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venerdì 27 settembre 2013

La narrativa dei cosiddetti "artisti eclettici". Quando il romanziere è attore, comico, conduttore, sceneggiatore e tutto il resto, tranne che un vero scrittore, ovviamente.

Fabio Volo in una posa che
unisce la manina molesta e
lo sguardo sognante.
Qualcuno, tempo fa, faceva notare che su Wikipedia a Fabio Volo venivano attribuiti più mestieri di Leonardo da Vinci. Egli è: attore, scrittore, sceneggiatore, conduttore radiofonico e televisivo nonché doppiatore. Non ho nulla personalmente contro Fabio Volo, alla fine lui è solo il capofila di una passione non solo italica: la convinzione di saper far tutto in qualità di artista. Allora, nel rinascimento andava in voga 'sta cosa dell'artista completo: se eri scultore, eri anche pittore, creatore di feste per nobili, capo di una bottega di stagisti paradossalmente meno sfruttati. Questa cosa dell'artista eclettico non è mai morta, solo che, come in tutte le cose del nostro tempo si è completamente perso di vista il buon senso.
 Così le librerie sono colme di libri scritti da personaggi dello spettacolo, attori, calciatori e compagnia bella che scambiano una certa allure personale con il desiderio di danaro delle case editrici. Ecco quindi Benedetta Parodi, contesa da chiunque perché è diventata l'icona molesta di tutte le sciure, abbandonare un mestiere non suo per un altro mestiere non suo: da cuoca con tacco 12 e gonna al ginocchio, a scrittrice di libri per bambini "Le fate a metà e il segreto di Arla"

Due sorelle che si scoprono mezze fate non fanno altro che litigare e prendersi a calci di continuo (se si è ispirata alle sue figlie o a lei e alla sciura Cristina, sotto quello scheletro sorridente batte un cuore da assalto all'arma bianca), ma nel frattempo devono compiere una magica missione a suon di dolcetti e ricette come i biscottini della felicità. Ecco dunque la minaccia del mestolo apparire anche qui, in fatati regni lontani dove le ragazzine dovrebbero sognare senza il trauma del fornello accanto. Ma non è l'unica a cercare l'attenzione dei pargoli, molti conduttori con figli (cioè quasi tutti) si fanno cogliere dalla smania del voler inventare storie di sana pianta (ma Andersen? I Grimm?), perciò ecco apparire "Mamma mi racconti una storia" di Ellen Hidding, la dimenticabilissima primadonna di qualche stagione di "Mai dire gol" o Nicola Savino con le sue istruttive "Lacrime di fragola".
Ci sono poi quelli che si danno al romanzo impegnato, come Ilariona d'Amico o Nada Malanima. Mi colpì del libro della pettoruta d'Amico, "Dove io non sono", (il classico psicodramma tutto interiore di un uomo che se avesse dei problemi seri eviterebbe di passare la notte in bianco a rincorrere il suo passato) la sua affermazione di averlo scritto tutto di getto in pochissimi giorni. Lei come Natsume Soseki. Peccato il diverso genio di partenza.
 Sorvolo sulla Bignardi, una che potrebbe tranquillamente continuare a fare la protettrice di scrittori che sotto la sua ala spiccano verso il successo, e invece ha deciso di gettarsi nella mischia, prima con una specie di autobiografia, poi col terribile "Un karma pesante". Un coacervo di insensatezze di cui ricordo la frase "Mi buttavo nella mischia armata solo del mio master in xxxx e un inglese fluente". Insomma, un inizio davvero difficoltoso, degno di una protagonista dal karma pesantissimo che continua ad appesantirsi finché non diventa una regista di successo. Voglio anche io il suo karma terribile, dove si compra?
 Ma queste incursioni del mondo dello spettacolo possono regalarci del vero trash. Se pure evitiamo le storie drammatiche di donne che non si sono arrese della solita inarrendibile Barbara d'Urso, c'è qualcuno che nella mia top ten è riuscito a battere Solange. Ve lo ricordate? Era un incrocio tra un sensitivo e un prezzemolino della tv che non so perché in questi anni di allucinante tv berlusconiana mi è rimasto impresso. Ricordo con orrore quando ad una pesca di beneficenza mi cadde in sorte il suo libro "Rompi Solange e trovi Paolo" che defenestrai al momento. Me ne pento, ora. Scommetto che avrei potuto farmi delle adeguate risate.
 Ebbene, il giorno in cui mi è capitato tra le mani un giallo di Fabrizio Corona (già autore de "La mia prigione" di pellicana memoria, fortunatamente fuori commercio), ho capito che qualcuno aveva battuto Solange.
 La copertina è da applausi, la trama la solita furbata in cui grazie a dio una volta tanto nessuno è caduto. Anche lui come Ilariona d'Amico e Natsume Soseki ha scritto il suo romanzo in una manciata di giorni, anzi, ha fatto meglio perché dice di avercene messi 5. La trama vorrebbe essere un giallo gossipparo in cui il suo alter ego Nick Zaro indaga sulla morte di una starlette incontrando tutto lo showbiz nazionale attuale col nome leggermente cambiato.
Una genialata signori miei.
 Poi ovviamente ci sono i giovani di belle speranze. Quelli che non riescono a stare fermi e allora devono fare tutto tutto tutto perchè sono in gambissimi. Due esempi per tutti. L'imperdibile romanzo di Alessandro Cattelan "Zone rigide" in cui, nel caso non avessimo capito quanto si piace, sin dalla copertina con boxer in vista (ora avete capito la battuta di ottimo gusto nel titolo?) ci permette di provare l'ebbrezza di leggere le sue avventure di maschio ubersexual sempre conteso da mille donne. Ma soprattutto Muccino il giovane e le sue muccinate da ggggiovane intelligggggente ggggenio del cccccinema italiano, che quindi, deve essere anche un genio della letteratura, ma anche uno con un serio complesso di Edipo, visto che nei due libri che ha donato al mondo c'entrava sempre una donna sui 50 e passa anni e un tizio molto più giovane.
 Parafrasando un tizio che oltre al poeta faceva anche il politico (e infatti ebbe successo solo in una delle due cose):
 "Ahi serva narrativa,
 di idiozie ostello, 
non donna di province
ma bordello!"

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