriarcale Turati, perché donna e quindi ritenuta inadatta a gestire una rivista, nonostante fosse di sua invenzione. Questo piccolo libro inizia a renderle giustizia.


PRIDE AND PUDDING di Regula Ysewijn Guido Tommasi ed.:

 Sarà colpa della regina Vittoria, ma il nostro immaginario natalizio è tragicamente permeato da suggestioni anglosassoni non ben definite. Questo rende un libro sulla storia del pudding, alimento presente nelle diete italiane solo negli ultimi anni dietetici, appetitoso e natalizio. Il classico regalo a tema mangereccio per il parente a cui non sapete cosa regalare, ma a cui tenete.


NON TOCCHIAMO QUESTO TASTO di Luca Ciammarughi ed. Curci:

Quanto è stata realmente queer la musica classica (un mondo musicale che diamocelo riesce a essere iper conservatore e iper queer al tempo stesso)? Luca Ciammarughi ha scritto un saggio che legge la musica in un altro modo, ed è sempre bello cambiare prospettiva.


S.T.A.R. di Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson Edizioni Minoritarie:

Lo spirito di Stonewall dovrebbe aleggiare tutto l'anno e non solo in estate. Questo è il libro per tenere alto lo spirito rivoluzionario in questi tempi molto bisognosi di energie. La traduzione italiana della fanzine  STAR -Street Transvestite Action Revolutionaries che raccoglie interviste e discorsi di Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson, e molto altro.


Avrei avuto ancor più suggerimenti, ma quest'anno gli archivi mi hanno inghiottita ed è andata così! Spero comunque di avervi aiutato!

sabato 11 dicembre 2021

Ne nasce uno per ogni generazione (forse). "Strappare lungo i bordi" e la conferma di Zerocalcare come autore generazionale tra voli poetici, lazial privilege e piccoli drammi della commedia umana

 Zerocalcare, Zerocalcare, Zerocalcare.

Sono giorni che anche l'Italia che non legge fumetti ha scoperto l'esistenza di quello che è l'autore fenomeno degli ultimi dieci anni. Non autore di fumetti fenomeno, ma proprio autore di tutto il comparto letterario in generale, con anzi, ancora maggior meriti perché diventarlo partendo da una forma espressiva bistrattata lungamente in Italia ha ancora maggior merito.

 E' giunto quindi anche per me il momento di fare la recensione di "Strappare lungo i bordi" (è giunto perché sembra strano che non la faccia).

 In verità non mi ci sono immediatamente buttata a pesce perché quello che per molti è una scoperta eccezionale, a me sembra in generale la conferma di un talento che già era esploso sin dal suo esordio con "La profezia dell'armadillo".

 Trovo anzi forse significativo che sia arrivato alle ancora più masse grazie a una serie che è chiaramente una sorta di rilettura, riedizione, reboot, della sua prima storia.

 "La profezia dell'armadillo" raccontava uno Zero con una dozzina di anni di meno, quindi  ancora legato a molti di quei ricordi adolescenziali che poi, nei dieci anni di vita successiva, tendono a sbiadire e perdere di significato.

  Ma la struttura narrativa è rimasta la stessa (come, più o meno, anche la trama) ed è a mio parere quella in cui la narrativa dell'autore funziona meglio: una cornice e tanti piccoli episodi tragicomici che sembrano slegati tra loro eppure funzionano benissimo.

 Trovo che i suoi tentativi di trama più romanzesca in senso classico abbiano sempre un fatale momento di debolezza come fosse quasi necessario sottoporsi, pur preferendo altro, alla grande prova della grande storia per essere considerato un vero autore. Falsità, ogni autore funziona meglio con una forma di racconto specifica, o almeno questo è il mio misero parere.

 Comunque a me sembra che "Strappare lungo i bordi" sia una conferma e che il più grande talento di Michele Rech sia in verità una qualità rarissima: egli riesce a leggere con estrema lucidità il vissuto della sua specifica generazione (che poi è anche la mia visto che abbiamo 1 solo anno di differenza). 

 Questo non è che vuol dire: ah sì, ma guarda è un attimo è, come fare la pasta col burro, ci riescono tutt*. No, in verità è una cosa difficilissima. 

 Ci si perde la ragione nelle case editrici a cercare di individuare l'autore generazionale, il Tondelli della situazione che spem di colpo mette su carta (o in video) il linguaggio, l'immaginario, i ricordi, le ansie, i sentimenti di una generazione.

 E' un mix talmente complesso da ottenere in modo naturale (di solito si procede randomicamente con buchi nell'acqua o inquietanti tentativi artificiali, non fatemi fare nomi) che può accadere non se ne trovi nemmeno uno per ogni generazione.

 Con Zerocalcare è accaduto
. Non è neanche stato subito chiarissimo, anche in ragione del mezzo espressivo. Eppure ha avuto un senso generazionale anche che abbia usato il fumetto e ora il cartone animato (dai, da millennial posso chiamarlo così). 

 Una generazione di genitori ha sottovalutato ampiamente quanto l'esposizione massiccia a cartoni e fumetti giapponesi abbia potuto insinuarsi in modo fatale nel passato e nell'immaginario dei trentenni (anche quasi quarantenni tra un po' dio mio..) odierni.

 Come in tutti i rasoi di Occam, quando la risposta più semplice è quella giusta, non riesco perciò a trovare particolare sorpresa nei confronti di quella che è un'ottima serie, nella quale Zerocalcare è stato fedelissimo alla sua produzione e a tutto quello che ha sempre raccontato nel modo.

  L'unica pecca è forse qui è lì l'essere troppo didascalico, ma perché capisco anche che a campare con 56381678 ansie finisci sempre per giustificarti pure quando non serve così eviti molte rogne. 

 E' in verità anche questa una costante della sua produzione e forse in un futuro in cui saremo vicini all'età di Gep Gambardella e sapremo coglierne l'insegnamento, si sentirà abbastanza libero per non mettere vertordicimila mani avanti non appena può.

 Ah, a margine, la polemica insensata sul dialetto.

 Dolcemetà ha dovuto mettere i sottotitoli, come, ho scoperto, molta gente. Il punto è che non li ha messi tanto per il dialetto, anche perché in verità non parla in dialetto, quanto per il fatto che Zerocalcare è una di quelle persone che parlano a una velocità raddoppiata.

 Se non sei autoctono è ovvio che appena ti incagli nella prima parola non decodificabile in modo immediato in italiano, tempo che ci pensi e sei già 30 battute avanti. Questo vuol dire che è forse deprecabile che Zerocalcare utilizzi locuzioni dialettali e che evochi il purismo della lingua?

 Ma giammai! Mi godo il mio lazial privilege in barba a tutto il resto d'Italia, conscia di capire al volo la mia lingua madre e conscia anche del fatto che è una lingua zerocalcariana (alla fine regà non è manco dialetto, è un italiano regionale con alcune locuzioni romanesche) senza la quale Zerocalcare istesso non avrebbe senso. 

 Non è un attore, non è neanche un autore costruito, è una persona di enorme talento che è riuscita a parlare di una generazione parlando di sé stesso. Se inizia a interpolare con robe che non c'entrano niente come una dizione della crusca che nella vita reale non userebbe mai è finito tutto.

Per il resto. Ho letto che tutt* sono entusiast* della storia dei fili d'erba e delle perle di saggezza di Zero. Tutto giusto, ma da una parte nei libri c'è già tutto ciò quindi ripeto che mancava l'effetto sorpresa, dall'altra io sono una persona orribile da quel punto di vista. Sono una persona sulla quale questo tipo di discorso ha un effetto nullo, è un linguaggio che considero, questo sì, completamente estraneo.

 Mi manca tutta quella parte di elaborazione poetica del contesto e faccio proprio fatica ad empatizzare. 
 Preferisco di gran lunga i momenti di identificazione (es. il dramma dei rapporti su MSN in cui ti sentivi Keats quando dovevi scrivere, poi quando ti incontravi non sapevi manco salutare), ma, insomma, a ciascuno il suo.

 E' bello anche che nella vita tutti si appassionino a lati diversi di una stessa narrazione e attendo trepidante la prossima stagione.

Ps Il mio episodio preferito è quello del divano di spade. L'ho rivisto un paio di volte e ho riso entrambe come una pazza.

mercoledì 1 dicembre 2021

La mia pazza pazza vita in archivio! "I faldoni"

Come saprete se seguite questo blog da molto, a dispetto del nome ormai non sono più una libraia da qualche anno (ma lo sono sempre nell'animo ovviamente). Nel frattanto ho sperimentato un paio di anni nel pazzoh mondo dell'editoria (che non rimpiango) e ora sono tornata al piano originale: gli archivi e le biblioteche, più precisamente in verità gli archivi.

 Poiché i miei fumetti parlano della mia vita, era fatale che prima o poi sarei finita a parlare di archivio (anche se era già successo negli ultimi anni, sì ho un curriculum complicato, ma sempre attinente al mondo della carta, almeno quello).

 So che il mondo degli archivi e degli archivisti potrebbe risultare meno appassionante, ma a me piace trovare sempre il lato surreale della realtà, la rende più interessante. 

 Ecco quindi il mio primo fumetto official dedicato alla vita in archivio: "I faldoni"!