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venerdì 26 luglio 2013

Quando il giallo non è (solo) giallo. Patricia Highsmith!

Quando ero bambina leggevo voracemente e i miei genitori che non erano dei gran lettori, ad un certo punto, per placarmi, iniziarono a rifilarmi tutti i libri che recuperavano in giro, senza badare troppo se fossero adatti o meno alla mia età. Fu così che alle medie lessi "Il sepolto vivo" di Patricia Highsmith. Di esso ricordo tuttora: una copertina orrenda di un'edizione tipo "le signore del giallo" (quanto odio quando fanno 'ste collane, gli uomini sono capolavori le donne sò signore), che c'entrava una falsificazione di quadri e che lo trovai di una noia mortale. Il risultato fu che cassai la Highsmith anche nei 10 anni successivi, convinta fosse la solita autrice di gialli pallosi.
 Due o tre anni fa arrivò in libreria questo BELLISSIMO libro di Andrew Wilson, "Il talento di miss Highsmith" ed. Alet la cui quarta di copertina inizia così:
 "Donna di raffinata, androgina bellezza, ma eccentrica al punto da non separarsi mai dalle centinaia di lumache che portava in una borsetta perfino ai cocktail-party, persona timidissima e dotata di un umorismo beffardo e sagace, misogina e spilorcia.."


 Il punto sulle lumache mi divertì, quando poi lessi della sua complicata lesbica vita sentimentale,lo presi seduta stante ed erano anni che non facevo un acquisto tanto buono.
 La vita di miss Highsmith era stata tra le più perturbanti a livello interiore che abbia mai letto.
 Era una donna stranissima, timida eppure estremamente passionale, capace di grandi gesti d'amore verso le sue compagne e numerosissime amanti, eppure sospettosa al limite del paranoico. Abitò lungamente in Europa e anche in Italia, trovando qui una comprensione e un successo che a lungo le furono negati in patria. Scriveva gialli per l'unico motivo che io trovi sensato: togliere la maschera alla supposta normalità. Cercava il marcio nelle case borghesi, inseriva il delitto in quadretti di tranquillità  inquietante, instillava il seme della pazzia nei momenti topici del tran tran borghese (il bellissimo racconto "La follia delle sirene"). Non era una scrittrice di gialli, o almeno non solo. Scriveva gialli per mostrare la corruzione insita in ogni vita.
 Colta da un estremo entusiasmo post-biografia, (al cui autore Wilson si deve riconoscere una bravura rara nell'obiettività e nella documentazione), iniziai a raccattare in giro i libri che, memore delle mie delusioni di 12enne, avevo abbandonato sul mio cammino.
 Lessi lo splendido "Carol" e la raccolta "La Follia delle sirene". L'unico vero giallo sul quale puntai, superando la mia avversione verso il genere fu "Sconosciuti in treno" la cui idea di partenza "due persone si incontrano per caso e si scambiano un delitto da compiere" è geniale.


 Ecco, questo è il giallo che vi consiglio per l'estate se amate i gialli e la biografia che vi STRAconsiglio se amate i libri. Che l'inquietudine sia con voi!
ps. Apprendo che "Sconosciuti in treno" è fuori commercio, il che è scandaloso. Biblioteche e usato dovrebbero facilmente averlo, altrimenti buttatevi sulla serie de "Il talento di mr. Ripley". Sì, l'autrice è lei. Ah non lo sapevate? Non temete, è il motivo per cui anche io ci ho messo 10 anni di ritardo a capire cosa non mi suonava ne "Il sepolto vivo"....

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